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Autore: kiko90    25/02/2015    3 recensioni
Dal testo: Sono un nomade, non ho casa, non ho famiglia, non ho niente che mi trattenga in un luogo per più di qualche mese; sono un nomade solitario che vaga alla ricerca di uno scopo nella vita, visto che ora non ne ho più uno.
Vago non restando mai per troppo tempo nello stesso luogo, con la stessa gente, perché non posso e non voglio più affezionarmi a nessuno per poi perderlo e rimanere nuovamente solo; eppure anche questa volta sono restato troppo, questa volta mi sono innamorato.
*panda day*
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NOMADE
*nomade*





Alzo i piedi pesantemente arrancando nella neve con i miei scarponi. Intorno a me il paesaggio è sommerso dalla neve, centimetri su centimetri che impediscono hai commercianti di spostare le loro merci con i carri, troppa la neve, troppo il gelo che ha imprigionato questi luoghi.
Continuo a camminare imperterrito, è quello che ormai mi riesce meglio, vagare da paese in paese, senza una meta, solo per abitudine.
Sono un nomade, non ho casa, non ho famiglia, non ho niente che mi trattenga in un luogo per più di qualche mese; sono un nomade solitario che vaga alla ricerca di uno scopo nella vita, visto che ora non ne ho più uno.
Vago non restando mai per troppo tempo nello stesso luogo, con la stessa gente, perché non posso e non voglio più affezionarmi a nessuno per poi perderlo e rimanere nuovamente solo; eppure anche questa volta sono restato troppo, questa volta mi sono innamorato.

Non sono sempre stato un nomade, no, ero un guerriero, un soldato che combatteva per i propri ideali, per proteggere il proprio paese la propria gente, ma ho fallito.
Ho imparato a non aspettarmi niente dalla vita, perché ciò che aspetti non arriva mai e la delusione è troppa, come ora che cammino lontano da l’unica persona che mi ha riscaldato il cuore dopo anni, dall’incontro che non mi sarei mai aspettato di fare e che mi ha scombussolato dall’interno.
Mi è bastato un suo sorriso per capire che lei era diversa da tutte le altre donne conosciute fin ora, mi è bastato così poco per leggere nei suoi occhi lo stesso dolore che porto io nei miei, ma che lei ha saputo comprendere ed accettare.
Nami, come un’onda si è abbattuta su di me con il suo carattere da guerriera, con i suoi inganni e le sue truffe ai commercianti.
Nami, delicata come un vaso di argilla, apparentemente forte e resistente, ma in realtà fragile.
Nami, ho saggiato le tue lacrime e di loro, e di te, mi sono nutrito.
Nami, da te sto fuggendo, per te lo sto facendo, non posso restare, sono un nomade e così devo restare.

Continuo il mio cammino iniziando a percepire il freddo anche attraverso la mantella di feltro che mi ha sempre protetto dalle intemperie di ogni genere, ma questo gelo che sento dentro forse non è dovuto al freddo, forse è dovuto alla mia scelta.
I miei pensieri vengono interrotti dalla visione di un cerbiatto che zampetta tranquillo nella neve alla ricerca di un po’ di cibo sotto la coltre bianca. Mi vede, si ferma e mi fissa ed io faccio lo stesso. Ho imparato a convivere con gli abitanti del bosco a rispettare i loro spazi e così per non far fuggire il cerbiatto sto fermo, con la neve che mi arriva quasi alle ginocchia.
Osservo questo animale tanto affascinante guardarmi con i suoi occhi scuri, nocciola da quel che posso vedere, ed ancora una volta la mente vaga fino a lei, a Nami.
Ghigno ripensando a come ci siamo conosciuti, io dopo due settimane passate in un villaggio di minatori, dove ho sperimentato tutte le qualità di sakè della zona, sono partito per nuovi luoghi, lì ormai tutti conoscevano il mio nome e quando questo succedeva sono sempre andato via, sono sempre fuggito.
Camminavo tranquillo per i boschi quando delle voci colpirono la mia attenzione.
Incuriosito mi ero avvicinato ad un albero e da lì, a qualche metro di distanza, vidi una ragazza dai lunghi capelli ramati venire accerchiata da tre uomini scesi da una carrozza.
Qualcosa scattò dentro di me e con passo lento mi avvicinai sempre di più tenendo istintivamente la mano destra sulle tre katane che riposavano al mio fianco come sempre.
-Salve signori, scusatemi mi sono persa, potreste indicarmi la via per il mio villaggio, Coconaut?- la voce cristallina di quella ragazza arrivò fino alle mie orecchie facendomi imprecare mentalmente, possibile che non si fosse accorta delle facce poco raccomandabili di quei tre tizi? -Ciao dolcezza, saremo molto felici di darti una mano, perché non sali sulla nostra carrozza? Ti porteremo subito al tuo villaggio- disse uno dei tre uomini, ridacchiando insieme agli altri.
-Oh ma come siete gentili!- esclamò lei facendomi ribollire il sangue, che idiota! -ma prima che ne dici se ci conosciamo un po’ meglio?- disse il secondo degli uomini, alto e con un cappello scuro che gli celava lo sguardo lussurioso.
Vidi la ragazza retrocedere e portarsi le mani sul petto, forse aveva finalmente capito le vere intenzioni di quei tizi, dovevo muovermi o sarei arrivato tardi.
Mentre affrettavo il passo iniziando a sguainare la mia prima katana, i tre uomini si disposero in cerchio intorno alla ragazza, circondandola.
Mi mancava poco, solo qualche altro passo per arrivare da lei, quando la vidi estrarre qualcosa dal corpetto, un piccolo bastone che montò così velocemente che quei tre idioti a momenti neanche se ne accorsero, finché non furono spediti a terra da tre precisi colpi da quella strana ed imprevedibile fanciulla.
Mi bloccai di colpo a tre passi da lei, mentre rinfoderava nel corpetto la strana arma che aveva usato e si dirigeva sulla carrozza prendendone le redini.
-Ma che fai?- le urlai sbigottito ed in risposta ebbi solo una linguaccia prima che scoccasse le redini e si dileguasse con la carrozza e il bottino.
Una ladra ecco che cos’era! Altro che fanciulla indifesa! Ghignai per la sorte di quei tre uomini e ripresi il cammino, pensando a lei, ai suoi occhi caramello così furbi.

Dopo un giorno ed una notte di cammino, arrivai finalmente alle porte di un villaggio, secondo i minatori seguendo sempre il nord avrei trovato Fort Roger, mentre con mio stupore mi ritrovai a Cocounat Village, sicuramente i minatori si erano sbagliati ad indicarmi la giusta via.
Stanco ed affamato entrai nella prima locanda che mi capitò a tiro e mi rifocillai.
L’alcool era di ottima fattura e anche il cibo, mi stavo veramente rilassando quando tre uomini, con voci infuriate, entrarono nel locale sbattendo la porta di legno.
-Eccola è lei!- gridò un uomo.
Mi voltai verso di loro e riconobbi i tre uomini che erano stati derubati da quella ragazza, che si dirigevano decisi ad un tavolo.
Sgranai gli occhi riconoscendola, chissà come avevo fatto a non averla notata prima.
-Cosa desiderate signori?- disse la rossa sorseggiando del distillato in un calice.
-Cosa vogliamo? Tu ci hai derubato donna! Rivogliamo la nostra carrozza ed il nostro oro!- urlò il tipo alto con il cappello.
-Non so di cosa state parlando, non vi ho mai visto da queste parti…- disse con aria innocente sbattendo le lunghe ciglia, cosa voleva fare, imbambolarli di nuovo con le sue moine? Non sarebbe servito questa volta!
L’uomo con il capello estrasse rapidamente una pistola e in contemporanea la locanda si svuotò.
Ero rimasto solo io, i tre uomini e la ladra.
La vidi tremare impercettibilmente, anche se cercava di non darlo a vedere e rimanere impassibile.
-Possiamo trovare un accordo- disse mettendo giù il calice per avvicinare la mano al corpetto, mano che uno dei due uomini le afferrò saldamente.
-Questa volta non ci prenderai alla sprovvista!- disse l’uomo avvicinandosi al volto della ragazza leccandole il viso.
Successe tutto molto velocemente, mi avvicinai con due katane tra le mani e la liberai da loro, la salvai, iniziando a combattere mentre lei tremava dietro di me.
Capirono subito con chi avevano a che fare, del resto ero il migliore del reggimento molti anni fa, così fuggirono dalla locanda e io mi voltai verso di lei, e fu mentre compivo quel gesto che l’ultimo di loro prima di fuggire sparò verso di lei ed io la salvai un’altra volta parandomi davanti a lei per proteggerla.

Mi risvegliai il giorno dopo in una piccola casetta nel bosco dove lei accanto a me curava le mie ferite.
-Chi sei?- mi disse guardandomi con un nuovo sguardo, dolce e non più furbo.
-sono un nomade- risposi cercando di alzarmi, ma lei mi fermò con le sue mani delicate, con i suoi occhi caldi, e per una volta mi arresi, a tutto, a lei.
Non so come le nostre bocche si unirono e mi ritrovai sopra il suo corpo nudo a gemere per i suoi tocchi, per la sua pelle morbida, ma so che non mi ero mai sentito così leggero da molti anni.
Trascorsi con lei due lunghi mesi, salvandola ripetutamente da quella sua insana natura di ladra che però aveva scopi benefattori, si perché Nami non rubava per se stessa, ma per i bambini senza genitori rimasti senza niente a causa dell’ultima guerra, guerra dove anche io avevo combattuto. Lei rubando donava loro cibo e vestiti ed aiutava l’istituto dove abitavano, lei da orfana sapeva cosa significasse vivere senza genitori e non voleva far mancare niente a quei bambini che la adoravano.
Anche se però stare con lei era bello, la mia natura di nomade chiamava a gran voce, urlandomi che non potevo affezionarmi a lei, che non potevo amarla e mettere radici, perché le avrei portato solo dolore, come alla mia famiglia, così eccomi qui.
Sono fuggito nella notte, dopo averla amata un ultima volta e portandomi con se una sua foto che ho riposto all’interno della mia mantella, sul cuore.

Mi porto una mano proprio lì, sul cuore, sentendo come un calore sprigionarsi nel punto dove ho riposto la foto.
Sento il suo profumo agrodolce impregnarmi le narici, lo ha lasciato sulla mia mantella e questo mi fa impazzire perché vorrei dimenticarla ma non ci riesco, ogni cosa mi ricorda lei, persino questo cerbiatto.
Continuo il cammino alzando le braccia per far fuggire il cerbiatto, non sopporto più i suoi occhi così simili a quelli di lei, fissarmi in quel modo.
Come previsto corre, via, lontano immergendosi nel bosco.
Continuo il percorso, quando distrattamente inciampo in una pietra nascosta dalla neve e sbilanciandomi la foto di Nami sfugge dal suo nascondiglio ed eccola lì, sulla neve che mi fissa.
La osservo, è in bianco e nero però è bella lo stesso. Guardo il suo sorriso, le sue labbra carnose, le sue mani delicate e mi sento invadere dal calore, mentre il suo profumo mi avvolge.
Mi piego velocemente ed afferro la fotografia, mi volto e cambio direzione, cambio vita.

Non so da quanto sto camminando e se questa è la direzione giusta, Nami mi ha sempre accusato di avere un pessimo senso dell’orientamento e ora posso ammettere che forse ha ragione.
Cammino con il corpo ormai allo stremo ed i piedi congelati, ma devo continuare a camminare finché non sarò arrivato, finché non sarò tornato da lei.
In lontananza vedo del fumo, un rivolo di fumo bianco che mi fa saltare il cuore nel petto.
Accelero il passo e mi ritrovo davanti la sua casa, piccola ed accogliente come la ricordavo.
Ignoro il dolore e la fatica e corro verso l’entrata, spalanco la porta e la trovo lì, nel centro della stanza a piangere.
Solleva la testa e mi guarda stupita. Chiudo la porta e cammino verso di lei.
Le circondo il viso con le mie rudi mani e la vedo sorridere.
-Sei tornato…- sospira
-Sì, sono tornato per restare- le dico prima di baciarla, prima di toglierle i vestiti e sentire le sue mani lenire le mie mille cicatrici. Non sono più un nomade, no, ho trovato il mio scopo, la mia vita, Nami.



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ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti!
Eccomi con una nuova Panda ff questa volta ZoNami!
E da un po’ che non scrivo strettamente su di loro quindi non sono molto certa del risultato finale! Zoro credo sia OOC, ma serviva questo suo punto di vista un po’…ehm…triste per la sua parte da nomade. Spero comunque che vi sia piaciuta! :D
Approfitto di questo spazio per informarvi di un forum appena aperto per gli amanti di one piece di cui io sono già utente.
Se vi va di dargli un occhio, senza ovviamente nessun obbligo di registrazione, troverete il link nella pagina del mio profilo!
Grazie a tutti coloro che hanno letto!
Bacioni Kiko90


PROSSIMA PAROLA: FAVORITISMO
   
 
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