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Autore: oggisonoio    22/02/2015    5 recensioni
Deborah, cantante dalla voce a dir poco straordinaria vince la tredicesima edizione di ''Amici''. Ma cosa succede dopo?
Nonostante i continui dolori che ha subito nella sua vita, le ingiustizie che ha sopportato, finalmente è riuscita a diventare ciò che ha sempre voluto essere.
Una ragazza, una strana vita da affrontare un incontro che le cambierà la vita. Dopo alcuni mesi dalla sua vittoria, rincontrerà casualmente il suo professore di canto: Carlo.
La vita è fatta di incontri e di scontri, di gioie e dolori, di amici e nemici, ma sopratutto di amore. Riuscirà a trovarlo?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono passati due giorni da quando sono tornata in Sicilia. Ho rincontrato mia madre, mio padre, i miei fratelli. Mi mancavano. Ho abbracciato tutti gli zii, gli amici, i parenti lontani, il giornalaio sotto casa, la cassiera del supermercato, la profumiera all'angolo, il fioraio alla fine della strada. Ormai qui è come se fossi una specie di rock star famosa. Mio padre gira per le vie di Ragusa ripetendo in continuo di essere ''il padre della vincitrice di amici''.   

Io mi sono trasferita in una piccola casa affianco alla casa discografica: non ce la facevo a restare con i miei. Li adoro, sono le persone più importanti della mia vita, ma ormai sono cambiata, maturata, e ho bisogno dei miei spazi. La casa è piccola, ma ci sto bene: un piccolo saloncino, una cucina, una camera da letto ed un bagno. L'essenziale. Forse, perché non voglio che qui sia ''casa'' mia. Forse perché l'avevo già trovata una casa.  

E' inutile dire che non ci abbia ripensato. L'ho immaginato tremila volte con due giorni. E' presente in ogni singolo secondo della mia vita.  

Tutto mi ricorda lui.  

Sembra che il mondo me lo stia facendo apposta.   

Le giornate passano lente. E' come se fosse sempre nuvoloso, come se fosse sempre freddo. Tra poco è Natale. Lo passerò con la mia famiglia.   

E quante volte abbiamo progettato il nostro di Natale.  

La scelta di lasciarci non è dovuta solo alla distanza. E' per il semplice fatto, che io e lui non potremmo mai stare insieme. Se qualcuno lo venisse a scoprire, sarei assalita dai giornalisti, ed anche lui, che sulla sua vita privata è riservatissimo. Mi darebbero della ''raccomandata'' della poco di buono. Rovinerei una carriera che non è neanche iniziata, ed insabbierei la sua.   

No, non potrà ma accadere.   

Sono sdraiata, sul letto. Sono circa le sette di sera. Il cielo è plumbeo. Oggi ho avuto la giornata libera, potrei fare ciò che voglio, e invece sono stata a casa tutto il giorno.   

La televisione è accesa. Ci sono giornali sparsi ovunque, il computer nuovo di zecca, i fornelli splendenti. Ma niente riesce a spostare la mia mente da quelle immagini.  

Perché io lo sento: sento le sue mani che mi stringono forte i fianchi, e sento i suoi capelli che mi fanno il solletico sul collo, e le sue labbra sulle mie. Ho ancora il segno, di quel bacio così doloroso da essere unico.   

Da quel giorno non l'ho più sentito. Ne una chiamata, ne una mail. Anzi si, una volta ho ricevuto un messaggio, ma era di Matteo. Gli ho risposto, scusandomi di non averlo neanche salutato.   

E lui mi ha risposto che aveva capito, e che non dovevo preoccuparmi, perché l'importante era la mia carriera, e se dovevo andarmene, allora me ne andavo.   

Anche lui mi manca. Come non mai. E' diventato un po' anche il mio fratello. Mi mancano i suoi stupidi discorsi alle 4 di notte, quando non prendeva sonno. Mi manca la sua maglietta rossa, che prendevo sempre per dormire.   

Tento di nascondere tutto ciò che provo davanti alla mia famiglia: non ho fatto parola su ciò che è successo tra me e Carlo. Si sa come sono i genitori, andrebbe a finire male.   

Decido di alzarmi. Non posso continuare a deprimermi in questo modo.   

Alle otto mi aspetta una mia amica nel pub qui vicino: non ci vediamo da tanto, e poi uscire un po' mi farà solo che bene.  

Vado in bagno, ripasso il trucco, sistemo un po' i capelli, arricciati.  

Infilo un maglioncino bianco, jeans scuri, e degli stivali. Mi guardo allo specchio. Mi sento vuota.  

Spengo la televisione, prendo la borsa, le chiavi, e scendo giù.  

Vedo in lontananza Rosa. Lei, i suoi biondi capelli ricci, il solito giacchetto di pelle, anche se fa freddissimo, e il suo splendido sorriso.  

-Deborina, ma come siamo belle stasera.- il solito complimento che si fa per educazione. 

-Anche tu Rosuccia non scherzi eh.- ridiamo.  

-Stasera ci divertiamo: anche se il pub è abbastanza tranquillo, ci saranno molte sorprese.- dice ridendo sotto i baffi. 

-Mmmh, speriamo che siano belle!- rispondo ironica. 

Ci dirigiamo al pub.  

Entriamo. 

Il locale è abbastanza tranquillo, poca gente, per lo più giovani, una musica bassa di sottofondo, luci blu a led. Il solito. Ormai anche se fossimo al più bel locale del mondo, non riuscirei ad essere contenta. Ci avviciniamo al tavolo prenotato: vedo che ci sono tre sedie. 

-Dai su, accomodati che chiamo il cameriere.- dice Rosa, sedendosi, e togliendosi la giacca. 

-Rosa, ma perché ci sono tre sedie? Non siamo solo noi due?- chiedo allarmata. 

-Beh si.... può darsi.... magari ho invitato qualcuno, ma perché preoccuparsi adesso? Dai su, un martini e tutto passa.- mi risponde, sospettosa. 

Il camerieri arriva. Chiediamo due martini, dopo poco arrivano, e io lo butto giù tutto d'un fiato. 

Passa circa un'ora, dove Rosa, pettegola com'è, mi ha raccontato tutto ciò che  successo durante la mia assenza. 

-Ahahaha! Mi mancavano queste chiacchierate con te amica mia!- dice. 

-Ahahaha! Anche a me! Sono contentissima di essere qui con te stasera.- rispondo, ma il suo sguardo è spostato verso altro.  

Si alza dalla sedia. 

-Ben arrivato, finalmente!- dice. 

Sorrido, mi giro lentamente... 

…no. 

Non ci credo. 

-Ciao Deborah.- mi saluta con un'aria da cane bastonato. 

E' Danilo.  

Sono allibita. No, Rosa non può farmi questo, sono già stressata di mio, non può aggiungersi anche questo.  

Rimaniamo in silenzio. 

-..bene, perché non ci sediamo e ordiniamo qualcosa? Cameriere, altri tre martini...- tenta di dire imbarazzata. 

-Prendeteveli voi i martini. Io me ne vado.- dico prendendo la borsa ed alzandomi. 

-No Debby, aspetta..- tenta di dire Danilo. 

-Lasciami stare.- rispondo. Ed esco dal locale.  

L'aria mi rifresca le guance. Sento una rabbia tremenda dentro. 

Qualcuno mi spunta da dietro alle spalle. E' lui. 

-Deborah, posso spiegare...-. 

-Spiegare cosa?- rispondo arrabbiata. - Che hai preferito lasciarmi nel momento più difficile della mia vita invece che restare?. 

-Lo so, lo so, ma ero confuso, tu sei diventata ciò che sei adesso, ed io....capiscimi, non volevo....-. 

-Oh, adesso non venirmi a fare la predica, ti rendi solo ridicolo.- 

-Ma Deborah, io ti amo, te lo giuro, è stato solo un momento di sbando...-. 

-Sai Danilo, forse hai ragione tu. Sono cambiata. Finalmente ho trovato un equilibrio con me stessa, faccio ciò per cui mi sono sacrificata per anni, e indovina? Si, ho trovato anche qualcuno che mi ama davvero, per quello che sono, e non che si rifà vivo solo quando gli è comodo!- rispondo con tutta la rabbia che ho dentro. 

-Un altro? Deborah dai, ma cosa dici, torniamo insieme, tua madre e tuo padre sono d'accordo...- dice sfiorandomi la mano. 

-Non mi toccare. Mi hai già ferita abbastanza.-. 

-Non puoi darmi una seconda possibilità? Si da a tutti...- 

-Danilo questa sarebbe la quindicesima possibilità che ti do... Non siamo più due ragazzini. Sappiamo bene entrambi che io e te non ci siamo mai amati. Si, è stato bello, ma ormai è finito.-. 

-Ma non ti convinci? Potremmo cominciare a vivere insieme, e potremmo viaggiare, fare una bella crociera, una vacanza a...- 

-No Danilo, ti sfugge il concetto. Non sono i soldi che fanno la felicità. Te lo posso assicurare.- sento che una lacrima mi scende dal viso.  

Ci fissiamo per qualche secondo.  

Mi giro, e mi incammino velocemente, verso casa. 

Apro la porta, lancio le chiavi sul tavolo, insieme alla borsa, e mi butto sul letto.  

Scende una lacrima. E poi un'altra. E un'altra ancora.  

Non posso farcela, qui, senza di lui mi sento persa.  

Sento che gli occhi mi bruciano sempre di più. Mi accuccio su un lato. Chiudo gli occhi, e mi addormento. 

.. 

Driiin. Driiin. Driin. 

Mi sveglio all'improvviso, il telefono sta squillando. Mi giro, lo prendo. ''Lorenzo''. 

-Pronto?.-  

-Buongiorno! Stavi ancora dormendo? Sveglia sveglia, che abbiamo notizie importanti qui.- odio quando la gente di prima mattina è così contenta. 

-Wow. Dimmi.- rispondo assonnata. 

-Allora, allora: la casa discografica ha organizzato ben dieci firma copie in tutta Italia, questo vuol dire che si cara mia, si comincia a lavorare sul serio. Seconda news. Sempre la cara casa discografica ha chiesto che, visto che tra poco è Natale, sarebbe bello far uscire un nuovo inedito.- 

-Bene, sono contenta. Ehm, allora facciamo uscire ''Ogni minimo dettaglio''? Visto che è la meno ascoltata...- rispondo, alzandomi dal letto. 

-Ei ei. Ma va tutto bene?-. 

-Si, ehm, perché?-. 

-Ti sto proponendo una cosa stupenda, e tu mi rispondi cosi?.- 

Respiro. Guardo fuori alla finestra. 

-Lorenzo, il fatto è che... qui non mi sento bene. Voglio, ehm, tornare a Roma, ormai non sono più diciamo.... abituata.- 

-Vabè. Vedremo come risolvere. Per ora pensa ai firma copie e al disco. Ci sentiamo presto.- 

-Va bene, a presto-. metto giù. 

Oggi è il 24 Dicembre. La vigilia di Natale. Stasera mi aspetta una noiosissima cena con tutta la mia famiglia a casa di mio cugino. 

Mi stiracchio un po'. Vado in cucina.  

La luce che entra dalla finestra illumina il tavolo. Mi ci serve proprio un buon caffè forte. 

Prendo la moca, la sistemo, accendo il gas. Sbadiglio.  

Poi verso il cafè in una tazzina, e mi siedo. Non aggiungo neanche una zolletta di zucchero. 

''Carlo ne avrebbe messe almeno tre.'' penso tra me e me.  

Un sorriso mi spunta sul viso. Possibile che riesca a farmi sorridere anche se siamo a kilometri di distanza? 

Il telefono squilla di nuovo. Mi adiro. Neanche il cafè in pace riesco a bere. 

Ancora Lorenzo. 

-Prooonto?- rispondo con aria annoiata.  

-Senta cara signorina non disturbatemi la mattina, vuole sapere un'altra bella notizia?-. 

-Mh, si, immagino. Che programma televisivo ci ha invitato?- rispondo sorseggiando il cafè. 

-Aha. Spiritosa. Vestiti in fretta, tra tre ore hai un volo diretto a Roma- Fiumicino...- mi si illuminano gli occhi. 

-...la casa discografica ha aperto una filiale qui vicino. Per la casa ne troveremo una in affit...-. 

Sputo il caffè dalla bocca, mi tiro su in piedi. 

-Cosa? Oh mio Dio!- urlo lanciando il telefono. 

Roma, Carlo, Casa. 

Tornerò a Roma. No, non posso crederci. Devo calmarmi, calma Deborah calma.  

Devo fare la valigia, e avvertire mia madre e mio padre, e poi sistemare qua e... 

-prontooooo?-. sento la voce di Lorenzo dal cellulare. Lo raccolgo. 

-Lorenzo, scusami. Tra mezz'ora sono in aeroporto.-.  

-Ho detto tra tre ore, Deborah mi ascolti?-. 

Ma non fa in tempo a finire la frase che io stò già in camera, a preparare la valigia. 

Allora, bene ehm, questo si, quella maglietta no, anzi si, e poi queste scarpe ok, quelle no, che poi sono troppe, ehm questo maglione va bene, anche quello... 

Ho un'agitazione addosso che non riesco a spiegare.  

Sono sempre più convinta: se ho quest'altra possibilità di tornare a Roma non la spenderò così facilmente. Tornerò da Carlo, e non mi importa se lui ha cambiato idea. Tornerò, lo rivedrò, e starò con lui, senza lasciarlo mai. Mi è già sfuggito una volta. Non capiterà una seconda. 

Chiudo la valigia, mi guardo allo specchio: capelli scompigliati legati da una cosa semi storta. Sul viso mi è rimasta solo la matita, si sembro un po' un panda, ma non importa. Sorrido. Il primo vero sorriso da quando sono qui. Respiro. Chiudo gli occhi.  

Immagino lui, i suoi occhi, le sue labbra che ormai sono mie, mi appartengono, io vivo in ogni suo piccolo gesto. E' ora di andare. 

Chiudo la porta, ho scritto un biglietto per il proprietario. Le chiavi le ho lasciate in portineria, e sinceramente non mi importa, lo richiamerò....forse. 

Chiamo un taxi che arriva subito. 

-Direzione aeroporto di Catania, mio caro signore.- dico. 

L'autista mi guarda storto, ma non mi importa, adesso sono talmente felice che niente potrà fermarmi.  

Guardo fuori al finestrino: all'improvviso vedo di nuovo i colori, sento i profumi, mi sento ''Libera'', sento che sto tornando a quella sensazione che ho provato.  

Di nuovo ho le farfalle nello stomaco: mi sento come un'adolescente al primo appuntamento. 

Questo è il più bel Natale che io abbia mai... aspetta... Natale... famiglia... devo chiamare mia madre! 

Rovisto nella borsa, ecco il telefono: compongo il numero. 

beeep. beep. 

-Pronto?- 

-Ciao mamma!- 

-Tesoro, dimmi!- 

-Stasera non vengo alla cena!- 

-A mamma ma cosa stai dicendo? Ti aspettiamo tutti!- 

-Ehm... devo assolutamente lavorare, sto andando a Roma...- 

-A Roma? Minchia, ma è lontanissimo! Ma quando torni?- 

-Non lo so mamma, poi ti richiamerò...- 

-Ma perché? E' successo qualcosa, così all'improvviso?- 

Respiro. Un brivido mi scende lungo la schiena. 

-Mi sta aspettando la felicità, mamma.- rispondo, fiera. 

-La felicità? Ma che stai dicendo? Vabè, stai attenta e chiamami appena arrivi..- mette giù. 

Sorrido. Si, la felicità. 

Arrivo all'aeroporto. 

Scendo dal taxi, prendo il trolley. Mi dirigo verso il Terminal 3.  

Finalmente. Questo luogo. Qui è successo tutto. Da qui è cominciato, da qui è finito. Ed è da qui, che ricomincia un'altra volta.  

Faccio il check-in. Ho le mani che mi tremano, non so neanche se ho dimenticato qualche documento alla cassa.  

Vado sulla scala mobile quella piana, ma ad un certo punto il telefono vibra. Lo prendo, mi si gela il sangue nelle vene a leggere il nome: Carlo.  

Mi avvicino sempre di più all'entrata dell'aereo.  

E' un messaggio, lo leggo: 

Da: Carlo. 

Hey Deborah, come va? Io.... ehm, no ricominciamo. 

Ciao Deborah. Si, lo so che ormai è un mese che non ci sentiamo. So quanto sia difficile per te, e so anche che non dovevo scriverti, perché ''non possiamo'', ricordi?  

Probabilmente mi pentirò di ciò che sto scrivendo, ma dovevo.  

Deborah io credo di amarti come non ho mai amato nessuno.  

Perciò sono venuto in Sicilia. Ti spiegherò poi e tutto, e se non vorrai vedermi, prenderò il primo aereo.  

Sono in aeroporto. Ti aspetto. 

Fermi tutti: in aeroporto, quindi è.... qua?!



------------------------------------------------------------------ ANGOLO DELL'AUTRICE -------------------------------------------------------

BUONASERA A TUTTI. Ok, ok. Sono pronta a ricevere qualsiasi lamentela. Avete ragione su tutto, mi sono assentata per un lunghissimo periodo. Ma sapete che ho avuto problemi con internet, in più la scuola, i vari problemi e tuuutto.
MA, eccomi qua, ed ecco il tanto atteso capitolo! *applausi*.
Si, lo so, vi state chiedendo se Carlo e Deborah si rincontreranno. 
Ehehe. Diciamo che c'è qualcosa nell'aria. Carlo, aeroporto. Deborah, stesso aeroporto. Cosa succederà? Si incontreranno, o no? 
Questo capitolo è molto scorrevole, e serve in particolare a far chiarire le idee a Deborah...e chissà, magari anche a Carlo.
Vi amo a tutti, per i messaggi che scrivete, per le visualizzazioni, e per ciò che siete e che fate ogni giorno per me. Dopo tanto tempo, leggere i vostri messaggi positivi, mi fanno rendere conto di quanto siate speciali e di quanto sia importante la mia storia.
Vi ringrazio con ogni singola parte del mio cuore, mi scuso per i lungo tempo, ma adesso sono tornata e con me anche i capitoli.
Grazie per tutto ciò che fate, perchè la mia storia va a avanti solo grazie a voi!
Spero vi tenga un po' compagnia questo capitolo, ci sentiamo al prossimo, buon inizio settimana! :) <3

   
 
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