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Autore: SVale31    24/02/2015    2 recensioni
Stava andando tutto bene, o almeno così credevamo, non si pensa mai che una notte possa cambiare la tua vita. Un bicchiere di troppo, qualche scommessa buttata lì e ti ritrovi in un affare più grande di te. Avevamo paura all’inizio ma poi si è trasformata in gioco, sbagliavamo? Si molto probabilmente. Ci interessava? No, ovvio che no. Ma cosa era successo davvero? Ma soprattutto perché proprio a noi?
Troppe domande e nessuna risposta.
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Un gruppo di amici, una casa al mare, tre mesi a loro disposizione. Ma cos’era davvero accaduto?
Genere: Avventura, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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La fine di tutto o l'inizio di niente ? 

Erano appena iniziate le vacanze estive, tanto agognate dagli studenti, quell’anno però si sentiva già nell’aria che non sarebbero state le stesse vacanze o forse solo perché erano le 6 del mattino ed ero sotto casa di Giorgio ad aspettarlo con il mini furgoncino preso in prestito da mio zio, o forse perché ci attendevano almeno 8 ore di macchina? Molto probabilmente per entrambe le cose, avevo voglia di partire ma allo stesso tempo sapevo che non dovevo farlo, che dovevo sperare che la batteria dell’auto non andasse più. Ma non si ruppe, anzi appena Giorgio scese le scale con il suo borsone e la custodia della chitarra e li appoggio in terra per aprire il baule e disse le famose parole
 - Pronta per queste lunghe ore in cui IO dormirò e TU guiderai?- fece una pausa in cui lo guardai senza provare a far capire cosa pensassi davvero – sai che scherzo, Amelia. – e ahimè lo sapevo.
La nostra amicizia era strana, facevamo periodi in cui parlavamo di tutto e altri in cui neache riusciva a guardarmi in faccia, ma lo adoravo e non poteva farci niente.
Aprì la portiera e disse – Passiamo prima dalla bergamasca, poi Milano che raccattiamo su Andrea e Irene. Poi?-
-Poi andiamo a Bologna dove ci aspettano Fay e Iris, poi a Firenze dove c’è Aria. Capito? Sarà la terza volta in sti giorni che te lo spiego-  e misi in moto la macchina.
-Si, ora ho capito.-
Dopo circa un oretta, arrivammo a Bergamo dove dovevamo prelevare Alice.
Alice era una ragazza vivace, oserei definirla, con capelli lunghi e castani e gli occhi marroni leggermente a mandorla, ma non era dei paesi orientali. Appena arrivammo, Giorgio la riconobbe tra la folla, oltre che c’era un casino anche alle 7 del mattino, cosa che speravo non ci fosse, ma anche perché Giorgio, ahimè, era almeno 10 centimetri più alto. Mi aggrappai alla sua spalla alla ricerca di Alice, che magari era caduta in buco per seguire il bian coniglio proprio nel momento in cui eravamo arrivati, mai dire mai anche io preferirei seguire un coniglio piuttosto che un ragazzo alto alto e la nana accanto a lui. Dopo attimi in cui stavo seriamente prendendo in considerazione la teoria del coniglio, la vidi su una panchina con una grossa valigia accanto, stava leggendo un libro chiaramente più grande di lei. Ci avvicinammo e il grande amore tra lei e Giorgio si manifesto subito
-Bergamasca la prossima volta in un punto più isolato e dove non perdiamo tempo fatti trovare.-
-Bresciano. Taci. Kiaooo Amyyy-
Appunto, grande amore.
In quelle circostanze mi veniva da ridere, ma in quel momento pensai solo ad abbracciare Alice, e in quel momento mi sentii di nuovo a casa, senza quel sentimento di paura ed angoscia.
-Ciao Alice, pronta a vedere Alex?- le dissi maliziosamente e con un sorriso che non lasciava intendere altro.
-Ovvio, ma non come pensi tu, cioè si ma no okay, andiamo? Sbaglio o ci sono altre persone che ci stanno attendendo?- disse incamminandosi verso la macchina, ma il rossore sulle sue guance non era ancora sparito.
Dopo circa un oretta eravamo a Milano Centrale, dove la gente passava e veniva. La nostra impresa? Trovare Andrea e Irene. La cosa si rese più complicata quando provammo a chiamarle al telefono e ci dissero entrambe che non erano insieme, perché non si trovavano. E avevano ragione, ricordai quella volta che andai a Milano da sola e li mi attendeva Nicole, ci mettemmo una bella mezzoretta a trovarci. Dopo un quarto d’ora, finalmente, trovammo Andrea che neanche appoggiando la valigia, la mollo, ed essa cadde addosso ad un uomo che molto probabilmente la starà infamando anche ora, ci salto addosso abbracciandoci, forse era meglio dire stritolandoci.
Andrea era una di quelle persone che prima ti fanno dire –Non ci andrò mai d’accordo- e lei, ti fa ricredere di quella cosa, perché senza rendersene conto ti fa affezionare a lei che lei lo voglia o no, e ora che mi stava ancora stritolando e che i suoi capelli mi stavano soffocando non riuscivo a pensare ad altro che saremmo stati tutti insieme per tre mesi, e che avrei ricevuto quegli abbracci ogni giorno.
Ero felice, anche se la sensazione del “non devi fare questo viaggio” era ancora in me,  la felicità riusciva quasi a farlo stare zitto o forse perché eravamo in macchina, avevamo recuperato Irene pochi minuti dopo, la quale ci aveva anche dato dei biscotti immaginando che fossimo affamati e la quale era arrossita per ogni volta che doveva abbracciare qualcuno. Irene era dolcissima, una buona amica e della quale mi fidavo ciecamente, le avrei affidato la cosa a cui tenevo di più se fossi stata in pericolo.
E mentre eravamo in macchina, e Giorgio guidava con fare attento per non sbagliare strada, e “Gli Anni” degli 883 era un sottofondo per le nostre voci che cantavano a squarciagola, e quando Max diceva “gli anni del tranquillo siam qui noi” sembrava che lo urlassimo anziché cantarlo, ed è questo che voglio ricordare, non altro, perché ricordare ciò che era successo quella notte, forse non faceva bene a nessuno ricordarlo.
 
Avevamo preso su anche Iris e Fay a Bologna e Aria a Firenze, stavo di nuovo guidando io per far riposare Giorgio che essendo in macchina con solo donne sembrava sfinito.
Fay e Iris erano un duo, cioè io le avrei scambiate per sorelle, ma non perché si assomigliassero anzi erano una l’opposto dell’altra Fay aveva capelli lisci e castani e Iris ricci e di un castano più scuro, se gli occhi di Iris erano scuri beh quelli di Fay erano di un color verde, i tratti del loro volto erano molto diversi, ma loro a parer mio erano sorelle su come la pensavano, era capitato ad entrambe di dire la stessa cosa contemporaneamente, ed era davvero bella la faccia che facevano dopo.
Guardai dallo specchietto e vidi che tutti dormivano, anzi ronfavano l’unica sveglia era Aria, aveva i capelli lunghi e neri appoggiati su una spalla e gli occhi, scuri anche quelli, che fissavano fuori il panorama, sorrisi amaramente, pensando che anche lei, come molti altri di noi, dietro quegli sguardi annoiati nascondesse sogni e paure.
-Non dormi?- lo dissi con una voce così bassa che credevo non mi avesse sentita.
Scosse un po’ la testa –Non so, per adesso non ho voglia di dormire-
Ora, se ripenso a questa breve conversazione, mi viene in mente che forse avrei dovuto obbligarla a dormire, perché poi nessuno sarebbe riuscito a dormire come prima.
 
Arrivammo, dopo le tre passate ormai, e villa Jones si presentava davanti a noi. I genitori di Alexander Jones, anche detto Alex, gli avevano lasciato la casa per passare delle vacanze in assoluta tranquillità visto gli ottimi risultati che aveva ottenuto con la scuola, e quello era il suo premio per il tanto lavoro. Alex era felicemente impegnato con Alice, la quale, poverina, lo sopportava sempre.  Dopo aver suonato almeno per 10 volte, solo per il gusto di dargli fastidio, ci venne ad aprire all’inizio un po’ arrabbiato ma poi quando gli saltammo addosso per abbracciarlo, tutte tranne Giorgio, iniziò a ridere e disse –Okay,Okay,Okay. Staccatevi- stava mentendo, perché era lui il primo a non staccarsi dall’abbraccio.
Dietro di lui arrivarono delle voci, e infatti, staccandomi sa quell’abbraccio stritolatore, vidi Ariana, la quale il sorriso le partiva da un orecchio e arrivava all’altro, Peppe che stava mangiando un panino; Hajar la quale che quando la si guardava negli occhi, si vedeva chiaramente che sorridessero anche quelli; Davide che sbuffava, ma che sottosotto era felice di vederci tutti e che appena disse –Ah finalmente siete arrivati, sempre in ritardo- si beccò un pugno da Harry che gli rispose –Ma se non siamo qui neanche da venti minuti noi due- e tutti scoppiammo a ridere; Lucia, che aveva appena sceso le scale disse –Beh davide, che te frega, peggio per loro, le stanza migliore sono già state occupate da me e Ariana tanto-.
Senti come una passata d’aria vicino alla testa, manco fosse passato Flash, e mi resi conto solo dopo che fosse Andrea che correva su per le scale e urlava –Io voglio la stanza col letto matrimoniale, e non mi interessa se è già occupata, va bene?-
Scoppiammo a ridere, ma negli occhi di tutti c’era quello sguardo di competività e manco l’avessi detto ad alta voce, iniziammo tutti a correre su per le scale, o almeno chi non aveva ancora scelto la stanza.
Dopo una ventina di minuti dove Davide affermava che voleva stare in camera con Iris, e ovviamente non per la sua quarta di seno, o con una ragazza qualsiasi, perché era fermamente convinto di piacere a tutte, ma a volte la convinzione ahimè fotte, disse sconsolato –okay ho capito, starò con Harry e non perché nessuna mi vuole eh, ma per mia scelta.-
Daniele, arrivato da non so dove, gli disse – Si, vai convinto Dav, vediamo se riesci a farti almeno una tipa quest’anno o se come al solito dobbiamo eleggerti re degli sconfitti-
Daniele, era, quando voleva, cattivo a parole, ma se lo si guardava in faccia si vedeva che non era così e che nonostante i due fossero in buoni rapporti adorava offedere l’altro, ma offedere Davide era troppo bello, chi lo avrebbe rimproverato?!
Dopo aver sistemato tutte le nostre cose, e non aver discusso su quello che avremmo mangiano, ossia la pizza per la gioia di Andrea, iniziammo a decidere cosa guardare dopo la pizzata, ma (i ma creano sempre problemi) qualcuno disse –Io ho una proposta.- quel qualcuno era Peppe, che in quel esatto momento era stravaccato sul tappeto in sala.
-Il consiglio ti ascolta- dissi scherzando
-Oh grazie Amelia, meno male, tanto so già che tu apporvi, dicevo ho questa proposta e per attuarla ho già tutto io.- fece una pausa premeditata, giusto per far salire la curiostià – Sta sera, facciamo un gioco- il ghigno sul suo volto sapeva di “tanto giocherete tutti, anche se non lo volete, lo farete” – il “ Never Have I ever..” ossia il “Non Ho Mai..”-
Il sorriso non solo sul mio volto, ma anche su quello di altri stava a far capire che sapevamo di cosa stesse parlando e la domanda che ci frullava in testa era “Si, ma l’alcol?”, ma a quanto pare Peppe aveva la risposta a tutto –Sapete, io sono più furbo di voi- cori in sottofondo – l’alcol ce l’ho in valigia- e scoppiò a ridere.
-Questo ha già bevuto- disse fermamente convinta Ariana, e non era l’unica a pensarlo – comunque io non gioco, sapete che sono contro l’alcol e il fumo-
-Anche io la penso come Ariana- disse Fay
-Dai fate solo cinque giri, sennò penitenza- disse Peppe
Ci guardammo, e poi tutti annuimmo, anche chi non avrebbe mai voluto e dovuto toccare alcol.
La sola cosa che mi ricordo di quella serata è che ai primi tre giri non avevo bevuto e chi aveva detto di giocare solo per qualche giro, aveva giocato fino alla fine, ma aspettate c’era stata una fine? Ma soprattutto, cos’era successo dopo? E perché ho un taglio sulla mano? E quella coda?

-PERCHÉ HAI UNA CODA?- non avrei mai più giocato a “Non Ho Mai” questo era poco ma sicuro.
 
  
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