CREAZIONE
Il giorno che
aveva tanto atteso alla
fine era giunto. Per quel mondo appena nato, iniziava un’Era
nuova. Hute
respirò a fondo, non riuscendo a celare un certo nervosismo.
Lasciò che la
brezza proveniente dal mare lo accarezzasse. Il suo sguardo ricercava
la prima
stella, nel cielo tinto della stessa sfumatura della sua lunga
capigliatura.
Era merito suo se il tramonto donava quelle tonalità
all’atmosfera perché era
stato lui a donare i colori al mondo. Infilò i guanti bianco
e lasciò che il suo
sguardo spaziasse per la baia dove avrebbe incontrato i suoi fratelli.
Trovava
quel luogo quasi perfetto, ideale per viverci un giorno, una volta
terminato il
lungo lavoro di creazione che portava avanti da un bel pezzo assieme ai
suoi
consanguinei. Si incamminò lentamente, controvoglia,
trascinando dietro di sé
lo strascico della veste.
Ad
attenderlo,sulla spiaggia, un uomo
ed una donna. Lei era Madi, fanciulla splendida ma con lo sguardo
gelido che
spiccava fin troppo sul bel viso abbronzato. Di fronte a lei
c’era Nan,
massiccio personaggio accigliato e dalle braccia incrociate, ricamate
da
tatuaggi rossi.
Era il tramonto.
L’ora dell’incontro
era giunto ma nessuno di loro pareva felice di incontrare gli altri.
Non si
salutarono, se non con un cenno della testa. Pur essendo fratelli,
erano molto
diversi fra loro sia esteticamente che caratterialmente. Assieme
avevano creato
quel mondo, ma non senza discussioni. Quella che stava per iniziare,
era la più
importante di tutte. Era giunto il momento di dar il via alla specie
dominante
di quel pianeta. Hute fece un passo avanti, avvolto in stoffe
variopinte. Bello
come solo un Dio poteva essere, nonché fratello maggiore,
parlò per primo.
“Sappiamo
tutti perché siamo qui”
disse “Sarà una decisione
che…”.
“Taglia
corto” lo interruppe Nan
“Cosa credi di poter donare tu a coloro che domineranno
questo pianeta,
pazzoide?”.
“La
fede. La speranza. La creatività.
La fantasia”.
“Tutte
cose inutili. Io, Nan,
genererò delle creature forti, in grado di schiacciare ogni
ostacolo e
sottomettere chi sarà loro inferiore”.
Accompagnò quelle parole flettendo le
braccia ed evidenziando i possenti muscoli ebano, coperti molto
vagamente da
pochi stracci scuri.
“Non
se ne parla” scandì Madi
“Sarò
io a dar vita a questi esseri. Avranno la conoscenza assoluta, la
saggezza e la
curiosità. Saranno i signori di questo pianeta
perché lo comprenderanno e
perché la loro mente sarà superiore a qualsiasi
altra nostra creazione”.
“Un
popolo di gente senza emozioni o
iraconda? Non mi piace” ammise Hute.
“E chi
sarebbe senza sentimenti?”
parlò Madi, osservando il fratello con quegli occhi freddi e
l’espressione
fissa, distaccata. Le evidenti differenze caratteriali fra i due si
rispecchiavano anche nel loro modo di vestire: Hute il multicolore
contro Madi
avvolta dal grigio.
“Tu lo
sei. Tu sei senza
sentimenti”commentò il fratello maggiore
“Li hai sostituiti con la gelida
razionalità. Ma quando qualcosa non la sai spiegare, cosa
fai? E quando ti
stanchi di passare le giornate con solo la compagnia del tuo cervello,
non ti
senti dimenticata? Solitaria? Senza nessuno accanto? O il tuo cuore
è ormai
dura pietra?”.
“Fratello,
non darò il pianeta che
abbiamo creato in mano a dei pazzi come te”.
“Ed io
non permetterò che rendiate
grigio o rosso sangue il mondo a cui ho donato i miei colori”.
Dovevano trovare
una soluzione, e non
era semplice. Prima di dare il via a quel progetto, si erano divisi fra
loro i
compiti. Nessun lavoro in comune, consapevoli di essere del tutto
incapaci di
collaborare. Tante volte avevano tentato e quella era la prima volta
che
giungevano così vicini alla realizzazione del loro sogno.
Non potevano
rischiare di rovinare tutto.
“Dobbiamo
pensare a cosa è meglio per
questo pianeta che insieme abbiamo generato. Che caratteristiche deve
assolutamente
avere il popolo a cui lo affideremo?” ragionò
Madi, orgogliosa di aver donato a
quel sistema le leggi fisiche e chimiche che lo regolavano.
“Di
certo non qualcuno incapace di
tenere sotto controllo le altre specie viventi. Che figura ci
faremmo?” fu la
risposta di Nan che però la sorella zittì subito,
facendogli notare che non era
necessaria la forza per dominare chi ha un cervello inferiore.
Hute si sentiva
un po’ escluso dalla
conversazione, anche perché era distratto. Osservava il
cielo stellato,
trovandolo magnifico, soddisfatto di aver contribuito a crearlo.
“Hute!”
lo richiamò Nan “Smettila di
cambiare colore e concentrati! Avanti, date a me il compito di creare
la specie
a cui lasciare questo mondo. È evidente che sono quello
più adatto!”.
“Il
ragionamento è la chiave del
successo, non la violenza!” gli rispose Madi.
“Senza
la speranza, o la fantasia,
gli esseri che nasceranno non avranno ragione di vivere”
tentò di spiegare
Hute, nonostante il disprezzo che provavano per lui i suoi fratelli
minori “E
con la razionalità assoluta o il dominio della
forza…come potranno esserci
sentimenti come l’amore o la gioia?”.
Nan e Madi si
fissarono. Non
riuscivano a capire il loro strambo consanguineo. Scossero entrambi la
testa.
Era evidente che Hute doveva aver avuto qualche problema fin dalla
nascita.
“Ah,
ho capito” sbottò colui che
veniva considerato pazzo “Dovevo saperlo. Mi sono illuso fino
alla fine che si
potesse creare un dialogo con voi, ma mi rendo conto ora che
è impossibile. Sì,
lo so, dovevo scoprirlo prima. Dopotutto, sono millenni che ci
sopportiamo! È
vero, sono un sognatore. Ho la testa fra le nuvole. Però ci
tengo tanto a
questo mondo ed a coloro che lo abiteranno. Mi sono impegnato e non
voglio che
sia popolato da degli esseri con i sentimenti di un sasso o la voglia
di vivere
del muschio!”.
“E
cosa ne sai tu di quanta voglia ha
di vivere il muschio?” domandò Nan.
“Questo
non ha a che fare con…”
iniziò Madi, ma si fermò.
Il mare si stava
scurendo in modo
innaturale, così come il cielo. E si era fatto silenzio.
Nemmeno lo sciabordio
delle onde si udiva più. Pensò in uno scherzo di
cattivo gusto di Hute ma,
notando lo sguardo interrogativo di lui, capì che non era
colpa sua. L’aria era
pesante ora, scura.
“Che
succede?” riuscì a domandare
Nan, prima di ritrovarsi nel buio totale.
I tre fratelli
si guardarono,
galleggiando in quella sorta di nebbia. Avevano capito ciò
che stava accadendo.
Il Caos, colui contro cui lottavano da millenni per riuscire a far
germogliare
la vita e la bellezza di un mondo governato da leggi precise, era
riuscito a
trovarli. Non volevano permettergli di prevalere, ma conoscevano la
potenza di
quella manifestazione, dalla quale erano nati tanto tempo fa. Il Caos
non
accettava che quei suoi figli, nati più per caso che per
desiderio, tentassero
in ogni modo di generare l’esatto suo opposto:
l’ordine. I tre gli erano
sfuggiti e per un periodo non era riuscito a controllarli come voleva.
Non
pensava fossero davvero in grado di giungere fino a quel punto con la
creazione.
Fino a quel momento, li aveva sempre bloccati prima nei loro progetti.
Oppure
era colui che scatenava le loro liti, nei modi più
disparati. Tanto bastava davvero
poco per farli bisticciare!
“Non
ti permetterò di rovinare ogni
cosa!” protestò Nan, lottando contro
l’ombra che lo avvolgeva.
Ci teneva a quel
mondo e voleva
continuare quella creazione, senza il dominio del Caos. Furioso,
combatté con
tutte le sue forze contro l’essenza nera del padre.
Era uno scontro
vano e si ritrovò
sanguinante e sconfitto nella nebbia color pece. Madi credeva di
riuscire a
comprendere la natura e le ragioni di colui che li stava opprimendo.
Sospirò.
Non ci riusciva. E la cosa la riempiva di frustrazione e smarrimento.
Hute
congiunse le mani. Sperava che il genitore comprendesse i loro desideri
di
creazione. Percependo l’oscurità avvolgerlo sempre
di più, versò una lacrima.
Anche quel mondo era perduto! Anche quella volta, dominava il Caos.
Nessuno di
loro, da solo, era in grado di prevalere. I tre fratelli si presero per
mano,
intenzionati a non volersi perdere per sempre nell’oblio.
Ricordarono i momenti
passati insieme per dare vita a qualcosa di prezioso. Quel pianeta,
l’universo
in cui era incastonato, circondato dalle stelle, e le sue
particolarità. Le
montagne, gli oceani, le foreste, i primi animali…ogni cosa!
Ogni singolo atomo
lo avevano generato con tutta la loro anima. Ed ora sapevano che il
Caos si
stava prendendo tutto, con la sua oscurità e mancanza di
regole. Tutto stava
svanendo, compresi i tre fratelli, ancora l’uno accanto
all’altro.
“I
miei colori” riuscì a mormorare il
maggiore, vedendoli mescolare ed annullarsi, in un immenso nero.
La creatura
aprì gli occhi nel buio.
Affondava le mani nella sabbia, con la pelle nuda solleticata
dall’acqua del
mare. Si alzò, insicura sulle gambe.
L’oscurità si stava diradando, lasciando
spazio alla prossima alba. Le ultime stelle si spegnevano. Nata da un
sospiro,
una lacrima e da una goccia di sangue, era femmina e gravida delle
stesse
divinità che l’avevano tanto sognata. Era bella,
con occhi grandi e pelle
olivastra. I capelli le ricadevano sulle spalle, spettinati e scuri.
Con mani
leggere e sottili, cercò di sistemarli. Possedeva la
speranza, la fede, la
fantasia e la creatività di Hute. La sua mente superiore
ragionava e voleva
conoscere sempre più, come Madi desiderava. Ed era pronta ad
affrontare ogni
ostacolo, con la forza che Nan aveva trasmesso. Il Caos non aveva
vinto.
Quell’essere nuovo respirava e viveva ed avrebbe dato il via
al popolo più
simile agli Dei del pianeta. Hute, Madi, Nan. Human.
La donna rise,
ed era la prima volta
che qualcuno lo faceva in quel nuovo mondo.