Non avevo mai immaginato che, un giorno, la mia vita avrebbe preso una simile piega. Eppure, tra le sue braccia, mi sembrava finalmente che la mia nascita non fosse stata un semplice errore, che anche per me, in quel mondo, esistesse un posto in cui essere in pace con me stessa; che fossi nata per un motivo, semplicemente per essere in quel luogo, in quel momento. Avevamo assistito a stragi, a immani tragedie, a crudeli crimini, talvolta compiendoli con le nostre stesse mani, sporche del sangue di centinaia di esseri. Quella pace sembrava quasi immeritata. Il mondo intero aveva ormai ritrovato quella serenità perduta da secoli, ma mai, fino a quel momento, avevo considerato la possibilità di poterla provare io stessa. Era paradossale che, nonostante tutto, eravamo riuscite a trascinarci lì, su quel letto, con l’unica luce della luna e il calore dei nostri corpi a curare le ferite dell’animo.

 Ormai lo sapevo: mi ero innamorata di lei. Tra mille cose assurde era accaduto anche quello. Era qualcosa di inevitabile, di stravolgente. Era una certezza, concretizzata sempre più grazie a ogni carezza, a ogni bacio, a ogni gemito. Forse lo avevo sempre saputo, fin da quando, anche nel bel mezzo della battaglia, lei proponeva le nostre nozze, col solito ghigno sulle labbra e gli occhi luminosi.

 Iniziai a piangere, senza nemmeno sapere il perché. Nella calma della notte Ymir mi accarezzò i capelli, depositandovi un bacio.

«Historia» sussurrò, raccogliendo una mia lacrima tra le dita «Qualcosa non va?»

 Quel nome, pronunciato da lei, scosse qualcosa di inspiegabile dentro di me, facendo sussultare il mio cuore martoriato. Era stata la prima a cui l’avevo rivelato, la prima con cui aveva avuto il coraggio di denudarmi, in ogni senso possibile.

 «Io…» la fissai negli occhi, deglutendo «In tutta la mia vita, ho sempre visto i miei sogni trasformarsi in incubi. In fin dei conti volevo solo nascere in una famiglia normale, e crescere come una ragazza normale, e poi incontrare un ragazzo normale e diventare amici normalmente… Volevo innamorarmi in quel modo. Invece…»

 Ymir annuì, poggiando la sua fronte alla mia. Riuscii a intravedere la tristezza nei suoi occhi e provai dolore fisico.

 «Così sarei un incubo?»

 Scossi la testa con decisione. Sorrisi leggermente, accarezzandole una guancia e depositando un bacio sulle sue labbra, così sottili e morbide.

 «No, Ymir. Sei il sogno più inaspettato e bello»