Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |      
Autore: d r e e m    25/02/2015    1 recensioni
Un numero di cellulare, due ragazzi, cinque stagioni, mille messaggi.
“Hai…hai ancora il mio…?”
“Sì, Stiles. Ho ancora il tuo numero di cellulare”.
L’ho sempre avuto si sussurra in testa una volta giunta in macchina.
[...]
A volte la sera Lydia riceveva un messaggio.
Anche se il sonno di piombo causato dagli ansiolitici che assumeva non le permetteva di rispondere prontamente, sapeva che l’avrebbe trovato il mattino dopo.
Tutto tranquillo, per il momento.
[...]
Lydia aspetta, attende finché Stiles non riattacca.
Rimane col cellulare attaccato all’orecchio, in ascolto.
Si addormenta così: il telefono come una conchiglia ad ascoltare la risacca della sua voce.

Stydia (o Friendship!Stydia) | Stalia | accenni Scallison e Scira.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve popolo efpiano, questa è la mia prima volta che scrivo una OS Stydia e in generale una fanfiction nel fandom di Teen Wolf nonostante segua lo show da un bel po’ di tempo.

Ho scritto questa one-shot senza troppe pretese, più per necessità che per altro. Mi sono sempre chiesta come il legame tra Stiles e Lydia si sia solidificato e, dato che i nostri teenager fanno largo uso di cellulari, mi sono convinta che ci debba essere qualcosa in più delle loro fugaci scorribande insieme. Quindi ho ripercorso le varie stagioni (Attenzione, possibili spoiler se non siete in linea con la programmazione americana) con una serie di missing moments che si ricollegano a qualche puntata mantenendo come linea guida il numero di telefono che uno Stiles ancora ragazzotto ha dato a Allison affinchè questa lo consegnasse a una nota Lydia.

Forse non è originale come tema, né tantomeno azzeccato, ma ho cercato di tracciare un fenomeno che presto o tardi tutti noi viviamo, alle prese con messaggi e telefonate. Non ci sono sdolcinatezze, né discorsi da Alternative Universe. Potete benissimo leggerla da Stydia incallite o da simpatizzanti della Friendship!Stydia. Tutto sta a voi e a come la volete leggere.

 

Forse l’ho scritta perché in fondo, ancora oggi, anche io come qualcuno di voi, attendo un messaggio che non arriva.

 

Ehi, Lydia.

 

Stiles allunga il passo. E’ goffo nei movimenti, lo zaino in spalla lo sbilancia leggermente in avanti. Ha paura di non arrivare in tempo.

Sente che la fortuna è girata a suo favore, sarà per via del sovrannaturale, ma poco importa.

Sorvola anche l’ultima fila di armadietti e spinge le porte antipanico. E’ finalmente fuori.

Aguzza la vista, spera di rintracciarla appena in tempo. Scott gli aveva detto che avrebbe avuto fretta di andare a trovarlo e un lampo di contentezza gli aveva acceso gli occhi che, seppur brillassero al buio per via del suo essere diventato licantropo, rimanevano pur sempre gli occhi di un adolescente innamorato.

Stiles si trascina dietro lo zaino mentre scende gli scalini a due a due, cercando di non inciampare tra gli studenti seduti a chiacchierare dopo la fine delle lezioni. Recupera qualche metro tagliando per le aiuole e scavalcando qualche panchina. Finalmente arriva al parcheggio dove anche lei si stava dirigendo.

“Ehi Allison” si sbraccia con la speranza di richiamare l’attenzione della bruna. Allison lo guarda arrivare dalla sua destra e si ferma qualche metro più distante per aspettarlo. Le mani infilate in borsa alla ricerca delle chiavi dell’auto. Attende, confusa.

“Ciao Stiles. Hai per caso notizie di Scott, oggi non era a lezione” chiede mentre il ragazzo riprende fiato, gesticolando come a voler abbozzare una risposta.

“E’ a casa” tossicchia in preda all’asma “Ha mal - si blocca, il tempo necessario per formulare una scusa credibile - mal di testa, sì”.

“Okay, grazie” fa per andarsene, ma Stiles inconsciamente si protrae verso di lei schiudendo le labbra come a voler dire qualcosa. Dondola sui talloni per un po’, si morde la lingua. Sembra avere i piedi incollati all’asfalto. Coraggio, Stiles! Cosa sarà mai?

Allison sorride a quel mucchietto di ossa, pallido ma con il sorriso malandrino. Inclina il capo e non riesce a trattenergli un sorriso.

“Cosa c’è, Stiles?” chiede, attendendo che l’amico sputi il rospo.

Il ragazzo la guarda mugugnando qualcosa, poi si zittisce, si passa una mano tra i capelli corti e ispidi e ripesca qualcosa dalla tasca della felpa.

“Puoi fare in modo che lei lo abbia? Basta semplicemente che memorizzi in rubrica il mio numero, va bene anche con un altro nome”.

Allison sorride, questa volta dolcemente. Con l’indice apre meglio il biglietto stropicciato, probabilmente strappato dal quaderno di chimica dato che ai bordi comparivano ancora alcune formule e  numeri atomici. Al centro una sequenza di numeri sormontata dal nome STILES.

 Stiles attende una risposta, un laccetto della felpa tra i denti.

“Certo. Farò in modo che Lydia lo abbia” risponde candidamente, riponendo il biglietto dentro la tasca del giubbotto.

“Ti prego, assicurati che lo scriva e che lo salvi o che, magari lo memorizzi due volte, non so. L’ultima volta che-”, ma Allison lo stava già richiamando per frenare quella sua lingua in procinto di sciogliersi in un altro dei suoi soliloqui.

“Mi assicurerò io stessa che lo faccia. Promesso”.

Ed era vero, Allison avrebbe convinto Lydia Martin a memorizzare quel numero sul suo cellulare nuovo di zecca. Anche a costo di farle rovinare la manicure appena fatta.

 

*

 

Stiles chiude la porta della sua camera. E’ stanco, dovrebbe dormire, ma la sua mente sta ancora lavorando come un computer in fase di elaborazione dati. Lascia scivolare la spalle contro la superficie legnosa della porta sino a raggiungere le assi del parquet.

Avevano avuto solo quattro mesi a disposizione, l’arco di un’estate per riprendersi dagli omicidi del Kanima, dalla pazzia di Matt, dalla furia dei cacciatori e di Gerard.

Avevano trascorso quattro mesi di tranquillità, lui e Scott. Anche Derek non li aveva coinvolti nella ricerca di Boyd e Erica: se la sarebbe cavata da solo o per lo meno con l’aiuto di Isaac.

Era tutto ciò che potevano avere, solo centoventi giorni di tranquillità?

I pensieri di un sedicenne normale alle prese con l’inizio del semestre sarebbero rivolti a quali nuovi corsi dover frequentare, con quale nuova ragazza provarci, pensare a quale college volersi iscrivere. Invece lui era alle prese con nuovi omicidi, animali selvatici con istinti suicidi e un branco di alfa a minacciare Beacon Hills.

Chiude gli occhi, posa una mano sulla tasca destra dei pantaloni dove sa essere contenuto il cellulare. Ogni minimo sussulto lo convince che sia una nuova chiamata, un nuovo messaggio, una nuova inquietante notizia. Questa volta non vuole abbandonarsi al suo inconscio, non vuole piombare in uno stato di iper-vigilanza. Mantiene quel contatto per assicurarsi che non ci sia nessuna notizia, nessun messaggio, che è solo un brutto sogno.

Qualcuno bussa e il ripercuotersi delle nocche contro il legno fa sussultare la povera testa di Stiles che si ridesta dal suo stato di quiete fittizio.

Con malavoglia si tira su, aggrappandosi alla maniglia con l’intento di aprirla. Probabilmente è suo padre, vuole assicurarsi che lui sia in casa – e che stia bene.

“Ehi”.

Stiles ha ancora la maniglia tra le mani. Si sente addosso una strana sensazione. Sa come si chiama: déjà-vu.

“Ciao Lydia. Entra” dice, ma non si sposta di un millimetro, più per la sorpresa che per indisposizione.

Anche volendo la rossa non sarebbe potuta entrare da una apertura così stretta con lui in mezzo. Si sarebbe dovuta accovacciare forse, contro il suo sterno, passare sotto il suo braccio teso per poter entrare. Lydia preferì evitare. Non sarebbe dovuta essere lì, dopotutto.

“Sono passata solo a lasciarti questo” dice e stropiccia le labbra rigonfie di rossetto fresco nonostante il trucco della mattina sia sfumato.

Stiles ripesca il foglio a righe dalle dita di Lyida. Non riconosce quel numero di telefono. Quello di lei lo sa a memoria.

“E’ il mio numero. Hai detto che se avessi trovato un cadavere avrei dovuto chiamarti per primo”.

Stiles non attende altri commenti. Ha già in mano il cellulare per digitare quel numero.

“Come mai hai cambiato numero? Quando?”  le chiede una volta bloccato lo schermo del telefono.

Lydia piega le labbra, abbassa lo sguardo.

Ecco, Stiles, dopo la partenza di Jackson e dopo aver assistito alla trasformazione del mio ex fidanzato da lucertola assassina a licantropo e aver scoperto il mondo sovrannaturale, scusa se cambiare il numero di telefono non sia una buona scusa per cominciare da capo.

Pensa, ma non lo dice.

Lydia Martin voleva iniziare una nuova vita, ma non lo dice.

“L’ho fatto per dimenticare Jackson, circa tre mesi fa” abbozza in un tono abbastanza convincente da poter illudere Stiles. Se Scott fosse stato nei paraggi ad ascoltare i battiti del suo cuore probabilmente non avrebbe avuto la stessa fortuna.

Stiles annuisce. Pensa ai messaggi inviatele durante l’estate, non troppi ma quanto bastavano per sapere che stesse bene. Chissà dove erano andati a finire quei messaggi? Forse se l’era portati Jackson a Londra o dovunque adesso si trovasse.

Lydia sente che quel corridoio si sta facendo troppo piccolo per lei, quel passaggio troppo stretto, come se non fossero ancora pronti a varcare quella soglia, a lasciarsi entrare vicendevolmente nelle loro vite.

“Puoi chiamarmi. Se avete bisogno, puoi chiamarmi” esordisce, spezzando il silenzio.

Se hai bisogno, si corregge mentalmente.

“Perfetto, grazie mille. Se avremo un imminente bisogno di trovare altri cadaveri nella foresta sapremo a chi rivolgerci”

Stiles sorride, sorridono entrambi. Se non fosse stato per le persone innocenti che morivano, il tutto sarebbe risultato comico agli occhi di Stiles. Un gruppo di adolescenti in giro per i boschi a combattere esseri sovrannaturale, inciampando in cadaveri.

Lydia fa per andarsene, ha già imboccato la tromba delle scale quando Stiles la ferma.

“Hai…hai ancora il mio…?”

“Sì, Stiles. Ho ancora il tuo numero di cellulare”.

L’ho sempre avuto si sussurra in testa una volta giunta in macchina.

 

*

 

A volte la sera Lydia riceveva un messaggio.

Anche se il sonno di piombo causato dagli ansiolitici che assumeva non le permetteva di rispondere prontamente, sapeva che l’avrebbe trovato il mattino dopo.

Tutto tranquillo, per il momento.

Qualche volta Aiden si intrufolava di nascosto nella sua stanza nel cuore della notte. Il display si illuminava.

Stiamo cercando una pista, se hai qualche strana sensazione avverti subito.

A volte rimaneva con il cellulare tra le dita, in attesa di un messaggio o di una chiamata. Le braccia scoperte fuori dal piumone color prugna.

A volte apriva la casella dei messaggi, la barra verticale a lampeggiare proprio come la sua intenzione di scrivere o meno il messaggio. Poi Aiden si voltava, mugugnava per la luce del display troppo forte e si riaddormentava.

Lydia spegneva il cellulare.

 

*

 

Lydia puntella con i tacchi il pavimento del corridoio dell’ospedale. E’ quasi l’alba ma il silenzio regna tra le camere dei pazienti. Anche nella sua testa, finalmente.

Scott le è a fianco, sa che la guarda di sottecchi ad ogni nuovo corridoio imboccato. Sa che non la sta incolpando, che il suo sguardo posato su di lei è più per preoccupazione che per indignazione. Eppure Lydia non sa come liberarsi da questa sensazione.

Fallimento.

Il suo era stato l’ennesimo fallimento.

Se non fosse stato per i genitori di Scott, Stiles sarebbe ancora fuori al freddo e in preda ai mostri della sua psiche.

Raggiungono facilmente l’uscita, la temperatura al di sotto dello zero si percepisce maggiormente ora che l’adrenalina della ricerca è svanita.

Si dirigono al parcheggio ognuno con la propria dose di colpe sopra il cuore.

“Grazie per questa sera” esordisce l’alfa trattenendo il casco in mano, smorza il silenzio interrotto dal suono di qualche ambulanza in avvicinamento.

Lydia si paralizza. La punta delle scarpe a rovistare nel selciato bagnato.

“Non ho fatto niente, Scott”.

Niente e Lydia non aveva utilizzato un eufemismo, di questo il licantropo ne era pur certo.

Riusciva a percepire l’odore di Lydia indistintamente, era diverso dal solito: era rimpianto, mortificazione, stress…affetto sincero?

“Hai avuto sempre ragione, ogni volta e in ogni circostanza. E’ vero, non siamo riusciti a trovare Stiles, ma ci hai provato con tutta te stessa. Stiles ti sarebbe sinceramente grato per l’impegno”.

La banshee china il capo, ricorda le parole dell’amico quel pomeriggio mentre tentavano di scovare Barrow. Si domanda se per caso i licantropi abbiano anche la facoltà di rovistare tra i ricordi.

Sorride, riconoscente, senza aggiungere altro.

Scott, invece, incalza, porta avanti quella conversazione monotòna.

“Hai il suo numero. Magari potresti chiamarlo domani. Sarebbe contento di sentire voci amiche”.

“Già”.

“Ci vediamo a scuola, allora” conclude poi senza dare il tempo al lupo di ribattere.

Apre lo sportello della sua auto e osserva Scott salire in moto e andarsene, mentre lei con le chiavi in mano continua a fissare i finestrini annebbiati dall’umidità mattutina.

Chiude gli occhi che bruciano. Ripensa alla voce rotta di Stiles filtrata attraverso le casse della radio, ai fili rossi, tesi che sprigionavano sussurri, bisbigli, voci.

Sono qui.

Sono qui.

Sono qui.

Sbarra gli occhi non appena sente qualcosa tra le mani. Il cellulare vibra, un nuovo messaggio vocale. Risale a qualche ora prima ma lo riceve solo in quel momento. E’ di Stiles.

Lydia accosta il cellulare all’orecchio.

Per favore, trovami.

 

*

 

Stiles si sistema il colletto della camicia bianca. Abbottona i polsini senza guardarsi allo specchio. Odia il suo riflesso. Passerà un po’ prima di riuscirsi ad accettare, prima di vedere se stesso e non il nogitsune ghignante di fronte a sé.

“Tutto bene?”

Stiles si volta, il viso del padre fa capolino dalla fessura della porta.

Bene, per un ragazzo che sta andando al funerale di una sua amica nonché ex ragazza del suo migliore amico - la quale è morta a causa sua, pensa.

“Si, papà” risponde con poca convinzione, ma non abbastanza da allarmare il genitore.

Controlla l’orologio. Sarebbe dovuto passare a prendere Scott con la sua Jeep, ma né loro né tantomeno gli altri avevano voglia di correre per dare un ultimo saluto ad Allison.

Nessuna corsa contro il tempo questa volta, nessuna fretta.

Il cellulare tintinna. Forse è Scott che lo avverte di essere pronto.

Non credo di poter venire. Non ce la faccio. Sto così male che non riesco a respirare.

Le dita di Stiles tremano leggermente. Dai suoi occhi trabocca una lacrima.

E’ colpa sua.

Si passa il dorso della mano sulla guancia mentre stringe ancora il cellulare con il messaggio in attesa di una risposta.

Non sa cosa dirle, ha esaurito le scuse possibili.

Scrive la sola cosa a cui riesce a pensare per consolarla.

Trattieni il fiato, Lydia.

 

*

 

C’erano giorni in cui Stiles trascorreva più tempo a parlare a telefono con Lydia che vederla di presenza.

Le ore trascorrevano veloci mentre le voci dell’uno e dell’altra percorrevano fili invisibili per raggiungere le rispettive abitazioni.

Di solito le telefonate si interrompevano per l’arrivo di Malia in camera dello Stilinski, con la borsa traboccante di compiti e materie da recuperare.

Stiles lasciava il telefono sopra il comodino, concedendogli uno sguardo o due durante le pause.

Poi sopraggiungevano i baci di Malia, le carezze, il dolce far niente sopra il letto disfatto.

Di solito sentiva la vibrazione, sintomo dell’arrivo di un nuovo messaggio o di una nuova chiamata. Ma allungare il braccio per raggiungere il comodino significava svegliare la coyote e lui non voleva svegliarla mentre dormiva tra le sue braccia.

Di solito Stiles si prometteva di richiamare Lydia per aiutarla a decodificare la lista.

Rispondeva la segreteria telefonica. Riattaccava.

 

*

Lydia è distesa su un fianco con la faccia spremuta sul cuscino. Sua madre è appena venuta a chiederle se ha fame, ma ha risposto di no. Sa che sua madre è pessima a cucinare, sarebbe comunque rimasta a stomaco vuoto.

Prada le è accanto, il libro di trigonometria avanzata a farle da cuscino.

Si sente stanca, ma non vuole dormire. Sa che le voci aumentano quando dorme. Non vuole sentire anche quella di Meredith.

Forse se alla base di quel codice ci fosse stata un’equazione matematica, anche la più complicata, probabilmente l’avrebbe già risolta. Essere una banshee, invece, non le riusciva per niente bene.

Tutto ciò che aveva ottenuto parlando con un suo simile era stata la sua morte.

Povera Meredith.

Lydia ripensa alla notizia ricevuta, al magone che dallo stomaco le risaliva alla gola. Le braccia di Stiles come conforto, come scoglio a cui aggrapparsi.

Lydia sta male, non si accorge di aver preso il cellulare. Stava digitando un numero, lo conosce a memoria. Allison.

Si blocca poco prima di far partire la chiamata. Si morde il labbro per non far risalire la marea che ha dentro.

Ritenta di nuovo, questa volta un nuovo numero.

Attende.

“Lydia, cosa c’è? E’ successo qualcosa?”.

La voce di Stiles appare assonnata, forse stava già dormendo. Che stupida idea quella di telefonargli, si lamenta con se stessa.

“No. Scusa. Volevo solo ringraziarti per oggi, ecco per Meredith …” dice schiarendosi la voce. Le sue corde vocali la stavano tradendo, qualche giorno si sarebbe risvegliata senza voce.

Deglutisce, ma Stiles anticipa le sue parole.

“Lydia non devi sentirti in colpa. Non è stato per te. Meredith aveva…dei problemi a livello mentale essendo una banshee…cioè non che tu abbia problemi mentali perché sei una banshee, dico semplicemente che Meredith era una banshee come te ma con problemi mentali”.

Stiles inciampa nelle sue stesse parole. Lydia lo trova buffo nel suo modo di argomentare, per quel che ne ricorda è sempre stato così.

Ride. Non si accorge di avere il microfono del telefono troppo vicino alle labbra. Stiles l’ha sentita.

“Perché ridi?” domanda, ma non appare offeso.

“E’ ironico da parte tua parlare delle banshee con problemi mentali, sbaglio o l’hai conosciuta prima di me ad Eichen House?”

Lydia scopre in ritardo di aver toccato un tasto dolente. Si morde la lingua ma è Stiles a smorzare la tensione.

“Forse su questo hai ragione”.

No, Lydia sa di non avere ragione, non questa volta.

“Ce la faremo. Come abbiamo fatto le altre volte” dice e si sorprende dell’ottimismo riacquistato. Chissà se quando muore una banshee si diventa più forti, si riesce a sentire meglio.

Lydia si concentra, ascolta: sente solo un fruscio di lenzuola, un mugugno di sottofondo. Sospira.

“Ci sentiamo domani. Salutami Malia”

“Buonanotte”.

Lydia aspetta, attende finché Stiles non riattacca.

Rimane col cellulare attaccato all’orecchio, in ascolto.

Si addormenta così: il telefono come una conchiglia ad ascoltare la risacca della sua voce.

 

*

 

Ehi Lydia. Come va? Spero ti stia divertendo in Europa. Qui l’estate sembra essere tranquilla, per ora. Ci manchi. Torna prima dell’inizio del semestre.

 

Un giorno Stiles scoprì che Lydia Martin e sua madre avevano fatto le valigie per una vacanza in Italia. Nessun avviso, nessun messaggio da parte sua. Solo Parrish era a conoscenza della sua partenza. In centrale glielo disse come se fosse una notizia ovvia. Stiles non gli credette.

 

Le mani sul volante della Jeep. Ad un incrocio svolta automaticamente a destra. Lo sguardo metà sulla strada di fronte a lui, metà su Malia sedutagli accanto.

“Non ti piacciono” ringhia la coyote aggiustandosi le punte di capelli che da poco aveva deciso di tagliare.

Stiles sorride mentre osserva la sua ragazza litigare col suo riflesso nello specchietto.

“Non è vero, sono carini”

 

Ehi Lydia. Come stai? Poche settimane al nostro ultimo anno da liceali. Torna presto.

 

Un giorno Stiles convinse lo Sceriffo a mandare una pattuglia in ricognizione attorno all’isolato in cui si ergeva casa Martin. Le luci erano accese. Forse si trattava di ladri. Al rientro, il vicesceriffo disse che era solo il signor Martin che era venuto a controllare che fosse tutto in ordine. Non erano tornate.

 

Malia continua a frizionare i capelli. Fa le smorfie come una bambina.

“Ehi, almeno quando ti trasformerai non ti andranno negli occhi” commenta Stiles all’ingresso del parcheggio della scuola. Frena e, con garbo, spegne il motore della sua amata Jeep.

“Pronto per un nuovo anno scolastico?” domanda la ragazza con riacquistata allegria.

Stiles le sorride e avvicina prontamente le labbra a quelle di lei che lo lascia fare.

“Ora sì” risponde lo Stilinski.

La bruna salta fuori dalla Jeep con la sua nuova acconciatura.

Stiles controlla un’ultima volta il cellulare.

 

Ehi Lydia. Tutto bene? Chiama.

 

Qualche giorno prima dell’inizio delle lezioni, Stiles e Scott si ritrovarono assurdamente legati e imbavagliati nella cantina di un vecchio edificio. Questa volta erano in svantaggio. Amber* era una banshee potente ma anche malvagia. Dove era finita la loro?

 

C’è una sedia vuota al loro solito tavolo in mensa. Stiles la nota e anche l’alfa seduta di fronte a lui. C’era stato un tempo in cui il loro tavolo era pieno e Isaac o Kira dovevano chiedere in giro delle sedie per potersi sedere con loro. Adesso sono rimasti solo in quattro. Non più Allison, ma Malia. Non più Isaac, ma Kira. Non più i gemelli. Non più Lydia.

“Amico, notizie?” chiede Scott sorseggiando un po’ d’acqua.

Stiles ha la bocca piena per rispondere.

 

Ehi Lydia. Come va?

 

Un giorno Kira avvisò Scott di aver ricevuto finalmente un messaggio da Lydia. Stava bene, si stava divertendo ma non sarebbe tornata presto. Sua madre stava pensando di trasferirsi. Il lupo non ebbe il coraggio di informare il suo migliore amico.

 

“Cosa fai?” domanda Malia, la guancia poggiata sul torace di Stiles. Il ragazzo non risponde subito, blocca il display del telefono e lo riposa sul comodino.

“Stavo controllando il cellulare. Scusa per averti svegliata” dice armeggiando con le coperte riscaldando la schiena scoperta della coyote.

“Ma sono le quattro del mattino, Stiles” si lamenta, scostando la mano del ragazzo dalla sua spalla.

“Perché controlli il telefono, cosa c’è che non vuoi dirmi questa volta?”

Lo Stilinski sospira, si mette a sedere sul letto.

“Abbiamo bisogno di Lydia, lei non risponde ai messaggi”

“Perché tutti avete bisogno di Lydia? Perché tu hai bisogno di Lydia?”.

Stiles riflette, pensa, ma le parole gli muoiono dentro. Guarda gli occhi di Malia, la ama, lui lo sa.

Perché si tratta di Lydia, non importa chi ami o con chi sia, si tratterà sempre di Lydia, pensa ma non lo dice.

La domanda rimane sospesa, incompiuta.

Si riaddormenta così: le dita a contare i fusi orari che lo dividono da lei.

 

Ehi Lydia.

 

Alla fine, un giorno, anche Stiles perse il cellulare, ma mai la speranza.

 

Ciao, Stiles.

 

 

 

 

 

Chiarimenti e Ringraziamenti anticipati:

Se siete giunti a leggere fin qui vi dico già d’ora immensamente grazie! Le porzioni di testo separati dagli asterischi sono semplici da ricollegare alle varie stagioni, ma onde evitare incomprensioni puntualizzo meglio:

- primo missing moments: Stiles e Allison, Stagione 1.

- secondo missing moments: Stiles e Lydia, inizio Stagione 3A

- terzo missing moments: Lydia, corso della 3A

- quarto missing moments: Lydia e Scott, Stagione 3B, riferimento alla 3x18

- quinto missing moments: Stiles, funerale di Allison, post 3B e pre Stagione 4.

- sesto missing moments: Lydia e Stiles, corso della Stagione 4.

- settimo missing moments: Lydia, Stiles, Stagione 4, riferimento alla 4x06

- ottavo missing moments: Stiles, post Stagione 4 e pre Stagione 5.

 

(*) Amber: ipotetica banshee e villain della 5s, di mia creazione, nessun rumors in giro.

 

Dato che sul web circola voce che qualcuno non potrebbe fare ritorno nella 5s e che si è creato un certo allarmismo circa il mancato nome di Holland tra gli attori confermati, ebbene mi sono convinta del fatto che Jeff ci farà uno scherzetto e manderà Lydia alle Bahamas o altrove per poi farla ricomparire a metà stagione. Spero di sbagliarmi!

Detto questo, vi ringrazio ancora infinitamente. Spero di continuare a scrivere su di loro e in generale in questo fandom.

Un bacio,

Sil

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: d r e e m