Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: TonyCocchi    07/12/2008    2 recensioni
Riguardo un viaggio da ricordare... Altro scritto autobiografico, più lungo e decisamente meno depresso del precedente XD Ancora una volta si vede come la vita reale dia grande ispirazione
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Riflessioni su un treno diretto a casa

Grazie al Lucca Comics 2008 per avermi fatto vivere una fantastica esperienza con i miei cari amici, per avermi dato una giornata delle più belle e divertenti mai vissute, per avermi concesso l’occasione di vederla.



(Basato su una storia vera)

Per V.


Nel vagone c’è quiete. Ascolto un pezzo di musica brasiliana, una canzone romantica e melodiosa, mentre ho lo sguardo vuoto a perdere tipico di quando penso. Non ho voglia di chiacchierare, fortunatamente per il mio amico addormentato sul sedile affianco.
Piuttosto mi godo il sottofondo fornitomi dalle cuffie, e comincio a pensare e ricordare; molto ha fatto di quei giorni alcuni tra i migliori che per me ci siano mai stati, ma, senza offesa per i miei compagni e per le spassose cavolate che hanno riempito di divertimento il nostro viaggio, la parte migliore è venuta mentre erano assenti.
Nei primi minuti di questo viaggio di ritorno mi và di ripensare a quel che è successo, poi se a loro andrà giocheremo a carte o parleremo di questo e quest’altro aspettando di arrivare. Per il momento, penso a lei.



E poi dicono che certe cose succedono solo nei film o nei fumetti.
C’è una calca pazzesca di gente di ogni età, provenienza e manga. Mentre aspetto e do occasione alle mie gambe stanche di riposare su un muretto mi passa davanti di tutto e di più, da Jack Sparrow ad un intera legione di Star Wars in sfilata, tutto, ma non chi sto aspettando.
Ormai dalla noia sento le palpebre pesanti, ma devo resistere alla tentazione della stanchezza: dietro il muretto su cui sono seduto c’è il vuoto ed un ruscello sporco e ci terrei ad essere presentabile.
Comincio a sbuffare e non la finisco più! È più di un ora ormai, e questo perché aveva detto che usciva subito!
Come non bastasse, sono le tre e non ho ancora mangiato. Occhi pesanti, crampi allo stomaco, stanchezza accumulata in una mattinata sempre in giro e sempre all’impiedi… Accidenti se devo incontrarla così!

Non ne posso proprio più! Mi alzo, attraverso la strada avvicinandomi all’enorme padiglione dove dovrebbe trovarsi ed estraggo il mio cellulare per l’ennesima volta (grazie papà per la gentile ricarica o tra lei, gli altri e il resto non sarei sopravvissuto).
Sono accigliato, annoiato a morte e stanco, e, tanto per cambiare, sbuffo.




Dopo essermi girato senza pensarci mi accorgo di chi ho davanti e mi blocco come un certo personaggio trai miei preferiti in un certo manga che mi piace tanto…
Così non vale! Mi ha colto di sorpresa!
E in tutto questo ho ancora il cellulare in mano e sono momentaneamente paralizzato per posarlo di nuovo in tasca…

Cavolo, c’è l’ho davanti! E consapevole di ciò non perdo altro tempo e mi avvicino.
Avevamo parlato un po’ prima di quel momento, prima di arrivare lì, e saltò fuori che entrambi eravamo un po’ in panne sul modo di salutare.
Del resto per lei sono arrivato a scrivere in una sera di metà agosto le tristi riflessioni che mi aveva ispirato lasciandomi a pezzi, poi pubblicate con discreto successo… L’ho anche ringraziata per quell’ispirazione, grazie al dolore di quel momento scrissi davvero bene e con passione e i commenti furono estasiati.
Ed ora sono qui ad incontrarla, alla faccio di tutto.

Nel momento in cui ci abbracciamo, sento finalmente che quella storia a distanza, sciocca come tutte le altre di questo genere, finalmente ha un occasione per riscattarsi.
La sento, la vedo, la sfioro, ascolto la sua voce, e per lei è lo stesso. Ma non c’è posto per il rimpianto che quel momento sia arrivato troppo tardi, abbiamo del tempo per concretizzare finalmente quel che c’è stato. Non lo sprecheremo.
Ci prendiamo per mano, e… finalmente si và a mangiare! Ormai non ci vedo più!



<………>
Che bello essere seduti a tavola ed avere lei alla mia destra… e il suo patrigno alla mia sinistra…
Passi per l’amica, è pure simpatica, passi per la madre che sembra più affabile… ma lui…
Lo dice stesso il termine: “patrigno”, che brutta parola! Che suono arcigno! Ti fa subito pensare al cattivo della situazione, in questo caso ad un grosso rompiballe che non riesce nemmeno a vedermi! Ho sempre l’impressione che mi tenga d’occhio, è terribile! Va bene che ci tieni a lei, lo capisco, ma… andiamo! Ti sembro forse un cattivo ragazzo con questo mio bel faccino? Bah, lasciamo perdere…
Insieme a me e a lei, lui è uno dei responsabili del nostro mancato incontro nel nostro momento d’oro, quando lei era ancora affascinata da quel tipo conosciuto via internet e voleva vederlo sul serio, e così io. Ma non parliamo di antefatti, non ora che sono così nei guai!
Eloquente la risposta del mio amico C. al mio sms in cui gli spiego la situazione…

<>

Grazie tante C….
Bene o male, il tempo passa, anche perché basta ignorare completamente l’esistenza del concetto di “sinistra” e concentrarsi su lei, sui suoi capelli lisci e scuri, la sua pelle caffè chiaro, quelle guanciotte che sembrano così morbide… Però non posso divagare in eterno su quanto sia bella. Come ho detto prima, ho fame! Ed ho una buona pizza margherita da finire insieme a lei!


le dico, dopodiché apro il mio zaino e tiro fuori…

Il suddetto Ciccio è il regalo che mi ha fatto al mio compleanno. È un simpatico pinguino col colbacco, molto morbido, che però porta tanta sfortuna al bowling…
In ogni caso, lui è il mio anello di congiunzione con lei, ogni volta lo guardo la penso, e l’averlo portato lì, a rivedere e salutare la ragazza che lo comprò, per nulla convinta della scelta per la verità, mi vale un bell’abbraccio… un altro di tanti quel giorno.



Più tardi


dico dopo aver guardato l'orologio.
Sorride leggermente, anche se è un po’ triste:
Cavoli, quanto siamo vicini… Non ho mai parlato così a quattrocchi con una ragazza prima di adesso…

Le afferro le spalle, e mi sento ancora più vicino.
La mia voce non è seria, né affranta, perché non voglio un saluto strappalacrime, li odio!
<È finita, capito?>

Invece continuo a sorridere, e scopro che non mi viene affatto difficile così vicino a lei e dopo quel bel pomeriggio.

I miei compagni mi aspettano, ma sono ancora qui. Le ho appena detto che ora che ci siamo visti dal vivo non cambierà i fatti, e cioè che non possiamo continuare a stare insieme, ed a sentirci come qualcosa di più che semplici amici a distanza.
Abbiamo avuto l’occasione e l’abbiamo sfruttata al meglio. O no?
Credo di essere tutto rosso e tremante.

Non ricordo con esattezza se dissi altro…

La mia mente è come annebbiata dal suo volto… Lei mi piace davvero. Sapendo ciò posso forse… concretizzare ancora di più quel che non era potuto essere tra noi due? Posso tentare di crescere, di vivere uno dei miei più grandi desideri? Posso?

Inizialmente mi manca il coraggio. Ma a mente libera si ragiona meglio, e difatti dal mio cervello scaccio ogni cosa, la paura ed ogni altro pensiero, se non quello di provare ad avvicinare un po’ il mio viso al suo, leggermente inclinato da un lato…


Con gli occhi chiusi sparisce il mondo circostante. Restano solo questi brevi, lunghi attimi d’incanto che vivo con tutto me stesso.


Ci guardiamo. Anche questo non cambierà nulla, e lo sappiamo entrambi; ma voglio credere che lei sia felice come me in quel momento, anche se era ormai la nostra rottura è definitiva.
Inclino il capo su di lei, e…

Gasparello è il suo patrigno: adoro storpiare il suo vero nome in tutti i modi possibili immaginabili, da Gasparino a Gasparaccio, da Gasparetto a Gasperino, e non è che lei si arrabbi a prenderlo in giro così!
Lei ride:
Sudo freddo:

Ci abbracciamo ancora: è così calda… abbracciandola quel giorno provo una sensazione nuova, ma meglio tardi che mai!






Chissà se qualcuno in quel momento mi avrà notato: un tizio con gli occhiali che cammina sorridendo, con gli occhi stretti e lucidi, ma senza piangere.
Mentre cammino, sono elettrizzato di felicità: mi sento più forte, più maturo, più contento della mia vita, e ringrazio il cielo in cui credo perché da un po’ di tempo a questo parte fa girare la sorte dalla mia parte.
Credo di avere anche esultato ad un certo punto, non in maniera plateale, ma almeno un po’ notabile, come un pugno levato al cielo.
Poi però mi calmo, e serenamente cammino per le vie affollate della bellissima città di Lucca.
Torno dai miei amici a testa alta, consapevole di aver vissuto uno dei giorni più belli della mia vita fino a questo momento, come spero ce ne saranno ancora.




Mentre col batticuore mi allontano,

Non riesco a fare a meno di ripensare alle ultime ore appena vissute.

Ma soprattutto

Non riesco a fare a meno di sentirmi in dovere di dirti

Grazie

Grazie per questo giorno

In cui finalmente il nostro affetto speciale è potuto diventare realtà

Grazie per farmi tornare a casa più felice

E per avermi fatto capire ciò che sapevo già

Che è bellissimo avere qualcuno accanto

Per questo, grazie

Ed ora che so un po’ meglio cosa significhi

Non più sfogo la mia frustrazione con le parole e le lettere

Come ho fatto in una calda sera di metà agosto

Ma torno a casa con la speranza

Che può esserci un lieto fine anche per me

Come quello dei personaggi delle mie storie

Ora che ho sperimentato come può essere

Non solo spero

Voglio che sia così

Procurarmi e procurare

Con l’impegno e con un po’ di fortuna

Altri sorrisi, altri abbracci, altri momenti speciali

Quindi, un ultima volta ancora

Grazie V.

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: TonyCocchi