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Autore: Lauretta Koizumi Reid    22/02/2015    3 recensioni
Sono passati 30 anni dalla fine dei giochi. La piccola Mellark è cresciuta, sa cosa sono gli Hunger Games, sa che il trentennale della loro abolizione andrà festeggiato. Tra le tante iniziative, a scuola vengono chiamati alcuni ex soldati come testimoni oculari della Seconda Ribellione.
Tra loro c’è un quasi cinquantenne del Distretto 2 che ora la sta guardando con un’espressione indecifrabile.
Lui si chiama Gale Hawthorne.
Lei ha capito che non è un semplice soldato.
Un incontro casuale, che non doveva avvenire, che cambierà tutto, che porterà la giovane ragazza a scoprire verità desiderate ma terribili.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bimba Mellark, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Delion entrò in casa sgattaiolando e cercando di fare il minimo rumore possibile, ma sapeva che era un tentativo vano. Era rimasta nel bosco circa una decina di minuti e a giudicare dal profumo di tacchino nell’aria, dal fatto che erano tutti e tre a tavola, dall’espressione dispiaciuta del fratellino e soprattutto dall’espressione furente della madre, era stata scoperta.

- Delion? – chiese Katniss – vorresti spiegarmi per cortesia perché te la sei svignata dalla finestra per andare nel bosco?
- Io, ehm...avevo lasciato una cosa lì. Sono andata a prenderla. Avevo lasciato...la felpa!
- Be’, e in questo caso perché non dirmelo? Ti avremmo accompagnato noi! Non sono posti divertenti a quest’ora di sera, non te ne rendi conto?
- Perché non volevo farti perdere tempo, mamma – rispose Delion a testa china.
-Figliola, scusami ma non regge: potevi dircelo e basta. Perché scappare dalla finestra rischiando di farti anche male? Sei talmente immatura quando fai così!

Peeta, poco più in là, capì che quelle ultime parole avevano provocato troppo la figlia, e scosse la testa.
- Ah sì? Be’ non mi sembra affatto di essere immatura, mamma. E non farmi dire il perché. – sbottò Delion.

Peeta decretò con quell’altra ultima frase l’inizio di una bella discussione madre–figlia adolescente. Erano davvero molto brave a provocarsi a vicenda. Ah, che pazienza. Guardò il figlio seduto di fronte e fece cenno di lasciar perdere, che non era nulla di importante.

- I misteri in questa casa non li voglio Delion! Le cose si dicono chiare e tonde! – dichiarò Katniss sbattendo la mano sul tavolo e avvicinandosi alla figlia.

- Davvero mamma? Chiare e tonde? Chiare e tonde come Finnick divorato dagli Ibridi, senza tomba e con solo una fontana? Come le tue chiazze di pelle artificiale perché ti sei beccata una bomba? Come...come...

Si bloccò perché vide la madre sbiancare in volto. Delion sentì la rabbia andar via di colpo come quando si riprendeva aria dopo un'apnea. Peeta si alzò dal tavolo e si diresse verso la figlia con aria molto seria.

- Tesoro...chi ti ha detto queste cose? Le hai sentite oggi agli incontri di commemorazione?
- No – mormorò Delion.
- Ho capito.

Seguì un lungo momento di silenzio, passato il quale Katniss si rianimò un minimo e scosse la testa.
- Perché devi arrabbiarti così io non lo so. E soprattutto perché devi usare questi fatti così tragici – che chissà come sei venuta a sapere poi - per attaccarmi ancora meno. Mi deludi molto, Delion. E adesso mi dici anche chi ti ha detto queste cose, subito.

- Perché mi arrabbio così? – sibilò la ragazza sentendo un enorme potere di ribellione che le dava una gigantesca scarica di adrenalina – chiedilo a quelli che hanno depistato papà, forse ci sarà una risposta.

Questa volta anche Peeta impallidì.
I suoi occhi azzurri contornati da piccole rughe d’espressione si fissarono nel vuoto.  Ma solo per un attimo.
- Delion Mellark. Non so come tu sappia queste cose, ne’ perché sei uscita dalla finestra. E francamente non mi interessa. Ma quando vorrai parlare con me di questa cosa...mi trovi in panetteria.
E se ne andò sbattendo malamente la porta. Delion si rese conto ancora un volta di avere esagerato, ma non era davvero riuscita a trattenersi. Cercando di farsi valere con Katniss, aveva sconvolto suo padre. Sentì un'improvvisa stanchezza, mescolata anche alla consapevolezza che ora attaccare come un tigre con l'avrebbe fatto ottenere nulla di quello che in realtà voleva fare. Inspirò profondamente.

- Dov’è andato papà? – chiese impaurito il piccolo Mellark.
Katniss non aveva più parole. Non pensava più al depistaggio e a tutto ciò che la figlia le aveva appena riversato addosso da anni, e in quel momento sentì tornare la vecchia Katniss a galla. Ma se queste cose pesavano come macigni di cemento su di lei, come faceva Delion a tenerli come se fossero piume? Guardò la figlia che sembrava tuttavia instabile e sconvolta come un terreno dopo un terremoto.

- Questi, mamma, sono i motivi della mia maturità. I segreti. Le cose che mi avete voluto tenere nascoste per proteggermi e che io volevo sapere a tutti i costi. Fanno male. Uccidono di dolore. Ma sono necessarie da sapere, almeno per me. Non posso onorare la morte di nessuno, se non so perché e come è avvenuta. Non posso ricordare, se non so per quale motivo devo farlo.
Lo sguardo si posò su una bella cornice d’argento che racchiudeva una dolce foto di Primrose Everdeen, foto dai colori nebbiosi ma intensa quanto bastava. La prese in mano e la mostrò a Katniss.
- So anche di lei, mamma.

Gli occhi grigi di Katniss si riempirono di lacrime.
- Mi dispiace. E’ stata una cosa orribile da conoscere. Ma adesso so perché devo rispettare ancora di più quella tomba. Anche se è vuota. Perché è una tomba vuota, mamma.
Katniss non ebbe il coraggio di chiederlo ancora una volta, ma sperava che il suo sguardo parlasse da sola. “Chi ti ha detto tutto questo?”

Delion inspirò.

- Conoscesti un soldato di nome Gale?

Katniss si sedette sul divanetto del salotto, raggiunta da uno spaventato figlio minore che la guardava con i suoi stessi occhi grigi, e si prese la testa tra le mani.  
- Gale... – mormorò.
- Sì, lui. E’ venuto oggi in classe con altri soldati che facevano parte dell’esercito dei Ribelli. L’ho riconosciuto. Come? Grazie a quei filmati che ogni tanto passano in televisione, dove ci sei tu e il tuo team. Non me li hai nascosti abbastanza da farmi dimenticare le facce dei presenti. Lui è cambiato pochissimo infatti. E ha riconosciuto me. Be’, non ci vuole molto, io sono quasi famosa come te, mamma, inutile dirlo, no?
- Già... – disse Katniss sollevando lo sguardo in direzione della figlia, dritta in piedi davanti a lei.

- Sono stata io a chiedergli tutto quello che volevo sapere. Siamo stati nel bosco e lui mi ha raccontato le cose forse più orribili e impressionanti che abbia mai sentito. Tra cui il motivo per il quale voi due non vi parlate da trent’anni, mamma.... sì, me l’ha detto, non fare quella faccia. E’ stato lui a ideare la bomba che ha ucciso la zia, - e qui Delion strinse a se’ il ritratto di Prim – e io sulle prime sono scappata via da lui. Non potevo credere che avesse fatto deliberatamente una cosa del genere, sapendo a che cosa potevano destinare la sua arma dei paracadute a doppia detonazione...
- Ah...ti ha raccontato proprio tutto, allora... – rispose Katniss.

- Sì. Poi lui – e qui gettò uno sguardo verso il fratello, che aveva francamente capito poco di tutta quella delirante conversazione – mi ha ripetuto Einstein, che studiando gli atomi diede il via all’invenzione delle armi atomiche e della bomba atomica.
Forse lui aveva compreso che i suoi studi avrebbero portato a qualcosa di pericoloso, ma non potè fare nulla per fermarlo.
Anche Gale si trovò nella stessa situazione, mamma. Con la sola differenza che Gale probabilmente sapeva che avrebbero ucciso degli innocenti, anche dei bambini. E Prim.
Non è facile perdonarlo. Non è facile capirlo. Ma mi sembra che l’abbia scontata abbastanza.
E se la morte di Prim e di quei bambini fosse la ragione per cui io sono qua, perché siamo nati, perché non viviamo più come trent’anni fa, be’...forse la zia sarebbe stata la prima a decidere di sacrificarsi.

- Sarebbe stata un ottimo medico, Delion....aveva il futuro davanti a lei... – affermò Katniss – e tu non hai idea di cosa abbiamo passato prima di voi...
- Certo che ce l’ho, mamma. Ti sei sposata con Peeta a venticinque anni o poco meno e hai fatto me a trentadue. E’ evidente che tu eri ancora un mezzo cadavere sconvolto e mio padre un parziale violento, e che di fare figli prima non se ne parlava. Solo quando ti sei sentita davvero al sicuro siamo nati io e lui. Quanto a Prim lo so. Credimi. In questo periodo mi sento più vicina io a lei che mai in tutti questi anni.
Ma ormai è passato del tempo. Prim è morta per dare un futuro a me, Finnick per darlo a suo figlio, papà ha sconfitto la sua malattia per non dare la vittoria a Capitol City. Adesso tocca a te essere coraggiosa.

Porse un foglietto a Katniss.

- Questo... questo è...
- Indirizzo. Numero di telefono. Di Gale. Per questo sono uscita dalla finestra. Dovevo rintracciarlo ancora una volta.

Katniss fissò quel foglio a lungo.

- E’ un bell’uomo. Ha una voce profonda. Rispetto a quando era un ragazzino ha molti meno capelli in testa e ha occhiaie e borse sotto gli occhi molto pronunciate. Le sue mani sono piene di calli. Dirige una fabbrica nel Distretto 2. Si è sposato, ma ha divorziato dopo pochi anni di matrimonio. Però è rimasto in buoni rapporti con la ex moglie ed ha un bambino di quattro anni...ah, queste cose me le ha dette proprio poco fa che l’ho incontrato. Ora sarà sul treno per il Distretto 2 – spiegò Delion.
i si incamminò verso la porta di casa e la aprì. – Pensaci mamma. Adesso vado a recuperare papà.
 









 
 
Note dell’autrice (che ha faticato non poco a scrivere questo capitolo!): Salve a tutti, lettori! Spero vi sia piaciuto il capitolo e spero davvero che risulti verosimile: mi sento una frana a volte a cercare di rendere con le parole sentimenti così complessi come quelli che provano queste due donnacce, ma cosa volete che vi dica...io ci ho provato! Se volete lasciate una recensione e state pronti...il prossimo capitolo sarà l’ultimo! Sigh! Ciao a tutti e a presto! 


 
  
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