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Autore: Sincro    22/02/2015    1 recensioni
Una storia ambientata in Francia in un imprecisato periodo temporale.
Personaggi custodi di un destino scritto per loro da un'entità celata da una maschera.
Questo destino sarà loro gabbia o salvezza? Chi mai si spingerebbe in qualcosa del genere e perché?
Genere: Horror, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - La grotta
Presente
 
 
A differenza del mattino, in cui un terso cielo sovrastava le cime dei sempreverdi, verso sera dei minacciosi nuvoloni neri stavano per ricoprire ogni cosa. Nella fitta e rigogliosa boscaglia si intravide un uomo che avanzava. Il suo era un correre strano, stava scappando. Scappando da qualcosa di invisibile. Si sentì chiaramente il fragore dei suoi passi e il respiro affannoso provocatogli da quella corsa che sembrava tutt'altro che breve. Mentre correva con le braccia si proteggeva il viso dai rami più bassi. Si potevano intravedere delle righe di sangue trasparire attraverso la maglietta bianca.
Improvvisamente si fermò. Si bloccò e fissò, per un attimo, quella luna che illuminava la sua strada. Adesso era solo, immerso in quella oscurità sviante. Avvertì piccole e sempre più frequenti gocce d'acqua bagnargli capo e viso, il temporale stava iniziando. Era cieco ma con l'aiuto delle mani e di quella poca luce che riusciva ancora a trasparire tra le nuvole aumentò il ritmo dei suoi passi. Da qualunque cosa stesse scappando ormai aveva un enorme vantaggio, ora doveva scappare dalla pioggia incombente. Corse fin quando non inciampò in qualcosa, una radice, che lo scaraventò nella terra bagnata. Non era una radice, era una coppia di binari; corrosi dal tempo e dalle intemperie. Percorse le rotaie con un passo più moderato e placido, nella speranza di guadagnar un po' di fiato. Dinanzi a lui si erse un cartello di legno con intagliate parole indecifrabili ma un disegno era ben chiaro, una croce su cui era avvolto un serpente. L'uomo ignorò l'avviso e proseguì la strada dettata dai binari fino a ritrovarsi di fronte all'ingresso di un tunnel sorretto da marcie e lunghe travi di legno. L'uomo diede un ultimo sguardo alle sue spalle e si addentrò nel buio di quel tunnel.
Un buio talmente pesto che non riusciva a scorgere nemmeno le sue mani. Dalle tasche del pantalone prese il suo zippo e dopo un paio di tentativi eccolo circondato da una tenue luce. Si addentrò sempre più nelle viscere della montagna dove uno strano tepore sembrava sfiorargli le mani. Proseguì il suo cammino per un tempo indefinibile, erano minuti che sembravano ore. Il vagare in un luogo oscuro e abbandonato come un tunnel scavato in chissà quale montagna e per quale motivo cominciava ad abbattere l'ego dell'uomo. Travi di legno che ogni due metri sorreggevano il basso soffitto. Tanti bivi incontrò ma lui proseguì seguendo sempre quei binari e quello strano tepore. Era stanco e le ferite al corpo bruciavano sempre più. Camminava con lo sguardo verso il basso e la fiammella a fargli luce, il tutto era angosciante.
Un rumore, un rumore d'acqua catturò la sua attenzione. Riportò i sensi in posizione d'allerta, per quanto la stanchezza glielo permettesse. Accelerò il passo fin quando da quello stretto cunicolo buio sfociò in una enorme grotta. Riusciva a sentir l'enormità della grotta per l'eco che i suoi passi producevano in quella ancor più caliginosa oscurità. Non c'erano scale o discese per proseguir in quella grotta ma notò, al cessare dei binari, una corda che scendeva giù. Non esitò e dopo averla afferrata saldamente si scivolò giù per una decina di metri fin quando i suoi piedi ebbero un appoggio. Riaccese la fiamma del suo zippo e perlustrò la nuova zona. C'erano delle rampe e alcuni carrelli in ferro sporchi di carbone, era una vecchia miniera abbandonata. Sempre con l'aiuto di quella poca luce a cui poteva attingere seguì la parete di roccia fin quando dalla parete non fuoriuscì una sporgenza adibita al trasporto d’olio. Avvicinò la fiamma all'interno dell'infossatura e dopo una folgorante lampa di luce il binario sporco d'olio iniziò ad illuminare tutto il perimetro della grotta. Era davvero enorme. Al centro una sorta di lago dall'acqua verde smeraldo, probabilmente una falda. Tutto era illuminato ad eccezione del soffitto, troppo alto per essere raggiunto dalle fiamme. L'uomo si diresse verso la riva del lago dove riuscì a scrutar un mini accampamento; lattine di conserve e qualche sacco a pelo. Estrasse dalla cintura un coltello con il quale aprì una lattina d'alluminio. Avidamente insinuò la mano a mo' di cucchiaio e si cibò del suo interno, dei fagioli riposti in quel luogo da tempo immemore. Dopo il tanto agognato pasto accese qualche ramoscello e si accomodò in uno di quei sacchi. Il sonno arrivò dopo molto tempo, merito della sua insonnia che non lo aveva ancora abbandonato. Finalmente si addormentò.
Una porta. Vide una porta. Una porta in legno. Vide la sua mano incidere qualcosa su di essa.
 
L'uomo si risvegliò e ad osservare il fuoco ancora vivo e scoppiettante capì di aver dormito poco. Sentì qualcosa muoversi all'interno del sacco, qualcosa che ora era dentro il suo pantalone e si faceva strada verso la gamba. L'uomo subito uscì dal sacco e con altrettanta rapidità si sfilò i pantaloni. Vide uno strano taglio sanguinante alla base della caviglia. Si avvicinò al fuoco per osservar meglio la ferita ed ebbe una visione raccapricciante; qualcosa che risaliva la sua gamba dall'interno. La luce del fuoco illuminava chiaramente una piccola protuberanza scorrere sotto la sua pelle. L'uomo prese il coltello e fece un taglio netto sulla sua gamba, all'altezza del ginocchio, vicino a quella gibbosità che ora cominciava a bruciare. Con l'aiuto della mani cercò di guidare l'intruso verso la fresca ferita ma improvvisamente sparì. L'uomo non riuscì a capire cosa stesse succedendo ma subito l'ignoranza sfumò e urla di dolore riempirono tutta la grotta. L'essere stava scavando nella sua carne dov'era più al sicuro e meno visibile. L'uomo cominciò prendere a pugni la gamba sempre con più forza fin quando il dolore si localizzò in un fisso punto dietro il polpaccio. L'uomo poggiò la punta del coltello in quella zona, e dopo aver chiuso gli occhi e stretto i denti, spinse in profondità la lama quasi volesse arrivar all'osso per estirpare il dolore, qualunque cosa glielo stesse procurando. Ormai aveva così tanta adrenalina in circolo che poté dimenticarsi del dolore da lui stesso inflittogli, aprì gli occhi e riuscì a vedere il corpo di un insetto alla base della profonda ferita, senza più vita. Lo estrasse e lo osservò con attenzione. Sembrava una falena, una strana larva di falena. La gettò nel fuoco dopo essersi denudato si immerse dolcemente nelle acqua di quel lago. Il bruciore della ferita sembrava anestetizzato da quella splendida acqua verde. Non toccava il fondo ma all'altezza dei piedi avvertiva un'acqua più calda e densa. Immerse anche il capo e scoprì un fondo fangoso che lasciava fuoriuscire tante minuscole bolle non visibili in superficie. Era proprio una falda termale.
Sì rilassò in quell'acqua tiepida tanto che cadde in un profondo sonno.
 
Una finestra non tanto alta. Una figura lo fissava da essa, era una figura femminile.
Riuscì a scorgere alcune sue forme quali i fianchi e i seni bagnati da una fioca luce. Clavicole appena percettibili per colpa di quella oscurità che predominava la stanza di quella donna.
L'uomo calò lo sguardo e notò delle scale. Scale che probabilmente conducevano alla casa di quella donna. Spezzò lo sguardo che li univa e andò verso le scale. Aprì un cancelletto e iniziò la ripida salita verso di lei. Arrivò all'unica porta di quel piano, sfilò i guanti e avvicinò la mano al battiporta in ottone.
Uno schiocco, due schiocchi, tre schiocchi.
La porta si sbloccò e l'uomo entrò con estrema lentezza in una camera da letto. Un unico letto al centro della stanza; al suo interno un corpo. Si avvicinò alle sponde di quel letto. Afferrò, con una mano, il lembo della coperta, lo strinse e…

 
L'immersione del naso in acqua lo svegliò violentemente, era un altro sogno. Un altro strano sogno.
Uscì dall'acqua e, con sorpresa, notò le ferite non più sanguinanti ma ancora di un rosso vivo. Le fasciò e dopo essersi rivestito si avviò verso l'uscita che arrivò, inaspettatamente, molto velocemente. Aria gelida entrò dal naso fino ad arrivare violentemente nei polmoni passando per la calda gola. Controlla la gamba e dopo aver riposto zippo e coltello era pronto per proseguire il suo percorso ma... avverte un pizzico all'altezza della spalla.
Un bruciore troppo simile alla larva. Notò un annebbiamento della vista e scorse con la mano un qualcosa conficcato nella sua spalla, un dardo nero.
Sentì il suo corpo cadere sulle ginocchia, il suo viso affondare nel freddo fango e le palpebre sempre più pesanti fino alla perdita di sensi.
   
 
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