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Autore: Itsmeron    21/02/2015    1 recensioni
Too far away to feel you
But I can't forget your skin
Wonder what you're up to
What state of mind you're in
Are you thinking 'bout the last time
Your lips all over me
'Cause I'd play it in a rewind
Where you are I wanna be
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Smoke clouds; Prologo



 

Salii le scale nel silenzio di una mattina qualunque. La casa era deserta, si sentiva solo il rumore del vento che furente si abbatteva sulle persiane, facendole cigolare.
Io, con una tazza di tè verde in mano, riuscivo a stento a destreggiarmi tra un gradino e l'altro; Ancora insonnolita e confusa dal buio che avvolgeva ogni parte dell'edificio, nonostante fossero le undici di mattina.

Aprii la porta della mia (ex) camera ed una valanga di vestiti, accartocciati tra di loro, coprirono completamente i miei piedi nudi.
- Sveglia! - Strillai, facendomi strada a forza di calci tra gonne a balze, divise scolastiche e abiti succinti.
Dal letto a baldacchino, rosa e bianco come da me commissionato molti anni prima, sentii provenire un grugnitò seguito da uno sbuffo poco cordiale.
Ashley, la mia quasi sorellastra. In realtà speravo con tutta me stessa che quel "quasi" si tramutasse in un "MAI" il prima possibile.
Dopo soli due mesi ero già stanca di dover condividere quello che fino a poco tempo fa era il mio santuario con 17 anni di volgarità, sfacciataggine ed extensions biondo platino.

- Anche oggi niente scuola, eh? - Dissi in tono ovvio, mentre lei si rintanava nell'angolo del letto che si affacciava sul muro, anch'esso rosa confetto.
Ticchettando le dita dei piedi sul parquet presi un sorso dalla tazza ma con mio grande disgusto scoprii che il tè era ormai freddo ed ancora più imbevibile di quanto non lo fosse già in origine. In quel momento desiderai con tutta me stessa che la brodaglia verde si trasformasse in una buona tazza di latte caldo e maledissi il giorno in cui avevo evitato di oppormi al "Tesoro, lascia che sia Ashley a fare la spesa questa volta. Vuole rendersi utile!" di mio padre.
Se il buon giorno di vede dal mattino..

Più irritata del solito mi avventai sulla finestra che si trovava a pochi centimetri dal letto, spalancandola completamente. Il cielo era coperto di nuvole che non promettevano niente di buono e di conseguenza l'effetto non fu quello da me desiderato, ma il freddo che proveniva dall'esterno riuscì comunque a smuovere la situazione.
La ragazzina, con voce rauca e ragionevolmente esausta dopo una notte trascorsa fuori, a casa di chissà chi, si limitò ad esprimere il suo disagio sbiascicando un - Ma che diav.. - e poi si rannicchiò sul letto, ginocchia al petto e coperte fino al naso.

Risi sotto i baffi godendomi la scena. - Ti ho portato la colazione - Asserii con tono squillante. Le lasciai la tazza sulla scrivania, lanciandole un ultimo sguardo di disgusto. Probabilmente, in mezzo a tutto quel caos, non l'avrei mai più rivista.
Socchiusi le labbra in un sorriso forzato e, senza aspettare una sua ulteriore reazione, convinta che altrimenti sarei morta congelata da un momento all'altro, tornai di gran corsa in corridoio sbattendo la porta dietro di me e lasciandomi alle spalle la corrente gelida di quella grigia mattinata di Ottobre.

Mio padre lavorava come autista privato per una compagnia dal nome per me impronunciabile
In pratica scarrozzava in giro per la città gente di alto rango come politici, Industriali, commercianti. A volte gli capitava di lavorare per qualche attore o cantante mediamente famoso. Quelli erano i giorni in cui amavo il suo mestiere perché, appena tornato a casa, mi raccontava di come quel determinato personaggio fosse spocchioso o ignorante. L'ultima volta Ashley, morbosamente attaccata a tutto ciò che riguardava il mondo dello spettacolo, troppo impegnata nel cercare in tutti i modi di smentire quanto detto da mio padre non si accorse di come io e lui, con sguardi complici, la stessimo sfottendo. E mamma aveva ragione quando si ostinava a ripetere che ero tale e quale a lui, non solo fisicamente. 

Comunque, per il resto, il suo lavoro risultava una vera rogna per me. Potevamo passare del tempo assieme solo dopo cena, quando la sua giornata non prevedeva impegni serali, come quest'oggi, ed anche in quelle occasioni non eravamo liberi di fare ciò che più ci piaceva "preferendo" invece assecondare i capricci della principessa Ashley

La madre della bionda, Evelyn, nonché futura moglie di mio padre, era tornata a Glasgow, nella sua città natale, una decina di giorni fa per assistere la giovane sorella che, a causa di un male incurabile, era giunta ai suoi ultimi giorni di vita.
Quest'ultimo spiacevole inconveniente mi aveva portato a rivalutare la donna che aveva ormai da tempo preso il posto di mia madre. In fin dei conti era la felicità di mio padre che importava, anche se Ev risultava un po' troppo sostenuta per i miei gusti, tanto da sembrare di ghiaccio.
Eppure la mamma, nei suoi soli trent'anni di vita, aveva già capito tutto. Era lei che mi ripeteva sempre: "Le apparenze ingannano, piccola mia". E forse avrei dovuto imparare a mettere in atto le uniche cose che mi rimanevano di lei: I suoi insegnamenti.

Per quanto mi riguarda, invece, potevo ritenermi una diciannovenne ordinaria, allergica allo studio, ragion per cui avevo lasciato il college pochi mesi prima. Mi guadagnavo quel poco di indipendenza per me indispensabile lavorando una decina di volte al mese nella caffetteria del padre della mia migliore amica, Alyssa; L'unica persona cui avevo sempre fatto affidamento negli ultimi 7 anni. Tutto qui. Nè più nè meno. La descrizione della mia vita farebbe sbadigliare anche me.

Sistemai anche l'ultima posata sul suo tovagliolino rosso borgogna e mi fermai ad osservare il tavolo addobbato quasi come fosse già Natale. - Ah! Ora sì che si ragiona - Mormorai tra me e me, soddisfatta. Era impressionante l'effetto che qualche candela accesa, una tovaglia colorata ed un vaso di fiore a mò di centrotavola potessero fare ai miei occhi di bambina, anche se un po' troppo cresciuta. 

Con un gran sorriso stampato sulle labbra mi accomodai al mio posto, in attesta che mio padre facesse il suo ritorno a casa. Il momento più bello in tutto ciò, sarebbe stato quello in cui, aprendo la porta di casa e vedendo ciò che avevo realizzato, mi avrebbe mostrato la sua espressione più dolce. Quella che, dopo la tempesta che si era abbattuta sulla nostra famiglia, mi aveva regalato in così poche occasioni. Lui che, da allora, era stato ragione dei miei sorrisi per i quali mi sentivo ancora in debito con lui.

- Di chi è il compleanno? - La voce sottile di Ashley riecheggiò per tutta la sala. 
Alzai lo sguardo, dapprima posato sulle mie mani unite in una stretta, e la trovai appollaiata sul corrimano della scala in legno di ciliegio, pronta a saltare giù dall'ultimo gradino.

Le rivolsi una smorfia ironica, setacciando poi il suo vestiario che diveniva ogni giorno meno appropriato ad una diciassettenne.
- Hai trovato lavoro come stripper? - Inclinai leggermente la testa continuando ad osservarla mentre lei incassava il colpo e, a timidi passi, si avvicinava alla sua sedia lasciandosi poi cadere su di essa.

- Questa sera Brad dà una festa e devo assolutamente esserci - Mi informò, iniziando a giocherellare con l'orlo della sua minigonna tutta ricoperta di pizzo.
- Sai che novità - Feci spallucce, puntando lo sguardo sul portone di casa ogni qualvolta le luci giallastre dei fari di una macchina passata di lì per caso entrassero dalle finestre, attraversando le tende bianco latte.
- Ti avrei invitata, ma so che odi eventi del genere - 
Il che era vero. Ciò che mi fece saltare sull'attenti fu il modo in cui pronunciò quelle parole. Come se provasse compassione nei miei confronti. Come se..
- Ti sbagli, so anche io come divertirmi - Dissi in tono accusatorio, invece di limitarmi a pensarlo.
La bionda sollevo quasi impercettibilmente un sopracciglio, rivolgendomi uno sguardo di sfida.
- Beh allora.. -

Driin driin
La zittii sollevando la mano verso il suo volto, portandomi poi il cellulare all'orecchio senza un briciolo di stupore nel riconoscere la voce del mio interlocutore. 
- Sì, capisco, non preoccuparti. Ti voglio bene anche io, stai attento - 
La mia voce si spense, così come la mia espressione che lasciò spazio ad uno sguardo deluso ancora puntato sulla scritta "chiamata terminata".
Ma che novità!

Sollevai nuovamente lo sguardo verso Ashley, cercando di non far trasparire il mio stato d'animo.
-A quanto pare saremo nuovamente solo noi due, non lo trovi romantico? - Scherzai, passandomi una ciocca di capelli neri corvino tra le dita, gesto che facevo spesso quando ero nervosa.
Lei rispose con un'espressione disgustata, la quale strappò ad entrambe una flebile risata.

- Dovresti correre a prepararti, Haley - La bionda si alzò leggermente affaticata dall'altezza dei tacchi su cui era costretta a camminare e mi sfiorò una spalla con la sua manina ghiacciata, prima di chinarsi cautamente sul tavolo e spegnere entrambe le candele color avorio con un solo soffio.
- Che? -
- Sapevo ci avresti ripensato. Tu non sai divertirti - Cantilenò lei, giungendo poi ai piedi della scala e percorrendola con una lentezza tale da farmi pensare che stesse solo aspettando la seguissi.
Sentii il petto ardere di rabbia. 
- E invece si! - Esclamai, toccata nel profondo, mentre lei, dall'alto delle scale, si lasciò sfuggire una risata.
-Ehy, aspetta - Mi alzai strofinando con ardore la sedia sul pavimento e le corsi dietro.
Maledizione a lei, a Brad e alla mia stupida boccaccia!
   
 
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