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Autore: Caramel Macchiato    21/02/2015    1 recensioni
“Svegliati”
Il tuo senso dell’umorismo è piuttosto pessimo.
“ Ti sto ordinando di svegliarti”
Come se potessi. Ti manderei al quel paese, ma non so chi sei. Lasciami stare.
“ D’accordo, non mi lasci altra scelta”
Ed ecco che i miei occhi sono aperti, o meglio: nel mio sogno ho gli occhi aperti, e vedo solo bianco davanti a me. Mi giro su me stessa ma il panorama non cambia.
Che posto è questo?
“Questo è il fulcro del mondo dei tuoi sogni”
Chiedo scusa in anticipo per l'html impostato da cani!!
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nathaniel annuisce soddisfatto e si gira a studiare il cancello d’argento, poi torna a fissarmi, come se stesse aspettando qualcosa da me.
-    Uhm-. Mi avvicino cauta senza riuscire a capire.
-    È chiuso-. Risponde come se fosse ovvio.
-    Oh-
-    Già-
-    Quindi… Niente sogno? Si torna indietro?-
Lui sembra sul punto di darmi un calcio volante, ma si limita ad esalare un lungo sospiro e a chiudere gli occhi per qualche secondo.
-    Quindi, visto che ti ho già spiegato che qui sei tu a decidere come funzionano le cose, ora ti concentri e tiri fuori la chiave del cancello-.
D’un tratto capisco: devo “disegnarla”, come aveva detto lui, ma non ho la più pallida idea di come fare. Non ho nemmeno una penna con me.
-    Immaginala nei dettagli, e scegli dove la vuoi far comparire-. Mi suggerisce come se avesse letto nei miei pensieri, per poi passare un dito sull’argento.
Studio la serratura del cancello e comincio a disegnare nella mia mente la chiave per aprirlo, per poi desiderare di trovarmela in tasca. Appena ho finito sento un peso nella tasca sinistra del pigiama e, infilandoci una mano con eccitazione, scopro una chiave d’argento finemente lavorata e spessa poco più di una matita.
-    Eccola!- Esclamo trionfante.
Nathaniel si limita ad annuire spazientito e ad indicarmi la serratura. Mi avvicino col cuore che batte a mille per l’emozione, la paura che avevo provato fino poco fa completamente svanita, ed infilo la chiave nella serratura, girandola con cautela finché un sonoro clak non rimbomba in quell’universo bianco e spoglio. Con gli occhi sgranati e le guance arrosate dalla curiosità, mi rinfilo la chiave in tasca e mi appresto ad aprire il cancello quel tanto che basta per farci entrare. Non so bene cosa mi aspettassi da quel grande gesto, fatto sta che mi sento profondamente delusa nel constatare che dall’altra parte del cancello il panorama è identico. Mi fermo sul bianco con le mani sui fianchi e mi giro verso Nathaniel, che sta sgusciando attraverso il cancello, senza espressione.
-    Perché diavolo ho dovuto aprire un cancello se mi bastava passarci attorno?- Sbotto appena mi raggiunge.
-    Vuoi mettere la solennità dell’inizio tramite serratura e chiave, con l’inizio tramite circumnavigazione? Tu non hai proprio stile-.
Mi sento arrossire, per la rabbia questa volta, e sto per cominciare un’accanita discussione, quando Nathaniel mi gela con uno sguardo.
-    È anche un inizio facile per farti capire come disegnare il tuo sogno: devi creare qualcosa di indispensabile e funzionale per iniziare-.
Lancia un’occhiata ai suoi piedi, poi ritorna su di me.
-    Beh, una strada non sarebbe malaccetta…- Borbottò infilandosi le mani in tasca.
Mi limito a gonfiare le guance e a rimangiarmi la rabbia, concentrandomi poi sul bianco davanti a noi e, per la prima volta, rendendomi conto che non è poi tanto diverso da un foglio di carta. Ricordo lievemente che avevo amato disegnare, e che ero anche piuttosto portata… Ricaccio indietro i ricordi e mi concentro di nuovo sul disegno del mio sogno. Immagino una strada lastricata di pietre irregolari, molto medievale a dirla tutta, ma è a a questo che associo la parola “strada”. Le ordino di comparire ai nostri piedi e d’un tratto sento le pietre irregolari sotto i piedi nudi. Mi giro trionfante verso Nathaniel, ma lui si limita ad annuire.
-    Bene. E ora?-
Questa volta non faccio la figura della stupida chiedendo cosa intende, è evidente: la strada c’è, ma dove porta?
Dove mi piacerebbe andare?
-    Al mare-.
 Decido, cominciando a disegnarlo nella mia mente, ignara dell’occhiata perplessa del ragazzo.
Poco dopo m’incammino sulla strada, l’immagine del mare ben definita nella mia mente e, appena la strada finisce, getto l’immagine davanti a me e subito sento la consistenza della sabbia sotto i miei piedi, mentre il colore splendente dell’acqua comincia a giocare con i raggi del sole che vi si riflettono sopra.
-    Waaa!- Non riesco a trattenere l’entusiasmo e comincio a saltellare di qua e di la sul bagnasciuga, ridendo e strillando come una bambina quando schizzi d’acqua salata mi toccano. Mi giro ridendo e vedo che Nathaniel, che è ancora fermo sulla strada, incuriosito da come mi sto comportando.
-    Vieni qua! L’acqua è stupenda!-. Lo richiamo a gran voce.
Lui getta uno sguardo al perimetro della spiaggia, seguendo i contorni del bianco che l’avvolge, poi scrolla la testa trattenendo a stento un sorriso e, dopo essersi tolto le scarpe, mi raggiunge.
-    Ma tu guarda che razza di spensierata che sei: mi aspettavo un villaggio o una città come prima impresa-. Commentò quando fu a pochi passi da me.
-    E perché mai? È il mio sogno e desidero da tanto rivedere il mare!- Rido, afferrandolo per un braccio e costringendolo a fare l’idiota come me schivando le onde.  Appena l’acqua gli bagna i piedi lui rabbrividisce.
-    Ma è gelata!-
-    Ma no, prima non lo era!-
-    Vuol dire che l’hai resa gelata adesso, apposta!-
-    Cosa? Perché dovrei farlo?-.
Replico indignata, pronta a saggiare con un piede la temperatura, ma lui non ci pensa due volte e mi spruzza con un ghigno.
La bocca mi si apre in una “o” perfetta quando l’acqua mi sfiora gli avambracci e la faccia.
-    È gelata!-
-    Te l’avevo detto!-
Ma non ha importanza, ora devo solo pensare a vendicarmi: tiro un calcio alla superficie dell’acqua e quella sia alza in una piccola onda scoppiettante verso il mio avversario, che comincia a scappare ridendo, così mi appresto a seguirlo dicendogliene di tutti i colori. Quando siamo esausti di corre cominciamo a cercare tesori tra la sabbia e gli scogli che delimitano la spiaggia, finché il sole non comincia ad abbassarsi sulla superficie dell’acqua.
-    Ehi Nathaniel, ma il sole sprofonda nel bianco quando cala?-
Lui segue il mio sguardo e scrolla le spalle.
-    Non ne ho idea, normalmente le persone normali creano tutto il loro mondo il primo giorno nel mondo dei sogni, non soltanto una strada e una spiaggia, quindi non so risponderti-.
Nonostante la critica, vedo che sorride, così ricambio.
-    Beh, sarebbe troppo strano. È strano anche questo mare che finisce nel bianco-.
Stringo gli occhi e poco dopo una parete di cielo si forma alla fine del mare, e sorrido soddisfatta.
-    Così va meglio-.
Non faccio in tempo a finire la frase che mi prende un capogiro e mi aggrappo al braccio di Nathaniel per non crollare. Lo sento reagire ed afferrarmi, dicendomi qualcosa, ma ormai non c’è più nulla da fare e perdo conoscenza, finendogli svenuta tra le braccia.

“ Guarda Azzurra! Un granchio! Urgh, fa schifo! Mi insegue”
Di chi è questa voce? Sembrerebbe un bambino da quanto è stridula e allegra. Lo sento ridere e correre nell’acqua.
“Lascialo stare!” Questa che strilla sono io da bambina, ne sono sicura.
D’un tratto vedo la spiaggia, il tramonto e un bambino che mi viene incontro ridendo, si volta a vedere se il granchio lo segue e, quando vede che non lo fa, torna indietro a stuzzicarlo per farsi seguire. Non riesco a mettere a fuoco il suo viso, ma i suoi capelli brillano alla luce del tramonto, un colore caldo e brillante. Io comincio a seguirlo, le mie gambette corte da bambina che si muovono goffamente sulla sabbia…

Apro gli occhi lentamente, la testa dolorante e un incredibile senso di spossatezza nelle ossa.
-    Come ti senti?-
Mi giro piano al suono della voce di Nathaniel, piena d’apprensione. Gli sorrido debolmente.
-    Un po’ stanca. Cos’è successo?-.
Lui scrolla la testa amaramente.
-    È colpa mia, hai usato più energia del dovuto e non me ne sono reso conto. Probabilmente è stato il mare a prosciugarti tutta l’energia, perché è una cosa grande e incredibilmente dettagliata… Comunque prima dobbiamo pensare ad alcune cose importanti: pensi di riuscire ancora a disegnare?-
Mi fermo ad ascoltare il mio corpo, poi annuisco.
-    Qualcosa di piccolo-.
-    Okay, allora dormiremo all’aperto. Ora ho bisogno che tu disegni acqua potabile e cibo, il minimo indispensabile, non pensarci su troppo-.
Annuisco e comincio a disegnare due bottigliette d’acqua e un po’ di frutta, presa dall’ambiente estivo e quasi tropicale.
Subito mi sento ancora svenire, ma maschero il tutto tracannando una gran sorsata d’acqua, che mi fa sentire meglio.
-    Se le cose stanno come hai detto, posso usare solo un tot d’immaginazione al giorno per creare il mio sogno?- Chiedo dopo aver dato un morso a un mango.
-    Esatto. In fondo il ruolo di creatrice è duro: Dio ci mise sette giorni a creare il Mondo e la vita-.
Replica con un sorriso, chiudendo la sua bottiglietta d’acqua e fissandola nella sabbia per non farla cadere.
-    Se me lo dicevi subito mi mettevo a fare una sorgente d’acqua, un ristornate e quelle cose lì-.
-    Sì, non so come scusarmi per non averci pensato-.
-    Non importa, sopravvivremo-.
Non mi aspettavo che avrebbe ammesso la sua colpa così facilmente, perciò cerco di sdrammatizzare.
-    E poi guarda che cielo!- Esclamo, indicando la meraviglia che ci sta sopra le teste: sembra che l’intera galassia abbia deciso di far capolino nel mio mondo dei sogni.
Lui annuisce e restiamo per un po’ a contemplare il cielo notturno.
-    Sai, quando ho perso conoscenza penso di aver rivissuto un mio ricordo legato al mare. Non in modo chiaro: ero con un bambino di cui non sono riuscita a ricordare a faccia. Però credo fosse un bel ricordo-.
-    Di sicuro. È probabile che tu avessi un buon rapporto con il mare, se è la prima cosa che hai voluto vedere-.
Ci scambiamo un’occhiata poi scoppio a ridere.
-    È strano: si parla di me ma io non riesco a ricordare nulla per via dello stato vegetativo in cui mi trovo-.
-    È già qualcosa sapere di essere in coma-.
-    Lo so perché ho sentito il dottore dirlo, se no avrei pensato di essere già morta-.
Lui annuisce con aria grave e, per la prima volta da quando l’ho incontrato, mi sembra serio, triste e un po’ stanco.
-    In ogni caso, se devo passare il resto del mio coma in questo posto, avevi ragione: è una fortuna!- Esclamo allegramente, dondolandomi sul posto.
-    Per te forse, pensa a me che devo tenerti d’occhio...-.
Gli sorrido e gli tiro una spallata scherzosa.
-    Non fare l’uomo di ghiaccio caro mio: è come se fossi la tua mamma, visto che ti ho dato alla luce e ti ho dato un nome-.
-    Ma che roba inquietante ti esce dalla bocca? Cos’è: ti ha messa incinta lo Spirito Santo? No aspetta… Perché ti sto dando corda?-
-    Perché sotto sotto ti piaccio, ma non vuoi ammetterlo perché sei un fulcro suscettibile-.
-    Ma per carità, mettiti a dormire e fai un po’ di silenzio-.
Mi butta addosso la sua giacca antracite e si stende con un sospiro, le mani dietro la testa.
Io mi rannicchio accanto a lui, coprendomi per bene con la sua giacca e prendendo a studiarlo: certo che da vicino è proprio un bel ragazzo… Lo avevo immaginato bene! Mi faccio mentalmente i complimenti e mi riprometto che, se mai mi sveglierò, devo disegnarlo. Il naso dritto svetta sopra due labbra fini con gli angoli piegati leggermente all’insù, gli occhi dorati sono ornati da lunghe ciglia chiare. Seguo la linea dei tendini del collo e arrivo al colletto della camicia.
-    Smettila di fissarmi come una depravata-. Sbotta d’un tratto.
-    Scusa, è che sei proprio bello. Sembri un principe…-.
-    Non farti complimenti per questo. Ho scelto io di comparire in forma umana-.
Sorrido e decido di non cominciare un’altra discussione inutile. Chiudo gli occhi e mi rilasso sulla fresca sabbia. Mi sento così viva che dubito riuscirò a prendere sonno, eppure anche terribilmente esausta. Nonostante tutto, il mio cuore batte emozionato, batte forte e il sangue passa nelle vene come un’auto da corsa… È una sensazione che non sentivo da molto tempo ed è stupenda.
   
 
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