Serie TV > Criminal Minds
Segui la storia  |       
Autore: DAlessiana    20/02/2015    3 recensioni
“Cosa ti porta a Washington?” chiese, una volta incamminatosi con lei “Il BAU. Vorrei entrare nella squadra e, per miracolo, ho ottenuto un colloquio con l'agente Aaron Hotchner, che è a capo dell'unità. Devo sostenere il colloquio e se andrà bene e le mie preghiere verranno esaudite, lavorerò con la migliore squadra mai vista in campo!”
PRIMO CAPITOLO MODIFICATO!
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aaron Hotchner, Jennifer JJ Jareau, Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Spencer ed Aurora si erano divisi i diari: lui aveva preso quelli lavorativi, che erano molto di più; lei quelli personali, alcuni li sapeva a memoria, altri li aveva custoditi il fratello e leggerli, dopo dieci anni dalla morte del padre, le procurava una certa malinconia.
A volte buttava uno sguardo verso il dottore e notava che, mentre lei era al secondo o qualcosa del genere, lui aveva già quasi finito. Era davvero un mostro nella lettura.
Mentre sfogliava il terzo diario, trovò dentro una busta indirizzata a lei. Non era uno dei diari che custodiva lei, perché altrimenti l’avrebbe notata. Senza perder altro tempo la aprì, l’aveva scritta suo padre, avrebbe riconosciuto da lontano la sua scrittura, a tratti indecifrabile.
“Perdonami, amore mio.
Perdonami se il mio essere vigliacco non mi ha permesso di dirti la verità su tua madre. Perdonami se non ho il coraggio di dirtelo guardandoti negli occhi, ma non potrei mai sopportare il tuo sguardo pieno di dolore ed odio, quest’ultimo sicuramente indirizzato a me. Non potrei sopportare di vedere i tuoi dolci occhi neri e misteriosi riempirsi di lacrime, perché crollerei anch’io.
Sì, proprio io, non sono forte come credi, sai? Mi hai sempre dipinto come la tua ancora di salvezza ed ora mi vergogno di me stesso, perché non riesco ad esserlo. Sapevo già da tempo che non avrei potuto proteggerti sempre, ma una cosa è esserne consapevole, un’altra è affrontare la realtà.
Non posso proteggere né te né tuo fratello dal dolore che dovrete affrontare. Vorrei tanto, piccola, vorrei prendere tutto il vostro dolore e la vostra rabbia di spaccare il mondo in due e portarmela sulle mie spalle. Perché le mie spalle possono reggere tutto questo, le vostre no, sono ancora troppo piccole e fragili per sopportare un dolore del genere.
Spero che un giorno potrai perdonarmi per non avertelo detto prima. Se devi arrabbiarti con qualcuno, fallo con me. Non prendertela con tua madre o tuo fratello, perché sono io che non ho voluto parlartene prima, perché non volevo affrontare la realtà che mi si era presentata davanti. Perché ancora devo accettare l’idea di perdere tua madre per sempre a causa del cancro. Lei è la mia metà e senza sono solo un mezzo uomo che non vale niente. Spero che quando accadrà ti avrò accanto, perché non posso perdere, allo stesso tempo, le donne più importanti della mia vita.

Perdonami, piccola.  Ti voglio bene.
Papà.”

“Ti voglio bene. Papà.” sussurrò Aurora, rileggendo le ultime righe di quella straziante lettera. Sentì gli occhi inumidirsi e, prima di scoppiare a piangere, ricacciò indietro le lacrime. Aveva pianto fin troppo negli ultimi anni, non ne aveva più la forza. Ora era un agente della polizia, non poteva piangere per ogni minima cosa. Lei doveva essere forte, impassibile ad ogni emozione.
Ma come si fa ad essere impassibili davanti alla morte?
Suo padre, in quella lettera, le aveva chiesto di non arrabbiarsi con suo fratello, una volta scoperta la verità, questa richiesta era ancora valida? Eppure, dentro di sé, sentiva di non poter ancora farlo. Non poteva perdonare il fratello per averle mentito, avrebbe voluto far ritornare tutto come prima, prima ancora del giorno in cui gli aveva detto che voleva entrare nella polizia. Perché fu da quel giorno che il loro rapporto iniziò a sgretolarsi. Aveva sempre pensato al loro rapporto come ad un fortezza imbattibile…ma si sa anche i muri più forti, prima o poi, iniziano a cadere.
***
“Novità?” la voce autoritaria di Hotch scrollò Aurora dai suoi pensieri e, incrociato lo sguardo di Reid, si alzarono contemporaneamente.
“In tutti i diari c’è solo un nome ricorrente: Danny. Ma è anche l’unico senza cognome, quindi suppongo che erano buoni amici.” comunicò Reid al suo capo, quest’ultimo annuì e rivolse lo sguardo verso Aurora. Per la prima volta, da quando erano arrivati, i loro occhi si incrociarono e l’agente Bianchi rabbrividì sentendosi osservata dagli occhi severi di Aaron Hotchner.
“Lo conosco, Danny. Era il nostro vicino di casa, grande amico di mio padre, infatti ne parla anche nei diari personali.” disse, distogliendo subito lo sguardo, era impossibile sostenerlo.
“Questo Danny ha anche un cognome?” chiese il detective Brown alla sua sottoposta “Sì, signore. Young. Danny Young. Da quel che so abita ancora lì” rispose la ragazza, sollevata dal sentire la voce del suo capo.
“Bene. Vorrà dire che Morgan e JJ ci andranno a fare una bella chiacchierata” disse Hotch
“Scusi se mi intrometto, signore. Ma io conosco Danny, ormai è come un secondo padre. E’ stato accanto a me ed a mio fratello alla morte dei nostri genitori e lo è tutt’ora. Vorrei andare io insieme all’agente Jareau , se per lei va bene, così abbiamo più possibilità che si apra.”
Non sapeva come e dove avesse preso il coraggio di contraddire uno di grado superiore e la paura di aver commesso un errore la paralizzò, in attesa di una risposta.
Ad Hotch non era sfuggito come, in poco tempo, Aurora e JJ avessero legato. Così che Aurora dava del tu solo a lei, ma non si stupì più di tanto. Sapeva bene quanto Jennifer valesse come profiler e, soprattutto, come mamma.
“D’accordo. Però non farti coinvolgere troppo, mi raccomando.” acconsentì, dandole un avvertimento. L’ultima cosa che voleva era un ulteriore coinvolgimento personale.
Certo, aveva già pensato di sollevarla dal caso non appena scoperto che la morte dei suoi genitori era collegata agli omicidi, ma il detective Brown aveva scartato l’idea e, dopotutto, l’ultima parola spettava a lui.
***
JJ ed Aurora erano uscite da poco dalla centrale e, salite in macchina, la giovane aveva dato tutte le indicazioni necessarie per poter arrivare a destinazione.
“Non è facile per te, tornare in quel quartiere, vero?” chiese la bionda, cercando di rompere il silenzio che si era creato.
“Ci sono tornata altre volte, dopo quel giorno. Ogni volta che ho bisogno di stare da sola o, sembrerà sciocco, quando ho bisogno di parlare con i miei genitori vado nella mia vecchia casa, invece di andare al cimitero. E’ come se là li sentissi più vicini…il loro ricordo è più, come dire, vivo.” rispose Aurora, fissando per tutto il tempo un punto indefinito davanti a sé.
JJ sorrise, aveva conquistato la fiducia della ragazza e, anche se non lo dava a vedere, lei aveva il disperato bisogno di calore materno.
Arrivarono a destinazione dopo pochi minuti e, parcheggiata l’auto, si avviarono verso la residenza del signor Young.
Un tappeto con su scritto << Welcome >> attirò l’attenzione di JJ, era sporco e malridotto, strappato in alcuni lati dal forte vento dei giorni precedenti.
“Danny, sono io. Aurora, apri, per favore.” disse l’agente, dopo aver bussato per più di tre volte, pensando che l’uomo non l’avesse riconosciuta.
Ancora nessuna risposta.
JJ afferrò l’arma che portava nella fondina ed Aurora la seguì. Con le mani mostrò un tre, poi un due ed infine un uno; subito dopo diede un calcio alla porta e questa si aprì.


-Eccomi! Ringrazio tutti quelli che continuano a seguirmi e spero che il capitolo vi piaccia.
Alla prossima! :33
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: DAlessiana