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Autore: Supreme Yameta    22/02/2015    4 recensioni
Naruto e Hinata sono riusciti a costruire le basi per una famiglia, ma ci sono ancora molte avversità che devono affrontare. Il nemico che si troveranno di fronte, va aldilà di una mera figura da combattere, esso si chiama "vita familiare". Naruto e Hinata si confronteranno con gli amici, i figli, gli estranei, ma soprattutto loro stessi.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Salve a tutti!
Sono molto contento che vi sia piaciuto il precedente capitolo, inoltre sono certo che molti di voi si siano chiesti che cosa sarebbe avvenuto dopo questo capitolo; in effetti, anche io ho pensato molto a come proseguire la storia, per questa ragione ho impiegato così tanto tempo per la stesura del capitolo. Il motivo dei ritardi è anche dovuto all’alternanza della scrittura dei capitoli fra questa e l’altra storia, e dato che questi capitoli sono più brevi, ho deciso di produrre due capitoli per questa storia, per poi dedicarmi alle Uzumaki Chronicles.

Comunque, lasciando perdere questa futile discussione, vi lascio al capitolo, senza anticipare nulla; mi sono reso conto che anticipare parti del capitolo precedente non è una buona cosa, per tanto non lo farò più: spero che non sia un problema.

Buona lettura a tutti! Spero che il capitolo vi piaccia.


Kakashi aveva appena concluso la lettura del rapporto consegnato quella mattina da Naruto. Ciò che aveva visionato, lo aveva in qualche modo segnato in maniera indelebile, poiché non riusciva ancora a trovare le parole necessarie per recensire quanto letto in maniera consona e pertinente.

Naruto era di fronte a lui, in attesa del suo commento e questo non tardò ad arrivare, non appena Kakashi depositò il fascicolo sulla propria scrivania e  poggiò i gomiti sul tavolo, per usarli come sostegno per il resto del corpo.

«Che dire...» sospirò l’Hokage.

L’attesa era troppo snervante, persino insostenibile, però non poteva reggere il confronto con il silenzio regnante nella stanza.

«Beh, se dicesse qualcosa, andrebbe meglio.» commentò Naruto con impazienza.

«A che ora ti sei messo a fare questa relazione?» domandò sospettoso l’Hokage.

Naruto tossì, nervoso; era stato preso con le mani nel sacco per avere anteposto il suo dovere per passare il suo tempo con la moglie, dunque il rapporto lo aveva scritto al suo ritorno a casa, nel cuore della notte, afflitto dai morsi del sonno.

«Beh, non penso sia importante. - si giustificò Naruto. La relazione è qui, no? Posso andare adesso? Avrei una certa fretta.»

«Naruto! - lo riprese Kakashi. Credi che sia uno scherzo? Non puoi presentarti, per giunta in ritardo, portandomi una relazione del genere! Non si capisce nulla, con una calligrafia illeggibile e una struttura del discorso inesistente. Non posso credere che alla tua età, tu non sappia ancora stilare un rapporto! Sei un jonin!»

Naruto rimase in silenzio per tutta la durata del rimprovero, poi, non appena si azzardò a rilasciare un commento, venne subito fermato.

«Non ammetto repliche! - tuonò Kakashi. Devi darti una mossa, ragazzo mio. Non sei più un ragazzino, adesso sei un uomo e per tanto devi diventare più responsabile.»

«Beh, ecco. - commentò Naruto. Sa che non la burocrazia non vado tanto d’accordo. La trovo dannatamente noiosa.»

«Se vuoi veramente diventare Hokage, avrai a che fare con la burocrazia ogni giorno della tua vita. Fare l’Hokage avrà anche il suo prestigio, ma è anche un lavoro molto impegnativo e che richiede pazienza.» spiegò il Sesto Hokage.

«Se sta cercando di farmi paura, non ci riuscirà. Non rinuncerò al mio sogno, nemmeno se c’è tutto questo parlare noioso.» dichiarò Naruto.

«Bene! - commentò l’Hokage. Allora dovrai dimostrarmi che hai le carte in regola per potere diventare un ottimo Hokage.»

A seguito di quella dichiarazione, Kakashi si era alzato dalla sua postazione e si era procurato una sedia che poggiò accanto alla sua scrivania, dopodiché egli spostò alcuni dei suoi documenti, in maniera tale da lasciare lo spazio necessario per un altro individuo; il tutto sotto lo sguardo interrogativo di Naruto.

Successivamente, Kakashi si rivolse all’allievo.

«Bene! Accomodati. Vediamo se possiamo migliorare il tuo stile di scrittura.»

Naruto era allibito, non riusciva proprio a capire dove volesse andare a parare il suo maestro con quell’atteggiamento, l’unica cosa di cui si era reso conto, era che sarebbe stato coinvolto in un menage di noia assoluta in qualcosa che odiava sinceramente e a cui stava per essere obbligato a fare.

Naruto si lasciò cadere di peso sulla sedia. Kakashi fece altrettanto, tornando alla sua postazione, dopodiché passò al giovane uomo una risma di fogli bianchi e una penna.

«Riscrivi nuovamente il rapporto. - spiegò Kakashi. Non sto mica chiedendo la luna, voglio solo che tu mi faccia un rapporto della tua ultima missione e lo voglio fatto bene, non come quello che mi hai presentato prima.»

«Ma è proprio necessario, maestro?» domandò Naruto con una nota di scetticismo.

Kakashi sospirò; certe volte Naruto sapeva essere irritante di chiunque altro. Di conseguenza, Kakashi si persuase che fosse necessario chiarire per bene le sue intenzioni, in maniera tale da non udire mai più una domanda sciocca come quella.

«Ascolta bene, Naruto. - cominciò l’Hokage. Sappiamo benissimo tutti quanti che il mio successore sarai tu. Tutta la gente del villaggio vuole te come Hokage, ma non sei ancora pronto per diventarlo e il compito di trasformarti in un grande Hokage spetta a me. Devo prepararti a dovere.»

«La ringrazio per il pensiero, maestro. Ma credo che penserò a questo problema, non appena diventerò Hokage.» replicò Naruto seccato.

«Ti ostini ancora a parlare in questa maniera tanto infantile? E stai pure per diventare padre! Vuoi veramente dare l’impressione del lavativo a tuo figlio?» proseguì Kakashi.

Non c’era nulla da fare; Kakashi ci sapeva fare fin troppo bene con le parole e sapeva benissimo dove colpire il suo interlocutore, facendo presa sui suoi sentimenti.

«Certo che no! - sbottò Naruto. Mio figlio o mia figlia, quello che è, avrà il più grande Hokage di tutti!»

«Un giorno forse, se la smettessi di fare il bambino e ti rimboccassi le maniche. Forse allora potranno veramente considerarti in questa maniera.» specificò Kakashi.

Naruto sbuffò amareggiato. Lui sapeva benissimo che il maestro Kakashi aveva perfettamente ragione e non voleva affatto che Hinata o il loro bambino avessero a che fare con uno scansafatiche che urlava ai quattro venti di diventare Hokage, ma che alla fine non ci riusciva, perché non si applicava in ciò che serviva per raggiungere quell’obiettivo. Naruto aveva fatto così tanta strada per giungere fino a lì e di certo non poteva arrendersi adesso; dopotutto era la sua filosofia ninja.

Nonostante quel fervore, il lavoro di ufficio era qualcosa che andava aldilà della semplice determinazione e Naruto presentava parecchie difficoltà in quel campo.

«Non è servito a nulla salvare il mondo due volte, ora devo fare pure queste cose! Maledizione!» tuonò il biondo esasperato.

«Non lamentarti e inizia a lavorare. - lo rimproverò Kakashi. Finché non finisci questo lavoro, non ti alzerai da quella sedia. Ci siamo capiti, Naruto?»

Un ordine secco e che non ammetteva repliche. Naruto sapeva benissimo che l’uomo che aveva di fronte non era solo il suo maestro, il che comportava di già una forma di rispetto smisurata, perché altrimenti lui non sarebbe mai giunto a quel livello di prestigio fra i ninja, ma si stava rivolgendo anche all’Hokage, quindi persino lui poteva trasgredire ai suoi ordini entro un certo limite: la parola dell’Hokage è legge.

«E va bene!» bofonchiò seccato l’Uzumaki.   

Naruto aveva deciso di riversare tutta la sua determinazione sul compito da svolgere, però, per quanto fosse determinato, la sua capacità di elaborare i concetti e metterli per iscritto non era delle migliori. In quel momento, Naruto ringraziò il cielo che non ci fosse Sasuke, perché altrimenti lo avrebbe preso in giro a vita e successivamente sarebbero sicuramente finiti alle mani, com’era loro solito.

A un certo punto, quando Naruto era giunto alla descrizione della scena centrale della missione, quella dello scontro con i mercenari che avevano affrontato, la sua confusione divenne tale che dovette distaccarsi dal testo. A quel punto, gli venne automatico fissare le azioni del maestro Kakashi, il quale sembrava avere problemi ben più gravi dei suoi.

«Va tutto bene, maestro? Non ha una bella cera.» domandò Naruto.

«Sto solo avendo qualche problema su una questione di un ponte e sulla giurisdizione fra Foglia e Cascata. Quelli della Cascata sono veramente dei tipi troppo rigidi e mi stanno dando qualche grattacapo.» spiegò Kakashi.

«E Shibuki non dice nulla a riguardo? Posso parlarci io, se vuole.» disse il biondo.

«Non ti ascolterebbe e lo sai bene. - replicò Kakashi. Potrete anche essere amici, ma Shibuki, proprio come Gaara, deve anteporre l’amicizia per gli interessi del suo villaggio.»

Naruto sbuffò; non condivideva affatto quel tipo di mentalità.

«Che scemenza! Se siamo amici, che senso ha trattarsi in maniera diversa? Anzi, penso che potremmo arrivare prima a una soluzione pacifica.»

Kakashi sospirò; magari fosse così semplice, ma purtroppo una visione del genere poteva realizzarsi nelle favole. La politica era un mondo ricco di tensioni perenni, con sotterfugi a cui bisognava stare attenti, altrimenti si poteva finire davvero molto male, specialmente in un’epoca come la loro, in cui i villaggi ninja stavano andando lentamente al disarmo militare, dovuto all’eccessiva pace e la crisi economica aveva colpito un poco tutti.

«Tu sei stato capace di unire le cinque grandi terre in un solo ideale e questo è già un risultato incredibile. Unire il mondo, ahimè, temo sia impossibile.» commentò l’Hokage.

«Non può dirlo, finché non ci prova!» ribatté Naruto.

Kakashi sorrise; aveva sempre apprezzato la focosa determinazione che Naruto metteva in tutto ciò che faceva, a eccezione dei rapporti da consegnare ai superiori, in certi casi, addirittura, lo invidiava molto. Tuttavia, quella di cui stavano parlando, era una battaglia impossibile da vincere per chiunque.

Inoltre, in quel momento, c’erano questioni molto più urgenti da sistemare. Prima di tutto, gli screzi con gli altri Kage dell’alleanza, i quali, nonostante tutto, dovevano pur sempre mantenere l’interesse del loro villaggio, ponendolo addirittura prima del benessere dell’alleanza ninja.

Seguivano i villaggi emergenti che volevano una fetta dei territori delle cinque grandi terre ninja in modo da potersi affermare nel panorama internazionale, per tanto vi erano sempre problemi geopolitici da trattare.

In più le tensioni interne, dato che il villaggio della Foglia aveva bisogno di evolversi per passare a una nuova era di modernità; i tempi stavano cambiando e non si poteva più vivere di sole commissioni ai ninja. Kakashi si stava impegnando per rendere la Foglia un importante snodo commerciale, sfruttando l’enorme prestigio e influenza di cui godeva, e al territorio di cui disponeva.

Tante le questioni lasciate in sospeso, per colpa di evidenti problemi con gli altri stati. Tanti i problemi che sarebbero rimasti, anche quando avrebbe passato la carica al Settimo Hokage.

Kakashi fissò Naruto e si chiese se sarebbe stato pronto ad affrontare tutto ciò; per fortuna, Shikamaru sarebbe rimasto al suo fianco, ma il grosso del lavoro, avrebbe dovuto farlo sempre lui e non vi era alcuna scappatoia.

«Per ora finisci quel rapporto e non pensare a cose più grandi di te.» ordinò l’uomo.

Naruto impiegò un’ora, prima di finire tutto il rapporto. Consegnò il risultato finale a Kakashi, il quale lesse tutto alla massima velocità e bocciò nuovamente quanto letto.

Naruto quindi fu costretto a ricominciare da capo, cercando di essere più chiaro possibile.

«Aiutami, Kurama! Sto impazzendo!» sbottò disperato il giovane uomo, urlando alla bestia che si celava dentro di sé.

Kurama, la volpe a nove code, che passava solitamente le sue giornate a dormire o a discutere con il suo amico Naruto o con i suoi fratelli, aveva risposto in maniera passiva alla richiesta di aiuto.

«Devi sbrigartela da solo, Naruto. Non hai capito che Kakashi ti sta mettendo alla prova?»

«Ma io ho fame! Non posso più resistere, Kurama!» si lamentò il ragazzo.

Kurama stava quasi per mettersi a piangere; era mai possibile che Naruto fosse così infantile certe volte? Come aveva fatto a sopportarlo per vent’anni, senza essersi tagliato le vene almeno una sola volta?

«Sei proprio un bambino! Quanto ti deciderai a crescere?!» tuonò la volpe.

Così, Naruto lanciò una fitta di imprecazioni contro l’indegno amico e si rimise a lavoro, cercando questa volta di riuscire nell’impresa, prima che il demone della noia e quello della fame si impadronissero di lui e lo soggiogassero.

All’improvviso, qualcuno bussò alla porta dell’ufficio dell’Hokage: si trattava di Hinata.

«Buongiorno, nobile Hokage. Disturbo?» salutò la giovane donna.

«Oh, buongiorno, Hinata. Entra pure.» rispose Kakashi.

Non appena la donna vide il consorte seduto accanto all’Hokage, impegnato nella mansione di scrivere come un disperato, capì subito che c’era qualcosa che non andava e si rese conto finalmente del motivo del considerevole ritardo del marito di quella mattina.

Non appena la vide, il marito spostò lo sguardo verso di lei; aveva proprio l’aria di voler scappare da quel posto a qualunque costo, ma non poteva, poiché la propria incolumità fisica ed economica era minacciata dall’autorità del Sesto Hokage.

Hinata tentò di fare qualcosa per aiutarlo.

«Naruto dobbiamo andare a fare quella visita, quanto perdi ancora?» domandò innocente la donna.

Ovviamente Naruto non riuscì a cogliere l’inganno e reagì come da prassi.

«Quale visita?» domandò infatti esterrefatto.

Kakashi sospirò amareggiato; l’idiozia di Naruto era certe volte rasente l’imbarazzo.

Hinata lo amava troppo per pensare a una cosa del genere e subito si premurò subito di salvare la situazione.

«Massì, dai che ti ricordi! Abbiamo una visita dal dottore per il bambino!»

Hinata si sentiva veramente male a dire le bugie, anche se si trattava per il bene del suo Naruto. In realtà, la visita dal medico era prevista per la prossima settimana, ma questo l’Hokage non lo sapeva.

Hinata invece ignorava che prendere in giro Kakashi non era un compito facile.

Infatti Kakashi si trattene dal ridere, ammettendo fra sé di essere in un certo senso anche invidioso della fortuna di Naruto di avere una consorte tanto affettuosa nei suoi confronti. Tuttavia al dovere non si doveva scappare, era una massima priorità.

«Mi fa veramente piacere che cerchi di proteggere Naruto, ma lui ha delle responsabilità da mantenere, quindi ti chiedo di non coprilo, anche perché non sei per niente brava a mentire.» disse l’uomo.

Finalmente, Hinata capì di essere stata scoperta, per tanto si arrese e fece un breve inchino per indicare tutto il suo dispiacere.

«Sono mortificata!»

«Non ti preoccupare, Hinata. Eri in buona fede.» la tranquillizzò Kakashi.

Dopodiché Kakashi si premurò a dare una sonora pacca sulla schiena all’allievo.

«Piuttosto che metterti a fare il cane bastonato, affrettati a completare il rapporto, testa quadra.»

Naruto allora calò la testa e si rimise a lavoro.

«Sì, maestro.» sibilò lui.

Nel frattempo che Naruto continuava la sua mansione, Kakashi ne approfittò per discutere con Hinata.

«Dato che sei qui, colgo l’occasione per fare gli auguri anche alla futura mamma. Mi raccomando, prenditi cura di questo bambino, proprio come fai con questo bambinone qui accanto.»

Naruto sbuffò seccato dal commento, mentre a Hinata non sfuggì una risata che si trovò ad arrestare immediatamente per non far sentire il marito ancora più in imbarazzo.

«La ringrazio, maestro.» rispose la donna.

Poi Kakashi decise di passare a una questione più tecnica dell’argomento appena proposto.

«Da quando sei incinta?» domandò l’Hokage.

«Quattro settimane.» rispose Hinata.

Kakashi aveva sempre considerato i ragazzi di quella generazione come se fossero figli suoi, per tanto aveva sempre avuto un debole per loro, nonostante mascherasse tutto con la sua severità; soprattutto con Naruto, dato che lo aveva visto crescere, diventare un grande ninja e un uomo. Era normale preoccuparsi anche per Hinata, la quale non era solo la moglie del suo allievo, ma era stata anche lei un’allieva a sua volta, benché indiretta, quindi le sue premure erano più che giustificate.

«Sai bene che è un tuo diritto chiedere un congedo per maternità dalle missioni. So che in questo periodo di crisi finanziaria, le missioni che ci sono vanno a ruba, ma lo dico per la tua sicurezza e sono certo che anche Naruto sia d’accordo con me.» spiegò l’Hokage.

Entrambi i giovani genitori erano stati colti di sorpresa, dato che non avevano per nulla pensato a queste cose più serie, anche perché erano passate solo poche ore da quando Naruto aveva scoperto di stare per diventare padre, mentre Hinata aveva trascorso le giornate a sognare i suoi giorni con il marito e il frutto del loro amore nelle sue fasi di crescita.

«Sinceramente non ci avevamo ancora pensato a queste cose.» commentò immediatamente Hinata.

«Proprio così, maestro. - intervenne Naruto. Forse se ci da’ qualche giorno per pensarci su.»

«Vi conviene discuterne allora. - commentò l’Hokage. Ora che state per diventare genitori, molte cose cambieranno nella vostra vita. Purtroppo, io sono la persona meno indicata per darvi dei consigli in merito, dato che non ho figli, ma conosco tutti i diritti di cui godete in questa situazione, dato che ho rivisto tutte le leggi del villaggio a tale merito.»  

Naruto e Hinata si scambiarono uno sguardo preoccupato; avevano sorvolato una miriade di cose sull’aspetto di essere genitori. Non avevano considerato l’aspetto economico, tanto meno quello lavorativo, perché sicuramente per Hinata era un rischio considerevole andare in missione nel suo stato; ciò comportava che le entrate della coppia sarebbero diminuite e in un periodo di crisi come quello, in cui le missioni ninja erano poche, causa la pace, come avrebbero fatto a mantenere il loro bambino?

Hinata era estremamente preoccupata da quei grandi problemi che le erano stati messi davanti, ma non si perse completamente d’animo. Naruto era comunque riuscito a darle quel senso di sicurezza di cui aveva bisogno, limitandosi esclusivamente a sorriderle.

«Ce la faremo sicuramente. Ci dia giusto il tempo di valutare la situazione e faremo tutto ciò che serve.» dichiarò Naruto.

Hinata si sentì colta da un gioioso senso di sollievo; era sempre così, quando si trattava di affrontare un problema assieme a Naruto. La soluzione esisteva sempre, era solo necessario impegnarsi fino a trovarla: insieme.

«Tolgo il disturbo allora.» dichiarò Hinata.

La giovane mamma aprì la porta dell’ufficio e fece per andarsene, ma prima si rivolse al marito.

«Io vado a trovare mia sorella, Naruto. Ci vediamo lì?»

Naruto sbuffò; se la moglie stava andando a trovare sua sorella, significava anche che, quando l’avrebbe raggiunta, l’intero clan Hyuga lo avrebbe scansionato interamente, in modo da capire se la loro nuova situazione potesse assicurare la sicurezza economica e sanitaria della loro principessa. Naruto si sentiva già addosso lo sguardo indagatore di suo suocero.

«Va bene, tesoro. Ci vediamo più tardi.»

L’uomo lanciò un bacio volante alla moglie, la quale si mise a ridere per quella piccola dolcezza ricevuta e ricambiò il gesto, prima di andarsene via, verso la sua meta prefissata.

Una volta che la moglie se ne andò, Naruto sospirò sollevato e si rimise a lavoro, sotto lo sguardo invidioso di Kakashi.

«Certo che sei veramente fortunato. Sembrate molto felici.» commentò l’uomo.

Naruto stava continuando a scrivere con immensa concentrazione; la discussione appena affrontata lo aveva stimolato a impegnarsi con più serietà per le mansioni che l’Hokage gli voleva affidare; per questa ragione, Naruto non prestò molta attenzione alle parole del suo interlocutore.

«Maestro, ho quasi finito!» dichiarò a un certo punto il giovane uomo.

Kakashi rimase estremamente sorpreso da quella dichiarazione, tanto che non riusciva nemmeno a credere a quello che l’allievo era riuscito a fare solo con qualche parola seria a tu per tu. Naruto aveva un’espressione seria, proprio come quando combatteva seriamente, per tanto Kakashi era certo che questa volta, Naruto avrebbe svolto un lavoro migliore.

Trascorse all’incirca un’ora, dopo l’ultima discussione avuta. Kakashi aveva avuto la possibilità di concludere tutte le pratiche in priorità per quella mattinata e stava addirittura iniziando a sentire i morsi della fame; quel giorno gli andava del ramen al chiosco di Ichiraku. L’Hokage sguadrò per bene il suo allievo, il quale era ancora concentrato sulla stesura del rapporto e non accennava affatto ad arrestarsi.

«Ebbene, Naruto?» domandò Kakashi.

A un certo punto, Naruto posò la penna sul tavolo e lo porse a Kakashi. Questi si prodigò immediatamente a leggere il rapporto e a stentò non credette che quello che stava leggendo fosse farina del sacco di Naruto; non sembrava proprio.

Kakashi lanciò un’occhiata sospettosa all’allievo; allora era in grado di fare veramente bene le cose, quando veniva spronato per bene.

«Sì, non c’è male. - commentò Kakashi. Almeno è sicuramente meglio di quello che mi hai portato. È qualcosa di più professionale.»

Quel commento fece illuminare il viso di Naruto.

«Dice sul serio?!» domandò esaltato il ragazzo.

Kakashi annuì, dopodiché aprì un cassetto della sua scrivania ed estrasse un libro che Naruto conosceva fin troppo bene, dopodiché l’Hokage si rivolse all’allievo.

«Hai ancora molta strada da fare, però devo ammettere che sei stato bravo. - disse l’uomo. Tuttavia, hai ancora molte lacune e il mio consiglio è quello di leggere molto per imparare a scrivere bene. Per questa ragione, ti presterò la mia copia del Paradiso della Pomiciata.»

La reazione di Naruto a quella proposta non fu delle più rosee.

«Perché mai devo leggere questo libro noioso? L’ho già letto mentre viaggiavo con l’Eremita Porcello!» sbottò seccato.

«Questo libro non è noioso! - replicò l’Hokage con trasporto. La tua sfortuna è stata che hai letto questo libro quando eri ancora un moccioso, ma adesso che sei un uomo e per giunta sposato, ti assicuro che sarà un’ottima lettura!»

Kakashi mise con forza il libro fra le mani di Naruto, dopodiché si premurò di fissarlo dritto negli occhi, al punto da incutergli timore.

«Voglio essere chiaro su questa cosa. Ti sto prestando una cosa molto importante per me, se solo ti azzardi a rovinarmelo o peggio ancora a perderlo, ti giuro che ti sbatto nelle segrete del villaggio e ti faccio torturare da Ibiki.»

Naruto impallidì a quella minaccia, proprio perché aveva la netta sensazione che Kakashi intendesse sul serio quelle minaccie.

«V//va bene, maestro.» rispose lui intimidito.

All’improvviso, Kakashi cambiò atteggiamento, si alzò dalla sua poltrona e con fare molto allegro si rivolse nuovamente all’allievo.

«Benissimo! Che ne dici adesso di andare a prendere qualcosa da mangiare da Ichiraku? Ho una fame da lupi.»

Sia il complimento che la minaccia di prima erano stati immediatamente dimenticati da Naruto, dato che la prospettiva di andare a pranzare da Ichiraku era la cosa migliore del mondo per lui, quindi il ragazzo si era già avventurato all’ingresso della magione dell’Hokage, trascinando con sé il capo villaggio in direzione del chiosco di ramen.

Quando maestro e allievo giunsero al locale, non tardarono ad accomodarsi su un tavolo per venire accolti direttamente da Ayame Ichiraku.

«Guarda un po’ chi è venuto a trovarci! Naruto e l’onorevole Hokage. Bentornati!» li salutò la donna.

«Hey, Ayame! Ti siamo mancati?» domandò scherzoso l’Uzumaki.

Ovvio che Naruto le era mancato, dato che rappresentava una delle fonti indispensabili per il sostentamento economico del locale. Ayame era una donna molto interessata all’aspetto manageriale della sua attività, nonostante si rapportasse con un caro amico e con il capo villaggio.

«Moltissimo e tantissimi auguri, futuro paparino!» rispose la donna.

Subito dopo, Ayame iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa, ma non riuscendo a trovarla, chiese le dovute spiegazioni ai suoi affezionati clienti.

«Dov’è Hinata? Perché non l’hai portata? Volevo farle gli auguri.» disse la donna.

«È da sua sorella. - raccontò Naruto. Ma come fai a sapere della bella notizia?»

«Naruto. Hai dimenticato che ieri notte ti sei messo a urlare a squarciagola che stavi per diventare padre? Lo sapranno tutti.» domandò sarcastico l’Hokage.

Naruto allora si grattò la nuca, imbarazzato e si mise a ridere con tutto fragore.

«Eh, scusatemi. Ero troppo felice. Lo sono tutt’ora in effetti.» rise il giovane padre.

«Una volta tanto, fa bene fare delle pazzie. Sei scusato.» replicò Ayame divertita.

I due uomini ordinarono quanto desiderato, così Ayame poté andare in cucina a lasciare la loro comanda per occuparsi degli altri clienti.

Durante l’attesa, Naruto e Kakashi ebbero dunque tempo per discutere.

«Mi sembra ancora strano sentirlo, ma tu stai per diventare padre.» commentò Kakashi.

«Ha detto la stessa cosa del maestro Iruka, quando l’ho incontrato stamattina. Avete veramente tanta fiducia in me, vero, maestro?» sbottò Naruto leggermente offeso.

«Dai non prendertela, ragazzo mio. Dopotutto ti abbiamo visto crescere ed è naturale sentirsi orgogliosi di ciò che sei diventato.» rispose Kakashi.

«Dice davvero? Non mi sta prendendo in giro?» domandò perplesso l’altro.

«Certo. Anche se rimani la solita testa quadra.» specificò l’Hokage.

I due commensali ci risero su, mentre sorseggiavano dell’acqua in attesa che arrivasse quanto ordinato. Durante l’attesa, Kakashi aveva addirittura richiesto del saké, con il quale intendeva brindare alla salute del futuro nato. Dopo che i due ne bevvero un sorso, la conversazione proseguì.

«Ora che ti guardo, mi sembra di rivedere l’espressione esaltata di tuo padre, il giorno in cui mi aveva comunicato che tua madre era incinta di te. Hai proprio la sua stessa gioia dipinta in volto e sono certo che in questo momento sono fieri di te.» commentò Kakashi.

Naruto apprezzava moltissimo quelle parole; per lui significava molto, perché quel bambino rappresentava una nuova speranza di avere una bella famiglia che purtroppo lui non aveva mai avuto.

«Questo bambino. - dichiarò Naruto. Avrà tutto ciò che io non ho potuto avere. Una famiglia e una vita serena. Sia io che Hinata non siamo cresciuti in una famiglia unita, perciò vogliamo che questo bambino sia felice.»

«Lo sarà sicuramente.» commentò speranzoso Kakashi.

Dopodiché, l’Hokage aveva deciso di esporre all’allievo una considerazione più seria.

«Non dimenticare comunque che Hinata potrebbe correre dei rischi. Dopotutto tu sei una persona molto importante e ti sei fatto parecchi nemici. Le assegnerei delle guardie del corpo per quando non ci sei tu.»

Naruto non era riuscito a trattenere una piccola risata a seguito di quel commento.

«Conoscendo gli Hyuga, dubito che non lo abbiano già fatto. E poi, Hinata non ha bisogno di guardie del corpo. Ci sarò sempre io con lei.»

«Non sempre. - precisò Kakashi. Non dimenticare che hai le tue responsabilità e che da ora in poi ti metterò sotto con il lavoro.»

Naruto s’incupì; l’incubo non era ancora finito.

«Ma perché mi fa questo, maestro?! Io voglio stare accanto a mia moglie e nient’altro!»

«Lo farai, ma non sempre. - obiettò Kakashi. Ci sono molte cose da fare, come ad esempio il summit dei Kage del prossimo mese. Ho deciso che sarete tu e Shikamaru ad accompagnarmi.»

Naruto sbuffò amareggiato; un tempo sarebbe stato tutto elettrizzato dalla prospettiva di accompagnare l’Hokage al summit con gli altri capi villaggio, ma adesso non gli interessava affatto: le sue uniche priorità erano Hinata e il bambino.

«Ma devo proprio?» domandò insistente il biondo.

Era una domanda sciocca e infatti Kakashi reagì in maniera autoritaria, in maniera tale da fare capire che non c’era nulla per cui scherzare.

«Questo è un ordine, Naruto.»

Il giovane uomo allora fu costretto a obbedire senza fiatare, trovando alquanto fastidioso il fatto che Kakashi lo facesse apposta per rendergli più difficile la vita.

Tuttavia, Kakashi non fu solamente rigido con l’allievo, ma, data la situazione della moglie, aveva anche deciso di venirgli incontro.

«Dato che non hai ancora riscattato i giorni di ferie dal tuo viaggio con il maestro Jiraiya, ti congedo libere queste due settimane della fine del mese. Usale con saggezza.» dichiarò l’Hokage.

Il viso di Naruto si illuminò di gioia; quella sì che era una bellissima cosa. Naruto avrebbe approfittato di quelle due settimane di riposo per passare tutto il tempo con la sua adorata mogliettina e gli amici: sarebbe stato bello, prima di tornare a lavorare intensamente con l’Hokage.

«La ringrazio moltissimo, maestro!» tuonò Naruto all’apice della gioia.

Erano appena giunte due grosse scodelle di ramen fumante che il cameriere aveva poggiato di fronte ai due commensali, per poi tramandare loro un messaggio dal cuoco, il signor Teuchi Ichiraku, il quale aveva omaggiato i due, offrendo quel piatto per festeggiare la lieta notizia della paternità di Naruto.

Dopo avere ringraziato, Kakashi si rivolse al cameriere.

«Ringrazi moltissimo il signor Teuchi da parte di entrambi. Gli chieda poi se potesse avvicinare al nostro tavolo, non appena ha qualche minuto libero. Ci terremmo a ringraziarlo personalmente.»

«Sarà fatto, nobile Hokage.» rispose il cameriere, prima di congedarsi.

Naruto e Kakashi si lanciarono una rapida occhiata, dopodiché afferrarono le bacchette, immergendole all’interno della coppa fumante.

«Beh, maestro. Buon appetito!» tuonò Naruto.


L’angolo dell’autore

 

Ci sono riuscito anche questa volta, amici miei. Non pensavo affatto di riuscire a concludere questo capitolo, considerando gli esami che devo superare in quei giorni molto vicini. Spero comunque che la lettura sia stata di vostro gradimento.

Ci vediamo alla prossima!

Yameta

   
 
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