Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: La_Sakura    25/02/2015    6 recensioni
Una notte, una madre, una figlia, un album di foto che ripercorre i ricordi vissuti fino a quel momento, pagine bianche da riempire coi ricordi che verranno. L'amore materno, l'amore fraterno, l'amore che fiorisce e quello che non trova pace. Ali spiegate verso il grande cielo, fiori di ciliegio che riempiono l'aria.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natsuko Ohzora/Maggie Atton, Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sakura no sora - my personal universe'
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Mamma sparecchia la tavola dai resti del nostro spuntino notturno, e la osservo: ammiro questa donna, ha una forza impressionante, non ha paragoni. Con un marito via per sei mesi all’anno, ha cresciuto tre figli inculcando sani valori e solidi principi… e noi che facciamo? Tsubasa se ne va a 15 anni per il suo sogno, io a 17 scappo in Francia per frequentare la scuola… speriamo davvero che Daichi sia diverso da noi, che il nome serva a qualcosa.
«Stai ripensando al World Youth?»
Annuisco voltandomi a pancia in su, osservando il lampadario e perdendomi nei ricordi di quelle partite al cardiopalma: le ho viste tutte, tranne una… la partita contro l’Uruguay di Hino. Perché volevo vederla con Taro, a Sendai… e invece…
 
Forse avrei dovuto avvisarlo, magari una sorpresa non gli fa piacere… ma ormai sono qui, tanto vale che sfrutti l’occasione.
Mi avvicino alla casa degli Yamaoka quando qualcosa attira la mia attenzione: è Taro quello che sta uscendo furtivamente da lì?
Faccio per chiamarlo, ma quando lo vedo guardarsi attorno con circospezione capisco che sta nascondendo qualcosa, quindi decido di seguirlo di nascosto.
Sembra che stia bene, cammina in maniera lenta ma tranquilla, lo sguardo basso. Cerco di non farmi notare e il fatto che ci stiamo dirigendo verso il centro città di certo mi aiuta, ma devo stare attenta a non perderlo nella folla.
Quando riconosco la capigliatura, impallidisco: Azumi Hayakawa.
Lui la saluta, lei arrossisce appena e accenna un inchino. Gli passa una busta. Parlano, non riesco a capire cosa si dicono, ma se mi avvicino rischio di farmi scoprire.
Quando lei gli prende le mani decido che ho visto abbastanza e mi allontano. L’umiliazione brucia come una sconfitta, mi incammino verso la stazione senza ripassare da casa Yamaoka, non riuscirei ad aspettarlo facendo finta di nulla, sarebbe palese la mia delusione.
Per tutto il viaggio di rientro, in treno, fisso il paesaggio fuori dal finestrino senza vederlo realmente, le immagini scorrono davanti ai miei occhi ma io con la mente sono ancora a Sendai, a quelle mani intrecciate, a quello sguardo pieno di amore che lei gli ha rivolto, che gli rivolge ogni volta che lo vede, che… maledizione!
Non mostro entusiasmo nemmeno quando Daichi mi racconta che abbiamo vinto, e con l’entusiasmo dei suoi quattro anni mi parla di Tsubasa che corre, salta, vola, e segna.
«Sacchan, non hai visto la partita con Taro?»
Non posso mentire a mia madre, così scuoto la testa in senso di diniego: lei si siede sul letto accanto a me e mi accarezza la testa.
«Non era a casa… l’ho seguito e… si è visto con Azumi.»
«Oh Sakura… magari…»
«No, mamma. - scatto in piedi per allontanarmi da quel contatto - Non voglio commiserazione, né pietà. Non voglio nemmeno una spiegazione. Doveva andare così, ha fatto la sua scelta. Non sapeva che sarei andata a trovarlo, è vero, ma ha comunque scelto di vedere lei, e questo significa molte cose. Meglio che io l’abbia scoperto ora, prima di…»
«Prima di cosa, bambina mia, prima di innamorarti di lui? È un po’ tardi…»
Stringo i pugni, dandole le spalle: ha ragione, ha dannatamente ragione, ma io non devo cedere, non sono una debole. Sono una nuova Sakura Ozora, forte e determinata.
«Beh, passerà.» dico convinta. Mamma si alza e si porta dietro di me, posandomi le mani sulle spalle.
«Sì, bambina mia, passerà…»
Mi deposita un bacio sulla nuca e esce dalla stanza, lasciandomi sola.
 
«Non farti il sangue amaro, bambina mia. Domani devi essere in forze e sorridente, lo sai.»
Mi scappa un sorriso perché sono le stesse identiche parole che mi ha detto prima della cerimonia di chiusura del World Youth, prima di quella festa alla villa a cui hanno partecipato tutti i giocatori delle sedici squadre qualificate.
 
«Ozora!»
Potrei riconoscere quella voce, quella cadenza, tra mille altre, e infatti quando mi volto so perfettamente che Napoléon non sta chiamando mio fratello, bensì me.
«La vuoi smettere di chiamarmi per cognome?» lo ammonisco fintamente piccata, mentre mi avvicino a lui per salutarlo. Accanto a lui, Pierre sorride, affascinante come sempre.
«Preferisci che ti chiami grenouille?» mi prende in giro.
«Sakura proprio non ti piace, eh?»
«Nah, non c’è gusto a chiamarti per nome.»
«Complimenti per la vittoria del World Youth.» mi dice Pierre, inchinandosi leggermente e prendendomi la mano per fare il solito gesto del bacia mano.
«Grazie, mi dispiace che non ci siamo scontrati.»
«Possiamo sempre rimediare se vuoi, ho un pallone.»
«Louis! Non ho intenzione di rovinare il mio vestito per umiliarti a calcio.»
I due scoppiano a ridere, mentre il capitano della Nazionale francese mi porge il gomito per accompagnarmi al buffet.
«La partecipazione di Misaki è stata un verso miracolo, per voi: credo sia stato lo sprint finale per aggiudicarvi la vittoria.»
Cercando di non lasciare trapelare nessuna delle millemila emozioni che mi pervadono sentendo quel nome, prendo il calice di vino che Elle Sid mi porge e dopo averlo fatto tintinnare contro i loro, mi inumidisco le labbra.
«Non è ancora del tutto riabilitato, avrà ancora un po’ di strada da fare, ma almeno sa di poter tornare a giocare. È stato davvero un brutto incidente.»
«Ma tu non dicevi che non bevevi?»
Louis cambia argomento, forse intuendo qualcosa: mi volto verso di lui e gli sorrido.
«Sì, prima di conoscere due beoni francesi che mi hanno fatto fare i bagordi più spesso di quanto il mio fisico riuscisse a sopportare.»
I due scoppiano a ridere attirandosi l’attenzione degli astanti, così arrossisco sentendomi osservata.
«Ragazzi, contegno: ci stanno guardando tutti.»
«Ah suvvia, grenouille: non sarai mica diventata timida.»
«Napoléon, il fatto che io ti permetta di chiamarmi con soprannomi discutibili non vuol dire che tu ti possa permettere tutta questa confidenza.»
«Sacchan.» sento Tsubasa che mi chiama e mi volto: ha lo sguardo serio, accanto a lui Soda mi fissa con astio.
«Dimmi.» rispondo, cercando di ricompormi.
«Stiamo andando a cena.»
«Vi raggiungo subito. Ragazzi, vado al tavolo dei vincitori. - finisco il bicchiere di vino d’un fiato sotto lo sguardo attonito di mio fratello - Ci vediamo più tardi.»
«Tieniti libera per un ballo!» mi redarguisce Elle Sid.
«Controllerò il carnet!» gli rispondo, prendendo mio fratello sotto braccio.
«Sei molto in confidenza con “quei due”.»
«Come se non te ne avessi mai parlato, Tsu-chan.»
«Se quel Napoléon allunga le mani, dimmi qualcosa. - si intromette Soda - Ho giusto un conto in sospeso.»
Ridendo, lo tranquillizzo, spiegandogli la situazione, e durante la cena l’argomento viene smorzato da Ishizaki che, come al solito, fa il giullare.
Quando il gruppo inizia a suonare, vedo alcuni membri delle varie Federazioni che si allontanano dalla sala, molto probabilmente per parlare delle prossime gare, magari amichevoli, così mi avvicino a Katagiri-san chiedendogli se, per caso, ha bisogno del mio aiuto.
«Non ti preoccupare, ce la caveremo. Goditi la serata.»
Torno a voltarmi verso il salone, dove alcuni tra i più intraprendenti hanno già iniziato a scatenarsi, ma io ancora non me la sento di lanciarmi in pista. Mi accomodo su un divanetto posto ai lati e Kumi si avventa subito su di me.
«Ma quel Napoléon è davvero carino!» esclama, portandosi le mani a pugno davanti alla bocca come fanno nei manga.
«Carino? Perché non ci hai parlato!» le rispondo ridendo.
«A proposito di parlare… hai avuto modo di chiarire con Misaki?»
«Kumi-chan, ti voglio bene, davvero, ma possiamo evitare l’argomento?»
«Oh, senpai! Dovresti…»
«Dovrei un corno! Basta, per favore! Non vivo in funzione di Misaki, te l’ho già detto.»
Ho esagerato, lo so, ma Kumi quando ci si mette sa essere davvero assillante. Sospiro e le appoggio una mano sul ginocchio..
«Non ce l’ho con te, e capisco perché ti sei votata a questa causa, ma credimi, ormai non c’è più nulla da fare.»
«Ma lui non sa nemmeno perché hai smesso di parlargli. Dovresti almeno spiegargli che…»
«Kumi, no. Non devo spiegare niente a nessuno. È andata così, mettiti il cuore in pace, non sempre c’è il lieto fine nelle storie d’amore.»
«Ma voi due siete così carini insieme…»
Le sorrido, mi dispiace per la delusione che le si è dipinta sul volto, ma ormai ho deciso, e ho pure scelto una strada da percorrere per il mio futuro, il più lontano possibile da Nankatsu.
«Sorellina, mi concedi un ballo?»
Tsubasa davanti a me, mi porge la mano, e con l’altra indica verso l’alto per farmi riconoscere le note della canzone.
«Posso forse non concedertelo, se me lo chiedi con questa canzone?»
Le note di Wonderwall degli Oasis riempiono la stanza, mentre lui mi porta al centro della pista improvvisata e mi tiene una mano sulla schiena.
«Devo dirti una cosa…» mi sussurra all’orecchio, e i miei sensi di sorella si allertano all’istante.
«Oddei Tsu-chan… che hai combinato?»
Lui se la ride, ma arrossisce appena, e nei suoi occhi leggo emozione.
«Ho chiesto a Sanae-chan di sposarmi…»
«Che cosa?!»
«Ssh, non urlare, continua a ballare! Non lo sa nessuno!»
«E quando pensavi di dirmelo!»
«Non potevo dirtelo prima, se avesse rifiutato!?»
«Allora ha accettato?»
Lui annuisce appena, studiando le reazioni del mio volto.
«Kamisama, Tsu-chan: alle zie verrà uno scompenso! Prima te ne vai in Brasile, poi torni e annunci che ti sposi… aspetta un secondo, non è che...» e, distaccandomi appena da lui, alzo un sopracciglio e lo osservo seria.
«Ma no! - esclama arrossendo, anzi, avvampando - Non dobbiamo rimediare a nulla, siamo solo… innamorati. Allora, approvi?»
«Sei qui a cercare la mia benedizione?» lo rimbecco, per non dargliela vinta subito.
«Sei mia sorella, nonché testimone di nozze.»
Oddei… e chi sarà mai l’altro testimone?
«Sei felice?» gli chiedo all’improvviso, puntando lo sguardo nei suoi occhi antracite. Lui annuisce, serio, ma con un’evidente gioia che lo avvolge.
«Allora sono d’accordo. - annuisco - A patto che mi permetti di organizzarti l’addio al celibato!»
«Ma sei una donna!»
«Embè? Sono tua sorella.»
«Tu andrai a quello di Sanae.»
«Non scherziamo! - esclamo allontanandomi da lui e osservandolo con aria terrorizzata - Non ci penso nemmeno!»
«Ma sì, ti divertirai: andrete alle terme, farete il bagno, berrete il tè…»
Simulo un conato di vomito che mio fratello osserva divertito, poi si avvicina a me e mi abbraccia stretto.
«Ti voglio bene Sacchan…»
«Invecchiare ti fa un brutto effetto, stai diventando malinconico e melodrammatico.» lo schernisco, ma rispondo all’abbraccio. Da sopra alla sua spalla noto Sanae che ci osserva, quasi preoccupata, e quando il suo sguardo incrocia il mio arrossisce imbarazzata e ci dà le spalle.
«La tua fidanzata ha capito che me l’hai detto, è diventata bordeaux.»
«Mi raccomando Sacchan, sii buona con lei.»
«Io? - esclamo assumendo un’aria angelica - Ma se sono un cherubino!»
Lui scoppia a ridere e cingendomi le spalle mi indirizza al tavolo del buffet dei dolci.
«Scusate. - una voce in inglese alle nostre spalle ci fa voltare - Posso?» Louis, guardando mio fratello, indica me. Lui annuisce, anche se si fa improvvisamente serio, e molla la presa su di me, tornando al tavolo ma continuando a tenere gli occhi ben puntati su di noi.
«Tutto bene? Hai gli occhi lucidi.» mi chiede, allungando una mano per prendere la mia e posando l’altra a metà schiena.
«Sì, mio fratello mi ha appena confidato una cosa e… sono commossa.»
«Belle notizie spero.»
Annuisco, poi abbasso lo sguardo e appoggio la fronte contro la sua spalla: lui mi stringe un po’ di più a sé.
«Sei stanca?»
«Spossata. E troppe emozioni.»
«Che farai ora?»
«Mi concentrerò sullo studio, pare sia una cosa che mi viene particolarmente bene.»
«Hai già scelto l’università?»
«Non ancora ma… ho la Sorbona ancora lì che frulla in testa.»
«Zia Flo sarebbe entusiasta di rivederti e poi… c’è anche una novità.»
Alzo lo sguardo su di lui, incuriosita: lui mi fissa con l’aria di chi la sa lunga.
«È incinta.»
«Oddei, veramente?! – esclamo allontanandomi da lui e congiungendo le mani, trattenendomi a stento dallo saltellare sul posto – Ma è una notizia magnifica, meravigliosa, e… lei come sta?»
«Un po’ di nausee, ma siamo alla fine del terzo mese e dovrebbero essere passate. Mi ha chiesto di scusarmi con te se non te lo abbiamo detto subito ma hanno voluto aspettare di essere sicuri.»
«Scherzi? Hanno fatto bene! Oh sono così felice!»
Lui annuisce, quindi mi riprende tra le sue braccia e punta lo sguardo nei miei occhi.
«Hanno deciso che se è una femmina la chiameranno come mia madre.»
«Devi esserne orgoglioso.»
«Lo sono…»
Mi rendo conto che, vista dall’esterno, la scena potrebbe essere ambigua, con noi due stretti stretti e i nostri visi così vicini, ma ciò che ci stiamo trasmettendo con lo sguardo è affetto, amicizia pura. Gli voglio davvero bene, nonostante sia una testa calda.
«Devi farmi una promessa…» mi dice improvvisamente, e io trasalisco impercettibilmente.
«Proviamo.»
«Se vieni a Parigi, non è per fuggire.»
Mi scappa una risata sarcastica, e distolgo lo sguardo.
«Sakura, dico sul serio. Non devi scappare dalle difficoltà.» insiste lui.
«Sono cambiate alcune cose, non ho più motivo per scappare. È finita, Louis.»
Lo sento sospirare e delicatamente mi stringe a sé, il mio volto appoggiato a lui, la testa nell’incavo della spalla, il suo profumo che mi pizzica le narici.
«Ne sei sicura?»
«L’ho visto incontrarsi con un’altra.»
«Azumi? – annuisco – Ahi… mi dispiace grenouille…»
Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal nostro ondeggiare, mentre la musica lenta del deejay continua a riempire la stanza con le sue dolci note.
«Credo che tuo fratello voglia la mia testa su un piatto d’argento, probabilmente vuole usarla per testare un nuovo Drive shot
«Lascialo fare, ha deciso di sposarsi, finché non lo dice ai miei posso ricattarlo.»
«Uh, hanno combinato un guaio?»
Sorrido, la pensiamo tutti allo stesso modo.
«No, dice che si amano… penso che non ce la facciano più a stare separati, e sposarsi è la soluzione… mi auguro per loro che duri per sempre…»
«Uh, Ozora, come siamo acide.»
Apro gli occhi (in effetti Tsubasa lancia fiamme dalle pupille) e fisso Louis.
«Solo realista. Di storie come la loro ce ne sono una su un milione.»
«Andrà bene vedrai, e tu sarai una damigella perfetta.»
«Perché, ne hai mai dubitato?»
«Neanche per un secondo! Ora, però, è meglio se ti lascio libera, cedo il mio posto… - mi bacia la fronte - Fammi sapere se tornerai a Parigi.» aggiunge, facendomi l’occhiolino. Io gli sorrido e annuisco.
«Sarai uno dei primi a saperlo.»
«Me lo auguro! Bonne nuit, grenouille.»
«Oyasuminasai.» gli rispondo, accennando un inchino. 


Non è facile spiegare i perché di Sakura, né tantomeno quelli di Taro. Qui, nello specifico, non è Taro che sbaglia, bensì Sakura. Ma perché? Perché è stanca. è esasperata. Prima Parigi, poi Sendai, e adesso quella CAAAAARAAAAA ragazza di Azumi che si intromette e ci mette lo zampino. Stica. 
La odio. È risaputo. Già che l'abbiano presentato come l'Anego francese, mi fa scendere la catena (o la KATANA ahahahhahha ok pessima) 
Poi l'ha relegata da una parte, l'ha fatta risbucare per il WY, un'altra piccola comparsata in un tondino... e scommetti che farà sbucare un matrimonio (magari come con KoxMaki - ma non ditelo a Ai xD TI LOVVO CUGI) dal cilindro? Con buona pace mia, s'intende. 
AD OGNI MODO, c'è e me la devo tenere. Ma a modo mio. E il mio modo sarà... 
Lo scoprirete. Su Rieduschescional Ciannel.
'Mbuto. 
Sakura 

 
   
 
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