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Autore: malpensandoti    22/02/2015    5 recensioni
Ci sono cose che restano inchiodate anche dopo le smagliature post-parto e i divani cambiati. Rimangono nonostante i viaggi in solitudine, le macchine nuove e le facce sbiadite. Non sono come le carte del poker il mercoledì pomeriggio, non basta il vento e Londra che si sta scaldando. Certe cose, anche un anno dopo, sono fatte per farti capire che poi alla fine sei sempre la stessa persona. Anche con un cd o un figlio.
E che la tua vita, in fondo, non è nient'altro che una giungla.

Seguito di 'No church in the wild'
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(25)



 



India ha il braccio intorno alla vita di Olivia, che invece le accarezza i capelli biondi con le dita calde, toccandole di tanto in tanto la guancia che non è posata sul suo petto.
Ci sono sei letti nella stanza, quattro occupati e due da riempire. Ci è voluta la mano ferma – e potente – di Ivan Buster per farle stare tutte insieme negli ultimi giorni di ricovero, ma è successo e va bene così.
Megan la mano ancora non riesce a muoverla, dovrà subire un intervento chirurgico per l'osso, però è serena. Perlomeno da questo punto di vista.
La caviglia di Olivia di tanto in tanto manda scariche di dolore lancinanti, eppure lei stringe i denti e ascolta le parole speranzose della dottoressa Portman che non fanno che ripeterle che starà bene.
Emma dovrà portare il gesso per un mese intero e a lei la cosa non cambia molto, almeno smetterà di cercare lavoro inutilmente.
Dalia ha rassicurato i suoi fans sui social-network per qualsiasi cosa sia successa: tra un paio di giorni la dimetteranno dall'ospedale. Non berrà mai più, anche.
È un po' come una domenica a casa, quando India e Megan portavano i loro materassi sul tappeto della stanza di Olivia e Dalia e tutte e cinque passavano il pomeriggio ad ascoltare Frank Ocean in mezzo a quella cappa di fumo allucinante.
Solo che ora sono al secondo piano di un ospedale, con due di loro che non riescono nemmeno ad alzarsi e senza sigarette.
Dannazione!, senza sigarette.
È Megan quella che parla dopo quel lungo silenzio iniziato dopo che India è entrata nella camera e s'è sdraiata senza nemmeno pensarci sul letto di Olivia, facendo ben attenzione a non sfiorarle la caviglia.
“Mi dispiace. Vi giuro che...mi dispiace. Non penso che riuscirò mai a...”
Megan è emotiva, piange molto spesso. Ha ancora gli occhi arrossati, è stanca e pallida, senza trucco sembra quasi ghiacciata. La sua voce s'incrina spesso ultimamente, anche adesso mentre sdraiata su quel materasso duro guarda in alto e cerca di non singhiozzare.
“Non è colpa tua – esclama subito Dalia, sul letto accanto al suo – Tu non c'entri niente, anzi”
“Guidavo io, Dalia”
“E allora? – interviene Olivia, nel materasso davanti a quello di Megan – Siamo morte? No, stiamo tutte bene. Siamo ammaccate, è vero, ma-”
Megan scoppia a piangere subito dopo, senza lasciarle il tempo di finire la frase. Si copre il volto con il braccio sano e singhiozza in modo quasi disperato.
Le altre si allarmano subito, “Perché piangi?” le chiede Emma, spaventata.
L'altra non riesce a rispondere, India è tentata dall'alzarsi finché non collega e realizza.
Allora scoppia a ridere.
“La tua macchina? – dice, alzando appena la testa dal petto di Olivia – Piangi per la tua macchina?”
Megan geme, annuisce e si dispera ancora di più. “La mia bambina!”
Dalia sembra essere più tranquilla ora che sa la causa del suo pianto, le sorride con amore e poi “Te ne compro milioni di macchine – dichiara, incurante – Oh dio, sempre che qualcuno mi voglia ancora dopo tutta la merda in cui mi sono cacciata”
“Tu e Niall state ancora insieme?” le chiede India, senza troppi giri di parole.
Il suo sorriso si allarga. “Assolutamente
“E allora che cazzo t'importa del resto, scusa?” la bionda continua, vuole arrivare dritta al punto.
“Da quando quel resto paga le bollette, amore”
“Touché”
Emma si guarda il gesso bianco che le fascia la gamba, arriccia le labbra e per un attimo esce da quella stanza, con i suoi pensieri sempre distanti, quasi inconcepibili. Mentre Megan si riprende e Dalia inizia a spiegare la storia con Niall a Dublino, lei tace.
“...quindi è successo che sono stata una stronza – la cantante conclude in modo del tutto tranquillo, perché qui non è in televisione o in radio, non c'è nessuno dietro le quinte che con gli occhi le dice di sorvolare determinati argomenti – Una grande stronza...”
“Colossale, direi” ribatte India, saccente.
“...con tutti – Dalia continua – Mi sono...fatta prendere dal successo e dal fatto che fossi figa e vi ho trattate di merda. Quindi scusate, davvero”
Nel dirlo ha gli occhi vaganti e le mani che torturano il lenzuolo, è in imbarazzo e ha paura.
Vorrebbe una sigaretta.
Megan si gratta una guancia, sente le pupille secche. Dice: “Scuse accettate, almeno per quanto mi riguarda. Sei stata una stronza, ma posso capire. Insomma, era il tuo momento, no?”
“Esatto – esclama Olivia – Avrei voluto prenderti a sberle un paio di volte, ma vale lo stesso anche per me. E già che ci siamo, scusatemi perché sono scappata così dal nulla, perché mi sono isolata e non vi ho detto nulla su Zayn...”
È qualcosa che non si cancellerà ma dalla sua pelle, anche se potrà andare avanti e non pensarci, ci saranno sempre i sensi di colpa. E da quelli, lei ora sa, non si sfugge.
“Io vi perdono tutte – India si mette seduta con un sospiro, i punti sulla fronte iniziano a prudere – Direi che non c'è nessuna completamente innocente. Quindi vi perdono, e scusate”
Il fatto è che bene o male in cinque pensano la stessa identica cosa.
Quando il tuo corpo avverte un'assenza, una mancanza, scattano vari processi in grado di farti imparare a conviverci, magari riempirla senza però farla andare via del tutto. È come il vento gelido che batte sempre e solo nello stesso punto: all'inizio è dolore, poi fastidio e poi i sensi si annullano, quella parte di pelle è come se non esistesse più.
Ecco, sì, ora prova a tornare intatta, coperta – protetta – dopo così tanto tempo. Tocca venire a patti con compromessi, tocca abbassare la testa appena appena per tornare ad abbracciarsi forte, a toccarsi come una volta senza pensare male, senza credere che sia tutto finto.
Sono cinque ragazze, cinque giovani donne che da bambine sono diventate grandi insieme, con loro funziona così, in amore funziona così.
Questo è amore.
L'emozione che circola in mezzo al sangue è quella di un respiro profondo dopo un periodo senza battito, è quella di aver ritrovato di nuovo il posto giusto, le persone adatte.
India potrebbe iniziare a urlare a questo punto, scoprire il tatuaggio che Megan ed Emma si sono fatte insieme e intavolare una scenata degna di questo nome. Se non lo fa è perché non ne vale la pena, perché sono di nuovo una famiglia e in famiglia le cose vanno così, a volte c'è bisogno di sbagliare, a volte solo di spazi, di qualcosa di nuovo.
Non si lasceranno alle spalle il dolore di quello che è successo, non dimenticheranno e forse non smetteranno mai di soffrire del tutto. Perché non sono perfette, sono umane, il rancore fa un po' parte di loro.
Invece staranno zitte, come India in questo momento. Litigheranno ancora, ancora si insulteranno e andranno via, ma.
È ciò che si fa con le persone che si amano.
India ha capito che non ha bisogno di un tatuaggio, è già piena di segni sulla pelle che ricordano le sue migliori amiche.
“India? Stai piangendo?”
“Sta zitta, Dalia”
“Abbiamo fatto piangere India!”
Scoppiano tutte a ridere, anche la bionda che ha le lacrime sulle guance e il respiro corto per quanto sia l'amore che sta provando in questo momento.
Niente sarà mai pari a questa sensazione.
 
 
 
 
 
“Sapete a cosa stavo pensando?”
“Tu pensi?”
“Ah ah – Emma alza gli occhi al cielo, ma sfoggia un sorriso – Come sei simpatica, Meg”
Quella la guarda dal suo letto, sono esattamente nella stessa posizione di un'ora fa, solo che India ora è sul letto di Dalia e quasi si addormenta.
“A cosa stavi pensando, Em?” chiede Olivia, evitando come sempre la polemica.
Emma si stiracchia per quanto la gamba glielo conceda, poi inizia a spiegare: “Vi ricordate quanto alle superiori volevamo creare una marca di vestiti tutta nostra?”
“Come dimenticarlo! – esclama subito Dalia, appoggiata a quei sei cuscini dietro la sua schiena – Candice era andata fuori di testa, per quel progetto”
“Così ho pensato – continua Emma, dopo aver annuito appena e guardato negli occhi tutte – Perché non lo facciamo veramente? Adesso, dico”
“Perché siamo sfigate? – ribatte Megan, sarcastica – Insomma, non sono cose che si decidono da un giorno all'altro. E poi cosa facciamo noi?”
Non intende assolutamente essere offensiva, ma Emma ammutolisce lo stesso e scrolla le spalle come ogni volta che chiude una conversazione.
C'è un silenzio di riflessione, poi la voce assonnata di India.
“Non è una cattiva idea”
E lei non è di certo Emma, se India dice che non è una cattiva idea, forse è davvero così. Forse ci ha pensato seriamente.
“Cioè?” Dalia le lancia un'occhiata curiosa.
“Cioè investiamo, come fa il mondo intero – dice, senza aprire gli occhi. È sdraiata di fianco, tiene le mani sotto la guancia – Se non una linea ufficiale, un negozio, magari anche solo online. Olivia ed io ci occupiamo della gestione delle cose burocratiche, dei soldi, dei diritti, dell'estero e dei finanziatori. Emma e Megan per tutto ciò che riguarda la parte creativa, lo stile, ciò che c'è da seguire per vendere. Dalia invece fa da pubblicità, stile Beckham con l'Adidas, per intenderci. Lei potrebbe finanziare il progetto, lo si presenta a qualcuno che conta nell'industria e se il lavoro parte, inizia l'attività. Niall conoscerà qualcuno, no? Giusto per essere ancora più raccomandate”
“Cazzo – commenta Megan, ha già gli occhi che sognano – E credi che funzionerà?”
“Da qualche parte bisogna pure iniziare”
“Cazzo” questa è Emma, a tutto questo non ci aveva pensato ma, cazzo!, potrebbe funzionare.
“È un'idea geniale – Olivia rimane in silenzio, poi il suo volto sembra illuminarsi perché la sua laurea almeno non andrà a puttane – Un'idea geniale!”
“Se funziona, vi compro davvero un milione di macchine” esordisce Dalia, la voce che trema un po'.
India ridacchia: “Se funziona, le macchine le compriamo noi a te”
Le hanno affrontate davvero tutte adesso.
E nonostante tutto guardale ancora qui, insieme.







 

Piccola precisazione!
Le ragazze hanno fatto pace, ma non sarebbe credibile se tutte si lasciassero subito alle spalle il fatto di essersi comportate male, no?
L'amicizia per loro funziona così, è essenziale, per questo si vengono incontro, smettono di essere sempre testarde: perché sanno già cosa si perderebbero a litigare ancora.
Non sono false, né bugiarde, ma umane, vere. Sono persone, e sono imprecise, piene di difetti.
Ma credo che sia proprio questo il motivo per cui siete ancora qui a leggere di loro, vero?
Il capitolo incentrato su di loro era d'obbligo, siccome l'ultimo!
Ci vediamo per l'epilogo!
Grazie di cuore a tutte, davvero!
A presto,
Caterina

 





 
  
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