Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: arangirl    25/02/2015    1 recensioni
*ATTENZIONE SPOILER per chi non ha letto "La Danza dei Draghi"*
Un AU/What if? in cui Arya Stark ha passato la sua adolescenza allenandosi nelle arti dell'assassinio nella Casa del Bianco e del Nero, diventando una delle migliori assassine in tutta Essos. Ormai la ragazza è diventata una spietata macchina da guerra, senza sentimenti e con pochi ricordi del doloroso passato e della sua famiglia. Ma all'improvviso un nuovo e inaspettato incarico sconvolge il suo mondo, catapultandola di nuovo in un universo che aveva a lungo dimenticato, facendo nascere nel suo cuore di nuovo dei sentimenti, facendole desiderare di tornare indietro.
Premetto che questo è il mio primo tentativo di ff, perciò non so cosa ne uscirà. La storia mi ronza in testa da un po', e prevedo che ci saranno parecchi capitoli! Consigli e commenti sono assolutamente bene accetti!
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Arya Stark, Brienne di Tarth, Daenerys Targaryen, Jaime Lannister
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lord Harrold Hardyng si era sempre ritenuto un uomo coraggioso e abile, capace di guidare la sua gente in modo retto e giusto nonostante la sua giovane età e un passato di sregolatezze giovanili; in ogni situazione, la sua sicurezza era di essere sempre pronto a dare il meglio di se. Ma in quel momento, con la spada sguainata e la bocca spalancata, ricoperto dalla polvere che una volta era appartenuta al suo solido pavimento, si sentiva più spaesato e impreparato che mai. La ragazza davanti a lui lo fissava incuriosita e leggermente all’erta, pronta a qualsiasi risposta lui le avesse dato. Il problema è che nemmeno lui sapeva come comportarsi davanti a tutto ciò. Il suo sguardo saettò insicuro tra l’esile figura davanti a lui e il maestoso drago che con l’eleganza di un felino si liberava dai resti della Porta della Luna che aveva ancora addosso. Alla fine riuscì ad articolare qualche parola, solo per ripetere con incredulità il nome che la sua inaspettata ospite gli aveva appena detto “A-Arya Stark?” La ragazza davanti a lui lo guardò per un momento “Quello è il mio nome. Mi piacerebbe conoscere il vostro.” La leggera nota di scherno nella voce di Arya sembrò riportare Harrold alla realtà e stringendo l’elsa della spada si fece avanti di qualche passo “Io sono Lord Harrold Arryn, protettore della Valle! E voi signora, avete appena invaso la mia corte.”. Arya alzò le mani vuote “Vengo in pace. Forse l’entrata non è stata delle migliori, ma sono in lotta contro il tempo. Come vi ho detto, sono qui per mia sorella, Sansa Stark.”
 
 
 
Harrold la guardò minaccioso “Come potete dire di venire in pace portandovi dietro una creatura mostruosa come quella? E che autorità avete voi per solo azzardarvi a venire qua, pensando di restare impunita?” Questa volta fu il grosso uomo dalla folta barba a parlare, il colorito ancora leggermente pallido per il volo, ma dal tono molto più minaccioso di quello di lei “State parlando con la Regina del Nord, signora di Grande Inverno… State attento alle vostre parole.” Lord Arryn lo guardò confuso “Grande Inverno appartiene ai Bolton, da anni ormai.” Arya si avvicinò di qualche passo “Sono sorpresa che le notizie non vi siano ancora giunte. Una guerra è iniziata, gli uomini del Nord si sono uniti a Daenerys Targaryen nella lotta per il Trono; io stessa ho ucciso sia Roose sia Ramsay Bolton riconquistando la mia casa.” Le rughe sottili che si erano formate sulla fronte di Harrold si fecero più profonde “Abbiamo avuto dei… problemi. Colui che si faceva carico della politica esterna è morto due settimane fa. Peter Baelish, forse l’avete già sentito.” Arya annuì, si ricordava vagamente di quell’uomo, molte volte aveva parlato con suo padre quando era ancora in vita. “Da allora è in corso un processo contro la donna che l’ha ucciso, e tutto il resto è sprofondato nel caos.”
 
 
 
Il volto di Arya s’illuminò “E proprio per questo che sono qui. Il processo non è ancora finito? Mia sorella vive ancora?” Il volto di Harrold si rabbuiò “Non so che cosa pensiate, ma nessuna Sansa Stark vive a Nido dell’Aquila. Non è lei la donna sotto accusa, ma mia moglie, lady Alayne Arryn. Era la figlia bastarda di Baelish.” Se la giovane fu delusa dalle sue parole, non lo diede a vedere “Voglio vederla. Mia sorella potrebbe aver cambiato nome per scappare dai Lannister.” Harrold, che fino a quel momento aveva cercato di mantenere la calma, diventò paonazzo “Come osate fare irruzione nella mia dimora, minacciare la vita dei miei uomini e accusarmi di non conoscere nemmeno la vera identità di mia moglie?” Arya rimase impassibile “Non ho fatto nulla di tutto questo. Ma sono venuta per la verità, e se voi me la negate, allora potrei anche pensare di radere al suolo il vostro bel palazzo. Mi basta dare un ordine a Rhaegal.” Il drago nell’udire il suo nome sbuffò leggermente, aumentando ancora di più l’effetto delle parole minacciose della ragazza “Fatemi vedere quest’Alayne, e se non è lei la donna che cerco, allora vi lascerò in pace.” Harrold la fissò per un lungo momento “E se dovesse essere lei?” Arya gli sorrise “Vedremo.” Il lord di Nido dell’Aquila valutò per un attimo le sue possibilità. Certo, poteva ordinare alle sue guardie di uccidere immediatamente i due intrusi, ma restava sempre il problema del drago, e non era qualcosa da poco. Ma non fu quello a fargli decidere di acconsentire alla richiesta della donna, ma il fatto che finalmente capì perché gli sembrava di averla già vista da qualche parte, anche se non riusciva a rammentarsi di lei. Alla fine chinò il capo. “Vi accompagnerò io stesso nella sua stanza. Il vostro drago resta qui.” Arya sorrise “Vi consiglio di non cercare di legarlo… Non sono responsabile per coloro che moriranno provandoci.”.
 
 
 
Lord Arryn accompagnò Arya lungo diversi corridoi tortuosi, forse sperando di farle perdere l’orientamento. Arya non aveva questo tipo di problemi, era stata addestrata per non trovarsi mai in svantaggio, nemmeno di quel tipo. Alla fine si fermarono in un anonimo corridoio, davanti ad una porta presidiata da due guardie “Se non vi dispiace, preferirei entrare da sola.” L’uomo la guardo dubbioso, ma infine annuì “Se sento anche solo un rumore anormale, giuro che entro e vi taglio la gola, drago o non drago. E’ di mia moglie che stiamo parlando.” Arya lo guardò confusa, chiedendosi come un uomo potesse tenere tanto da conto la salute della moglie che stava per condannare a morte. Fece per aprire la porta, ma si fermò, girandosi lievemente per guardare l’uomo negli occhi “Non mi aspettavo che me la lasciaste vedere così facilmente. Cosa vi ha fatto cambiare idea?” Harrold la guardò negli occhi “Il vostro viso. Mi era famigliare, ma non riuscivo a capire perché. Alla fine ci sono arrivato…” Arya sorrise “Assomiglio a lei?” L’uomo scosse la testa “No, non a lei. A nostro figlio. Avete gli stessi occhi.”
 
 
 
Arya entrò nella stanza in modo più silenzioso possibile, guardandosi intorno solo un attimo prima di trovare ciò che cercava. La donna le dava la schiena, fissando il cielo dalla finestra davanti a lei, i lunghi capelli neri che le cadevano sciolti dalle spalle. Quando la porta si chiuse alle sue spalle la donna si voltò leggermente, quel tanto che bastava per permettere ad Arya di riconoscere sua sorella aldilà del pallore del suo viso, delle profonde occhiaie e di qualsiasi altro segno del tempo. Per un momento si sentì così piena di gioia e sollievo che non riuscì nemmeno a respirare; era arrivata in tempo. Sansa invece la guardò quasi come se fosse invisibile, distogliendo lo sguardo dopo pochi attimi “Ho detto che voglio essere lasciata in pace, non ho bisogno di nessuno finché non sarò convocata.” Arya rise, incapace di trattenersi “Passano gli anni ma non cambia il modo in cui mi tratti.” Sansa si girò a quel punto, guardandola bene in volto, gli occhi che lentamente si spalancavano per la sorpresa “Sansa, sono io.” La donna si alzò andandole incontro “Arya? Sei veramente tu?” Arya fece qualche passo verso di lei e s’incontrarono a metà strada, stringendosi in un abbraccio che Arya non avrebbe creduto possibile fino a qualche giorno prima “Ho pregato tanto perché la mia lettera ti raggiungesse. Non credevo di riuscire a rivederti.” Arya sentì gli occhi pizzicarle leggermente mentre cercava di trattenere le lacrime; nemmeno lei l’aveva creduto possibile e più che al salvataggio, aveva preparato il suo cuore alla vendetta.
 
 
 
Sansa si staccò leggermente da lei, per guardarla in volto “Quindi è tutto vero… Sei tornata, sei una regina adesso.” Arya abbassò lo sguardo “Non per mia volontà, ma sì, sono la Regina del Nord adesso. Porto la corona di nostro fratello.” Sansa fece per parlare di nuovo ma Arya la fermò con un cenno “Abbiamo così tante cose da dirci Sansa… Ma non adesso. Adesso devi dirmi cos’è successo tra te e Lord Baelish, devi dirmi come posso aiutarti.” Sansa storse la bocca in un gesto che ad Arya ricordò vagamente il padre “A meno che tu non abbia un esercito, dubito che tu possa fare qualcosa per me.” Arya sorrise “Niente esercito... Però ho un drago.” Sansa la guardò esasperata per un attimo prima di capire che la sorella non scherzava “U-un drago?” Arya scosse la testa “E’ una lunga storia… Ma adesso dimmi cos’è successo.” Sansa si passò una mano tra i capelli, tornando a sedersi nella piccola sedia davanti alla finestra. “Per anni ho finto di essere la sua figlia bastarda, eseguendo i suoi ordini come un uccellino ammaestrato.” Le sue labbra presero una piega terribilmente amara “Lo so che sembra orribile da dire, ma ero felice. Mio marito, Harrold… Non è l’uomo perfetto, ma è una persona gentile, si è sempre preso cura di me, ed era l’unico che cercava di tenermi fuori dagli intrighi di Petyr… per quanto gli fosse possibile.” Sansa la guardò negli occhi, lo sguardo oscurato da fantasmi del passato “Eravamo tutte pedine nelle sue mani, chi più potente chi meno, ma alla fine dovevamo tutti piegarci al suo volere. Anni fa aveva intenzione di usarmi per prendere il controllo di Grande Inverno, del Nord… Ma la regina Cersei era ancora troppo potente, quindi mi fece sposare con Harrold, e lo aiutò a prendere il controllo della Valle. Ma poi i suoi piani cambiarono… quando, quando io…”
 
 
 
Arya le si avvicinò, stringendole la mano “Quando avesti il bambino.” Sansa annuì “Harrold te l’ha detto?” “Mi ha detto che gli somiglio. Non pensavo di essere diventata zia.” Sansa sorrise “E’ vero, ha gli occhi degli Stark…” Si fermò un attimo, come incerta, e le parole che disse poi le uscirono quasi in un sospiro “L’ho chiamato Eddard.”
Arya rimase immobile per un attimo, mordendosi leggermente il labbro, il cuore così pieno di emozione da non riuscire a esprimerle in modo adeguato “Sono sicura che nostro padre ne sarebbe molto orgoglioso.” Sansa cercò di sorridere mentre le lacrime cominciavano a solcarle il volto “Tu sei sempre stata la sua preferita, non ho mai capito il perché. Io cercavo di essere la figlia perfetta, ma lui continuava a preferire te, anche se eri un disastro ambulante.” Arya sorrise al ricordo della bambina incontrollabile che era stato tanto tempo prima “Lui ti amava tantissimo Sansa... Dava solo più attenzione a me perché ero un disastro, ma è sempre stato orgoglioso di te. Tu hai cercato di salvarlo, hai chiesto a Joffrey pietà per lui… E’ più di quanto non abbia potuto fare io.” Sansa la guardò con gli occhi pieni di stupore “Tu eri lì? Quando l’hanno decapitato? Ho sempre pensato che fossi fuggita prima.” Arya scosse la testa “Ero nella piazza, cercavo di raggiungervi. Non avrei potuto fare nulla ma… Volevo essere lì.”
 
 
 
Arya la guardò negli occhi, incapace anche lei di trattenere le lacrime a quel punto “Mi dispiace di averti abbandonato ad Approdo del Re. Sarei dovuta tornare indietro per te.” Sansa l’abbracciò di nuovo, e Arya la strinse a se come avrebbe voluto fare quel giorno di tanti anni prima “Hai fatto la cosa giusta. Se fossi rimasta, probabilmente, saremmo morte entrambe. E poi io ero così orribile con te… Ho passato anni a rimpiangere il modo in cui ti ho trattato.” Arya si staccò da lei e la guardò negli occhi, così simili a quelli della loro madre; lei e Sansa non erano mai state amiche, e forse si erano persino odiate a un certo punto, ma non aveva più importanza “Ti ho lasciato una volta Sansa, non lo farò ancora. Continua il tuo racconto, troveremo una soluzione.” Sansa inspirò profondamente e riprese a parlare “Quando Petyr scoprì che avevo dato alla luce un maschio, i suoi piani cambiarono. Mio figlio avrebbe avuto molta più presa sul titolo di mio padre di quanta avrei mai potuto avere io. In più lui avrebbe controllato la Valle e Grande Inverno, un dominio molto più grande di qualsiasi aspettativa.” Arya annuì “E controllando lui, Petyr avrebbe controllato ogni cosa.” Sansa annuì “Esattamente. Eddard ha solo cinque anni, eppure Petyr aveva già cominciato ad allontanarlo da me e da suo padre. Giravano voci orribili per il castello, dicevano che Eddard era frutto di un incesto, che io ero un’adultera… Ma avevano tutti paura di parlare finché Petyr era in vita. Era una situazione orribile, ma mai quanto lo è diventata quando ha saputo della tua incoronazione. Tutti i suoi piani sono andati in fumo, e lui è come impazzito… aveva deciso di portarsi via Eddard, di portarlo alle Dita finché non fosse stato abbastanza grande da prenderti la corona. Harrold non è riuscito a negargli nulla, è solo grazie al suo favore che è diventato Lord. Ma io mi sono rifiutata.” Sansa scosse la testa “Mio figlio, il mio bambino è la cosa più bella che i Sette Dei mi abbiano dato in questa vita. Non rinuncerei a lui per nulla al mondo, nemmeno per la più preziosa delle corone. Quando lo dissi a Petyr, lui capì che era arrivato il momento di eliminarmi. Ma non è riuscito a uccidermi, non direttamente almeno. Sono quasi sicura che non riuscisse a guardarmi negli occhi abbastanza a lungo senza vedere il fantasma di nostra madre… Avrebbe dovuto farlo invece, avrebbe dovuto uccidermi. Non appena mi ha voltato le spalle, gli ho piantato una daga nella schiena.”
 
 
 
Sansa rimase in silenzio, guardandosi le mani raccolte in grembo e Arya rimase a fissarla, assimilando il racconto della sorella, cercando una via d’uscita. “Puoi dire che è stata legittima difesa…” Sansa scosse la testa “Petyr aveva troppi amici a corte, persone che non aspettavano altro che i suoi favori… i lord mi odiano per averli privati del loro benefattore, e le lady hanno sparlato troppo di me per provare un minimo di comprensione nei miei confronti. Mi vogliono tutti morta e nemmeno Harrold può fare nulla. Il processo sarà solo una farsa, Harrold è riuscito a prolungare i tempi per cercare una soluzione, ma quando avverrà, la sentenza sarà una e una sola.” Arya camminò verso la finestra, fissando a lungo la distesa sotto di loro, ammirando i raggi di sole che si facevano largo tra le nubi. “Ho la soluzione Sansa, so come liberarti. Ma devi fidarti di me.” Sansa non esitò un attimo “Mi fido.” Arya sorrise “Adesso farò entrare tuo marito, e tu gli chiederai un processo per singolar tenzone. Sarò io il tuo campione.”
 
 
 
 
Daenerys squadrò con attenzione l’uomo davanti a lei. Garlan Tyrell era un uomo alto e robusto dall’aspetto affascinante nonostante l’evidente stanchezza; non dovevano essere stati giorni facili per lui. L’uomo s’inchinò comunque quando lei e Nymeria entrarono nella tenda allestita per il loro incontro, e la dorniana sorrise “Non vi chiamano il Galante per niente, ser.” L’uomo ricambiò con un mezzo sorriso “Non vedo perché essere scortesi, anche se siamo in guerra.” “Più che guerra la definirei un triste spreco di vite.” Daenerys guardò l’uomo negli occhi e lui abbassò lo sguardo “Sono una specie rara le donne che vanno dritte al punto milady.” Nymeria gli si avvicinò “E’ regina per te, Tyrell.” L’uomo sorrise nuovamente muovendosi verso una delle sedie, rivelando una ferita alla gamba che Daenerys non aveva notato e che lo faceva zoppicare in modo evidente “Sapete bene che la mia unica regina è mia sorella, Margaery Lannister. Non posso transigere su questo.” L’uomo chiamò un servitore che versò a tutti e tre una coppa di vino, e Daenerys attese pazientemente che fosse lui il primo a bere prima di prenderne qualche sorso. “Ma in quanto a quello che avete detto prima, avete ragione. I miei uomini cadono come foglie al vento davanti al vostro drago.” “Quindi siete venuto qui per arrendervi?” Garlan fissò per un attimo Nymeria, come se stesse cercando il coraggio di parlare “Sono venuto per proporvi un accordo. Io sono disposto a diventare vostro prigioniero, ma voi in cambio dovete lasciar andare i miei uomini.”
 
 
 
Nymeria rise “Nemmeno per sogno. I tuoi uomini devono arrendersi e lasciare le armi, solo così termineremo l’attacco. Nessun Tyrell andrà a ingrossare le fila dei Lannister mentre comando io.” Fu Garlan a ridere a quel punto “Pensate davvero che questa sia tutta la forza di attacco Tyrell? Approdo del Re è circondata dal nostro esercito, il nostro vero esercito. Non riuscirete mai a entrare.” Daenerys si limitò a guardarlo “E allora perché arrendersi? Perché consegnarti a noi invece di aspettare rinforzi?” Garlan si girò verso di lei, e per un attimo a Daenerys parve di vedere un briciolo di tristezza aldilà del suo sguardo impassibile “Ho visto troppi dei miei uomini morire. Non posso sopportarlo ancora.” Nymeria fece per parlare, ma Daenerys le sfiorò leggermente il braccio, chinandosi per sussurrarle all’orecchio. Nymeria la guardò per un attimo incerta, ma alla fine annuì, e Daenerys si rivolse nuovamente verso Garlan ancora in attesa di una risposta “Non basti tu. Te e tutti i tuoi generali. E l’armamentario dei tuoi uomini. Se ne andranno da questa valle disarmati se vogliono andarsene vivi.” Garlan la guardò negli occhi “E se non dovessi accettare?” Daenerys ricambiò lo sguardo senza battere ciglio “Allora brucerete tutti. Non importa quanto tempo ci vorrà.” Garlan attese ancora qualche attimo prima di abbassare lo sguardo. “Ci arrenderemo domani all’alba.” Entrambe le donne annuirono e Daenerys allungò la mano verso il cavaliere “Avrei voluto incontrarvi in circostanze diverse da questa, ser.” L’uomo le prese la mano e se la portò delicatamente alle labbra “Il desiderio è reciproco milady.”
 
 
 
Una volta uscite dalla tenda Daenerys sentì lo sguardo di Nymeria farsi più penetrante che mai “Che cosa succede?” Nymeria scosse la testa “Per me hai commesso un errore. Avremmo dovuto ucciderli tutti, o quantomeno mandarli tutti alla Barriera. Credi che non abbiano altre armi nelle loro belle città fiorite?” Daenerys si fermò per guardare in volto Nymeria, socchiudendo gli occhi di fronte ai colori del tramonto che brillavano alle spalle della guerriera dorniana “Non possiamo perdere più tempo qui, Nymeria. La mia era solo una finta, voi dovete andare verso Approdo del Re, e io devo ritornare dai miei uomini.” Nymeria assunse un’espressione di sfida “Tu vuoi solo tornare dalla tua piccola lupa. Non t’interessa del destino di questa guerra?” Daenerys contò qualche secondo prima di rispondere, cercando di non farsi sopraffare dalla rabbia “Io più di chiunque altro ho sacrificato me stessa per essere qui oggi. Ogni uomo morto per conquistare il Trono ricade su di me, perché sono io che ho iniziato questa guerra, io che porterò la corona. Non dire nemmeno per un secondo che quello che faccio è per egoismo, perché sono venuta qua lasciando i miei uomini e sì, anche Arya, solo per venire in tuo aiuto, per non vedere tutti i tuoi uomini morire schiacciati come formiche. Non mi merito queste accuse Nymeria, e tu lo sai bene.” Per un attimo sembrò che la donna volesse aggiungere qualcosa, ma alla fine si limitò a distogliere lo sguardo “Così sia dunque. Domani mattina sarai libera di tornare dai tuoi uomini.”
 
 
Daenerys allungò la mano e strinse leggermente il braccio dell’altra donna “Ti sono grata per tutto ciò che hai fatto per me. E mi dispiace se la mia decisione non incontra il tuo volere, ma pensaci! Ogni minuto che perdiamo qui equivale a truppe che si ammassano sulle mura di Approdo del Re. Non voglio perdere questa guerra ad un passo dalla vittoria. Se gli uomini di Garlan si rifaranno vivi, ci penserà tua cugina, a quel punto sarà troppo tardi per tirarsi indietro.” Nymeria annuì, ma rimase silenziosa per il resto del viaggio di ritorno verso il loro campo. “Dunque te ne andrai domani?” Daenerys annuì “Non appena l’ultimo dei loro generali sarà stato fatto prigioniero.” Nymeria tese il braccio verso di lei, e Daenerys lo strinse con convinzione mentre l’altra si congedava “La prossima volta che ci vedremo sarà sotto le mura di Approdo del Re.” Daenerys le sorrise “E allora prenderemo ciò che ci spetta. Con Fuoco e Sangue.”
 
 
 
 
Lo sguardo di Arya vagava per la sala gremita di gente mentre il caldo fiato del drago accanto a lei le muoveva i capelli. Rhaegal era inquieto e affamato, Arya riusciva a sentirlo, eppure non poteva fare nulla per lui finché il duello non fosse finito. Tutti si tenevano cautamente a distanza da lei e dall’enorme bestia, e Arya poteva percepire il loro timore reverenziale; si era sentita così anche lei la prima volta che Daenerys le aveva mostrato i suoi draghi. Sansa stessa quando era entrata nella sala aveva lanciato un grido, e Arya forse avrebbe riso se si fosse trattata di un‘altra situazione. Adesso sua sorella stava in un angolo, il volto preoccupato e teso mentre fissava con ostinazione il marito. Solo dopo qualche attimo Arya capì che non era l’uomo che Sansa fissava, ma una figura più piccola ai suoi piedi. Il bambino le ricordò vagamente Jon, e si stupì di come avesse davvero preso i colori degli Stark nonostante il mento pronunciato lo facesse assomigliare al padre. Il piccolo Eddard però non si era accorto degli sguardi preoccupati della madre, invece fissava con costernata ammirazione il drago accanto a lei, e quando per sbaglio incrociò lo sguardo di Arya e lei gli sorrise, si nascose immediatamente dietro la gamba del padre. Jorah comparve al suo fianco, il volto pieno di preoccupazione “Dovevate farlo per forza? Mettervi in pericolo in un modo così stupido?” Arya lo fissò indispettita per un attimo “Non c’era altra soluzione, non ho percorso tutto questa strada per dire a mia sorella che non la posso aiutare. Ho rubato un drago che gli dei mi fulminino, non mi tirerò indietro ora.”
 
 
 
Jorah si bloccò per un attimo prima di tornare all’attacco “Almeno lasciate che sia io a combattere.” Arya rise “Sai bene che sono più forte di te.” Jorah sbuffò “In circostanze normali magari, ma siete stata ferita gravemente, e invece di riposare con il veleno di Euron ancora in circolo vi siete imbarcata in questa folle impresa. Sono giorni che mangiate e dormite pochissimo, siete allo stremo delle forze e lo sapete anche voi.” “Questo vale anche per te.” Cercò di zittirlo Arya, ma in cuor suo sapeva che l’uomo aveva ragione. Aveva provato a chiedere a Harrold più tempo, ma i nobili della Valle di Arryn erano stati irremovibili, avevano aspettato abbastanza per la loro giustizia. Si sentiva stanca come non mai, e non era del tutto sicura di aver ripreso il pieno controllo del suo corpo, ma ancora una volta, non aveva altra scelta. “Parlami del campione della Valle.” Era proprio per quel motivo che l’aveva mandato a indagare. Jorah guardò verso Lord Arryn, indicando un giovane uomo accanto a lui “Ser Donnel Waynwood, cavaliere della Porta insanguinata, eccellente maestro di spada. Le sue abilità sono note in tutta la Valle.” “Mancino?” chiese Arya guardando l’elsa della spada “Esattamente. Esperto in difesa, cauto nell’attacco a quanto mi hanno detto.” Arya storse la bocca “Sono i peggiori.” Waynwood era di media altezza e muscoloso, ma non grosso, sarebbe stato difficile usare il suo fisico contro di lui, cosa che ad Arya era già capitato di dover fare. Non si presentava come una sfida facile.
 
 
 
Per la prima volta in quell’assurdo viaggio la sicurezza di Arya vacillò, e si chiese per un attimo cosa sarebbe stato della sua gente se lei fosse morta lì in quel momento. Si girò verso Jorah, guardandolo dritto negli occhi “Se dovesse succedermi qualcosa… Dì a Daenerys che mi dispiace. Dille che l’aspetterò, qualsiasi cosa ci sia dall’altra parte.” Jorah sembrò sul punto di voler dire qualcosa, ma si limitò ad annuire “Ma cercate di non morire per favore. O la vostra gigantessa bionda vorrà la mia testa su una picca.” Arya cercò di ignorare la stretta al cuore al pensiero di Brienne che l’aspettava, e si fece avanti verso il centro della sala, incontrando Harrold Arryn a metà strada “Siete sicura di voler combattere? Non ho mai visto Ser Donnel perdere un duello.” Arya lo guardò negli occhi “Se io ne avessi perso qualcuno non sarei qui ora. So cosa sto facendo.” Ed era vero. Il prezzo da pagare per gli affetti che si era dolorosamente ricostruita era la paura, l’attanagliante paura di perdere tutto ciò a cui teneva, di abbandonare colore che credevano in lei. Arya l’assassina non aveva mai avuto questi dubbi, Cat la gatta dei canali non aveva mai esitato, non l’aveva fatto Nymeria, Beth, Mercy… Nessuna delle maschere che aveva preso possesso del suo viso. E in questo momento Arya tornò a indossare quella maschera, immune a qualsiasi dolore, a ogni stanchezza fino al successo della sua missione. Harrold la guardò nuovamente, e lei notò un leggero brivido nei suoi occhi azzurri “So che posso sembrare un uomo orribile, ma amo mia moglie. Se cercassi di salvarla ora, perderei la Valle e mio figlio. Vinci, te ne prego. Sono pronto ad accompagnarti in battaglia contro i Lannister se sarai viva alla fine di questo scontro.” Arya annuì, quasi impassibile alle sue parole in quel momento.
 
 
 
Lei e Ser Donnel si misero l’uno davanti all’altra al centro della stanza e Arya sguainò le sue lame, pronta allo scontro. La voce di Lord Arryn si alzò al di sopra del brusio “Che il duello abbia inizio!” Lei e il suo avversario si squadrarono a lungo, percorrendo un cerchio immaginario ai loro piedi, iniziando una danza antica quanto il tempo. Il primo affondo di Ser Donnel arrivò veloce come una saetta e Arya si scansò giusto in tempo per non essere trafitta all’addome. Cercò di far perdere l’equilibrio all’avversario colpendolo al braccio, ma questi lo ritrasse non appena il colpo non andò a buon fine. Arya lasciò la spalla scoperta giusto quel tanto che bastava affinché lui iniziasse un nuovo colpo, per poi cercare di colpirlo con la sinistra. Aveva sperato che l’uomo non fosse abituato a combattere con un avversario che portava due lame, ma questo non sembrava un problema per il cavaliere. La lama del coltello incontrò quella della spada con il classico rumore affilato del metallo, e i due si separarono, riprendendo la loro osservazione. Grida d’incitamento per il cavaliere della Porta insanguinata riempivano la stanza, accompagnate dal lento brontolio del drago.
 
 
 
L’uomo l’attaccò di nuovo, ma questa volta Arya non si fece cogliere impreparata; bloccò la spada dell’uomo con la sua lama e tentò un affondò con l’altra, ottenendo solo di graffiargli leggermente il cuoio della corazza; Donnel liberò la spada dalla sua presa e la colpì in volto con l’elsa, facendola indietreggiare mentre l’acre sapore del sangue le riempiva la bocca. Il cavaliere approfittò della sua debolezza e le si gettò addosso, e lei fu costretta a scivolare di lato, facendo una mezza capriola sul freddo pavimento di marmo per poi rimettersi nuovamente in piedi, attaccando l’uomo più velocemente che poteva. Questa volta il colpo andò a segno e un grosso taglio irregolare si aprì nel braccio dell’uomo mentre quello imprecava. Entrambi avevano il fiato corto adesso e si squadravano come animali in gabbia. Arya non aveva assolutamente nulla contro quell’uomo, anzi, provava una leggera ammirazione per come sapeva combattere, eppure doveva eliminarlo, e il più in fretta possibile; non poteva resistere a lungo in quello stato. Finse di attaccare verso il basso e ancora prima che la spada dell’uomo cadesse su di lei si era spostata lateralmente, puntando alla gola. L’uomo, preso alle strette alzò il braccio destro in difesa del punto vitale, e la lama della daga di Arya si conficcò nel suo braccio, generando un rumore che fece gridare gli spettatori.
 
 
 
Arya non riuscì a liberare la daga e troppo tardi si accorse del colpo che stava arrivando; cercò di staccarsi, ma la punta della spada le si conficcò nella coscia sinistra, strappandole un grido di protesta. Si separarono di nuovo, entrambi doloranti e pieni di sangue. Arya capì che la sua ferita alla gamba non era grave con un’occhiata, eppure le rendeva maledettamente difficile muoversi con agilità. Ora doveva combattere con una sola lama e nonostante gli sforzi per non pensarci, sentiva il suo corpo farsi più pesante ogni secondo che passava. Sapeva che il prossimo attacco sarebbe stato l’ultimo, e decise di tentare il tutto per tutto. Si lanciò addosso all’uomo, che subito alzò la spada per colpirla con un fendente dall’alto. Arya alzò il gomito sinistro per incontrare la spada quando ancora la sua spinta non era massima, così nonostante il dolore della carne lacerata capì che l’osso non era stato toccato. Facendo forza sulla gamba sana diede carica al colpo, alzando la lama quel tanto che bastava perché andasse a colpire la gola dal suo avversario. Questi si scansò proprio come Arya aveva previsto, e avvicinandosi a lui, conficcando ancora di più la sua lama nel suo braccio calò il pugnale aldilà della sua schiena, colpendolo a livello dei reni. L’urlo dell’uomo tagliò l’aria come avrebbe fatto il ruggito di Rhaegal e Arya si sentì terribilmente frastornata mentre il cavaliere cadeva a terra e il suo sangue sgorgava copioso sul bianco marmo sotto di loro. Arya alzò lo sguardo verso la folla intorno a lei prima di avvicinarsi lentamente all’uomo soffrente sotto di lei. La presa sul pugnale si fece più salda mentre lo conficcava nel cuore dell’uomo, che morì con un ultimo rantolo.
 
 
 
La sala era immersa nel silenzio quando Arya si rialzò, il sangue che ancora fuoriusciva copioso dalla ferita alla coscia; non sentiva più il braccio. Jorah le fu subito accanto e l’aiuto a restare in piedi mentre un mormorio diffuso si faceva largo tra la folla. Lord Arryn si alzò in piedi e batté le mani “Arya Stark ha vinto il duello per mia moglie, Lady Alayne. Lei è sollevata da ogni accusa, così gli dei hanno deciso.” Sansa corse verso il figlio e lo prese in braccio, stringendolo a se in modo spasmodico, e poi andò verso di lei, con gli occhi pieni di lacrime “Grazie Arya, grazie.” Arya sorrise mentre la sorella l’abbracciava incurante del sangue, con il bambino che protestava animatamente tra loro. “Eddard, devo presentarti una persona.” Sansa sorrise al figlio “Questa è tua zia, la Regina del Nord.” Il bambino la guardò con gli occhi spalancati, ma riuscì a pronunciare qualche parola “E’ u-un piacere conoscerti zia.” Arya era solo vagamente consapevole del dolore e del caos intorno a se, tanto si sentiva contenta ed euforica “E’ un piacere conoscere te, ometto. Che dici, vuoi farti un giro sul mio drago?”
 
 
 
 
Daenerys scese da Drogon con un balzo deciso, contenta come non mai di aver trovato con un giorno di anticipo il suo accampamento; Arya doveva essersi rimessa in viaggio. Quando Brienne e Melisandre le andarono incontrò però, la sua felicità si attenuò leggermente; si era aspettata che Arya in persona fosse lì ad accoglierla. Anzi, a dirla tutta aveva pensato e ripensato al momento in cui l’avrebbe rivista, a cosa le avrebbe detto, per tutto il viaggio di ritorno. Brienne la salutò con un sorriso quasi nervoso e la preoccupazione di Daenerys aumentò a dismisura “Dov’è Arya?” Brienne aprì la bocca per rispondere, ma Melisandre, il volto pieno d’irritazione, fu più veloce “La nostra piccola lupa ha preso in prestito uno dei tuoi draghi ed è andata a farsi un giretto, portandosi dietro quell’incompetente di Ser Jorah, che doveva fermarla.” Prima che Brienne potesse obbiettare, intercettò lo sguardo di Daenerys e decise che non era il momento più adatto; l’urlo che segui servì solo a darle ragione “Che cos’ha fatto?”.
  
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