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Autore: emibelle    25/02/2015    2 recensioni
La storia è una rumbelle e si svolge nel castello di Rumple ;)
-La tensione era palpabile e il Signore Oscuro osservava con attenzione ogni sua mossa.
Belle parlò: “Ho portato ciò che mi avete chiesto Signore, spero di essere stata attenta a non spaventare il vostro cavallo”-
Genere: Fluff, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Anzitutto mi scuso per il terribile ritardo, ma ho avuto tantissimi impegni ed esami all'università.

Anche se non sembra per scrivere c'è bisogno d'ispirazione e soprattutto di tranquillità, che in queste ultime settimane non c'è stata.

Mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto :(:(:(

In compenso vi lascio un capitolo molto più lungo e “rivelatore” del solito :P

Spero mi perdoniate ;(

Buona lettura :*

 

 

 

 

La settimana che seguì fu una settimana come le altre, Rumple si divideva tra accordi e piccole faccende e Belle puliva, preparava la colazione, il pranzo e la cena.

Si, sembrava tutto come sempre, ma c'era qualcosa nell'aria; era come se fili invisibili gli legassero uno all'altra costringendoli ad incontrarsi per il castello.

 

 

 

Il Signore oscuro camminava spazientito tra i corridoi della sua dimora, ma di Belle non c'era traccia.

-Dove si è cacciata?- pensò.

“Belle!”. Nessuna risposta. “Belle!”.

Infuriato corse nell'ultimo posto dove non aveva ancora controllato: la sala da cucito e lo spettacolo che gli si parò davanti era prevedibile quanto azzardato.

Belle non l'aveva mai fatto arrabbiare sotto quell'aspetto, ma da qualche tempo non faceva altro che addormentarsi.

Oggi era successo sul tavolino dove era solita sedersi per sistemare qualche laccio, la testa appoggiata sul braccio, la bocca semiaperta ed ancora ago e filo tra le mani.

Alterato com'era, con poca delicatezza la strattonò, urlando il suo nome.

Belle, ancora assonata, alzò la testa e quando lo vide immediatamente l'abbassò.

Non fece nemmeno in tempo ad aprire bocca che lui le tuonò contro:

“Oh no dearie, so bene cosa volete dirmi. ''Mi dispiace'' ” disse imitando la voce di Belle, “ma stavolta non ve la caverete così facilmente.. mm..Vediamo, potrei farvi lavorare ininterrottamente il giorno e la notte, potrei lasciarvi senza cibo oppure potrei uccidervi. Si uccidervi! Mi sembra l'idea migliore!” Fece il suo solito risolino “Così dormirete per sempre!”.

Belle spalancò gli occhi. Era sempre stata una domestica efficiente e rispettosa degli ordini e non si era mai chiesta come avrebbe potuto reagire il suo padrone ad una sua inattività. Così di fronte a quelle frasi effettivamente si spaventò.

Rumple la fissava severo e disse ridendo alla sua maniera : “Allora cosa preferite?”

Belle sperò con tutta se stessa che si stesse prendendo gioco di lei e, anche se non del tutto convinta, rispose ironica: “ Beh direi che siete molto generoso a donarmi la morte”.

Il signore oscuro sosprirò: “ Purtroppo abbiamo un accordo dearie e per mia sfortuna, devo tenervi come serva per sempre. Non so come ho potuto vedere del potenziale in voi”.

Belle tirò un sospiro di sollievo e sbadigliò : “ Andiamo vi faccio compagnia e vi tengo occupato con le mie disattenzioni”.

Lui in tutta risposta, appiattì le labbra, scosse la testa e alzò le sopracciglia.

“Davvero dearie, non vi facevo così fiduciosa di voi stessa, in ogni caso avrete tutto il tempo di riposare fra due giorni, poiché devo concludere degli affari altrove.”

Belle lo guardò dispiaciuta. Certo, la sua assenza avrebbe significato qualche giorno di vacanza per leggere e curiosare qua e la, ma avrebbe anche significato stare sola a pensare.

Cosa che non voleva assolutamente fare.

“Ora riprendete il vostro lavoro se non volete che metta in atto le mie minacce”.

 

La sera prima della sua partenza, Belle era seduta sulla solita poltrona accanto al fuoco a leggere un libro, mentre Rumple filava.

La sera era così serena, sembrava la cosa più normale del mondo trovarsi li a condividere quei momenti insieme.

Lo vedeva come qualcosa di intimo ed anche se spesso non si parlavano, per lei quei momenti significavano molto.

Non avevano bisogno di discutere infatti, perchè stare uno accanto all'altro senza il bisogno di dover iniziare stupide conversazione per smascherare dell'imbarazzo per Belle significava avere un rapporto profondo, fatto anche di silenzi e piccoli sguardi.

Più tempo passava con lui, più ne riconosceva la persona sola ed incompresa che era, ma che, se ascoltata, dimostrava l'amore e l'affetto che egli poteva provare.

Non era lo stesso mostro che l'aveva strappata alla sua famiglia, ora che era con lui era tutto diverso.

Non avrebbe mai sopportato che qualcuno gli facesse del male e se tante volte avrebbe voluto scappare, ora no: ora voleva lottare per lui, per renderlo una persona migliore.

Così sollevò gli occhi al cielo, sorrise, socchiuse il libro e disse:

“Fate attenzione durante il vostro viaggio”.

Rumple bloccò il roteare dell'arcolaio, la guardò e gesticolando le rispose “Dearie sono il mago più potente di tutti i tempi”, con uno sguardo che la diceva lunga su quanto pensasse fosse ovvia la cosa.

“Magari perché non ne avete conosciuti di più potenti” pensò alzando le spalle e rimettendosi a leggere.

 

Rumple abbassò la testa, ma stava sorridendo. Si stava davvero preoccupando per la sua incolumità?

Nessuno si era mai dato il disturbo di pensare a lui come una persona bisognosa di protezione e se anche era consapevole di non averne bisogno, questa nuova emozione gli dava piacere.

-Dearie, se sapessi dove sto andando non saresti preoccupato per me, ma per qualcun altro – rifletté senza dar voce ai propri pensieri -Ma è giunto il momento di prendermi quel che m'appartiene e di farla pagare a quello sciocco-.

La vendetta era un piatto che andava servito freddo e aveva lasciato scorrere abbastanza tempo per far credere a quel principino di essere fuori pericolo, ma ora i conti andavano regolati e si sa, quando s'infastidisce il Signore Oscuro, le sorti non sono mai delle più buone.

Poco dopo guardò verso il camino e vide Belle dormire pacificamente con il libro chiuso e con il viso rivolto verso la sua direzione. Che lo stesse osservando?

La prima cosa a cui pensò fu che doveva assolutamente scoprire che cosa la sua cameriera combinasse di notte per addormentarsi così spesso e la seconda fu di come il collo della ragazza avrebbe potuto addolorarla il giorno seguente in quella posizione così scomoda.

D'istinto si alzò, sospirò e, presa fra le braccia, la portò in camera, proprio come faceva con il suo piccolo Bea.

Che cosa doveva fare con lei? Ultimamente si sentiva più lui il suo cameriere.

Però non poteva farci niente, ogni volta che la vedeva così piccola e docile su quella poltrona le faceva tenerezza.

Il suo profumo era inebriante e accoccolata sul suo petto sembrava così bella e pura che per un attimo fu indeciso se tenersela li o riportarla a letto.

Scosse la testa turbato. A che cosa stava pensando? Si era per caso ammattito? Da quando aveva iniziato a provare sentimenti così stupidi e “deboli”?

-Poi tanto pura non è visto che con il principe, promesso sposo o no, non si era fatta nessun tipo di problema a concedersi- pensò con una morsa di gelosia.

Così ecco che era finito a metterla sotto le coperte infastidito e, dopo un grande sforzo, ad andarsene e lasciarla riposare.

 

 

Belle non si accorse di nulla e quando si svegliò si vide vestita e capì tutto.

Si cambiò e premendo la guancia contro il cuscino, provò felice ad riaddormentarsi, ma senza risultati. Una forte tempesta si stava abbattendo sulle montagne, ed ella impaurita dai forti tuoni, stringeva a sé la sua piccola coperta.

La luce dei lampi infatti, che ad intermittenza entrava dalla minuscola finestra, illuminava la cella ed un vento s'insinuava nella stanza, talmente gelido da farle battere i denti.

 

Nello stesso momento Rumple dormiva.

Respirava a fondo sereno, quando poco dopo sentì un forte boato.

Si svegliò preoccupato, ma con i riflessi pronti e all'altezza di un mago.

Si alzò di scatto e si materializzò nel punto in cui aveva sentito il rumore.

Ritrovandosi di fronte alla porta della stanza delle armature si chiese chi mai potesse essere così stupido da tentare di entrare di nuovo nel suo castello.

Pensò infatti infastidito che probabilmente quel ladro avrebbe fatto meglio a conciarlo per le feste subito, cosicché avrebbe potuto dare il bell'esempio.

Ascoltò attento i rumori provenienti dall'interno della sala e quando comprese che per certo qualcuno ne era dentro, voltò la mano destra verso l'alto creando una piccola palla di fuoco e aprì la porta.

Una piccola figura vestita di bianco si voltò e lo guardò spaventata.

Nonostante ci fosse solo la flebile luce di una candela, ne riconobbe gli occhi, azzurri come il cielo.

Belle.

La ragazza balbettando cercò di spiegare. “Ho sentito un rumore e quando sono arrivata qui, beh ho trovato questa per terra, credo che il vento l'abbia fatto cadere”.

Si riferiva ad una vecchia armatura che ormai era stesa per tutto il pavimento.

Rumple la guardò e, arresisi alle solite della sua cameriera, fece scomparire la palla infuocata.

“Chissà perchè dearie, voi arrivate sempre prima di me. Siete una calamita per le tragedie”.

Era pazza? Che cosa ci faceva in piedi in piena notte?

“A maggior ragione” Le si avvicinò guardandola seria “che cosa vi salta nella testa? E se ci fosse stato qualcuno? Ora mi ritroverei non solo ad essere costretto ad uccidere quest'uomo che ha tentato di sfidarmi, ma a pulire il vostro sangue, visto le vostre abili tecniche di difesa”. Finì ironico.

Le dispiaceva essere così duro con lei, ma forse sbatterle in faccia la realtà l'avrebbe resa un po' più matura .

 

Belle storse il naso, quelle parole non le facevano nessun effetto.

Era una donna forte, coraggiosa e autonoma e appena aveva sentito quel rumore era corsa lì senza una minima titubanza,essendo nei paraggi.

“Sarei riuscita a difendermi anche senza il vostro aiuto.”
“Ancora questa storia, il coraggio non è tutto e voi siete una sciocca. Non tollero nessun altro comportamento così sconsiderato da parte vostra”

Belle sorrise. “Credo che voi vi stiate preoccupando un po' troppo per me”.

Rumple si maledì, doveva smetterla di esprimere i propri pensieri ad alta voce. Figuriamoci se si preoccupava di quella piccola serva.

“Come al solito vi credete più importante di quello che siete. Ora forza andate a dormire, ci penserete domattina”.

Lei lo fulminò con gli occhi. “E allora se non v'importa nulla di me come mai mi avete portato nella mia stanza prima, mm?”.

“Dearie, dearie, dearie...dovete smetterla di mettere alla prova la mia pazienza” disse con fare minaccioso e avvicinandosi sempre di più a lei, per poi allontanarsi d'improvviso con fare burbero. “Va bene, se volete compiere le vostre imprese eroiche fatelo pure. ”

Stava per controbattere quando un fulmine illuminò la stanza e un forte tuono ruppe il silenzio.

Sobbalzò e le uscì un piccolo urletto.

Rumplestilskin la fissò: “E così la coraggiosa Belle ha paura di un temporale?”

Belle si guardò intorno spaventata e infreddolita e quando si coprì le spalle nude, per la prima volta fu incapace di ribattere.

Non si era preoccupata del suo abbigliamento fino a quel momento, ma quando riflettè sulla situazione si rese conto di essere nella stessa stanza con il suo padrone, in piena notte e con una camicia bianca e fine, che lasciava davvero poco da immaginare.

Cercò di coprirsi imbarazzata, senza però grossi risultati.

Rumple la guardò confuso, ma poi vedendo gli atteggiamenti di Belle intuì il suo problema.

Si rese conto di non averla ancora guardata veramente quella sera, ma quando spostò lo sguardo a tutta la sua figura non potè fare a meno di rimanerne incantato.

La camiciola le aderiva perfettamente alle forme ed i capelli le ricadevano selvaggi lungo le spalle.

Si prese ancora qualche secondo per stampare quell'immagine nella sua mente e poi la guardò negli occhi.

Fu la decisione più sbagliata della sua vita, perchè quando gli occhi azzurri di lei si scontrarono con quelli di lui, il corpo di Rumple prese fuoco.

Doveva distrarsi, doveva uscire immediatamente da quella stanza e smetterla di provare emozioni così “umane”. Così fece apparire la prima cosa che gli passò per la mente.

“Ecco così non prenderete freddo” e gliela porse.

Belle mormorò un piccolo grazie, ma quando vide l'indumento lo guardò incerta.

“Cosa? Questa vestaglia sarà due taglie più grandi”

Rumple la guardò divertito. “Così la smetterete di battere i denti”.

Belle brontolando si accucciò e iniziò a sistemare ciò che il vento aveva cosparso per tutta la stanza.

“Se volete potete anche mettere in ordine domani, non m'importa di questa stanza”

“In realtà preferirei farlo adesso, non sono stanca e poi qui c'è molto più caldo che nella mia camera”. Rispose mordendosi il labbro.

Rumplestiltskin mandò giù un po' di saliva, non ci aveva pensato che potesse avere freddo la sotto, anzi non si era proprio posto il problema.

Riflettè un attimo, poi disse: “Ci sono molte coperte per il castello,dearie. Invece di lasciarle in giro, potreste accendere i camini e portarvele a letto”

Belle lo guardò torva: “Accendo il camino, ma questo castello è troppo grande e le stanze purtroppo non si scaldano come dovrebbero, comunque le coperte erano dei messaggi che, se voi non foste così insensibile, avreste compreso subito”.

Lui la guardò contrariato, ma allo stesso tempo rallegrato. E con una risata sarcastica disse “Messaggi? E così io dovrei passare il mio tempo a cercare indizi sulle condizioni di salute della mia domestica?”

Belle fissò l'elmo che aveva tra le mani, ma poi rispose decisa: “Se v'importaste qualcosa di me si, potreste anche tentare.”

Rumple iniziò a gesticolare “Mi spiegate chi vi ha convinto che m'importa di voi?”

Belle stava per rispondere, ma un secondo tuono la fece rabbrividire e cadere l'elmo di mano.

Rumple rise, ora capiva perchè non voleva tornarsene a letto.

“Questa vostra insensata paura mi ha incuriosito..” Si sedette, appoggiando la schiena al muro “da dove arriva tutto questo terrore?”

“Non è terrore e generalmente non mi fanno paura, ma questa notte il cielo sembra proprio arrabbiato” Guardò il cielo dalla piccola finestra. “Comunque è una storia lunga”.

“Ho tutta la notte dearie”

Belle gli sorrise e poi, costretta, iniziò a raccontargli di quando da piccola durante una piccola fuga dal castello si era trovata nel bosco nel bel mezzo di un temporale e fradicia era stata ritrovata dalla guardie e da un furioso Maurice.

Lui di tutta risposta la prese in giro facendole notare che non solo già da giovane era completamente indisciplinata, ma che probabilmente avrebbe fatto meglio a fare un accordo con una scimmia piuttosto che con lei, sicuramente più efficiente come serva.

Belle sorrise divertita. “Se aveste scelto una scimmia non avreste nessuno a farvi compagnia”

“Io non ho bisogno di nessuno.”

“Mm, lo dite semplicemente perchè siete sempre stato abituato a star solo, ma se io me ne andassi sono sicura che sentireste la mia mancanza”

“Non vorrei turbare i vostri sentimenti, ma proprio domani mattina partirò per una settimana e fidatevi, non mi mancherete”

“Ma, sarà... Raccontatemi di voi, anche voi avrete avuto delle paure da piccolo”

“Il Signore Oscuro non ha paure” rispose beffardo.

“Non sto parlando di lui, ma di Rumplestilskin”

“Quanta curiosità..”

“Andiamo fatemi felice, così potreste distrarmi dal temporale”

Rumple ci pensò su, non sapeva quale tecnica di persuasione usasse per convincerlo, ma di sicuro era molto efficacie.

“Acqua”

Belle lo guardò confuso. “Come?”

“Avevo paura dell'acqua. Ci misero giorni per convincermi ad imparare a nuotare”.

Scoppiò a ridere. “Dell'acqua?”. Era una risata genuina e limpida, nulla a che vedere con lo schernire: poteva immaginarsi ogni tipo di orrore, ma non avrebbe mai pensato all'acqua.

“Credo che tutto sia iniziato quando ho rischiato di affogare nel fiume. Anche se voi probabilmente non ci credete, anch'io sono stato un bambino e quando mio papà non c'era andavo spesso al fiume. Un giorno, per sbaglio, ci caddi dentro”.

Decise di omettere il fatto che dei bambini più grandi, che poi con il tempo erano stati ripagati, lo avevano buttato nel fiume per dispetto.

Belle gli rivolse uno sguardo comprensivo e preoccupato: “ E poi? Chi è venuto a salvarvi?”

Rumple le sorrise “ Una donna che era li a lavare i panni, ma sarei comunque riuscito a salvarmi da solo, sapete ho sempre avuto uno spirito di sopravviveva piuttosto alto”.

“Oh certo, ne sono convinta” rispose con ironia.

E così il tempo passò, l'armatura era stata sistemata, ma Rumple, avendo un' “improvvisa” voglia di the, prolungò la nottata ed anche i loro scambi di parole.

Argomenti futili, anzi spesso battibecchi, che però riuscirono a rilassare completamente Belle ed a farle dimenticare qualsiasi tipo di intemperia.

All'improvviso ella però si rattristì ed il Signore oscuro si rese conto che forse era stanca di parlare con lui e si rabbuiò.

D'altronde cosa pretendeva? Che una principessa così bella e semplice potesse aver voglia di trascorrere del tempo con lui? Che cosa si aspettava? Un bacio? Il folletto scosse la testa e le ordinò di andare a dormire visto a che a breve sarebbe giunto il mattino.

Belle però iniziò a fare dei profondi respiri e sentì qualcosa dentro di sé: sentì il bisogno di sfogarsi.

Di raccontare la sua verità finalmente a qualcuno e quello era il momento giusto.

Respirò a fondo, alzò il mento e guardando negli occhi il suo padrone disse: “Temo di dovervi delle scuse”.

Lui la fissò confuso, poi però scrutando quei suoi occhi azzurri capì.

Sapeva che sarebbe giunto quel momento, ma sperava in altre circostanze.

L'atmosfera era rilassante e la sua mente abbastanza spensierata e non volendo rovinare tutto questo semplicemente le rispose.

“Dearie è ora di dormire, è...acqua passata”. completò con fare calmo cercando di convincerla.

“No. All'inizio non volevo parlarvene. Sapete è un segreto quello che vi sto per dire, ma poi ogni volta che penso che voi abbiate potuto credere a quella stupida battuta del principe, beh...”

Oh no, non voleva entrare nell'argomento. Si stava già innervosendo ricordando l'accaduto.

Gli stava mentendo, ancora. Poteva capirla, ma non giustificarla.

Lui lo sapeva che quella battuta, seppur di pessimo gusto, nascondeva la verità. L'aveva capito attraverso i loro sguardi.

“Non m'interessano i vostri segreti. Non credo di essere la persona,se così si può considerarmi, a cui confidarli”.

Belle però era decisa e gesticolando gli urlò: “No!!! Ho provato a tenermi tutto dentro e non ha prodotto buoni risultati! Siete la sola persona che mi è rimasta e probabilmente la sola persona con cui passerò il resto della mia vita e non m'importa se voi mi credete o no, ma io sono felice che siate voi la persona a cui lo dirò, perché mi fido di voi..”

“Non sai quello che dici Belle”.

La fissava serio, cosa stava farneticando? Era adirata e le parole le uscivano come in fiume in piena.

Non sapeva come comportarsi, ma vederla così frustrata gli stava facendo capire solo una cosa: qualcosa non andava.

“Invece lo so benissimo quello che dico e quello che sto per dirvi”

E così iniziò il suo racconto, con la voce dapprima sicura e poi rotta.

 

(Flashback)

 

Era tutta la giornata che si stava preparando per quel ballo. Di solito lasciava che le domestiche si occupassero della sua figura mentre lei leggeva un libro fantastico, ma non quella volta.

L'avrebbe rivisto. Oh si, avrebbe rivisto quel bellissimo ragazzo che al ballo nel suo palazzo non aveva fatto altro che guardarla e sorriderle.

Il suo sorriso: splendente e carismatico. Lei timida lo aveva osservato da distante, lanciandoli piccoli sorrisi ingenui, tipici di una ragazza di sedici anni.

Non le aveva chiesto di ballare però, e questo le aveva dato da pensare per tutta la sera, ma quando lui, poco prima di andarsene le baciò la mano trattenendosi un po' più del dovuto, il cuore di Belle iniziò a battere e ogni timore svanì.

Iniziò a fantasticare sul loro prossimo incontro, facendosi aiutare da ogni tipo di libro romantico presente in biblioteca.

Ora che il gran giorno era arrivato, era euforica e sicuramente su di giri.

Suo padre la chiamò e lei, dopo essersi data un ultimo sguardo allo specchio, scese le lunghe rampe di scale e raggiunse Maurice in giardino.

“A cosa devo tanta felicità mia cara Belle?”

“Lasciala stare Maurice è giovane, non ti ricordi l'emozione che provavo anch'io ai primi balli?”

disse sua madre aiutandola a salire in carrozza.

“Sono così felice, madre!”

Maurice la fissò sospettoso, non era da lei comportarsi così.

Certo, sicuramente non era scontenta di poter trascorrere un po' di tempo con le amiche, ma quel giorno era troppo strana. Non aveva neppure chiesto di tornare abbastanza presto per finire di leggere il libro del momento.

Arrivati al ballo comunque si tranquilizzò, l'ambiente era raffinato e Belle sembrava persa in una fitta conversazione con le compagne, concedendo ogni tanto, un ballo a qualche principe.

Nonostante morisse di gelosia ogni volta che qualche giovane la prendeva tra le braccia, non poteva far altro che gioire ed essere fiero della bellezza della figlia.

Sarebbe diventata una regina perfetta, non solo per l'aspetto, ma anche per quel carattere forte e quei sani principi che già da piccola la caratterizzavano.

Belle si guardava intorno preoccupata, non gli sembrava di vederlo. No,anzi, non c'era proprio.

-Sapevo che non avrei dovuto illudermi, probabilmente era solo di passaggio- pensò rattristita.

E proprio quando aveva già perso tutte le speranze alzò gli occhi e se lo ritrovò davanti.

Le fece un enorme inchino e si presentò: “Principe Devis di Olvon .” Poi avvicinandosi al suo viso le disse all'orecchio “Da quel ballo non riesco più a togliervi dalla testa, vi osservo da tutta la sera”

Belle lo guardò incuriosita e rossa in volta. “Come mai non vi siete presentati prima?”

Sempre all'orecchio e con le labbra che le sfioravano il collo le sussurrò: “Dovevo controllare foste sola, una ragazza così bella non può che essere già promessa”

Belle sentì le farfalle allo stomaco. Non poteva crederci, quanti anni poteva avere quel principe? Venticinque, ventisei? Era così affascinante e voleva proprio lei. No, non era possibile.

Si guardò intorno in cerca di qualche segnale che le dimostrasse che non stava sognando.

Poi lui la prese e la invitò a ballare.

 

(Fine flashback)

 

Rumple fingeva di ascoltare la storia con disinteresse, anche se in realtà avrebbe infuocato il castello.

Lo stava prendendo in giro? Le parole come affascinante, sogno ecc lo facevano andare fuori di sé.

Certo, doveva immaginarlo che una fanciulla avesse provato dei sentimenti di amore o comunque di apprezzamento nei confronti di qualcuno, ma mai si sarebbe aspettato di reagire così.

Era geloso, e se anche non lo avrebbe ammesso nemmeno a se stesso le sue emozioni erano limpide.

La sola idea che lei potesse essere stata felice di essere sfiorata da qualcuno gli faceva voglia di partire immediatamente, semplicemente scoparendo in una nuvola di fumo.

Ma non era giusto, doveva ascoltarla. Doveva sentire l'intera storia.

Belle era imbarazzata, lo sapeva benissimo che quello non era amore, ma soltanto una sciocca infatuazione giovanile, ma era certa che se non gli avesse spiegato sinceramente come erano andate le cose, lui senz'altro non l'avrebbe mai capita.

 

 

(Flashback)

 

La musica scorreva prima veloce e poi lenta dandogli il tempo di divertirsi e poi di parlare un po'.

Si trovarono immediatamente, le discussioni nascevano, senza bisogno di pensare.

Con discrezione, riuscirono a passare gran parte della serata insieme, senza essere interrotti.

Poche ore dopo Belle si rese conto di essere paonazza. Il ballo,l'eccitazione per la serata e la presenza di quel principe, l'avevano resa esausta. Aveva proprio bisogno di prendere una boccata d'aria.

Sapeva di dover avvertire la sua chaperon di ogni suo movimento, ma in quel momento voleva stare un po' sola per riflettere e calmarsi.

Era così bello e simpatico, sicuramente non lo conosceva abbastanza per fidanzarsi, anche perchè doveva chiedere il permesso a suo padre e conoscere la sua situazione economica, ma di una cosa era certa: erano fatti per stare insieme.

Il giardino su cui stava camminando apparteneva a due ricchi giovani sposi, che in onore del loro primo anno di matrimonio avevano dato una festa.

Belle si guardò intorno. Più che un castello sembrava una villa, con grandi gradinate e collone che ornavano l'entrata rendendo il tutto abbastanza maestoso.

Il giardino era raffinato, pieno di fiori e alte siepi che Belle presupponeva portassero ad un bosco.

Senza pensarci, imboccò quella piccola via gaiosa, ma all'improvviso qualcuno le afferrò la spalla.

“Siete pazza a scappare così? State rompendo il cuore ad un giovane innamorato.”

Belle rise quando riconobbe il principe. “Volete farmi compagnia in questa impresa rischiosa?”

“Di cosa si tratta?” rispose incuriosito.

“Niente vorrei solo vedere dove porta questo piccolo sentiero” disse Belle sorridendo.

“Il mistero è sempre stato tra i miei aggettivi prediletti. Mia dolce Belle sarò felice di farvi da cavaliere in questa avventura.”

E detto ciò le prese la mano e s'incamminò.

Belle era felice e serena. Suo padre l'avrebbe sicuramente rinchiusa per settimane se l'avesse saputo, ma lei sarebbe tornata in tempo così da fingere di non essere mai sparita.

Il sentiero fu più breve del previsto e le previsioni della principessa si rivelarono inesatte: perchè arrivarono di fronte ad un fontana.

Belle la guardò ammirata. Rappresentava due amanti che tentavano di baciarsi, invani però, perchè non consapevoli di non aver mai l'opportunità di unire le loro labbra.

Il principe la guardò serio e con sguardo suadente le si mise davanti.

“Vogliamo davvero finire come questi due innamorati?” Avvicinò il viso al suo, con la bocca a pochi centrimetri da quella di lei. Poteva sentirne il respiro.

“Allora Belle, vuoi davvero far finta di non volerlo anche tu?”

Belle non riusciva ad aprire bocca. Era emozionata ed al settimo cielo, il primo ragazzo su cui avevesse mai puntato gli occhi, la ricambiava. Anzi, non riusciva a starle distante.

Iniziò ad ansimare debolmente, sperando di essere all'altezza del suo compagno.

Non aveva mai baciato nessuno prima.

Poco prima che lui annullasse quella poca distanza che c'era tra loro, Belle pensò: “Speriamo che gli piaccia come bacio” e poi si lasciò cullare dal suo sapore.

Dapprima il bacio era dolce e leggero , ma poi inziò a farsi più pesante e impaziente.

Belle si preoccupò, era così che si baciavano i ragazzi? Nei libri aveva letto che i baci erano dolci ed appasionati, perchè il suo non le sembrava tale? Non le lasciava nemmeno il tempo di respirare. Ecco dov'era il problema. Ridacchiando tentò di distaccarsi pochi secondi, ma quando sentì una mano spostarsi dalla schiena ad un punto più basso, non lasciandole la possibilità di liberarsi, iniziò a spaventarsi.

Si dimenò chiedendoli disperatamente di lasciarla, ma lui continuava a impossessarsi della sua bocca con foga, mentre le sue mani vagavano per il suo corpo.

“Ti prego, basta”

“Lo so che lo vuoi mia dolce Belle devi solo lasciarti andare”

Belle oppose resistenza inziando a lanciare calci in avanti, ma nulla il principe la stringeva troppo forte.

Inziò ad urlare, ma lui la prese con forza e la sbattè per forza.

Belle terrorizzata non fu più in grado di emettere un suono, il cuore le batteva all'impazzata e tremava, dalla testa ai piedi.

La testa le doleva, ma con quel briciolo di lucidità rimasta capì che era in trappola e che la colpa era solo sua. Colpa della sua immaturità, della sua testardaggine e dei suoi comportamenti sconsiderati.

Ma non era ancora finita, lui la raggiunse a terra e tentò di spogliarla.

Ogni tentativo fallito era un colpo sulla povera Bella che ormai esausta riusciva solo che a piangere.

Le stava proprio alzando la gonna quando Maurice, con guardie alle spalle, arrivò.

La scena fu terribile.

Suo padre si fiondò su di lui tentando in tutti i modi di ucciderlo, mentre le guardie attonite fissavano la scena.

Maurice, nonostante l'età era molto più abile del giovane che a fatica riusciva a tenere alta la spada.

La situazione era decisamente a vantaggio del Re, ma fu proprio nel momento decisivo che Belle reagì.

No, suo padre non si sarebbe macchiato di un crimine per la sua stupidità, non avrebbe rischiato di essere mal visto da tutti i regni o forse anche bannato per colpa sua.

“Padre fermatevi!” Urlò mettendosi in mezzo fra le due lame.

“Cosa stai facendo Belle, sei pazza? Non vedi come ti stava riducendo questo mostro?”

“Vedete lei mi ama!” disse in principe cercando un appiglio per salvarsi la vita.

Lei non si voltò nemmeno a guardarlo ed in lacrime disse: “ Io non potrei mai amare un essere del genere, ma amo voi tanto da non poter lasciarvi sacrificare il vostro nome per questo.”

“Belle siete la mia unica figlia, ucciderai il mio onore così”

“Papà lo so, ma vi prego sto bene, lasciatelo andare e torniamo a casa...vi imploro!”

 

 

(Fine flashback)

 

“Mio padre non potè che ascoltare le mie suppliche e lo lasciò, minacciandolo però. Gli disse che se lo avrebbe rivisto non sarebbe finita così.”

Belle non se n'era resa conto, ma piangeva ormai da molto e non riusciva a smettere di stringere la vestaglia.

“Sono stata così stupida, così ragazzina. È tutta colpa mia di quello che è successo, me lo merito.”

 

Nel corpo di Rumple stavano prendendo forma moltissimi sentimenti.

Era incredulo, dispiaciuto, scosso e adirato.

Adirato era dire poco, lo avrebbe ucciso. L'avrebbe fatto a pezzi ed ogni singolo millimetro di pelle che lui gli avrebbe tagliato avrebbe dovuto sentirlo.

Nessuno poteva far del male a Belle, nessuno doveva permettersi.

La guardò, sembrava così piccola. Non doveva piangere, doveva riuscire a rassicurarla e cosa più importante a farle capire che stava sbagliando tutto.

Lei dava davvero la colpa a se stessa?

All''improvviso fece qualcosa di completamente inaspettato: le si avvicinò e l'abbracciò.

Era un abbraccio un po' goffo, timido, ma così sincero e pieno d'affetto che stupì perfino se stesso.

Non c'era niente di malizioso nel suo gesto, voleva solo consolarla. Farle capire che da ora in poi nessuno le avrebbe più potuto fare del male perchè lui non l'avrebbe permesso.

La sentiva irrigidita, ma fragile tra le sue braccia, come i petali di una rosa.

Aveva paura di romperla.

 

Quando il padrone le si avvicinò e l'abbracciò il suo cuore smise di battere.

Sbarrò inizialmente gli occhi, ma dopo aver sentito il suo calore ed il suo profumo gli chiuse, lasciandosi cullare da quel gesto d'affetto.

Ne aveva bisogno, non capì quanto le erano mancato tutto questo, finchè non sentì le sue braccia avvolgerla.

Non riusciva a smettere di piangere, ma lo faceva in silenzio: non una parola avrebbe potuto uscirle dalle labbra in quel momento.

 

Non seppero per quanto tempo rimasero stretti in quel leggero abbraccio, ma quando lui parlò e si staccò da lei, lei lo strinse un po' di più, prima di lasciarlo andare.

“Non vi toccherà mai più ve lo posso assicurare.”

Era serio, i suoi occhi erano fissi verso il muro dietro di lei e per un attimo ebbe paura.

“Nessun uomo, degno di essere tale, potrebbe mai fare una cosa del genere ad una fanciulla e nemmeno un mostro come me”.

Belle non rispose, ma in cuor suo l'aveva capito poco dopo che era giunta al castello che Rumplestiltskin non le avrebbe mai fatto del male in quel senso.

“Non l'ho mai pensato nemmeno per un secondo” disse con voce flebile.

“Belle io non sono quello che voi pensate e, se anche voi siete un incredibile sognatrice, io non cambierò mai. Ma mai mi abbasserò a prendere una donna senza il suo consenso. Non è stata colpa vostra quello che è successo e quell'essere la pagherà.”

La reazione che si scatenò in Rumple dopo che le guancie di Belle si rigarono dell'ennesima lacrima fu del tutto inaspettata.

Un urlo di rabbia si sprigionò in lui e con un solo suo gesto della mano tutte le pentole attaccate al camino presero il volo per poi schiantarsi a terra con forza.

Belle sgranò gli occhi e rannicchiandosi in angolo si coprì il capo.

“Mi state mettendo paura!!” urlò.
Rumplestilskin si girò di scatto e immediatamente si pentì della sua ribellione istintiva.

Avrebbe voluto dirle così tante cose, rassicurarla, spiegarle che era una pazza a credere che la colpa fosse sua, ma in quel momento voleva solo farla sentire al sicuro e protetta, anche se vicina ad un essere spietato come lui.

Così si calmò e la guardò triste, cercando in qualche modo di scusarsi. Non era da lui comportarsi in quel modo, ma da quando Belle era arrivata al castello, i suoi comportamenti gli sfuggivano di mano.

“Ora immagino che siate stanca, il temporale è passato.”

Belle guardò attraverso la finestra e si stupì nel vedere che non solo il cielo era sereno, ma che il sole stava sorgendo.

Erano stati svegli tutta la notte ed il tempo era volato.

Era combattuta: una parte di lei non se la sentiva di tornare a letto e ridare vita ai propri ricordi, l'altra parte invece si rendeva conto della stanchezza che non le permetteva quasi di tenere aperti gli occhi.

Proprio mentre stava riflettendo sul da farsi, Rumple sembrò leggerle nel pensiero perché disse:

“Prima di partire credo che filerò un po', se volete potete farmi compagnia”.

Sorrideva, o almeno ci provava.

Trovava così dolce il suo modo di proteggerla che provò vergogna per quello che provava.

Non capiva come qualcuno poteva pensare fosse così terribile, lei vedeva solo un uomo rimasto solo per troppo tempo e l'unica cosa che riuscì a dire fu:

“Grazie, Rumplestiltskin”.

 

-Grazie- Quante volte le l'aveva già detto. Non si sentiva proprio di essere ringraziato: stava solo gettando altro dolore nella sua vita. Sapeva che avrebbe dovuto liberarla per renderla felice, ma per qualche strano motivo non era pronto a lasciarla andare e giustificava la sua codardia ed egoismo con l'obbligo di tenere fede a quello stupido accordo.

Mentre filava, continuava a fremere di rabbia. La ruota girava veloce mentre un fiume di pensieri gli attraversavano la mente.

Non gli interessava davvero trasformare la paglia in oro: voleva vendetta,

ma sapeva che era l'unico modo per far dormire Belle.

La guardò, si era assopita dopo pochi minuti nel solito divanetto dove leggeva.

Non riusciva proprio a togliersi dalla testa le lacrime di dolore che le rigavano il volto e del tremore che le pervadeva il corpo mentre raccontava il suo segreto più intimo.

Era felice l'avesse condiviso con lui, ma ora doveva pensare ad altro.

L'avrebbe ucciso: la morte del principe sarebbe stata lenta e dolorosa.

Avrebbe fatto in modo che lo supplicasse, che gli pregasse con tutte le sue forze di mettere fine alle sue sofferenze.

Invano ovviamente, perché più lo avrebbe implorato più il dolore si sarebbe fatto più forte.

Nessuno poteva toccare Belle, nessuno.

 

Poteva forse immaginare che mentre lui se ne andava, il pericolo per Belle era più vicino di quanto pensasse?

 

 

 

Eccomi qui!

Finalmente la verità è stata svelata!! Cosa ne pensate? Spero tanto vi sia piaciuto questo capitolo!

Se vi va, lasciatemi una piccola recensione per dirmi le vostre impressioni!

Un bacio,

a presto (sul serio questa volta :P)

Emibelle

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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