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Autore: Sami_    22/02/2015    7 recensioni
Scorci di vita Wolfstar, annegherete nel fluff... e nella cioccolata.
Ho scritto che è una raccolta di One-Shot ma potrebbe essere anche una mini-long intervallata, è in ordine cronologico.
That's the point:
Remus è gay, e non lo sa nessuno se non lui.
Sirius è gay e lo sanno tutti meno che lui e Remus, ma Remus è accecato dall'amore, capitelo.
James è alle prese con una Lily più-che-puntuta.
And now?! What's going on?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Slice of Wolfstar - What's going on?'
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‘‘  The only heaven I’ll be sent to
Is when I’m alone with you
<< I was born sick, but I love it. >> ’’

Sirius aveva imparato che ‘ contro tutto’ era esattamente quello che voleva.
Sirius aveva accettato di essere gay.
Remus ne era più che consapevole. Il punto però era che Sirius non voleva esserlo né pensava fosse normale. Era convinto di avere una patologia che affliggeva circa il 10% della popolazione mondiale e lui era in quel 10%.
L’unica cosa che aveva realmente capito era di essere Remus-sessuale e che non poteva nulla contro questo.
Erano passati mesi di sensi di colpa, di fragilità, di periodi in cui lui era diventato quello che si portava dentro il mostro e Remus quello che si trasformava in un animale.
Remus questo semplicemente non lo accettava. Sirius doveva volersi bene, non stare male e farglielo notare aspettandosi che Remus andasse dritto da lui a consolarlo, perché non avrebbe ceduto né mai lo avrebbe fatto.
I due quasi non si parlavano da mesi, e James era sempre più confuso dai piani andati male e da tutto quello che li riguardasse in minima parte. Non aveva idea di chi dei due soffrisse di più soprattutto poiché ne ignorava i motivi. Vedeva due suoi migliori amici darsi pena l’uno per l’altro senza capire realmente il perché, e non ne poteva più.
Quel giorno si era riunito con Peter.

- Peter non hai notato nulla di strano tra Remus e Sirius negli ultimi mesi?
- Sono sempre molto tristi e malinconici..
- Peter dimmi una cosa, tu hai capito che si vogliono bene, vero?
- Certo che si vogliono bene!
- Si.. Ok, giusto. Io intendevo che si amano, Peter.
- CHE? DAVVERO?

Peter aveva spalancato i suoi occhioni liquidi a metà tra il dolce e l’inquietante e James si era chiesto come fosse possibile che Wormtail fosse così ingenuo.

- Avevo notato qualcosa da parte di Sirius ma sai, credevo fosse solo un’impressione.
- Non lo è. E’ successo qualcosa e dobbiamo scoprire che cosa.
- Vuoi architettare un piano?

Aveva detto Peter ammirato, con aria complice.

- Si.

Aveva confermato James con un espressione cospiratoria dipinta sul volto; poi Wormtail arricciò il labbro, storcendo il naso.

- Perché invece non li chiami e gli fai sputare il rospo ad entrambi?
- Wormtail. Sei un genio.

James aveva sempre considerato l’idea di ‘’parlare ‘’ una prerogativa delle ragazze, ma se avesse messo Remus e Sirius spalle al muro, era certo che sarebbe riuscito a farsi dire tutto.



 

Sirius odiava non dover dire quello che sentiva a James. Loro condividevano tutto dalla veneranda età degli undici anni, non poteva evitare di dirgli una cosa simile. Sapeva che questo avrebbe coinvolto un implicita confessione anche da parte di Remus, ma non poteva e non voleva tenere James all’oscuro. Si chiedeva come avesse fatto, Remus, tutto quel tempo da solo a tenersi quello che sentiva dentro. Sirius ci aveva provato a capirlo, eppure non c’era riuscito in alcun modo.
Solo Remus sapeva quello che aveva passato, ed ogni giorno si ripeteva chi era, chi amava e dove erano arrivati, come fosse un monito: un monito ed un motivo per andare avanti.
Se hai fatto questo, puoi anche guardare a testa alta chiunque incontrerai oggi, Remus’  e così aveva continuato ogni maledetto giorno, sentendo Sirius allontanarsi sempre più dal suo mondo. Presenti fisicamente entrambi e assenti mentalmente ognuno nei pensieri dell’altro.
Era difficile amarsi e non pensare a quanto sarebbero stati felici insieme, ma piuttosto remare contro se stessi e fare forza contro la propria sensibilità.
Sirius un pomeriggio era andato da James.
‘ James’ aveva detto ‘ sono gay’ aveva aggiunto e senza lasciar prendere fiato a James per lasciarsi dare una riposta aveva concluso con un ‘ amo Remus.’
E diamine ce l’aveva fatta, l’aveva capito, l’aveva detto. Dopo mesi di agonia l’aveva ammesso a se stesso, rendendosi conto che non c’era mai stata sensazione più bella di dire quelle parole ad alta voce. E poi si era sentito un imbecille per aver pensato quello che aveva pensato, eppure ormai avrebbe dovuto farci l’abitudine.
James aveva trattenuto le labbra tra i denti per non scoppiare a ridere, ma con scarsi risultati, poiché era uscita fuori una risata sguaiata da tenersi la pancia, al punto che Sirius si era convinto che Prongs lo considerasse uno scherzo.

- Prongs guarda che sono serio, non sto scherzando, è una cosa importante!

Ma James continuava a ridere nella disperata ricerca di aria.
Poi, tra un singulto ed un'altro e qualche lacrima più tardi aveva messo a tacere tutti i pensieri di un Sirius in crisi.

- E quanto ci hai messo per capirlo? Era ora fratello. Remus lo diceva che eri un po’ lento ma non credevo così tanto.
- Cos..? Tu.. Tu lo sapevi?

Sirius era ampiamente in conflitto: da una parte era arrabbiato perché James non ne aveva mai fatto parola e dall’altra era così contento che era sul punto di andare a dichiararsi da Remus. Ma non fece nulla, né disse niente, si limitò a buttarsi addosso a James e a conficcargli le dita nella schiena.

- Sirius. Sirius mi fai male.

Così era andata a finire che si erano messi a giocare e a fare la lotta come due cuccioli di razza sconosciuta.
James e Peter si fecero spiegare quanto successo e optarono perché Sirius si facesse perdonare assecondando Remus e facendosi vedere più responsabile.
Remus non diede cenni di cedimento neanche con tutte le lusinghe di Sirius, né coi favori, né con la cioccolata.



- Andiaaaaaaaaaamo Remus che ti coooooooosta!?
- Sirius ho detto di no!
- Perfavoooooooooore!
- Sirius.
- Remus.

L’aveva scimmiottato Sirius con la faccia più da Remus che riuscisse a fare e incrociando le braccia.

- Lo sai che ti diverti!
- Sirius, basta.

Si era girato Remus e lo guardava negli occhi argento coi suoi, lucidi e rossi.

- Cosa non capisci, Sirius, di un rifiuto, mh? Dimmelo, avanti.

Era chiaro che non avesse compreso cosa si celasse ancora un volta dietro ad una declinazione di uno scherzo ai danni di Snape, c’era ben altro sotto, qualcosa che non riguardava neanche il freddo pungente che gli faceva perdere la sensibilità alle dita ed imporporava le guance di Remus; no, doveva essere qualcos’altro.

- D’accordo.

Aveva acconsentito ed abbassato gli occhi sospirando, poi si era girato e aveva posto una gamba davanti all’altra, convinto ad andarsene.
‘‘ Cosa non capisci di un rifiuto? ’’ Evidentemente, anche dietro quelle parole c’era un secondo significato.
Remus ebbe un attimo di esitazione, poi fermò il moro per un polso.

- Non andare.

Sirius si trovò sorpreso e meravigliato quando Remus lo fermò, due volte quando fece scivolare la mano di lui dal polso nella sua, e ancora una quando Remus la strinse e le guidò entrambe vicino al suo corpo.
Camminarono così per Hogsmeade con tante paia di occhi puntati, un Remus incurante e un Sirius ancora meno finchè non raggiunsero la Stamberga Strillante.
Si sedettero nel salone al piano terra, sul tappeto sfilacciato e rovinato dal tempo.

- Cosa c’è?
- Sono stanco Sirius.

Si era premuto le dita sulle palpebre per qualche istante, riflettendo su quello che avrebbe dovuto dire e dosando ogni parola. Sirius lo guardava attento e comprensivo credendo di sapere.

- Di cosa?
- Di me e te. Di questa situazione.
- Perché?

Adesso il moro lo guardava con gli occhi assottigliati, irritato. Lui faceva di tutto perché potessero essere felici, era Remus che continuava a mettergli i bastoni fra le ruote per ragioni ignote. Remus aveva riso sprezzante davanti alla rabbia di lui, che lo guardò come a volergli fare male, come se fosse il cane ferito costretto a reagire. Ma Remus pur vedendo le reazioni di Sirius e comprendendo il suo punto di vista non poteva fermarsi, non adesso che avevano cominciato a parlare sul serio, non ora che le parole che aveva sempre trattenuto come nodi sulle corde vocali rotolavano fuori a conati. Stava vomitando tutto Remus, lo stava facendo per una volta, davvero.

- Ti fa male Sirius? Fa male di più a me. Sai che cosa? Non m’importa più. Io almeno sono in pace con la parte umana di me stesso, quando ritroverai la tua, fammelo sapere.

Quelle parole erano arrivate come lamine dritte nello stomaco di Sirius, lì dove la sua carne era cicatrizzata e più debole, lì dove Moony aveva provato a difendersi e a sfogare la sua fame. Erano penetrate a fondo e Sirius si era creato un muro interno per farvi fronte, perché non si sarebbe mai fatto vedere debole, neanche da Remus, non così.

- Io almeno ho un solo mostro dentro di me.

Lo aveva detto consapevolmente, lo aveva fatto apposta, per ferirlo. Dall’inizio della conversazione aveva aspettato di infierire, perché le cose stavano così, erano quelle e né Remus né lui potevano nulla. Erano dei mostri entrambi, perché diversi, perché impuri, perché indegni, perché malati. E Sirius si sentiva così e lo accettava, ma a Remus non bastava mai.

- Non ti accontenti mai Remus, vero? Non potresti solo accettare di averli i mostri? Ma no, o li nascondi o li fai passare per buoni.

Aveva alzato le spalle e le sopracciglia in un cenno di spocchia, e Remus non aveva retto.

- Vattene.
- No.
- Ti ho chiesto di andartene.
- E’ un luogo comune non casa tua, me ne vado quando decido di farlo.
- Sirius, per l’ultima volta, esci dalla stamberga.
- Oh-ho. Aspetta. Ho capito perché tanta insistenza, stai aspettando un amichetto? Li fai venire sempre qui? Ormai conoscerai tutti i mostri di Hogsmeade!

Poi, così come se n’era andato, era arrivato uno schiaffo sulla guancia di Sirius. E Remus non voleva che tornasse, all’inizio, non voleva davvero continuare ma era sinceramente troppo per lui: aveva atteso, sofferto, si era nascosto, non aveva respirato, si era fatto del male, aveva vomitato, rifiutato ogni tipo di contatto umano, sognato tra le nuvole e tornato per terra e ogni volta faceva sempre più male, aveva amato con ogni fibra del suo corpo di cicatrici, con ogni parte della sua anima ed adesso si sentiva dire questo. Non ci aveva visto più, ed era passato alle mani. Un solo schiaffo e al rigirarsi del viso ghignante di Sirius aveva tirato un pugno che aveva evitato. E ancora un altro ed un calcio e Sirius non faceva che ghignare e schivare e bloccare.

- Avanti Remus, fammi vedere quello che sai fare, fammi vedere il mostro.

Gli occhi grigi scintillavano folli e a quel punto aveva cominciato anche lui a reagire alle botte prese, e aveva mandato un cazzotto proprio sulla mascella di Remus che sembrava disallineatasi.
A Remus non importava che lo chiamasse così, né che reagisse, e tanto meno della mascella rotta e del dolore anzi contribuiva tutto a che si sfogasse, e quindi continuava e continuavano entrambi imperterriti fin quando non si trovarono sulla soglia della porta e finalmente Remus riuscì ad assestare un pugno nella stomaco di Sirius.
 Il moro aveva boccheggiato e sgranato gli occhi e si era aggrappato con le unghie a Remus, graffiandolo e sbilanciandolo tanto da farlo cadere su di lui e tra un calcio, una ginocchiata ed un pugno erano ruzzolati nella neve bianca che piano si macchiava del rosso del sangue di entrambi e di nero d’odio. Odio che provavano entrambi in quel momento per le parole pronunciate dall’altro, per se stessi e per ogni movimento mosso col preciso intento di ferire, di fare del male e gli pareva che ad ognuno di quelli un pezzo d’anima rimanesse attaccato alla neve che con tutto quel sangue infetto di sentimenti negativi, sembrava risplendere bianca e pura come mai prima. La lotta perdurava su tutta la discesa dalla Stamberga, ed era terminata appena cominciata la pianura, quando un colpo alla testa aveva fatto perdere i sensi a Sirius.
Remus era ancora cavalcioni e stava sputando un dente insieme a tutto il sangue, e quando aveva afferrato Sirius per il collo si era reso conto che non reagiva. Il sangue che gli usciva dalla bocca e dal labbro aveva ricoperto metà del volto di lui, che ad occhi chiusi rimaneva fermo. Remus aveva aperto gli occhi d’ambra quanto più il dolore gli aveva consentito, ed aveva aperto la bocca tremante.

- Sirius?

La voce era spezzata ed un gemito era risuonato nel bianco che li circondava.
E poi una lacrima si era fatta spazio dall’occhio livido lavando una scia di sangue, e si era posta sulla guancia di Sirius togliendo via anche il suo, di sangue. E poi l’avevano seguita mille ed altre mille ancora e singhiozzi si erano mischiati al groppo che aveva Remus bloccato in gola e gli scuotevano le spalle curve, messe a protezione del corpo inerme di Sirius, che ad occhi chiusi rimaneva fermo. La bocca era tesa e spalancata e non importava se usciva sangue e saliva, se non respirava più dal naso perché ancora una volta era stato la causa del male di Sirius, ancora una volta si portava appresso colpe più grandi di lui e il rimorso e il senso di colpa lo divoravano, come se il lupo che sarebbe uscito di lì a due giorni stesse reclamando il corpo che lo ospitava e mordesse, dilaniasse dall’interno tutto quello che stava trovando.

- Sirius ti prego.

Arriva al cuore quanto prima, te ne prego. 
E il lupo non demordeva, continuava a dibattersi dentro di lui e Remus non respirava né dal naso né dalla bocca, ma soffriva continuava a soffrire inesorabilmente e Sirius era lì, che ad occhi chiusi rimaneva fermo.
Allora Remus si era avvicinato il volto di Sirius vicino al suo, l’aveva abbracciato ed aveva aspettato chissà quanto tempo che Sirius reagisse e si svegliasse, ma non succedeva nulla: semplicemente stava e ad occhi chiusi rimaneva fermo
Allora Remus si era passato una manica davanti alla bocca, aveva lasciato che dei gemiti dal profondo della gola uscissero ripetutamente e si era riscosso pulendo il volto di Sirius del suo stesso sangue quanto più riusciva, sporcandosi le mani tremanti.
 
- Ti amo.

Aveva sussurrato nell’orecchio di Sirius.
Era stato solo un sibilo.
Non l’aveva neanche mai detto a nessuno e l’aveva sempre considerato come sopravvalutato da tutti i libri letti e i film visti, eppure in quel momento non c’era stata cosa più naturale da dire ed anche la più inutile visto che nessuno, nessuno, nessuno aveva potuto udire quelle parole, visto che chi avrebbe dovuto farlo semplicemente ad occhi chiusi  rimaneva fermo.
Dopo poco aveva fatto combaciare la sua fronte con quella di Sirius ed aveva smesso di piangere, si era calmato.
Aveva poggiato le labbra su quelle di lui, gonfie entrambe per i pugni presi, ed aveva sopportato il dolore mettendoci tutto l’amore e la disperazione che sentiva soltanto premendole quanto più poteva.
Si stava aggrappando al corpo di Sirius come fosse la sua àncora e di nuovo il lupo si fece sentire da dentro il petto, perché era colpa sua se si erano ridotti così: sua, sua, sua e di nessun’altro.
Arriva al cuore quanto prima, te ne prego.
Ma Remus si impedì di ricominciare a piangere. Aveva fatto forza sulle gambe magre ed alzandosi aveva preso in braccio Sirius alla bell’e meglio portandolo dentro casa. Aveva raccolto della neve pulita, gliel’aveva poggiata sulla fronte, gli aveva alzato le gambe ed aveva aspettato.
Dopo un tempo che gli era parso interminabile, Sirius si era svegliato e Remus non gli aveva dato il tempo di riprendersi che si era già fiondato ad abbracciarlo e Sirius non aveva fatto domande, aveva solo ricambiato l’abbraccio.
Quell’abbraccio era stato pieno di risposte dall’una e dall’altra parte e non seppero neanche quanto tempo stettero fermi né quando Sirius aveva cominciato a piangere e Remus a ridere, grato che quel pianto potesse uscire dagli occhi vivaci di Sirius.
Non c’erano più state bisogno di parole, perché adesso semplicemente si erano legati. Legati indissolubilmente.
Non importava quanto sarebbero andati avanti, quando avrebbero capito che amare non è mai una malattia, che tutti abbiamo dei mostri nell’armadio. Perché Remus e Sirius sono così: si amano, si odiano, si amano di nuovo, si dicono cose cattive che non pensano e poi tornano a volersi ad amarsi a toccarsi, e poi ancora a strillare e a prendersi per i capelli. Ma non importa perché loro sono, loro esistono e sono questo, e non gli serve nient’altro.
E Remus pensava a tutto questo mentre teneva Harry tra le braccia di fronte al velo, e sapeva che tutto questo non l’avrebbe mai dimenticato.

Authorees’ corner:
Saaaaaaaaaaaalve! Siamo arrivate quasi alla fine. Questo capitolo è stato un parto ed è colmo di cose che non mi piacciono ed ho l’impressione di non aver dato quello che volevo. Ma è importante per me. Lo è veramente, per me, per quello di cui tratta, per i sentimenti che ci ho buttato dentro, per Remus e Sirius, per quello che le persone devono patire, e non parlo solo dei gay, parlo degli emarginati, dei nerd, dei trans, degli immigrati, dei ciccioni e di quelli con un colore diverso di pelle. Non è un bel periodo, sapete? Ma vi voglio ringraziare per seguire i miei scleri e le avventure di questi due. Volevo fare una dedica a chi non c’è più nella mia vita che sia in cielo o per le strade del centro, ed una alla mia amica Federica che recensisce sempre sotto stretta minaccia perché sa che mi fa piacere, e sempre a lei perché quando non mi capisce prova di tutto per riuscirci lo stesso, e poi a voi che siete qui e che avete letto fino ad ora, che siate silenziose o delle gran chiacchierone. Grazie.
Sami_
PS: Andate a sentire Straordinario di Chiara, non sono una sua grande fan ma questa canzone mi ricorda troppo la mia Wolfstar e questo capitolo.
PPS: L'editor non mi fa ingigantire la scritta, uffino.
 

 

  
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