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Autore: Dreamwalker    24/02/2015    0 recensioni
Per quanto io tenti di addobbarmi con il mantello della perfezione esso scivola lasciandomi sporco dei miei errori.
Le opere d'arte sono chiuse in sé stesse, si annoiano ad essere sempre così: mai in evoluzione.
E tu cosa sei?
Il critico, l'artista o l'opera?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ammetto di aver sempre desiderato di essere folle.
C'è qualche recondito impulso della mia anima che vorrebbe scardinare ogni punto, ogni apostrofo e uscire dalle righe.
Vorrei essere unico, inimitabile. Un pezzo raro da poter aggiungere alla collezione delle mie fantasticherie.
Per questo ho catturato me stesso in un barattolo e mi sono osservato, attentamente, morire asfissiato.
Boccheggiavo e agonizzavo davanti ai miei occhi, avrei potuto riconquistare il potere di aprire il barattolo ma l'ansia mi ha reso le mani scivolose,rendendo il vetro infrangibile. 


Spesso rimpiango la mia anima.
So che dentro, tra i detriti del mio palco, sotto un sipario che mi fa da sudario, io ci sono. Io esisto ancora, persisto nel preservarmi.
Ma per mero bisogno di vivere. Perché non sono niente, e se solo ne avessi il coraggio avrei già puntato le mie ali nella bacheca dell'apparenza. Avrei sfoggiato la mia carcassa davanti ai più grandi studiosi, avrei descritto con senso critico le mie più strazianti sofferenze. E nessun sentimento sarebbe riuscito a sfiorarmi.
Ci sarebbe stato quel pannello di cristallo a scindermi dalla normalità, dall'ordinario, dal prevedibile.
Alla fine non chiedo molto. Dopotutto tutti vogliamo essere speciali.
Ma la mia vacuità non fa che deludermi e affliggermi di giorno in giorno.
Mi aspetto invano qualcosa di nuovo, mentre mi osservo, quando so benissimo che non posso essere allo stesso tempo il critico e l'opera d'arte. E' una scelta troppo ardua per me, vorrei essere tutto.

Se scelgo d'essere critico, potrò capire ma non essere, non assimilare l'immane bellezza che mi trafigge gli occhi. Rimarrei paralizzato, il mio cervello sarebbe anestetizzato.
Analizzerei ma non creerei.
Girerei sempre in tondo, non potrei mai trovare il nuovo da solo.
Non potrò mai essere fiero di me stesso, sarò una persona tra le tante, un anonimo e petulante marchingegno.
Chiunque potrebbe prendere il mio posto, e nessuno se ne accorgerebbe.
No, non è il critico la veste che dovrò indossare e farmi aderire alla pelle come resina.


D'altronde se fossi l'opera d'arte stupirei, emozionerei, ma non capirei ciò che mi circonda. Sarei chiuso in me, non avrei alcuna evoluzione.
Mi estinguerei, sbiadirei, lo sbadiglio della monotonia mi soverchierebbe trionfante.
Non farei altro che posare vanitoso affinché i critici possano ridipingermi nella loro mente come corollario di ciò che già esiste e perseguiterà l'arte in eterno. Non c'è sviluppo in questa tragedia, la trama è sciolta, caduca ed i personaggi sono piatti.

Non potrei essere l'artista perché sarei schiavo del giudizio altrui, della mia mano invasata dalle aspettative, della mia mente ansimante per aver cercato a lungo un senso che paradossalmente ha senso solo per me, la cui veridicità non posso dimostrare solo trasfondendo tinture, sangue non mio, nei tendini che si tirano come lacci emostatici e decrittano le macchie in arte.

Sarei schiavo dell'arte stessa e della tela, sarei despota di colori e pennello.
Sarei di mentalità chiusa, ripiegato su me stesso, ingobbito, costretto a rimirare il mio cuore ed assuefarmi ai sentimenti.


Vorrei solo avere la capacità critica e analitica, l'apertura mentale del critico;
la bellezza, la supremazia, la sincerità dell'opera d'arte;
infine la maestosa creatività, l'ingegnosità e la chiarezza mentale dell'artista.

Non c'è verso per cui tre chiavi entrino contemporaneamente nella stessa serratura, che tre respiri vengano assaporati nell'atto di uno, che tre giorni e tre notti passino inosservate a capo chino e non curanti delle leggi del tempo nell'arco di un giorno.

Così io non posso essere tutto ciò, e nella mia smania d'essere e possedere ogni cosa, la mia essenza è scivolata nella tavolozza dove turbina la morfina.

Ho le mani trafotate, come un'eclissi, con ritagli di tenebra.
   
 
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