Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Serpeverde_    21/02/2015    4 recensioni
Una semidea, figlia della dea della verginità. Ha infranto un' antico giuramento.
La luna scomparirà.
Un'antica vendetta si ripercuoterà su entrambe.
Un impresa per salvare la madre,
una profezia,
un sacrificio,
chi porterà a termine l'incarico?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Artemide, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A


Apachtheís ~ Rapita

(12)


Quasi quasi vado a piedi

Nel capitolo precedente
Una macchia di sangue si stava spandendo su quella che era la mia
camicetta bianca e la punta di una freccia aveva trafitto la mia schiena
lasciando in evidenza solo la cuspide conficcata sul mio bacino.
Un urlo soffocato uscì dalla mia bocca mentre una risata
riecheggiava nel cielo.

E poi il nulla.


 
Sto cominciando a pensare che lo faccia apposta per attirare la vostra attenzione, e voi come poveri ingenui ci stata
continuando a cascare.La voce di Piper era inconfondibile, sveglia o svenuta che fossi. Una volta alzata mi resi conto di avere i capelli completamente bagnati e così anche i vestiti. 
−Finiscila di fare i tuoi commenti idioti e dai una mano.
Quella invece era la dolce voce di Annabeth, altrettanto inconfondibile. Nonostante si percepisse la rabbia nella sua affermazione, il suo tono, continuava ad essere una melodia armoniosa.
La testa mi vorticava e una fitta nebbia era distesa sui miei occhi, che cercavano in tutti modi di mettere a fuoco la situazione. Il mio respiro era affannato e alcune ciocche more avevano aderito alla mia fronte imperlata di sudore. 
In casi normali mi sarei altamente vergognata delle mie condizioni,ma in quel momento erano l'ultima cosa che mi interessava. 
−Quanto ho dormito? − la mia voce era rotta dalla paura della quale non andavo fiera. Tutti gli altri erano in grado di mascherare le loro emozioni, io no. 
Percy si buttò a terra rasserenato come fecero gli altri, tranne Annabeth che stava versando dell'acqua in un bicchiere
−Un paio di minuti − fece lui.
Tutto quello che mi saltò in testa a quella risposta fu ''Solo?''.
Sembrava fosse passata un'eternità da quando avevo chiuso gli occhi. Sentivo in bocca il sapore del sangue e presumi di essermi morsa il labbro per tutto il tempo mentre nella mia testa regnava il caos più assoluto. Riuscii a stento a fermare il battito accelerato tanto che mi sembrava stesse per sfondare il mio sterno.  
Annabeth mi passò il bicchiere d'acqua che quando presi in mano mi diffuse un senso di freschezza in tutto il corpo. Una volta averlo trangugiato tutto d'un fiato mi sentii rinata. Il sapore dell'icore mi inacidiva la bocca, ma la gola era stata del tutto rinfrescata. 
Leo era seduto alla mia destra con quella che era un'espressione esausta – Ho scoperto il pilota automatico – e poi fece spallucce. 
Gettai la testa all'indietro facendola aderire alla parete dietro le mie spalle. 
Respirai profondamente ringraziando di poterlo fare, e con una mano tastai la mia pancia intatta se non per la ferita che stava per rimarginarsi. 
Mi passò per la testa l'immagine del sangue che si spandeva a macchia d'olio su tutto il mio ventre, e il dolore così reale che aveva attraversato il mio corpo. Folle.
–Quando avrai intenzione di raccontarci quello che ti è successo noi siamo qui–  fece Annabeth posandomi una mano sulla coscia intenerita. Era evidente che era successo qualcosa, questo lo avevano intuito tutti, tranne Piper che sembra esserne indifferente.
Era orribile quella sensazione di essere sempre in mezzo a tutto. Non era positiva come quando entri a scuola sfoggiando la tua gonna migliore ricevendo lo sguardo di tutti. No, era tutt'altro. 
Annuii incerta continuando a massaggiarmi la zona lombare con fare assente. 
Percy si era alzato e diretto verso il vetro frontale in funzione di sentinella, Annabeth una volta chiuso lo zaino con le provviste si avvicinò a Percy borbottando qualcosa sottovoce. 
Non ne percepivo la conversazione, ma notai che erano molto presi nel rispondersi come se la questione fosse di massima importanza. Piper si era riseduta dalla parte opposta della stanza in cerca di riprendere sonno, cosa del tutto semplice per chi non aveva avuto un sogno del genere.
L'unico rimasto accanto a me era Leo. Un Leo dalla faccia stanca e dai capelli arruffati come se si fosse messo le mani più e più volte in mezzo a quel suo cespuglio riccio.
Avevo chiuso gli occhi cercando di dimenticare quello che era successo, ma era del tutto inutile.
Il figlio di Efesto emanava un calore confortante, pacifico e rassicurante. Gli sentivo la spalla sfiorare la mia, sentivo il suo respiro calmo e regolare. 
Aveva un profumo dolciastro, un misto di essenza di pino e caramelle, cosa del tutto insolita sapendo che avevamo lottato più volte contro mostri dallo sgradevole odore. 
–Ti senti meglio? – fece quest'ultimo. 
La voce era ridotta ad un sussurro flebile mentre al naso mi giungeva l'odore di menta. 
Ancora con le palpebre serrate mi sforzai di scacciare il sogno ripetendomi la solita banale frase ''Non era reale''.
–Non ti devi preoccupare per me, sto bene. Non c'è problema – ormai mentire sul mio stato d'animo stava diventando un'abitudine. Peccato che le mie parole non fossero coordinate alle mie reazione. Impulsive e totalmente irrazionali.
Era piombato un silenzio agghiacciante nel vagone. Gli unici due che mormoravano erano Annabeth e Percy, e non potei fare a meno di pensare che quei due facevano una gran bella coppia.
La mente e la forza, unite al punto giusto.
Sentii un formicolio allo stomaco, e capii subito che non era dovuto al sogno ( per una volta) ma per il contatto con la spalla del moro accanto a me. Difficile a dirsi, il cuore mi stava giocando brutti scherzi con quei segni che non sapevo decifrare.
La sua voce mi giunse all'orecchio flebile – Mi preoccupo eccome. I sogni non sono buoni amici dei mezzosangue, e l'ultima cosa che voglio e che tu ne diventi schiava.
Mi decisi ad aprire gli occhi facendomi invadere dalla luce accecante della lampadine sopra di me. Mi abituai quasi subito all'ambiente e con un smorfia di concentrazione mi voltai verso Leo seduto accanto al mio corpo. Lo squadrai un'ultima volta passando per bene ogni suo tratto. Gli occhi marroni erano grandi e languidi, la bocca era socchiusa e tinta di un rosa caldo e la mascella era morbida ma al con tempo spigolosa in alcuni punti.
–Credimi quando ti dico che posso farcela. Non sono più quella di prima, o per lo meno sto cercando di non essere più quella che ero un tempo. I tempi da ragazzina ingenua sono finiti, e non so se esserne felice o amareggiata. L'unica cosa di cui sono certa è l'essere fortunata nell'avere voi accanto. Forse sarò testarda e avvolte infantile, ma sono sicura quando dico che mi sento più decisa  di quanto ero prima di scoprire la verità.
Accennai un lieve sorriso che rese meno stanco l'animo del figlio di Efesto. Da quei pochi centimetri che ci separavano riuscivo a sentire il suo respiro sul mio volto, e il mio cuore battere come se volesse dire ''finiscila di farmi avere degli infarti''.
Alzò un lato della bocca in un sorriso – Mi fido di te.


 

 

Dieci secondi dopo Percy si distese sulla poltrona verde espirando esausto mentre si scompigliava la capigliatura rendendola ribelle –Tra cinque minuti dovremmo essere arrivati.
Il viaggio era stato stranamente calmo, e io avevo deciso di non addormentarmi per nessun motivo.
Probabilmente dopo quello che era successo non sarei mai riuscita più a chiudere gli occhi in vita mia, ma notai che la mia mente stava cominciando a stabilizzarsi. 
–Ora, fermare un treno sarà facile ma anche rischioso. Ne andrebbero a repentaglio un sacco di vite in caso di uno sbaglio– disse il figlio di Poseidone pensieroso.
Piper stava ancora dormendo in un angolo del vagone, e provai un'infinita pena per lei. Strano a dirsi ma sdraiata supina sopra il suo zaino azzurro con una mano sotto la testa provocava un certo senso di vulnerabilità.
Provai ad alzarmi –Potremmo fermare il treno un po' prima e poi proseguire a piedi. 
Anche Leo si alzò e entrambi ci stiracchiamo gli arti intorpiditi insieme a versi gutturali che in altre circostanze sarebbero stati imbarazzanti.
– Sarebbe un'idea. Annabeth? Che ne pensi? – fece Percy voltandosi verso la bionda appoggiata sul bancale di comandi. Mi venne quasi da ridere per il modo in cui aveva posto la domanda. Era risaputo che per fare una cosa c'era bisogno del consenso di Annabeth, ma il modo in cui poneva lui la richiesta sembrava fosse una bocca divina a parlare. E in un certo senso era così.
Si fece pensierosa riflettendo a lungo in un meticoloso silenzio –Credo che sia plausibile.
Eviteremmo scontri, e poi credo che i controllori possano rintracciare il treno a pochi metri dalla stazione, non ci sarà nessuno a bordo ma per lo meno le persone in stazione saranno al sicuro.
E detto questo tutti ci preparammo a scendere, sistemando gli zaini e le armi. 
Una volta issato il mio zaino argento in spalla, e dopo aver infilato Katagida  nell'imboccatura degli stivali ( era pericoloso, ma anche comodo e a portata di mano), mi voltai verso gli altri.
Percy era pronto, Annabeth stava richiudendo il suo sacco e Piper se ne stava pigramente appoggiata alla parete squadrandosi con disappunto le unghie.
Leo aveva appena rimesso un cacciavite nella cintura degli attrezzi attaccata alla vita quando mi sorprese a guardarlo. Imbarazzata levai subito lo sguardo e giurai di aver visto un sorrisetto compiaciuto apparire sul suo volto roseo.
–Deborah, a te l'onore – affermò reverenziale Percy facendomi cenno di sedermi al posto di comando. A testa bassa presi in mano i comandi aspettando la vista della stazione.
– Possiamo fermarci qui. Sono solo cinquanta metri dai binari terminali – constatai io controllando il monitor che mostrava il punto rosso di arrivo. 
Impugnai saldamente il freno e lo tirai con convinzione provocando uno stridio delle rotaie, e dopo pochi secondi questo si era arrestato completamente.
Leo fece un fischio – Più facile del previsto.

 

 

Una volta scesi dal treno la luce del mattino mi esplose nei bulbi oculari. Era talmente intensa che dovetti sbattere più volte le palpebre aspettando che i miei occhi si abituassero all'ambiente.
Sussultai quando una mano mi venne appoggiata sulla spalla delicatamente.
–Giuro che non prenderò mai più un treno in vita mia – esclamò Leo con enfasi picchiettandomi l'interno del collo per ottenere da me l'appoggio. Un altro brivido mi scosse la schiena a quel tocco.
''Vogliamo andare avanti così ogni benedettissima volta?'' pensai seccata rivolgendomi al mio cuore. Annuii con foga all'affermazione del moro rivolgendo a Piper un'occhiata in tralice. 
–Penso che su questo punto siamo tutti d'accordo – disse questa volta la figlia di Afrodite provocando una mia smorfia stupida. 
Sentirla dare ragione a me e a Leo era una cosa sbalorditiva pure per i suoi standard.
Percy si appoggiò alla carcassa della locomotiva scrutando Annabeth – Appunto per questo da qui in poi proseguiremo in un altro modo.
Schizzai prevenuta con vocina stridula – Io fino in Colorando non ci vado camminando, sappiatelo.
Piper fece un verso scocciato, tanto che la mia pena per lei svanì in un istante sostituita da una voglia di prenderla a sberle. Leo e gli altri si guardarono complici, come se avessero capito a cosa il moro e la bionda si stessero riferendo. 
Io no, ovviamente. Quando mai avevo azzeccato un solo loro pensiero.
– Non andremo a piedi, Deborah – spiegò Percy con una nota di tristezza nella voce. Beh, se voleva andare a piedi per me non c'era nessun problema. Ma io e il ''camminare'' non andavamo d'accordo. Presi un respiro e guardai il paesaggio. Un'unica cosa troneggiava: il verde. 
Mi impressionai di come tutto era naturale in quel posto, ma da sola mi resi conto che eravamo ancora lontani dalla città. 
– Abbiamo dracme a sufficienza per un trasporto ideale – disse Annabeth titubante nel pronunciare l'aggettivo finale. Erano tutti un po' poco entusiasti all'idea di quel trasporto di cui io non avevo idea fosse, e non giovò al mio stato d'animo.
Guardai Percy, e poi a ruota tutti gli altri – Vi prego non siate troppo felici, mi state mettendo una voglia sfrenata di salire su questo mezzo di trasporto! – ironizzai.
Se fossimo stati in un film quello era il momento ideale per far passare le balle di fieno, e il gracidare dei grilli come sottofondo. 
Annabeth frugò nel suo zaino freneticamente dal quale pochi secondi dopo ricavò una dracma d'oro  che raffigurava Zeus da una parte e l'Empire State Building dall'altra.
Non chiesi il come mai ci fosse un edificio NewYorkese su un lato di una moneta greca, stetti zitta con lo sguardo attento, ma senza far fiatare la mia bocca. 
La bionda si alzò e recitò in greco antico –Stêthi. Ô hárma diabolês.
Quasi sussultai quando mi accorsi di aver capito il significato della frase, e giurai di non aver mai studiato il greco in vita mia. ''Fermati, Cocchio della Dannazione''
Nel momento in cui la moneta ( lanciata da Annabeth durante l'esclamazione) toccò terra, una macchina emerse da un liquido melmoso formatosi in precedenza. 
Feci un salto all'indietro per la sorpresa e finii sul piedi di Leo che si limitò a sputare sottovoce qualche parola poco consona. Quello che poco prima era emerso dal nulla era un Taxi in pieno stile americano, ma non era giallo come sarebbe dovuto essere. Era grigio, un grigio simile al fumo. 
Poi squadrai meglio la vettura: era fumo. 
Una donnina dai capelli arruffati si affacciò dal finestrino – Destinazione?
Fu sempre Annabeth a parlare, con voce neutra e piatta – Cinque per Colorado Springs.
La vecchietta annuì facendoci gesto di salire e lì la domanda mi sorse spontanea: come facevamo a starci in cinque in una macchina del genere? Per lo più fatta di fumo condensato.
La risposta arrivò appena aprimmo la portiera. Questa si era allungata aggiungendo altri tre posti dietro ai normali sedili da protocollo, facendola diventare una macchina di quelle per le famigliole abbondanti. 
'Tanto non ci tiene'' mi ripetei prima di sedermi su un sedile, fatto rigorosamente di vapore.
La donnina sembrò leggermi nel pensiero – Sottovaluti il nostro potere, ragazzina insolente.
Tacqui imbarazzata mentre mi posizionai dal lato del finestrino opposto facendo spazio a Piper che si sedette in mezzo tra Annabeth e me. Guardai il posto guida. Non ce ne era solo una, ce ne erano in tutto tre di vecchiette.
– Ma io ti conosco – fece quella al posto di guida rivolgendosi a Percy.
Poi sembrò ricordare –Figlio di Poseidone, e anche tu figlia di Atena, avete o non avete già usufruito di questo gradevole passaggio? 
Alla parola ''gradevole'' Percy fece una smorfia, e io solo sperai che la vecchietta non lo avesse visto. Non che ci servissero altre tre persone che ci odiavano alle nostre spalle.
Intanto la macchina aveva già preso a muoversi, sfrecciando accanto alla stazione e accanto al New Jersey con talmente tanta velocità che non riuscii nemmeno a mettere a fuoco i paesaggi. Era come se fossimo in una di quelle navicelle delle giostre che giravano in tondo facendoti venire mal di stomaco. 
– Certo che sì – rispose Annabeth per bene – E non vi vedo nemmeno cambiate. Vi siete procurate altri occhi, spero.
Alla sua affermazione restai di sasso. All'inizio pensavo fosse un giochetto di parole che usava la gente che si conosceva, ma non era quello il caso. Nessuna delle tre sembrava avesse dei bulbi oculari, solo cavità nere e buie. 
La donnina in mezzo sorrise, lasciando in mostra i denti anneriti – Non ti manca il senso dell'umorismo. 
– Rabbia smettila di parlare e tieni d'occhio la strada! – effettivamente quella voce aveva ragione, stavamo sbandando all'impazzata facendomi salire un leggero senso di vomito. E quello sarebbe stato meglio di un treno?
La donna alla guida strillò – Vespa non mordere la moneta! 
L'anziana che rispondeva al nome di Vespa sbuffò – Sempre per te la vuoi la roba buona,  Tempesta.
Iniziai a dubitare della mia capacità nel metabolizzare gli avvenimenti strani e sembrava che ogni volta che mi giravo questa vacillava. La macchina andava così veloce che più volte mi sembrò di voler vomitare e mi trattenni dal dire ad Annabeth ''Fermate questo coso'' 
– Come mai siete tutti così silenziosi? La Chimera vi ha tagliato la lingua? – fece Vespa ridendo.
''Guardi ci manca solo quello'' pensai trattenendo un altro conato a causa della svolta repentina.
Presa dal movimento rapido spinsi il mio gomito nella pancia di Annabeth che si voltò con uno sguardo truce, evidentemente era in tensione pure lei. Sentivo ogni tanto Leo e Percy borbottare qualcosa alle mie spalle ma non ci feci caso. 
Dopo quelle che sembravano ore accompagnate da risate agghiaccianti delle tre donnine fummo di nuovo sulla terra ferma anche se al primo contatto col pavimento caddi a terra come un sacco di patate. L'avrei dovuta segnare nella mia lista di figure di merda.
– Grazie per il passaggio – disse la bionda porgendo a Tempesta delle dracme d'argento attraverso il finestrino. Una delle tre mormorò qualcosa ma le mie orecchie non percepirono la risposta, e poi
la macchina ingranò la macchina scomparendo in mezzo alle nuvole del Colorado.
La prossima volta vado a piedi.
 

Anteprima prossimo capitolo
Gli occhi del ragazzo per un attimo mi sembrarono brillare,
ma dato che ero visibilmente stressata diedi la colpa al mio
cervello della troppa fantasia.  


 

Buonaseraaa
Sono tornata sana e salva, o meglio quasi. Siamo il ventunno ciò significa tre giorni in ritardo, scusate scusate
Non so se qualcuno l'ha notato ma ho cambiato il reating della storia. 
Da giallo a arancione, woo. Niente di apocalittico, intendiamoci, solo che non so l'arancione mi entusiasma di più.
Ho problemi scusatemi ancora, e meno male che ho appena compiuto gli anni. 
Sì, sedici anni e la mia maturità e peggiorata. Che bello.
Comunque non siamo qui per parlare del mio stato mentale vacillante ma per discutere del nuovo capitolo!
Vi dico una cosa, e non credo che qualcuno possa averlo notato ma volevo precisarlo. Io cambio umore e stile in base a ciò che leggo al momento. 
Lo so, non ha senso ma sono facilmente influenzabile. Stavo rileggendo Shadowhunters mentre scrivevo questo capitolo e infatti è pieno di dettagli nella prima parte. Sono fissata hah. 
Per quanto riguarda la protagonista, beh, Deborah sta crescendo.Piano piano, ma molto piano, sta acquistando autostima.
In questi giorni, apporterò un paio di modifiche nei capitolo precedenti quindi se qualcosa non vi quadra andate a controllarli. 
Detto questo, vi amo. Ci sentiamo il 17 marzo. 
Un bacione.


 


Personaggi

 

                                   Deborah          Percy            Annabeth           Leo               Piper                                       

 

Twitter

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Serpeverde_