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Autore: hinata 92    21/02/2015    2 recensioni
L'atteso (o forse no) seguito di Polvere Incantata.
A Death City volano fiori di arancio per Lucy e Simon e tutti sono pronti a festeggiare il lieto evento. Ma nessuno immagina che stanno per finire tutti vittima della più grande maledizione stregonesca della storia...
Una sorpresa in più: questa è una storia... a bivi!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Polvere incantata'
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Il risveglio completo dello Stregone Oscuro! Infrangere le leggi della natura ha un prezzo molto più alto di quello che avevamo preventivato?

 

«Perché? Perché si comporta così? Non era questo che avevamo previsto.»

«Ma è questo quello che sta succedendo.»

«Perché non libera la sua magia? Perché non si mette a distruggere tutto? Perché non segue il suo istinto?»

«E chi ti dice che non lo stia facendo?»

«Cosa stai dicendo, sorella?»

«Dico che forse abbiamo osato troppo questa volta, sorelle. Abbiamo sfidato le leggi stesse della Natura.»

«Non è forse questo il nostro compito?»

«Noi esistiamo per distruggere, è vero... ma mai prima d’ora ci eravamo spinte così oltre. Se fino a questo momento non c’era mai stato uno stregone maschio, forse un motivo c’era...»

«Tu sei la più saggia di noi. È evidente che hai riflettuto molto prima di parlare. Dicci le tue conclusioni.»

«Credo che l’Adamo sia guidato da un istinto leggermente diverso dal nostro. Noi dobbiamo distruggere, a qualsiasi costo. Per questo liberiamo subito la nostra magia, per cominciare il più presto possibile il nostro compito. Ma ricordate le grandi streghe del passato? Le più potenti e forti di noi? Loro avevano avuto la pazienza di aspettare... aspettare che i loro poteri crescessero prima di esprimerli.»

«Dicono le leggende che la strega più potente di tutti i tempi fosse riuscita a resistere ben due giorni prima di scatenarsi.»

«Appunto, due giorni... quel ragazzo è più di una settimana che si trattiene. Avete idea del mostro che ne uscirà, allora?»

«Oh...»

«È suo istinto a guidarlo in ogni suo passo. Il suo viaggio è meno insensato di quanto pensiamo. È un viaggio di crescita, che lo porterà ad essere più forte e potente. Più potente e malvagio. Indistruttibile. Incontrollabile.»

«Si rivolterà contro di noi?»

«L’ha già fatto! Lo sta continuando a fare! E per di più gli basta parlare per renderci tutte sue schiave, non ve ne siete rese conto? Avanti, quante di voi sono riuscite a ribellarsi prima al suo ordine? Abbiamo creato il nostro perfetto dominatore.»

«Se questo sarà il prezzo da pagare per il nostro peccato, lo pagheremo.»

«Il suo potere e la devastazione che esso porterà sarà la nostra ricompensa.»

«Saremo felici di obbedirgli

«Già, eravamo tutte felici di obbedire al suo ordine... temo che ormai la nostra strada sia segnata.»

 

Ignaro delle riflessioni delle streghe, Simon continuava imperterrito sulla sua strada. Era quasi giunto alla sua meta, ormai ne era certo. Il nuovo giorno avrebbe visto la fine del suo viaggio. Già vedeva il muro diroccato dei suoi ricordi, composto da quei mattoni neri e gelati che già aveva avuto modo di ammirare. Ricordava bene, quel giorno, le indicazioni di Kevin.

«Da questa parte, a circa un giorno di cammino. Ma volando e con la moto faremo molto prima!»

Lui era a piedi, ma non aveva avuto fretta e aveva comunque raggiunto la sua meta. Le assi che aveva divelto lui stesso anni prima erano ancora lì e la botola era ben visibile. Senza esitazione si gettò nel buio. Ora non poteva più averne paura.

L’atterraggio fu meno violento di quanto si fosse aspettato. Si rialzò immediatamente. Era pervaso da un’improvvisa impazienza, un’ansia frenetica che lo portava ad avanzare il più velocemente possibile. Era come se il demonietto nella sua anima si fosse completamente svegliato dal suo lungo sonno e lo stesse guidando passo dopo passo. Il suo mostriciattolo era cresciuto, l’avvertiva benissimo, ormai poteva condizionarlo completamente. Era lui a volerlo far correre per i corridoi, o era Simon stesso a spingersi nel buio? Non lo sapeva più, né gli importava. Si sentiva la pelle tirare come se stesse per esplodere dall’interno. Ormai non riusciva quasi più a trattenere la magia che era cresciuta dentro di lui, ma cercò di sforzarsi ancora un pochino. Ogni minuto, ogni secondo che concedeva al suo potere per crescere e svilupparsi l’avrebbe reso invincibile, lo sentiva.

Avanzò in fretta. Ricordava dove si trovassero gli ostacoli, o era il suo istinto a fargli schivare le numerose trappole? Simon non sapeva neanche questo, aveva smesso quasi completamente di pensare. Il mostro dentro di lui aveva preso completamente il soppravvento, si sentiva come una bestia feroce e affamata a pochi metri dal cibo tanto agognato. Fece gli scalini a due a due ignorando il fiatone. Era quasi arrivato alla sua meta, lo sapeva, lo sentiva con ogni fibra del suo essere. Qualcosa dentro il suo petto si stava contorcendo, ma non sapeva dire se fosse lo stomaco, il cuore o forse persino la sua stessa anima. Doveva solo salire, e in fretta, prima di scoppiare.

Quando i suoi piedi si posarono sull’ultimo gradino, Simon gridò dalla gioia. Era arrivato, finalmente, dopo tanto cammino. La sua meta era lì, di fronte a lui. Il suo obiettivo aveva un nome, e una storia, una storia vecchia e che credeva di aver accantonato per sempre. Fino ad allora.

Ai suoi piedi, addormentato come l’aveva lasciato due anni prima, c’era lui, l’Intoccabile, l’uomo che aveva condizionato la vita di tutto il clan Majikkodasuto creando una follia artificiale e impiantandola in James, il nonno di Lucy, il quale aveva finito per uccidere tutta la sua famiglia. Lui e i suoi amici l’avevano affrontato, ma la situazione era sfuggita di mano quando lui stesso si era iniettato la sua creazione.

Non era diventato un kishin, come lui stesso si era aspettato. Era divenuto un mostro dall’aspetto vagamente di licantropo: muscoloso, alto due metri e mezzo almeno, ricoperto da un pelo lungo e rigido, di un curioso colore a metà fra il grigio e il viola metallico. Era vestito solo con un paio di pantaloni, da cui usciva una lunga, pelosa e possente coda. La parte più spaventosa era il suo volto, dotato di una doppia fila di zanne affilate e di un paio di occhi che Simon ricordava essere color rosso sangue, ma che ora erano chiusi, perché il mostro giaceva addormentato dopo la maledizione che gli aveva inflitto James, un infinito sonno fatto di soli incubi. Ma a lui questo non importava. Gli interessava solo una cosa: la madre di Lord Sarktos era una strega. Ed era potente. Era esattamente quello di cui aveva bisogno.

Simon appoggiò un ginocchio a terra e tese la mano verso il mostro, ma improvvisamente si bloccò.

Era certo di quello che stava per fare? Se avesse davvero ubbidito all’istinto non avrebbe più potuto tornare indietro in alcun modo.

Sul suo volto comparve un sorriso: «Tanto meglio.»

Quasi di scatto, Simon afferrò il polso del mostro, reclinò la testa all’indietro, chiuse gli occhi e, con un profondo respiro, liberò la magia che lo stava dilaniando da giorni.

 

«Cosa sta facendo?»

«È assurdo!»

«Sta usando la sua magia...»

«... per assorbire altra magia?»

 

Il volto di Simon si rilassò completamente, mentre avvertiva il suo potere scorrere finalmente libero nel suo corpo. Anche la sua mente sembrò svuotarsi, come a voler godere appieno quell’istante tanto atteso, quel piccolo brivido di onnipotenza che risaliva la sua spina dorsale. Ne era valsa decisamente la pena. Era semplicemente meraviglioso. Ogni angolo del suo corpo era colmo di energia, di potere, di magia, e ancora la sentiva risalirgli dal braccio. Il mostriciattolo dentro di lui iniziò a calmarsi. Ormai gli era chiaro cosa fosse, quale istinto misterioso l’aveva guidato fin lì nel deserto. Non era nient’altro che pura e semplice sete di potere. Era di quello che aveva avvertito l’insostenibile fame, fin dall’istante in cui era uscito da Death City. Era anche logico, a pensarci bene: lui si era sempre sentito un debole, gli era sempre stato rinfacciato di essere un debole. Cosa c’era di male se finalmente poteva non esserlo mai più?

I suoi pensieri cambiarono ancora, divennero non solo più malvagi e più oscuri, ma molto, molto più radicati e profondi, mentre la sua anima passava dall’azzurro al lilla, dal lilla al viola... e non si fermò, continuò, come influenzata dai quei desideri perversi, per trasformarsi ancora... dal viola al nero... il nero più oscuro mai esistito...

Per un attimo allentò la presa sul polso di Sarktos. Avrebbe anche potuto bastare, in fondo tutto il suo corpo era già intriso di magia e potere allo stato puro.

Ma quasi subito la sua stessa mano sembrò per un attimo ribellarsi, perché con uno spasmo tornò a stringersi sul braccio con più forza di prima. Come un’illuminazione, improvvisamente gli fu chiaro che quel desiderio avido e bulimico di potere non si sarebbe saziato completamente nemmeno in quell’istante. Era il suo stesso corpo a richiederlo, la sua stessa anima: avrebbe continuato per l’eternità una caccia che non sarebbe mai giunta al termine, ma che era dolce inseguire...

Simon piantò le unghie nella carne del Lord. Tanto valeva approfittarne e prendersi tutto quello che poteva offrirgli. Spinse ancora di più i suoi poteri e a quel punto sentì fluire in lui anche tutte le conoscenze sulla magia che l’uomo aveva appreso in lunghi anni di studio sulle carte della madre. Meglio, molto meglio. Non voleva essere secondo a nessuno.

Alla fine, Simon abbassò il capo e lasciò il polso, respirando profondamente. Al suo fianco c’era Sarktos, di nuovo umano, ancora addormentato come se nulla fosse successo. Ma in realtà tutto era successo. Era nato il primo stregone oscuro della storia.

Lentamente il ragazzo si alzò e aprì gli occhi, completamente neri, come la sua anima, senza più alcuna traccia della pupilla. Definire quello che stava provando “potenza allo stato puro” era quantomeno riduttivo. Era come una divinità, onnipotente e inarrestabile. Si sentiva come se fosse diventato l’incarnazione stessa del Male. Probabilmente lo era davvero. Al posto del sangue sentiva scorrere dentro di sé una grande energia, al punto tale che gli era quasi impossibile contenerla del tutto. Intorno a lui c’era infatti una sottile aura trasparente che sembrava intaccare l’ambiente circostante. Il legno della scrivania e del pianoforte iniziò a marcire, il pavimento a incrinarsi, l’aria divenne più rarefatta. Era quasi come se stesse continuando ad assorbire la vita nei dintorni, o come se ad ogni respiro diffondesse nel mondo una minuscola parte di quel Male che sentiva nell’anima. Entrambe le cose rispecchiavano perfettamente i suoi desideri.

«Meraviglioso.»

Simon avanzò verso la finestra, che si spalancò violentemente da sola come se fosse stata investita da un uragano, mandando in frantumi i vetri. Si affacciò al balcone. Aveva una voglia matta di mettere alla prova la sua magia. Perché no, poteva anche fare contente le streghe e distruggere qualcosa. Il pensiero andò quasi subito a Death City. L’idea di raderla al suolo lo allettava parecchio. Sì, gli sarebbe piaciuto combattere, magari contro Shinigami stesso. Chissà se ora era più potente di lui... se fosse stato così avrebbe potuto prendersi anche i suoi poteri e diventare davvero una divinità...

Sospirò. Non doveva avere fretta, aveva tutto il tempo del mondo. Per il momento si sarebbe potuto accontentare di qualcosa di più piccolo...

Lo stregone oscuro rivolse il suo sguardo verso l’oasi e la rocca da cui si dipanava il passaggio che portava al castello dove si trovava. Gli bastò muovere una falange perché la palma e il muro si sbriciolassero in una polvere nerastra, che come un virus sembrò contagiare tutta la sabbia circostante, rendendo l’ambiente nero e freddo, avido di vita, come un’enorme vallata di sabbie mobili pronte a inghiottire qualunque cosa.

Simon sorrise in modo puramente malvagio, nell’unico modo in cui ricordava come poter sorridere. Quella vallata era ora l’esatta rappresentazione del suo animo, oscuro, crudele e avido di vita altrui. Così come doveva essere il mondo.

Rientrò. La stanza era ormai quasi in putrefazione completa. Avrebbe dovuto darsi una controllata da quel momento in avanti, lo sapeva, ma non aveva resistito alla tentazione di liberare subito un po’ di magia. Era preda di un piacevole, inebriante ma soprattutto lucido e pericolosissimo delirio di onnipotenza. Più magia usava e più ne voleva impiegare; più Male diffondeva e più ne voleva compiere. Come una droga.

Si chinò verso l’unico elemento apparentemente incolume della stanza.

«Ciao, Sarktos. Era tanto che non ci si vedeva, eh? Ti sono grato del tuo magnifico regalo... permettimi di ricambiare.»

Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò. Dalle sue labbra non uscirono parole, ma una vera e propria melodia maledetta, come suonata da un’intera orchestra. Subito il sonno di Sarktos, che fino a quel momento non si era mai mosso, si fece agitato. Simon sorrise.

«Ho reso il tuo sonno ancora migliore... allora, che ne dici, sono ancora il piccolo, fragile, innocuo duchetto Simon Emanuel Onpu che tanto prendevi in giro? Divertiti pure e non temere. Tra poco regalerò anche a tutto il resto del mondo un universo di incubi e tenebre...»

Si rialzò e volse lo sguardo verso l’alto.

«Mie care streghe, ora sono pronto a venire con voi! Scusate l’attesa, spero che vogliate ancora accettarmi...»

Un ghigno deformò il suo volto: «... in caso contrario peggio per voi, perché io verrò comunque.»

E, in un soffio di vento quasi impalpabile, il corpo di Simon divenne incorporeo, trasformato in una melodia diabolica diretto dalle persone che lo avevano chiamato fino ad allora.

 

 

Direttore della carovana: Quanto manca alla prossima oasi?

Beduino a cammello: Poco, Sahib, molto poco...

Direttore della carovana: Meno male, fa talmente caldo che tra poco potrebbero davvero iniziarmi a venire i miraggi...

 

Soul Eater, Richiamo di sangue, 12° capitolo: L’intuizione geniale di Death the Kid! Liberiamo i nostri istinti più selvaggi e distruttivi?

 

Direttore della carovana: ...

Beduino a cammello: ...

Direttore della carovana: ... ma è normale che la sabbia di quest’oasi sia nera? E che faccia improvvisamente freddo di giorno? E dov’è l’acqua?

Beduino a cammello: ... Sahib, io non vengo più nel deserto con te. Hai le allucinazioni contagiose.

 

 

Ciao a tutti! Ebbene sì, scordatevi Simon come lo avete conosciuto finora, perché da questo capitolo in poi sarà un personaggio totalmente diverso. Riusciranno le streghe a portare a termine il loro piano o ci saranno ulteriori colpi di scena?

Intanto ringrazio KING KURAMA, Jan Itor 19 e darkroxas92 per i commenti al capitolo precedente e ai relativi bivi.

Vi aspetto al prossimo capitolo!

CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Hinata 92

  
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