-Capitolo 11-
Furono le gemelle le prime ad accorgersi del
ritorno di Kohaku, il loro adorato zio.
Era da tanto che non lo vedevano e lui, dal
canto suo, aveva cercato di passare da sua sorella il meno possibile: la casa
si sarebbe affollata troppo.
Sango aveva la sua vita ora, una bellissima
vita, e non voleva intromettersi più del necessario e per questo cercava di
diminuire le sue visite nel corso del tempo.
Il suo arrivo non passò inosservato poiché
quando raggiunse la casa di Sango fu accolto calorosamente dalla sorella, per
cominciare, e poi da Miroku e dal resto dei vecchi compagni di viaggio e di
avventure.
La più entusiasta, forse anche più di Sango, fu
proprio Reiko che non appena varcò la soglia della casa se la ritrovò tra le
braccia sotto lo sguardo stupito di tutti.
Durò solamente pochi istanti, Reiko, infatti,
si separò quasi subito rendendosi conto di quello che aveva fatto con
un’espressione imbarazzata.
Si sedettero tutti.
Le gemelle sequestrarono Kirara per giocare e
farle le coccole, il suono sordo di uno schiaffo seguì poco dopo.
« Vecchio Myoga … ! » esordirono tutti in coro
mentre guardavano la piccola pulce, ormai completamente schiacciata, nel palmo
della mano di Inuyasha.
« Dov’eri sparito si può sapere? » domandò
Inuyasha mentre il piccolo demone si riprendeva, scuotendo il corpo e
riacquistando parte della sua consistenza.
« Ero andato a fare ricerche e ho scoperto
qualcosa di terribile! »
Tutti quanti, nessuno escluso, cercarono di
farsi più vicino a Inuyasha per ascoltare le parole di Myoga che se usava un
tono così serio non si poteva esserci niente di buono in vista.
« E cosa hai scoperto? Parla e ti lascerò
succhiare il sangue di Kagome! »
« Ehi! Ancora con questa storia?! Perché
proprio il mio? »
« Purtroppo niente di buono, come ho detto. La
ragazza con il marchio del drago … »
« Guarda che sono qui! E per la cronaca, mi
chiamo Reiko. »
« … Deve recarsi al tempio di Ama prima della
prossima luna piena. »
« Questo lo sappiamo … » aggiunse Miroku,
scuotendo il capo e sospirando.
Se le notizie erano solo quelle, pensò, allora
non c’era motivo di preoccuparsi inutilmente. « Sappiamo anche che deve recarsi
a un altro tempio, prima, recuperare il talismano di Amaterasu. »
« Non è solo questo! » continuò Myoga,
saltellando nervoso per attirare l’attenzione.
« I poteri sopiti nella sfera cuore si stanno risvegliando. Vi sarete accorti che stanno
accadendo fenomeni alquanto strani di recente? »
Fu Inuyasha ad annuire a nome del gruppo.
« A quanto pare la sfera cuore è direttamente
collegata al cuore umano di Reiko e i suoi poteri vengono influenzati dalle sue
emozioni, tuttavia, trattandosi di poteri demoniaci il corpo dell’ospite deve cambiare per sopravvivere all’impatto. »
« Cambiare … ? » domandò Reiko con voce
tremante. La piega che quel discorso stava prendendo non le piaceva molto.
« Esattamente! Lentamente, anche se non sarà
subito visibile, il corpo cambierà per sopportare l’impatto della forza
demoniaca. Se dovesse abusare delle sue capacità prima di raggiungere il tempio
di Ama il suo corpo verrà divorato
dai demoni che vi dimorano, resuscitando in ogni caso. Lo stesso accadrebbe se
non arrivasse al tempio entro la prossima luna piena, ma questa parte, a quanto
ho capito, già ne eravate a conoscenza.»
Lo sguardo di tutti fece grave e spostarono la
loro attenzione Reiko, ma quest’ultima sembrava paralizzata e il suo sguardo,
seppure visibilmente spaventato, era vuoto e a stento respirava. Nella sua
mente riusciva quasi vedere quello che poteva accadere. Vedeva il suo corpo
dilaniato dall’interno, la carne si squarciava e tutto sarebbe finito. Non
sarebbe mai più tornata a casa. Non avrebbe più rivisto suo zio e i suoi amici.
Il panico cominciò ad impossessarsi di lei, il
respiro si faceva più veloce e sentiva un gran vuoto nella mente mentre il
cuore batteva così forte da farle temere che uscisse dal petto. Il suo occhio
si era trasformato ancora mentre lei cadeva indietro, reggendosi appena in
tempo con le mani sul pavimento e con il respiro che usciva solamente dalle
labbra ma senza inspirare aria.
Le mancava aria. Aveva bisogno di aria, ma
respirare stava diventando sempre più faticoso e doloroso.
Fu Kohaku il primo a raggiungerla, ancora prima
di Miroku o Sango, poggiando le mani sulle sue spalle e cercando di calmarla e
capire cosa poteva fare.
« Reiko! Reiko! »
La ragazza sembrava non ascoltarlo, la sua voce
non riusciva a raggiungerla e la situazione stava diventando sempre più
preoccupante. Fu Kagome a prendere in mano la situazione.
Raggiunse le spalle di Reiko e poggiò una mano
contro le sue labbra e coprendo parte del naso senza fare troppa pressione,
lasciandole lo spazio necessario per respirare e intanto, con la mano libera,
strofinava la stoffa della sua maglietta per cercare di calmarla.
Lentamente, il respiro di Reiko si faceva più regolare e calmo, il corpo in tensione
si rilassava mentre Kagome allontanava la mano dal suo viso, ancora una volta,
intervallando questi movimenti ancora per un po’.
« Respira dal naso … Ecco così, stai tranquilla
… »
Kohaku osservava Kagome mentre si prendeva cura
della ragazza, sorrideva in modo così dolce, quasi materno, e i suoi gesti
esprimevano tutte quelle emozioni.
Ci vollero alcuni minuti, ma alla fine Reiko si
calmò e tornò a respirare normalmente per la gioia di tutti, almeno
letteralmente.
Reiko sentiva di aver toccato il fondo. “Ci
mancava pure l’attacco di panico con iperventilazione … Evviva”.
Quando alzò il viso i suoi occhi incontrarono
quelli di Kohaku si sentì ancora più mortificata, senza davvero capire perché,
alla fine, ma non sopportava di farsi vedere in quello stato anche da lui che
già l’aveva salvata in passato.
Ora che la situazione di panico era cessata
tutti tornarono a guardare Myoga, ancora nella mano di Inuyasha, saltellò fino
a raggiungere la gamba della ragazza che fissò il piccolo demone con curiosità.
« Non volevo turbarti, Reiko, ma la situazione
è alquanto grave.
Tu sei un essere umano, sei giovane e molto
graziosa, ma devi imparare a dominare il tuo cuore per poter controllare i poteri
che ti sono stati affidati. »
Un altro paio di balzi e andava verso Kagome.
« I problemi potrebbero essere altri, però.
Il tempio di Ama è stato circondato da una
costruzione imponente di un qualche Daimyo locale: il posto è una fortezza. Non
sarà facile avvicinarsi, meno che mai entrare. »
« Che vuoi che sia? Potremo farci strada con il
vecchio sistema! » esordì Inuyasha mentre spostava lo sguardo su Tessaiga, la
sua spada, ma Kagome e Miroku scossero il capo in segno di negazione.
« No Inuyasha, se usassi Tessaiga morirebbero
anche delle persone innocenti. No, temo che per entrare in quel posto dovremo
pensare a qualcos’altro. »
Kagome annuì e riportò lo sguardo su Myoga, ora
fermo nel palmo della sua man.
« Vecchio Myoga, hai sentito niente di un demone
che si fa chiamare la Bestia? » la
domanda di Kagome era un po’ quella generale, di tutti quanti.
Il vecchio Myoga si sedette, incrociando le
“braccia”, tutte quante, al petto e scuotendo mestamente il capo.
« Non molto, purtroppo. Non è un demone, di
questo sono sicuro, ma non saprei come altro descriverlo. »
« L’hai visto?! »
A parlare, questa volta, fu proprio Reiko.
Voleva capire cosa, o chi, fosse questa Bestia
dal momento che si stava dando un gran da fare per avere la sua vita. Sentiva
una gran rabbia dentro di se, le mani strette in un pugno con le unghie che si
conficcavano nella carne mentre il suo occhio sinistro sembrava farsi più
acceso. In lontananza, nonostante il cielo sereno, si potevano udire dei tuoni;
una tempesta in avvicinamento. Kohaku, sempre accanto a lei, posò una mano
sulla sua spalla e un’altra sopra a quella di lei stretta in pugno.
Lei si girò a guardarlo, lui scosse appena il
capo, come se avesse intuito i suoi pensieri e la sua voce, un po’ bassa e
profonda, la riscosse completamente.
« Avrai la tua occasione per vendicarti … »
Un leggero colpo di tosse da parte di Myoga e
l’attenzione torno di su di lui.
« Purtroppo no, ma mentre facevo ritorno, prima
d’imbattermi in Kohaku, ho avvertito una presenza nascosta nell’ombra che mi
seguiva. Non c’era nessuno, ma lo sentivo chiaramente e, confesso signorino
Inuyasha, mi ha dato i brividi lungo la schiena. »
Il vecchio Myoga non era mai stato un cuor di
leone, questo era risaputo, ma provare una sensazione del genere non doveva essere
una cosa normale. Nel frattempo, il demone pulce era salito sul collo di Kagome
e si teneva con le piccole braccia. Gli occhi grandi lucidi, colmi di emozione
mentre pregustava un bel banchetto.
« … E ora, a me il sangue Kagome. »
Non ebbe nemmeno il tempo per cominciare a
banchettare che Kagome, prontamente, lo schiacciò contro il suo collo.
Le parole di Myoga avevano generato ancora più
domande e preoccupazioni di prima.
Reiko si alzò, sorridendo appena e chiedendo di
restare un po’ da sola, il gruppetto annuì mentre la guardavano uscire dalla
casa e dirigersi verso chissà dove.
Kohaku la osservò allontanarsi, indeciso se
seguirla o meno. Voleva parlare un po’ con sua sorella, salutare le nipoti, ma
in quel momento la sola cosa che pensava era raggiungerla inconsapevole che
questo era il desiderio comune di tutti quanti.
La ragazza camminò a lungo ignorando il mondo
attorno a se, la mente chiusa in centinaia di pensieri diversi e l’animo
completamente oscurato dal pessimismo. Non era da lei. Nemmeno quella
situazione, pensò, ma oramai era stata tirata sul palcoscenico e doveva
recitare la sua parte.
Camminando così, immersa nel suo mondo, non si
accorse di essere ormai arrivata fuori dal villaggio trovandosi davanti al
grande albero sacro.
Era lì che aveva incontrato Inuyasha e Miroku,
pensò con un leggero sorriso ad incresparle le labbra, era il luogo dove ogni
cosa era cominciata anche nel passato. Il destino l’aveva condotta da loro.
La corteccia dell’albero era un po’ scavata in
un punto e la fissò incuriosita, avvicinandosi poggiò la mano contro la
superficie liscia del tronco e una sensazione nostalgica l’avvolse,
accompagnata dalla carezza del vento sul suo volto.
Ritrasse la mano, sorridendo malinconica e
sedendosi su una delle radici con la schiena poggiata contro il tronco del
grande albero. Non lo sapeva, non capiva il motivo, ma era come se avesse
toccato qualcosa che non andava sfiorato. Qualcosa che non le apparteneva, e
dal canto suo non aveva nessun desiderio di scoprire cosa fosse.
Il vento continuava, leggero e delicato,
risvegliava ricordi che credeva sopiti per sempre e la sua mente vagò libera e
senza nessuna costrizione.
Pensò a suo zio, alla sua famiglia e a tutte le
persone che avevano incrociato il suo cammino. Nel bene e nel male. Aveva paura
di perdere se stessa in questo viaggio, non soltanto il suo corpo che sarebbe
stato divorato dai demoni, tra le altre cose, ma temeva di perdere la sua
stessa anima. Lei voleva rimanere Reiko, sempre e comunque.
Riaprì lentamente gli occhi fissandoli sulle
fronde più alte dell’Albero Sacro, osservando il sole che giocava con le
foglie, illuminandole con i suoi riflessi per poi infrangersi sul terreno.
Il rumore di passi che si avvicinava infranse
la quiete del bosco. Le mani si poggiarono sulle radici dell’albero,
spingendosi un poco in avanti per osservare meglio il sentiero che conduceva al
villaggio e lì li vide. Erano venuti tutti. Inuyasha, Kagome, Sango, Miroku e
anche Kohaku che aveva sulla spalla il vecchio Myoga.
Rimase sorpresa, piacevolmente.
“Sono venuti tutti … per me? Perché erano in
pensiero … per me?”
Quasi non riusciva a capacitarsi di quello che
aveva appena pensato, tanto che scosse il capo e aspettò che fossero vicini
abbastanza per parlare senza dover urlare.
Sango le si sedette accanto, sorridendo
comprensiva e poggiando una mano sulla sua spalla.
« Va tutto bene, Reiko? » domandò gentilmente,
un tono di voce così dolce e affettuoso che per un attimo vide la sua immagine
sovrapporsi con quella di sua madre.
« Ecco … Sì … Sto bene adesso, grazie. »
rispose, balbettando per l’imbarazzo.
« Reiko, abbiamo deciso che per completare
questo viaggio dobbiamo dividerci. Almeno per adesso.» continuò Miroku e Reiko
annuì con il capo.
Ci aveva pensato anche lei mentre parlavano, prima,
ma poi il peso delle rivelazioni di Myoga era arrivato come un macigno sul suo
stomaco.
« Io andrò a fare qualche ricerca su mio nonno.
Se sei stata scelta per colpa della maledizione di Naraku sulla nostra
famiglia, allora è bene controllare alla fonte per scoprire qualcosa su questa Bestia. »
Reiko annuì.
Accanto a lei rimaneva Sango, sorridendo
affettuosamente e carezzandole la spalla per cercare di trasmetterle fiducia e
un po’ di ottimismo.
« Noi invece … » continuò Inuyasha, uno strano
sorriso spuntava dalle sue labbra. Sembrava molto soddisfatto per qualcosa,
Reiko lo guardò incuriosita senza immaginare cosa lo rendesse tanto entusiasta.
« Andremo dagli Yoro al tempio di Amaterasu. »
Kagome sospirò pesante, scuotendo il capo
mentre immaginava molto bene, forse anche troppo, il motivo per cui il marito
voleva andare proprio in quella zona.
Reiko li guardò, incerta all’inizio, ma poi
scosse il capo per negare con forza quell’affermazione.
« Preferirei di no, in verità. »
« Cosa hai detto, ragazzina?! »
« Ho detto che non mi pare il caso che tu e
Kagome mi accompagniate, tutto qui. »
Aveva le sue ragioni per rifiutare il loro
aiuto, l’espressione sorpresa e sollevata di Kagome, le fece intuire che non
era andata molto lontana dalla verità. Lei sapeva, quindi.
« Se per Kohaku non è un problema, vorrei fosse
lui ad accompagnarmi … »
« Non c’è problema. Sono venuto qui per dare
una mano, dopotutto.»
Si era sentito un po’ in imbarazzo quando Reiko
lo aveva chiamato, ma, alla fine, Myoga lo aveva portato con lui proprio per
quella ragione.
« Ehi, aspetta un momento! Mi dici che cosa ti
passa per la testa?! Perché non dovremo venire con te?! »
La reazione di Inuyasha sorprese non poco
Reiko.
Possibile che non sapesse? Le sue parole, però,
mal si accostavano con quello che pensava di lui e quindi era più logico
pensare che Kagome non gli avesse ancora detto niente.
Fece pressione con le mani sulle radici
dell’albero per alzarsi in piedi, superando Sango, alla quale sorrise
dolcemente, e si avvicinò a Kagome. L’afferrò per una mano e cominciò a
trascinarla lontano da quel gruppetto.
« Se qualcuno ci segue si ritroverà incapace di
avere figli in futuro! » gridò Reiko, marcando bene le ultime parole.
I ragazzi del gruppo sbiancarono a quella
velata minaccia, convincendoli, almeno per il momento, a non seguire le due
ragazze. Sango era curiosa, ma decise di non provocare ulteriormente Reiko.
“Forse dovranno parlare di qualcosa della sua
epoca”.
Sì, pensò Sango, quella doveva essere la
risposta più logica a tutto e così decise di esporre anche a voce alta quel
pensiero.
Erano abbastanza lontane dal gruppo e solo
allora Reiko si fermò, liberando la mano di Kagome che la guardava incerta e
curiosa.
Lei, dal canto suo, si passò una mano sulla
nuca sfiorando i corti capelli e sospirando a disagio.
« Scusa, non so da che parte cominciare il
discorso … »
« C’è qualcosa che vuoi dirmi che non vuoi che
sentano gli altri? »
« Penso che l’unica persona che non vuoi che
senta il nostro discorso sia Inuyasha, giusto? »
Kagome trasalì a quel confronto diretto, chinò
il capo, imbarazzata, torturandosi le mani e le labbra.
« Da quanto tempo lo sai? »
« E tu? Tu come fai a saperlo? »
« Non siamo in democrazia, Kagome, la domanda
l’ho fatta prima io e tu mi devi rispondere. »
Non voleva essere così severa.
L’espressione seria, le braccia conserte e gli
occhi puntati in quelli della sacerdotessa. Non voleva, ma non poteva fare
nient’altro. Se le fosse accaduto qualcosa mentre combattevano al tempio, anche
solo qualcosa di minimo, non si sarebbe mai perdonata una cosa del genere. Mai.
Kagome, invece, sembrò comprendere la ragione
di quel suo comportamento improvvisamente più severo e distaccato. Sospirò
appena mentre un piccolo sorriso si formava sulle labbra, la mano destra
scivolava sul ventre in un gesto istintivo.
« Un mese, circa. »
« Dannazione … » una mano tornò alla nuca e
cominciò a sfregare con più forza. « Mi dispiace, Kagome. Mi dispiace di averti
coinvolta in questa storia. »
« No, Reiko, non devi scusarti. Sono io che ho
accettato di aiutarti nonostante tutto. »
Quando aveva sentito la storia di Reiko aveva
deciso di mettere da parte se stessa, almeno per quel momento, preoccupandosi
solamente di aiutare lei.
« Era la cosa giusta da fare, ma tu come … ? »
La domanda di Kagome, ora, poté avere una
risposta più concreta. Reiko non perse tempo in chiacchiere, picchiettò
solamente l’occhio sul quale si trovava il marchio e lei comprese.
« E’ stato impossibile non saperlo, scusa. E’
una faccenda privata tra te e tuo marito, non volevo impicciarmi. »
« No, anzi, è stato provvidenziale. Vorrei
davvero rivedere Koga e Ayame, ma Inuyasha sarebbe capace di rendere la
situazione stressante con la sua assurda competizione. »
Reiko sospirò non faticando minimamente ad
immaginare la cosa.
Alla fine, entrambe le ragazze sorrisero e
Reiko promise di mantenere il suo segreto ancora per un po’, il tempo
necessario perché trovasse il momento opportuno per parlarne anche con Inuyasha
senza che desse di matto.
« Comunque, Kagome, Inuyasha a parte … Parlane
con Sango. Lei ha già avuto figli, sono certa che potrà aiutarti molto più di
me. »
Kagome annuì con un cenno del capo. « Sì, hai
perfettamente ragione. »
« Bene, è ora di tornare indietro. Dobbiamo
prepararci e partire al più presto; non manca molto alla prossima luna piena. »
Salve a tutti!
E alla fine, anche se non del tutto, abbiamo scoperto cosa accadrà a
Reiko se non arriverà in tempo al tempio di Ama, ma i problemi non sono finiti.
I nemici peggiori in questa storia, più che i demoni, saranno appunto gli
esseri umani. E’ nel cuore umano che si annidano luce e oscurità.
I prossimi capitoli, avviso, saranno spesso suddivisi in “parte uno” e “parte
due” per esigenze di trama. I segreti dei draghi saranno presto rivelati tutti.
Al prossimo capitolo, in uscita, come sempre, ogni mercoledì.
Inoltre, se non avete da fare, vi consiglio caldamente anche altre mie
storie come la nuovissima Totally Captivated, in uscita con un nuovo
capitolo domani, e 9 persons; 9 hours; 9 doors con uscite casuali –
anche due volte in una settimana.
Direi che ho detto tutto e ora vi saluto con un abbraccio fortissimo ~
Scheherazade ♫