XI
CIAO,
ALEX
Atene, 2014
Camminando per
le strade della città, illuminate dalle decorazioni di
natale, raggiungere il porto non era difficile. Alla riva, era
attraccata la
Poseidon, nave di pescatori famosa in tutto il Paese e facente parte di
una
piccola flotta, quel che restava dei possedimenti della famiglia Solo. Era appena rientrata dalla
battuta di pesca e
stava scaricando il bottino.
“È
arrivato il nostro principino!” parlò uno dei
marinai, già a bordo.
“Com’è
andata la pesca?” sorrise l’uomo, affiancandosi
alla battigia.
“Direi
bene, Alex. Per essere dicembre”.
“Ottimo.
Vengo su a scaricare”.
“Pensavo
fossi in ferie”.
“E
perché dovrei?”
“Ma
come? Non è forse vera la voce che la tua bella moglie ha
avuto
una bimba? Tu ne sai niente?”.
“Sì,
è nata venerdì” rise Alex.
“E il
maschietto come l’ha presa?”.
“Per
ora bene”.
“Come
si chiama la principessa?”.
“Khloe”.
“Ottimo!
Vieni, Alex. Fra poco apre il mercato”.
I lunghi capelli
rossi dell’uomo, mossi dal vento, non riuscivano a
restare fermi. il tempo non era molto buono.
“Alex,
vai tu al mercato oggi” parlò il capitano della
nave “A causa
di questo vento maledetto, la mia voce va e viene”.
“Sì,
capitano” annuì l’uomo.
“Poi
potete tornare a casa. Si riparte fra 2 giorni”.
L’equipaggio
annuì.
“Ah,
Alex. Congratulazioni!” riprese il capitano “Due
figli, bravo
ragazzo! La tua signora sta bene?”.
“Sì,
anche se ora dobbiamo farci un bel po’ di conti in
tasca”.
“Eh,
con questa crisi. Lei lavora?”.
“No.
È stata licenziata appena è rimasta
incinta”.
“Capisco.
Beh, ragazzo mio, se hai bisogno non hai che da chiedere.
Posso farti fare turni extra”.
“Ti
ringrazio”.
“Figurati.
Se non ci si aiuta fra noi, non ci aiuta nessuno. Dannato
mondo!”.
Alex raggiunse
il mercato, posto all’interno del porto. Lì, la
Poseidon aveva un largo banco dove il pesce fresco veniva venduto a
negozi e
ristoranti.
“Sei
mai stato al mercato?” domandò Erastos, che
accompagnava Alex.
“Solo
un paio di volte”.
“Bene,
allora fai quello che faccio io e vedrai che venderemo tutto”.
Appena giunti al
mercato, i due colleghi si ritrovarono in mezzo alla
gente che ricercava un affare. Fissava il pescato con attenzione e
sceglieva
solo quello più buono e a prezzo conveniente.
“Si
vede che siamo vicino alle feste. La gente compra”
commentò
Erastos “Nel resto dell’anno è sempre
più difficile”.
“La
crisi c’è per tutti” annuì
Alex, incrociando lo sguardo di una donna
fra la folla.
Non sapeva chi
fosse, però aveva un’aria familiare. Decise di
concentrarsi sul lavoro e la giornata terminò senza troppi
problemi.
“E
così oggi sei stato al mercato” sorrise Mya,
cullando la piccola
Khloe.
“Sì.
Il capitano cerca di farmi fare più ore per aumentarmi lo
stipendio. Con due figli, direi che è necessario”.
“Ma
con due figli dovresti anche dare una mano a tua moglie..”
borbottò la donna.
“Oh,
Mya, ma che devo fare? O così o ci ritroviamo per strada.
Siamo
orfani, non possiamo chiedere a nessuno”.
“Sì,
lo so. È che Kyros sente la tua nostalgia. Vuole giocare con
il
suo papà”.
“Kyros
è un bravo bambino. Sono sicuro che
capirà”.
Sì
sentì bussare alla porta. Alex, sospirando, andò
ad aprire. Chi
poteva mai essere a quell’ora? Aprì la porta e
davanti si ritrovò una donna.
Quella del mercato.
“Alexandros?”
chiese lei.
“Sì,
sono io. E lei chi è?”.
“Sono
Selene, una delle ancelle della dea Athena”.
“Noi
siamo ortodossi, certe cose non ci interessano”.
“Ma
come? Non ricordi? Tu sei figlio di Arles, il passato gran
sacerdote. Ci assomiglia tantissimo”.
“Io,
mia cara signora, sono un orfano e non ho idea di che stiate
dicendo”.
“Permettimi
di spiegare..”.
“Senta,
non so lei ma io lavoro tutto il giorno e sono stanco. Non ho
tempo per queste cose”.
“No,
un momento!”.
Alex chiuse la
porta ed ignorò Selene.
“Chi
era?” domandò Mya.
“Una
pazza” borbottò Alex, ed andò a dormire.
Il mattino
seguente, dopo aver accompagnato il figlio maggiore a
scuola, Alex tornò al porto per aiutare i colleghi delle
altre due navi della
famiglia Solo: Triton e Anfitrite. Inaspettatamente, vi
trovò proprio Julian
Solo, il padrone. Al suo fianco, stava un ragazzo quasi maggiorenne,
che i
marinai chiamavano simpaticamente “young Solo”. Il
padre fissò Alex con
curiosità. Sembrava quel tale di nome Kanon con cui aveva
avuto modo di
lavorare tempo fa. Ma non poteva di certo essere lui!
Anche Sorrento,
colui che veniva considerato una sorta di guardia del
corpo della famiglia Solo, guardava Alex. Ma poi tornarono tutti ad
occuparsi
dei propri affari.
“Ancora
quella donna..” sibilò Alex.
“Chi
è?” chiese un altro marinaio, vedendo Selene fra
la folla.
“Una
pazza. È venuta a casa mia a parlarmi di Athena”.
“Oh,
mamma! Non ne avevamo abbastanza di religioni, senza che
rispolverassero
pure la roba vecchia?!”.
“Perché
siete degli stolti!” li zittì Solo.
“Scusi?”.
“Voi
non capite cosa significhi onorare gli Dèi antichi. Secondo
voi
perché la vostra nave si chiama Poseidon? Non certo
perché suonava bene”.
“Ma..noi..”.
“Tu ti
chiami Alexandros, giusto?”.
“Sì,
signore”.
“Credo
dovresti ascoltare ciò che quella donna ha da dirti
perché il
tuo posto non è qui”.
Alex
sobbalzò. Lo stava forse licenziando? Selene
salutò Julian con un
certo timore. Lei ed Alex si fissarono per qualche istante e poi Selene
fece
segno all’uomo di seguirlo.
“Perché
ci hai portato fino a qui?” protestò Mya.
“Me lo
ha ordinato il mio capo” sospirò Alex.
“E
quella donna chi è?”.
“Non
ne ho idea”.
Mya, con in
braccio la figlia appena nata, non era in vena di scherzi.
Kyros, il loro figlio più grande, invece sembrava molto
felice.
“Papà!
Voglio vedere da vicino la statua di Athena!”
parlò il piccolo.
“Quale
statua?”.
Facendo ancora
qualche passo, entrando nella zona protetta dal
santuario, finalmente anche Alex e Mya videro la statua.
“Alex..quella
statua..non ti è familiare?” domandò la
donna.
“L’abbiamo
ricostruita circa vent’anni fa” spiegò
Selene “Spero che vi
piaccia”.
“Alex!
Mya! Siete voi?” parlò un uomo, con addosso una
scintillante
armatura d’oro.
“E tu
saresti..?” chiese Alex.
“Naymar!
Sono cavaliere dello scorpione ora”.
Accanto a lui
stava Shoryu,
il figlio di Sirio, con l’armatura della bilancia. Poi si
vide
Shen, il nuovo cavaliere del cancro. Kail, l’ultimo ad
arrivare, possedeva le
vestigia della vergine.
“I
vostri nomi..non mi
suonano nuovi” ammise Alex.
“Certo
che no! Venite
con noi e vedrete che ricorderete ogni cosa”
spiegò Naymar.
Il cavaliere
sorrise
ai due bambini, trovandoli adorabili. Entrando alla prima casa, Mya
ebbe un
sussulto. Ora ricordava! Quella era la casa dove aveva trascorso i
primi anni
dell’infanzia!
“Alex!
Ora ricordo!”
parlò “Quel giorno, quando è giunto
Zeus, sono venuta a cercarti ma il terreno
era fragile e sono caduta in quel dirupo”.
“E noi
temevamo foste
morti, fino ad ora” concluse Shoryu.
“Io
non ricordo”
scosse la testa Alex.
“Vieni.
Vedrai che
ricorderai” lo invitò Selene “I capelli
rossi ti donano proprio”.
“Li ho
sempre avuti
così!”.
“Non
è vero”.
In silenzio,
giunsero
ala tredicesima casa. Alex si guardò attorno. Una fila di
ancelle lo accolse,
con un piccolo inchino. Lui non capì
continuò a camminare verso il trono, con gli
occhi fissi su quell’elmo
rosso. Lo sfiorò con le dita.
“Papà!”
lo chiamò
Kyros “Chi è quel signore?” chiese,
indicando il grande quadro raffigurante il
gran sacerdote.
“Quello
è il nonno”
spiegò Alex, prendendolo in braccio.
“Il
nonno?”.
“Sì.
Nonno Arles.
Nonno Saga”.
“Ciao,
nonno
Arlesaga”.
Alex sorrise.
Osservò suo figlio. Assomigliava un sacco al suo avo,
con quei capelli neri e lo sguardo fiero.
“Ora
ricordi?” domandò Mya.
“Sì.
Ora siamo a casa”.
FINE