Anime & Manga > Lupin III
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Autore: ThiefOfVoid    21/02/2015    3 recensioni
"Cinque giorni di coma e due arresti cardiaci più tardi mi risvegliai e il mio caro zio, arrivato alla velocità della luce da Tokyo per starmi vicino, mi convinse in qualche strana maniera a lasciare la mia brillante carriera da diagnosta per arruolarmi nell’Interpol. Tre mesi dopo essere stata dimessa lasciai il camice bianco per una divisa. [...] Ho le idee chiare, devo e voglio lasciare l'Interpol"
Un'hacker alle prese con la sua prima missione sotto copertura per conto dell'ICPO. Saprà rimanere distaccata o si lascerà trasportare?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati due giorni e siamo ancora qui a Chicago. Lupin non ha ancora decriptato il file, e fino ad allora siamo liberi come l’aria. Ho passato una quantità considerevole di queste 48 ore cercando di migliorare i miei sistemi, ma ancora non ho ottenuto risultati soddisfacenti. Jigen finalmente si è preso il riposo necessario per far sì che la ferita si cicatrizzasse al meglio, gli ho tolto i punti giusto ieri. L’ho già avvertito che questo però non significa che può riprendere a tempo pieno con i suoi casini che prima o poi mi faranno venire un infarto. Ho anche saputo altri dettagli del suo passato, e di come una volta ha inscenato la sua morte quando un famoso assassino aveva il compito di ucciderlo…è sottointeso che se gli dovessero venire in mente trovate come queste è il caso che mi avverta se non vuole che io faccia fuori qualcuno o che perda vent’anni di vita. Poi sono emersi altri dettagli poco piacevoli, che mi fanno odiare ogni giorno di più Gavez e ammirare il coraggio di Jigen, la sua determinazione. Nonostante tutto quello che ha dovuto passare non si è mai arreso. A proposito di lui, in queste 48 ore mi è sembrato strano, ha continuato a comportarsi come quella notte appena dopo il colpo, inserendo sempre più spesso qualche frase che, se decodificata come si deve, può farti sclerare come se niente fosse. Da una parte forse so dove vuole arrivare, ma allo stesso tempo non ne sono propriamente convinta. Fatto sta che stasera voglio fare un salto al poligono, un po’ per riabituare il mio braccio che si è finalmente ripreso totalmente dopo il colpo ai danni di Gavez e un po’ perché voglio migliorare sia la velocità che la precisione. Ma per questo avrò bisogno di un buon maestro…starete pensando che dietro a questa voglia di migliorarmi ci sia un secondo fine, e un po’ avete ragione, ma solo un pochino.
Verso le otto di sera ci separiamo dagli altri e andiamo a mangiare fuori, per poi dirigerci al poligono. E’ sempre gratificante girare per la città con le mie dita intrecciate nelle sue, la cosa ha un buon effetto sul mio umore. Avete presente quella sensazione di leggerezza e pace che una cosa del genere vi dà? Ecco, era da molto tempo che non la sentivo. Quando arriviamo mi piazzo con impazienza ad una delle postazioni di tiro e preparo tutto per il mio allenamento, sentendo costantemente il suo sguardo addosso a me. Cerco di ignorarlo, e dopo aver caricato la pistola sparo le sei pallottole con la mia mira migliore abbinata alla mia velocità massima. Il risultato è sempre il solito, più o meno. Rimuovo i bossoli e ricarico la mia magnum, quando sto per rimettermi a sparare sento una sua proposta, leggermente assurda.

“E se facessimo una gara?”

“Cosa? Così non vale, hai già vinto in partenza!” faccio la finta offesa per scherzare, e ne ricavo uno di quei suoi tenerissimi sorrisi

“Non pensavo che ti saresti arresa così facilmente, pensavo avessi più fegato”

Non so a che scopo, ma sta tirando fuori da me la mia competitività “Io non avrei fegato?”

“Se vuoi dimostrare il contrario devi accettare la sfida”

“E’ improbabile, ma se tu dovessi perdere non immagini cosa ti aspetta”

“Correrò il rischio, anche se le tue possibilità di vincere non sono poi così tante”

La nostra è una tenera competitività, non c’è niente di negativo o spiacevole nelle nostre parole o nei nostri toni di voce, credetemi. Sento che c’è un secondo fine dietro a tutto questo, un secondo fine che credo servirà a migliorarmi “Ma sentilo, che sbruffone” dico sempre scherzando mentre trattengo una risata

Emette una leggera risata “Parla la divoratrice di Oreo”

Non ve l’ho detto, ma ho una specie di dipendenza per gli Oreo. Gli incasino leggermente sia l’inclinazione che la posizione del cappello, così, giusto perché non riesco a trattenere me stessa dall’essere una piccola rompiscatole. Allontano il bersaglio e mi concentro per migliorare la mia solita mira, e lui fa lo stesso. Spariamo i nostri sei colpi quasi fossimo sincronizzati, abbasso la pistola e faccio riavvicinare il bersaglio, ma sinceramente non ho il coraggio di guardare, così lo fa lui al posto mio. Non dice niente, così, vinta dalla curiosità, decido di controllare: abbiamo fatto lo stesso identico punteggio. Ora non capisco se sono io che ho avuto un colpo di genio o se è stato lui ad avere un calo di qualità. Mi volto verso di lui e prima che possa dire qualsiasi cosa mi ritrovo le sue labbra sulle mie per un paio di secondi “A renderti competitiva si ottengono risultati eccezionali”

“Quindi tu lo hai fatto apposta per…”

“…farti capire che hai un grande talento, maggiore di quello che conosci ora, nascosto nel profondo…esatto. Non ci resta altro che tirarlo fuori in qualche modo”

Inconsciamente mi ritrovo a sorridere, apparentemente senza motivo. Ricarico la pistola, entusiasta. Passiamo molto tempo al poligono, cercando di migliorare la mia mira senza compromettere la velocità, e rispetto a quando sono entrata noto dei cambiamenti considerevoli. La cosa non mi sconvolge più di tanto, visto che ho il miglior maestro che si possa desiderare. Dopo almeno due ore di allenamento lasciamo il poligono, e senza un motivo ben preciso mi viene voglia di un cono gelato. Appena vedo una gelateria che mi attira mi ci fiondo, conquistata dall’aspetto invitante del gelato al cioccolato fondente. Mi lascio tentare dal cono tre gusti, con il bordo superiore decorato di cioccolato fondente fuso con pezzetti di nocciola. Hanno anche messo del gianduia fuso ancora leggermente caldo all’interno, nella punta. Sento cioccolato fondente, nutella e caffè mischiati in un'unica percezione di gusti. Sono quasi consapevole del fatto che probabilmente ho un po’ di gelato sulla punta del naso, non sono capace di mangiare un cono senza ritrovarmi del gelato sul naso. Basta darmi un cono gelato e ritorno ad avere dieci anni, avventandomici sopra. Senza un motivo ben preciso e definito Jigen mi scompiglia il mio adorato ciuffo, che pettino sempre con molta cura la mattina appena sveglia, e a volte anche durante la giornata.

“Che cos’hai contro il mio ciuffo da incasinarlo ogni volta!?”

“Nulla di che, volevo scompigliarlo”

Faccio finta di nulla, e dopo un momento do un colpo alla tesa del cappello, facendolo cadere dietro di lui “Ops, la mia mano è posseduta dal demonio”

Mi lecca il naso nel punto in cui è finito il gelato alla nutella (sì, avete capito bene) “Sarà meglio che tu me lo raccolga” e detto questo mi dà le spalle e continua a camminare con una camminata abbastanza sexy, lasciandomi li imbambolata mentre arrossisco di botto

“Tu…io…cosa”

“Oppure, se preferisci, puoi ripagarmi il ‘danno’ in modo alternativo” gira di poco la testa, guardandomi con la coda dell’occhio, ha un sorrisetto un po’ bastardo e un po’ attraente sul viso

Riprendo il cappello e glielo rimetto in malo modo, cercando anche di evitare il suo sguardo “S-se ti ritrovi il cellulare incasinato non ti devi stupire” torno a concentrarmi sul gelato, prima di perdere completamente la testa in pieno centro città

“In ogni caso le conseguenze le pagherai tu” è un’altra delle sue provocazioni, sono due giorni che questo suo strano tono di voce torna spesso a farsi sentire. Cerco di ignorarlo, sempre per le ragioni sopra citate, e mi finisce dell’altro gelato sul naso. Una leggera risata lascia le sue corde vocali e si sparge delicatamente nell’aria “Sei proprio una bambina”

“Provaci tu a non farti finire il gelato sul naso quando mangi un cono” dico con l’aria da finta offesa. Da una leccata al gelato al caffè, guardandomi dritta negli occhi, ispezionandomi da sotto la tesa del cappello. Cerco di non perdere il controllo per l’ennesima volta nel giro di pochi minuti. Non avete idea di quanto sia irresistibile il suo sguardo, e il fatto che porti la tesa del cappello così bassa accentua la cosa “C-che diavolo hai stasera!?”

“Sto cercando di rilassarmi, visto che questo sarà uno dei rari giorni di tranquillità da qui all’immediato futuro”

“E tu ti rilassi cercando di farmi sclerare!?” sento di nuovo il calore aumentare sulle guance, così mi distraggo con il gelato, facendo finta che non abbia detto assolutamente niente

“Sclerare? Non pensavo di farti quest’effetto” riesco a vedere il suo sorrisetto soddisfatto con la coda dell’occhio

“Ma smettila” sento che la mia espressione è cambiata, e non mi è d’aiuto per fargli credere che sono assolutamente tranquilla

“Come mai quell’espressione?”

“Quale espressione? Non ho nessuna espressione particolare”

Mi alza leggermente la testa mettendomi due dita sotto il mento, in modo che io lo guardi negli occhi. Arrossisco leggermente e per qualche strana ragione istintiva mi mordo un labbro…evviva il mio auto-controllo “Quest’espressione qui…” il suo tono di voce non mi aiuta per niente, ma va bene

Dopo questo suo ulteriore tentativo di farmi impazzire completamente mi concentro in modo definitivo sul cono gelato, apprezzando in modo particolare la punta al gianduia. Continuiamo a camminare, apparentemente senza una meta precisa. Ad un certo punto gli chiedo dove stiamo andando, e scopro che siamo diretti verso la sua casa di Chicago. Non l’ha mai venduta nonostante siano passati anni ormai da quando ha smesso di lavorare per Gavez. A volte, fra un colpo e l’altro, torna in questa città, non so bene il perché. La cosa un po’ mi preoccupa, visto che questo posto risveglia parecchi dei suoi demoni. Facendo questi giri mentali finisco per non rendermi conto che siamo arrivati. Mi sembra siano passati appena cinque minuti da quando gli ho chiesto qual era la nostra meta. Dopo essermi assicurata che non sia un problema per lui, mi faccio una doccia, di cui sentivo un disperato bisogno. Quella di quest’anno si sta rivelando un’estate abbastanza calda e afosa, perciò ho bisogno di darmi una rinfrescata. Quando ho finito mi do una veloce asciugata ai capelli con un asciugamano e ne prendo un altro da legarmi saldamente all’altezza della scollatura, mi arriva a metà coscia. Senza pensarci vago per casa così, non pensando al fatto che non è casa mia e che non sono da sola. Nel frattempo Jigen si è tolto la giacca, ha arrotolato le maniche della camicia all’altezza dei gomiti e ha allentato il nodo della cravatta, lasciano così intravedere le clavicole. Cerco di non perdermi a guardarlo e presto attenzione al fatto che la spia blu/azzurra del mio cellulare lampeggia per segnalare messaggi non letti. Chino leggermente la testa verso il basso, lasciando così la possibilità ad alcune delle ciocche del mio ciuffo semi-umido di cadermi davanti all’occhio, nascondendolo leggermente alla visione di terzi. Sono tutti messaggi di Lupin, molti trascurabili, a eccezion fatta dell’ultimo che mi ha inviato. Non dovrebbe mancargli molto prima che riesca a interpretare per intero il file, perciò ci avverte che dobbiamo tenerci pronti, che la pace potrebbe finire. Istintivamente sospiro, pensando anche al fatto che prima o poi Gavez e Riez si rifaranno vedere per dare nuovi problemi.

“Qualcosa non va?”

Gli passo il mio cellulare, così che veda i messaggi “Tralascia i primi se ti va, sono inutili”

“Di questo passo credo che entro domani conosceremo tutto il contenuto del file”

“E probabilmente fra due o tre giorni saremo di nuovo in pista, e magari in un’altra città, se non addirittura in un altro continente”

Riprendo il cellulare e vado a stendermi sul letto a pancia in giù, le braccia incrociate appoggiate sul cuscino così da tenere sollevata la zona appena sottostante il collo, con le ginocchia mezze piegate. Controllo i nuovi post della dashboard di Tumblr, metto il blocco schermo e appoggio il cellulare sul comodino con la cover verso l’alto. E’ completamente nera, ha un simbolo dell’infinito con un’ancora che lo interrompe e una scritta, completamente bianchi. I refuse to sink …forse non ho scelto questa cover proprio a caso, perché in effetti è vero che mi rifiuto di affondare. Alexis Zenigata non affonda, non si arrende e non smette di lottare, qualsiasi cosa accada. Il giorno in cui mi arrenderò o smetterò di lottare ci sarà da preoccuparsi. Persa per un momento in questo mio pensiero mi accorgo a malapena della presenza di Jigen, steso su un fianco, accanto a me. La camicia è più slacciata di prima, e lascia intravedere delle cicatrici. Non ha nemmeno il cappello, e la cosa è abbastanza strana.
Il suo sguardo intenso è lì, completamente scoperto, perfettamente visibile, distintamente interpretabile e dannatamente attraente “Visto che probabilmente le nostre teorie sono esatte credo che sia il caso di goderci al meglio il tempo libero che ci rimane”

Avvicino il mio viso al suo, quasi fossi ipnotizzata Finalmente sento le sue labbra sulle mie…e diciamo che dopo un po’ non so esattamente che fine abbia fatto l’asciugamano di prima. Siccome credo che tutti abbiate capito dove voglio arrivare credo sia il caso di non scendere in ulteriori dettagli.
 
Contrariamente a quello che avrei pensato sono la prima a svegliarmi, e ho uno strano sorriso sul viso…sono un caso irrecuperabile, è vero. Controllo il cellulare, e grazie al cielo non è completamente scarico, contrariamente a quello che mi aspettavo. Se fosse morto sarebbe stato un problema, visto che non ho il cavetto qui con me. Jigen dorme ancora profondamente mentre io mi chiedo come mai mi sono svegliata, e dopo non molto tempo capisco quale potrebbe essere il problema, visto che sento il tipico rumore che fa un cellulare che vibra sul legno. Però non è il mio, è quello di Jigen. E’ una chiamata di Lupin, così decido di rispondere nonostante non sia indirizzata a me.

“Pronto?”

Percepisco la sua perplessità appena sente la mia voce “Credevo di aver chiamato il numero di Jigen…”

“Ed è quello che hai fatto. Potresti risparmiare le tue chiacchere inutili e arrivare dritto al sodo per favore?”

“Ho finito di interpretare il testo del file, ora non ci resta che definire il piano e partire”

“Quando lasceremo la città?”

“Forse anche oggi stesso. Muovetevi piccioncini, stiamo aspettando solo voi”

“Lupin dovresti rilassarti un po’ di più ogni tanto, che fretta c’è?”

“Ti sei resa conto che sono già quasi le dieci di mattina?”

“Stai scherzando vero?”

“No non sto scherzando…che avete combinato per esservi svegliati solo ora?”

Arrossisco leggermente “Veramente mi sono svegliata solo io, e poi non sono affari che ti riguardano. Questione di minuti e vi raggiungiamo”

Francamente sono abbastanza curiosa di conoscere il contenuto di quel file. Però domanda mi sorge spontanea: Gavez ci seguirà in capo al mondo o aspetterà il nostro ritorno a New York prima di crearci nuovi problemi? E Charles Wood che intenzioni ha? Il prossimo colpo è sicuramente imminente, non ho molto tempo per trovare il modo di contrastarlo, non mi resta molto tempo per impedire che possa mandare a monte tutti i nostri piani. 

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Angolo autrice
Io...non so da dove è saltato fuori tutto questo, non chiedetemelo, per favore. Non sarei in grado di rispondere, la metrica sta uccidendo il mio povero cervello lento di comprendonio D: L'ultima parte forse risulta un po' sbrigativa...sappiate che è normale, visto che l'ho scritta ieri sera alle undici c: Comunque vi avverto, ho intenzione di scrivere una fanfiction crossover fra Lupin e Conan, probabilmente sarà il seguito di questa. Lo sto rivedendo ora in italiano, e sto AMANDO il film Lupin VS Conan...è un crossover geniale *-* E Conan che chiama Jigen "paparino" *-* *decede* Aiuto *-*
Si hem...mi riprendo. Ho pensato di lasciare un capitolo di intermezzo fra un colpo e l'altro, e questa mia trovata mi ha auto-incasinata, ci è voluto un po' prima di trovare un'idea almeno decente. Lo so, probabilmente questo capitolo non è un gran che, aiuto. 
Visto che oggi stranamente non ho da dilungarmi vi saluto, e state attenti agli unicorni che vomitano arcobaleni (?) *flyes away* 
  
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