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Autore: Xephil    26/02/2015    5 recensioni
Tre Shinigami. Tre personalità. Tre anime legate dall'amicizia e da un destino in comune.
Keishin Akutabi è uno Shinigami impulsivo e a volte immaturo, ma anche coraggioso e altruista. Maestro del Zanjutsu.
Meryu Kitayama è l'opposto: Shinigami calmo e riflessivo, che di rado mostra le sue emozioni. Maestro dell'Hakuda.
Kaisui Kitayama è il ponte che collega due personalità così diverse: Shinigami gentile e generosa ma al contempo severa e ostinata. Maestra del Kido.
Anche se sembrano tre comuni Shinigami, forse, in realtà, in loro c'è più di quel che vedi... E mentre l'oscurità si addensa e la loro realtà viene sconvolta dal tradimento, i tre dovranno raccogliere tutto il loro coraggio e la loro forza per proteggere due mondi e impedirne la distruzione.
Ciao a tutti! è la mia prima fanfic, ma vi chiedo di essere quanto più sinceri possibile con le vostre recensioni. Mi serviranno per migliorarla! La mia storia segue la trama della prima serie di Bleach fino alla sconfitta di Aizen, ma con protagonisti i miei personaggi e, quindi, diverse parti della storia reale saranno modificate. Spero vi piaccia e buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hitsugaya Toushirou, Kurosaki Ichigo, Soi Fong, Sosuke Aizen
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chronicles of Three Shinigami - Shinigami Gaiden'
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Capitolo 12: I tre Shinigami
 
Kaisui aprì gli occhi e si ritrovò distesa su un letto a fissare il tetto di una stanza che sulle prime non riconobbe, ma poi, dopo una breve occhiata intorno a sé, capì trattarsi di una delle stanze mediche della Quarta Brigata. Mettendosi a sedere cercò di ricordare cosa fosse successo.
“Come sono finita qui?” mormorò. “Ero nel pieno dell’allenamento con Sabaku No Hana e poi...”
“Sei collassata nel momento più cruciale, giusto?” disse una voce pacata.
Kaisui si voltò di scatto e vide seduto sul letto accanto Meryu, che la osservava dandole le spalle. Gli occhi grigi erano più seri che mai.
“Oh.. ciao, niisan” lo salutò la sorella. “Anche a te è successo?”
L’argenteo si alzò in piedi voltandosi del tutto verso di lei.
“Più o meno. Quando ho raggiunto il livello estremo del mio allenamento il mio fisico deve aver ceduto.. fatto sta che mi sono svegliato sanguinante da tutti i pori del volto con il Capitano Soifon e alcuni altri Shinigami che mi trasportavano in infermeria. Mi sono riaddormentato mentre mi curavano e, al mio risveglio, tu eri accanto a me, priva di sensi e in uno stato molto simile al mio: decisamente..” cercò la parola giusta “..malridotta.”
“Non sono molto sorpresa, se devo essere sincera. Dopotutto immagino che anche tu, come me, non ti sia fermato finchè non hai raggiunto il tuo obbiettivo.”
“Proprio così. Devo dedurre che, come me, anche tu...”
“Ci puoi giurare.” L’espressione di Kaisui divenne raggiante, mentre pronunciava queste ultime parole. Meryu annuì compiaciuto.
Di colpo, dall’esterno della stanza, udirono delle voci concitate che si sovrapponevano di continuo, in evidente discussione, e uno scalpiccio di passi.
“Mi avete già esaminato e curato a sufficienza! Avete detto chiaramente che quelle ferite non erano nulla di grave! Ora sono più che in grado di rimettermi in piedi...” stava dicendo una voce maschile in tono alquanto annoiato.
“Le tue ferite saranno guarite, ma la tua reiatsu è ancora insolitamente instabile!” replicò una preoccupata voce femminile. “Non abbiamo mai visto valori del genere, è probabile che tu ti sia sforzato troppo, o abbia cercato di fare qualcosa di folle, o entrambe! Non puoi andartene di punto in bianco senza analisi più accurate...”
“Non ho tempo da perdere con altre inutili analisi. Ti assicuro che non c’è da preoccuparsi. Sto bene.. piuttosto, sono qua dentro hai detto, giusto?” I passi si fermarono fuori dalla porta.
“Si, ma aspetta ad...”
Prima che la frase fosse finita, la porta si aprì di colpo e Meryu e Kaisui videro sulla soglia Keishin, che li osservò intensamente. I due ricambiarono lo sguardo e, dopo qualche secondo, tutti e tre gli Shinigami sorrisero. Keishin entrò nella stanza e, dietro di lui, fece capolino Isane con un’espressione chiaramente desolata.
“Oh, Meryu-san, Kaisui-san” disse quando li vide. “Vi siete entrambi ripresi? Meno male.. scusate quest’improvvisa irruzione, ma quando ha saputo che eravate stati ricoverati anche voi, ha insistito per venirvi a vedere. Non c’è stato modo di fermarlo.” Durante queste ultime parole, rivolse a Keishin uno sguardo di rimprovero che l’altro sembrò non notare.
“Chissà perché, non sono sorpresa” commentò Kaisui con un sogghigno.
“Nemmeno io” si associò Meryu col suo solito aplomb.
Keishin si voltò verso Isane. “Puoi lasciarci soli per un po’? Devo parlare di alcune cose private con loro. Dopo ti assicuro che mi lascerò analizzare e esaminare quanto vuoi, ma ora lasciaci un momento.” Poi, prima che potesse replicare, aggiunse: “Per favore.”
Isane lo guardò per un secondo con aria poco convinta, ma alla fine si arrese e mormorò: “Va bene.” E uscì dalla stanza chiudendo la porta.
Keishin rimase ad ascoltare i suoi passi per alcuni secondi, assicurandosi che si stesse allontanando da loro, poi volse nuovamente lo sguardo verso Meryu e Kaisui. La sua espressione rimase indefinibile per qualche secondo e, alla fine, si allargò in un ghigno. “Avete ottenuto il Bankai, eh?” chiese.
Meryu sorrise sotto la maschera. “L’hai capito dalla nostra reiatsu?”
“Naturalmente. Nello stesso istante in cui vi ho visti appena entrato. Anche se non serve certo una percezione eccezionale per notare un simile cambiamento.. al contrario, è piuttosto difficile non notarlo.”
“Se è per questo, anche la tua reiatsu non scherza” fece Kaisui squadrandolo con attenzione. “Ce l’hai fatta anche tu, dunque?”
Sul volto di Keishin apparve quella che sembrava un’ombra di orgoglio. “Si, esatto.”
Kaisui aggrottò le sopracciglia. “Però, non mi sorprende che Isane fosse agitata: la tua reiatsu è sul serio un po’ anormale, anche rispetto alla nostra. Sembra incapace di trovare un equilibrio.”
“Si, lo so” disse Keishin con una nota di esasperazione nella voce. “Ne ho parlato con Hikami e siamo giunti alla conclusione che probabilmente è a causa del fatto che l’ho forzata troppo. Ho insistito ad espanderla e rilasciarla di continuo quando il mio corpo non era nelle migliori condizioni e ora è totalmente, come dire, “sbilanciata”.”
“Normalmente direi che hai voluto strafare come al solito, ma dato che stavolta l’abbiamo fatto anche noi, non posso rimproverarti nulla” mormorò Meryu guardando prima la sorella e l’amico e poi le proprie mani. “Ma comunque che diavolo hai fatto per sbilanciarla così? Hai provato l’autocombustione?”
“Ahah, molto divertente” sbottò Keishin sarcastico. Subito dopo, però, assunse un’espressione imbarazzata. “Bè.. in un certo senso, si… Se non ci fosse stata una sorgente curativa nel luogo in cui mi sono allenato probabilmente sarei morto.”
“Sei proprio uno stupido potente” fece Kaisui giocando con la treccia.
“Ehi, ti ricordo che ero più indietro di voi nell’allenamento per il Bankai!” esclamò Keishin seccato. “Ho dovuto per forza fare una follia per accorciare i tempi! E, comunque, come ha detto Meryu, anche voi stavolta avete agito con impulsività e incoscienza, quindi non hai il diritto di giudicarmi!”
“A dire il vero, hai appena dato un motivo di rimprovero tu stesso: se non ti fossi preso tardi con l’allenamento, probabilmente ci avresti eguagliato e ce l’avresti fatta più facilmente, o sbaglio?” commentò Meryu inarcando le sopracciglia.
Keishin fece per replicare, ma nell’istante in cui aprì bocca sembrò non trovare alcun modo per rispondere a quella sottile critica. Si limitò a distogliere lo sguardo grattandosi nervosamente la nuca e arrossendo visibilmente.
Per diversi secondi i tre Shinigami rimasero in silenzio; poi, d’un tratto, si guardarono con l’espressione di chi ha appena ricordato qualcosa d’importante e, quasi simultaneamente, Kaisui e Keishin scoppiarono a ridere e anche Meryu si lasciò andare ad una risatina divertita.
“Mi sembra di rivivere quel momento.. per voi è lo stesso, vero?”
“Già. È come se il tempo fosse tornato indietro di colpo.”
“Eppure ce lo ricordiamo tutti ancora, come fosse ieri.”
 
[(Flashback) Kaisui e Meryu avanzavano a passo spedito lungo un corridoio dell’Accademia Shinigami della Soul Society, diretti al campo d’addestramento.
Quel giorno era in programma una nuova sessione di esami sul Kido, l’Hakuda e il Zanjutsu e, anche se ormai erano già alcuni anni che frequentavano l’Accademia per diventare Shinigami e avevano affrontato parecchi esami, la prospettiva di affrontarne di nuovi li metteva sempre a disagio.
“Secondo te cosa ci tocca stavolta?” domandò Kaisui con voce roca. “Di nuovo sullo Shakkaho, il Sokatsui o il Rikujokoro? O ci chiederanno tutti i Bakudo e gli Hado più complessi? E per gli incontri, chi dovremo affrontare? Ah, ma perché dobbiamo sostenere tutti questi esami..?”
Pur essendo altrettanto nervoso, Meryu nascondeva le sue emozioni sotto una maschera d’impassibilità come sempre.
“Calmati” si limitò a dire. “Inutile preoccuparsi così tanto di ciò che non sappiamo verrà. Finora ce l’abbiamo sempre fatta e non vedo perché oggi dovrebbe essere differente.”
“Sempre stoico tu, eh?” commentò Kaisui sarcastica.
Tuttavia non ebbe da ridire su quell’affermazione. Dopotutto era vero: se l’erano sempre cavata ed erano anche tra gli allievi migliori dell’Accademia; in un modo o nell’altro, ce l’avrebbero fatta anche quel giorno.
Il campo all’esterno dell’Accademia era il luogo in cui venivano tenute le esercitazioni pratiche e gli esami. Una volta arrivati, Meryu e Kaisui si avvicinarono a un gruppo di apprendisti come loro che era in attesa dell’esame; tra di loro scorsero i loro amici Renji Abarai, Momo Hinamori e Izuru Kira. Questi li salutarono con la mano quando li videro.
Uno degli Shinigami che faceva da esaminatore si avvicinò e, dopo aver constatato che tutti gli studenti erano presenti, annunciò che il primo esame sarebbe stato quello sul Kido. “Ora” disse infine “prendete posizione e aspettate gli ordini!”
Gli allievi si posizionarono davanti a dei manichini usati come bersagli e, dopo qualche secondo, l’esaminatore gli ordinò di cominciare usando l’Hado n°33, il Sokatsui, per distruggere la testa del manichino. Solo la testa.
Kaisui scagliò senza problemi il Kido e riuscì a distruggere perfettamente la testa del suo manichino; poco lontano da lei neppure Kira e Hinamori ebbero problemi. Meryu limitò un po’ troppo la potenza del colpo e il suo attacco finì per distruggere solo la parte superiore della testa, ma gli esaminatori furono comunque soddisfatti. Il povero Renji invece, che nel Kido non brillava affatto, finì di nuovo per far esplodere il colpo mentre era ancora nella sua mano beccandosi così una marea di rimproveri. La ramanzina fu però interrotta da un altro botto e Kaisui e Meryu si voltarono e videro un esaminatore discutere aspramente con un altro allievo poco lontano.
“Di nuovo? Ma quante volte dobbiamo dirtelo, Akutabi? Devi limitare il potere quando colpisci bersagli piccoli!” stava sbraitando l’esaminatore. Dietro di lui si scorgeva un manichino fumante del quale restavano solo le gambe.
“Mi dispiace davvero. È solo che.. non mi piace molto trattenermi…” rispose il ragazzo grattandosi la nuca con aria innocente. Tuttavia sembrava più imbarazzato che dispiaciuto.
Meryu e Kaisui si guardarono e alzarono le spalle in contemporanea. Doveva essere uno un po’ montato.
Il resto dell’esame si svolse senza particolari intoppi e, alla fine, Kaisui, Hinamori e Kira passarono a pieni voti, Meryu e diversi altri, tra cui quello strano allievo, con valutazioni più che buone e Renji con un magro risultato.
Subito dopo gli esaminatori annunciarono che il secondo esame sarebbe iniziato a breve e avrebbe riguardato l’Hakuda, il combattimento corpo a corpo. Stavolta gli allievi vennero divisi in coppie che si sarebbero scontrate tra loro e, alla fine di ogni duello, si sarebbero scambiati con gli altri compagni finchè non si fossero battuti con ognuno di loro.
Meryu, che aveva sempre prediletto quello stile di combattimento, si trovò subito a suo agio sconfiggendo in poche mosse un avversario dopo l’altro. Kaisui e Renji, dal canto loro, se la cavavano bene, in particolare il secondo che desiderava rifarsi del precedente insuccesso. Dopo alcuni avversari, a Kaisui prima e Meryu dopo, toccò affrontare l’allievo che era stato rimproverato in precedenza per aver distrutto il suo bersaglio; questi, un ragazzo dell’età di Meryu dagli occhi scuri e dai corti capelli castani con diverse ciocche a punta sulla fronte, sembrava tutto fuorché nervoso. La precedente ramanzina, a quanto sembrava, non lo impensieriva minimamente.
Riuscì a tenere testa a Kaisui e il loro scontro finì in parità, ma Meryu non ci mise molto a mandarlo gambe all’aria per più volte di seguito; il ragazzo si dimostrava piuttosto energico, tuttavia era troppo impulsivo ed era facile prevedere le sue mosse. < Discreto > pensò Meryu bloccando un suo pugno e rovesciandolo poi a terra con una presa di ribaltamento, < ma spreca troppa forza. Non si sa controllare. >
Alla fine dell’esame Meryu era passato perfettamente, mentre Kaisui, Renji e quello chiamato Akutabi avevano comunque ottenuto buoni voti; Hinamori e Kira erano invece andati meno bene della prova precedente.
L’ultimo esame riguardava il Zanjutsu, le tecniche di spada degli Shinigami, ed era identico al precedente tranne per il fatto che avrebbero combattuto usando dei bokken, spade katana di legno.
Il più sicuro stavolta era Renji, il quale si era sempre classificato tra i migliori per quanto riguardava l’uso della spada, e, infatti, si distinse subito in mezzo ai vari allievi; anche Kaisui e Meryu avevano una buona tecnica, ma il secondo, in particolare, non si trovava a suo agio nell’usare una spada avendo sempre preferito usare il proprio corpo per combattere.
Tuttavia la vera sorpresa fu l’allievo chiamato Akutabi, che nelle prove precedenti non aveva sfoggiato alcuna qualità eccezionale a parte l’eccessiva irruenza e l’incapacità di controllarsi: preso in mano il bokken, dimostrò subito un’abilità innata sconfiggendo in pochi colpi diversi allievi tra cui Kira. In seguito si scontrò con Renji e, pur dando prova entrambi di grandi capacità, alla fine, fu proprio quest’ultimo a uscirne sconfitto. Per ultimi riaffrontò Kaisui e Meryu e sembrò particolarmente felice di prendersi la rivincita su quest’ultimo scagliandolo a terra lo stesso numero di volte e assestandogli lo stesso numero di colpi che l’altro gli aveva inferto nel precedente scontro. Quando il duello si concluse, Akutabi si avvicinò a Meryu e gli porse una mano per aiutarlo a rialzarsi. “Ora siamo pari” si limitò a dire sorridendo.
Meryu lo fissò: non era un sorriso di scherno, ma di pura e semplice gioia, come se fosse lieto di essere alla pari con lui.
< Che tipo strano > pensò accettando l’aiuto. Poi guardò Kaisui e l’espressione che lei gli rivolse diceva che stava pensando la stessa cosa.
Anche l’ultima prova ebbe fine con buone valutazioni per diversi allievi, tra cui anche Kaisui e Meryu, mentre le valutazioni migliori furono di Akutabi e Renji.
Conclusi gli esami, fratello e sorella rientrarono nell’Accademia dirigendosi ai loro alloggi con un’espressione soddisfatta dipinta in volto: nel complesso avevano preso voti più che buoni, come sempre, e di conseguenza la loro tensione si era del tutto sciolta.
Di colpo una voce li chiamò: “Ehi, voi due! Aspettate!”
Si voltarono e videro il ragazzo chiamato Akutabi che veniva dalla loro parte. “Scusate per tutti quei colpi, soprattutto tu, amico” disse dopo essersi fermato davanti a loro, rivolgendosi in particolare a Meryu. “Non avevo alcun istinto di vendetta né volevo litigare, era solo per soddisfazione personale, perché non mi sarei sentito appagato dopo una sconfitta del genere.”
Meryu e Kaisui rimasero sorpresi: era proprio come avevano pensato. Buffo che glielo dicesse così. Senza dubbio era un tipo onesto.
“Non c’è problema” rispose infine Meryu un po’ spiazzato. “Non me la sono affatto presa, non preoccuparti.”
“Qualcosa non va? Non mi sembri convinto.”
“No, niente.. è solo che non pensavo che volessi dirmi questo… Lascia perdere, non ha importanza.”
Pur mantenendo un’espressione curiosa, l’altro non replicò; invece disse: “Mi complimento con voi per le vostre prove! Combattete con stile, mi piace!”
“Oh, grazie” rispose Meryu.
Kaisui annuì. “Grazie. Anche tu te la cavi bene..” poi, quasi senza pensarci, aggiunse: “..però, ti consiglierei di controllarti un po’ di più. Sprigioni troppa energia e sei troppo impulsivo.”
Akutabi la guardò in modo sorpreso e nervoso, come se non se lo aspettasse. Non sembrava offeso, ma piuttosto incredulo.
Poi, Meryu sembrò capire: “Non è la prima volta che te lo dicono, eh?”
L’altro si grattò la nuca con aria imbarazzata. “Bè.. in effetti, è la critica che ho ricevuto più volte da ogni istruttore.. e perfino da alcuni Capitani.. non c’ho mai fatto molto caso.. però, ora.. ecco…” E, non riuscendo ad aggiungere altro, distolse lo sguardo.
Kaisui si sentì un po’ colpevole. “Scusami!” fece inclinando in avanti il capo. “Purtroppo a volte tendo a dire le mie opinioni senza pensarci. Non intendevo offenderti!”
“Ha sempre avuto una lingua tagliente” commentò l’argenteo.
La castana lo guardò stizzita e aprì la bocca, ma il commento successivo di Akutabi la interruppe: “Più di una Zampakuto.”
Lei lo guardò di nuovo, stavolta con la stessa espressione sorpresa di lui prima. “Tendi sempre ad avere l’ultima parola, eh?” gli disse inarcando un sopracciglio.
“Sempre” fu la risposta pronta e schietta.
Si fissarono per qualche secondo, poi si misero tutti e due a ridere e, dopo un secondo, anche Meryu ridacchiò.
“Ah, giusto, non mi sono ancora presentato. Io sono Keishin Akutabi. Molto piacere.” E fece un piccolo inchino.
Gli altri due s’inchinarono a loro volta. “Meryu Kitayama. Piacere.”
“Sono sua sorella, Kaisui Kitayama. Piacere mio!”]
 
Era stato il loro primo incontro.
Da allora la loro amicizia si era rafforzata e, anche se erano diventati parte di tre Brigate diverse, avevano sempre mantenuto stretti contatti e tendevano a passare la maggior parte del tempo insieme.
“Sembra impossibile che siano passati così tanti anni da quel giorno” disse Kaisui.
“Già. Me lo ricordo ancora come se fosse ieri” assentì Keishin. “Invece da allora ci siamo diplomati, siamo diventati Shinigami e abbiamo scalato i vari seggi delle nostre Brigate.” Sospirò profondamente. “Però, certe cose non cambiano mai, eh?”
“Vero” rispose Kaisui con un piccolo ghigno. “Tu sei sempre uno stupido potente.”
“E tu hai sempre una lingua fin troppo lunga e tagliente” ribattè l’altro. “Dovrei darci un taglio” aggiunse sfiorando la sua Zampakuto.
“Inoltre, entrambi non perdete mai occasione per stuzzicarvi o rendervi esasperanti” fece Meryu roteando gli occhi.
“Mentre tu, come sempre, hai una sfera emotiva che potrebbe essere contenuta nel palmo di una mano!” replicarono la sorella e l’amico in contemporanea voltandosi di scatto verso di lui.
A quelle lievi provocazioni seguirono alcuni secondi di silenzio, poi il volto semicoperto di Meryu assunse un’espressione seria. “Però, una differenza fondamentale c’è rispetto al passato: le nostre responsabilità verso non solo la Soul Society, ma anche il mondo reale.”
Anche le espressioni di Kaisui e Keishin s’incupirono. Poi il secondo disse: “Dobbiamo proteggerli ad ogni costo. I piani di Aizen non devono assolutamente concretizzarsi o tradiremmo i due mondi e noi stessi.” Fissò il proprio palmo destro e fletté le dita emettendo un po’ di reiatsu rossa da esse. “Ora abbiamo il potere per difendere le persone che amiamo e il mondo in cui viviamo, ma non sappiamo ancora usarlo...”
“Per questo non possiamo restare qui a fare i sentimentali e a perderci nei ricordi, giusto?” esclamò Kaisui balzando in piedi. “Dobbiamo imparare a controllare i nostri nuovi poteri in fretta se vogliamo vincere la battaglia più importante della nostra vita!”
Meryu si accigliò. “Sapete anche voi che, non importa quanto impegno metteremo, non saremo mai in grado di dominare perfettamente il Bankai nel giro di un giorno o due. Perfino i più potenti Capitani c’hanno messo mesi per controllarli e migliorarli. E dubito che avremo più tempo prima dello scontro finale.”
Keishin annuì. “Invero. Tuttavia, se impariamo a sfruttarlo al meglio, anche per poco, saremo in grado di dare una svolta alle sorti della battaglia e, insieme ai nostri compagni, potremo vincere e fermare le ambizioni di quel maledetto traditore una volta per tutte!” Fissò i suoi due compagni e allungò il pugno in avanti. “Dobbiamo fare tutto il possibile per vincere questa guerra. Stavolta il fallimento non è un’opzione!”
Meryu e Kaisui fecero scontrare i loro pugni con il suo.
“Allora non perdiamo altro tempo!” fece la seconda. “Sapete tutti cosa fare?”
Gli altri annuirono.
“Allora andiamo!”
“E non arrendiamoci. Mai” concluse Meryu.
Fatti urtare nuovamente i propri pugni, i tre Shinigami uscirono dalla stanza e si separarono.
 
Kaisui entrò nella sede della Decima Brigata e intravide un’inconfondibile sagoma dai capelli argentati camminare e venirle incontro. “Kitayama” disse fermandosi davanti a lei. “Mi hanno detto che volevi vedermi. Che cosa succede?”
“Capitano Hitsugaya, dovete aiutarmi a dominare il Bankai.”
A quelle parole l’espressione imperturbabile di Hitsugaya si tinse di sorpresa. “Hai ottenuto il Bankai?”
Kaisui annuì. “Poco tempo fa. Tuttavia non so ancora controllarlo molto bene e, dato che per la battaglia finale ci servirà tutto l’aiuto possibile, ho bisogno d’imparare alla svelta. So che anche voi vi state allenando per riuscire a migliorarlo e, inoltre, siete un Capitano, perciò ritengo che siate l’unico in grado di aiutarmi. Vi prego.”
Hitsugaya inclinò la testa. “Capisco.. comunque anche altri Capitani, che hanno ottenuto il Bankai prima di me, potrebbero aiutarti. Perché l’hai chiesto a me?”
Kaisui sembrò imbarazzata e, arrossendo leggermente, mormorò: “Bè, ecco.. voi siete quello di cui mi fido di più dopo il Capitano-Comandante. Avrei voluto chiedere a lui, ma ha problemi ben più seri a cui pensare e dunque.. ho pensato a voi...”
Non aggiunse altro. Pur essendo una parte di verità, non trovò il coraggio di rivelargli  che il motivo principale del perché aveva pensato a lui come prima scelta dopo Yamamoto era per la profonda ammirazione che provava verso il giovane Capitano della Decima Brigata, ammirazione che a volte sfociava in qualcosa di più profondo.
Hitsugaya sembrò percepire che non aveva detto tutta la verità, ma non indagò oltre. La fissò intensamente negli occhi per qualche istante, poi disse: “Va bene allora. Farà bene anche a me avere un compagno di allenamento... Ma sappi che non ci andrò leggero. Il Bankai non è uno scherzo, perciò preparati a faticare molto.”
“Non chiedo di meglio” rispose Kaisui con fermezza.
“In tal caso vieni, Kitayama. Seguimi al mio campo d’allenamento.”
“Si, Capitano Hitsugaya.”
 
Soifon assunse un’espressione enigmatica e rimase ad osservarlo in silenzio per diversi secondi. “Dunque l’hai ottenuto” disse infine.
 Mantenendo il suo solito sguardo serio e composto, Meryu annuì con fermezza.
“Sai, però, che possederlo non ti rende di fatto capace di utilizzarlo alla perfezione, vero?”
Meryu annuì di nuovo. “Dovete insegnarmi, Capitano Soifon” affermò subito dopo. “Forse non riuscirò a dominarlo completamente in così poco tempo, ma di sicuro sarò in grado di usufruirne per la battaglia imminente.”
Soifon gli si avvicinò di qualche passo e lo fissò intensamente negli occhi, come se stesse esaminando le profondità della sua anima; Meryu ricambiò e sostenne lo sguardo della Shinigami. Poco dopo quest’ultima fece un piccolo sorriso.
“Era quello che volevo sentire” disse per poi voltarsi e iniziare a camminare. “Non perdiamo altro tempo. Andiamo, Kitayama.”
Senza dire nulla Meryu la seguì.
 
“Capitano Zaraki! Capitano, ci siete?” gridò Keishin aggirandosi per la sede dell’Undicesima Brigata.
Dopo qualche secondo uno Shinigami familiare dalla testa rasata apparve davanti a lui. “Keishin! Che succede?” gli chiese.
“Ehi, Ikkaku. Scusa ma ora non ho tempo di spiegare. Dov’è il Capitano Zaraki?”
Ikkaku inclinò la testa, incuriosito. “Perché? Cosa vuoi da lui? Che…”
S’interruppe di colpo e squadrò Keishin da capo a piedi, come se stesse esaminando qualcosa di raro e prezioso.
“Smettila di fissarmi così” sbottò Keishin infastidito.
Sul volto di Ikkaku apparve un ghigno. “Che bella reiatsu ti circonda.. è diversa dal solito, sia per intensità che per forma. Che ti è successo?”
“Ti ho detto che non ho tempo di spiegare. Devo trovare il Capitano!”
“Inoltre, sembra che tu stia per esplodere... Per caso cerchi un avversario contro cui combattere? Perché, in tal caso” si batté la Zampakuto sulla spalla, “io sono più che felice di diventarlo!”
Keishin scosse la testa. “Normalmente accetterei, ma stavolta no. Mi serve un avversario molto più forte di te. Scusa, ma non sei in grado di aiutarmi.”
A quel rifiuto Ikkaku si accigliò. “Cos’hai detto? Mi stai dando del debole, forse?”
“Non ho detto questo...”
“Ma l’hai pensato, vero? Non è che hai solo paura di me? O forse temi di sprecarti troppo?”
Allora fu Keishin ad irritarsi. “Sai, a pensarci bene, credo che un po’ di tempo per prenderti a calci in culo lo potrei trovare!”
“Ah, si? E provaci!”
I due fecero scontrare le loro fronti e presero a spingersi fissandosi negli occhi e digrignando i denti, mentre emettevano una reiatsu sempre più intensa e un istinto omicida sempre più forte.
“Che combinate qui? Cos’è questo trambusto?”
Keishin e Ikkaku si voltarono e videro uno Shinigami di statura imponente con lunghi capelli neri a punta e una benda sull’occhio destro venire verso di loro.
“Capitano Zaraki!” esclamarono all’unisono.
“Keishin! Che ci fai qui?” chiese Kenpachi Zaraki.
Keishin spinse via Ikkaku e si avvicinò al Capitano. Arrivatogli davanti fece un sorriso inquietante e disse: “Voglio battermi con voi. Una sfida all’ultimo sangue, come quelle che amate tanto!” E la sua reiatsu divenne ancora più intensa e violenta.
L’unico occhio di Kenpachi brillò d’interesse e brama combattiva.
 
Dopo alcuni minuti i due giunsero all’interno di un’ampia grotta all’esterno del Seireitei e del Rukongai. L’area era grande e avvolta dalla semioscurità, dal soffitto pendevano diverse stalattiti, la sola luce presente era quella che proveniva dall’entrata e l’aria era fredda e pungente, come se lì dentro vi fosse un inverno eterno.
“Dove siamo?” chiese Kaisui.
“Nel mio campo d’allenamento, potrei dire” rispose Hitsugaya. “Vengo sempre qui per allenarmi e migliorare. È un luogo isolato e tranquillo e, a parte me e Matsumoto, pochi lo conoscono. L’aria ormai è perennemente gelata a causa delle mie esercitazioni. Mi spiace, ma dovrai abituartici in fretta.”
“Non preoccupatevi, non è un problema.”
Hitsugaya si voltò verso di lei ed estrasse la sua Zampakuto, Hyorinmaru.
“Bankai!” esclamò e subito una reiatsu bianca come la neve lo avvolse, mentre sulla sua schiena si originavano delle ali e una coda di drago, sulla mano sinistra e sui piedi degli artigli e sulla destra la testa della medesima creatura, tutti costituiti da ghiaccio; in più, dietro di lui apparvero sospesi in aria tre fiori di cristallo blu, ciascuno con quattro petali, e la guardia della sua spada passò da una forma a quattro punte a una a otto. “Daiguren Hyorinmaru! Come ti ho già detto, non ci andrò piano. Se vuoi controllare il Bankai, Kitayama, devi avere una volontà forte e indomita ed essere pronta a tutto. Ora, procediamo.” Le puntò contro la spada. “Libera il tuo Bankai e attaccami!”
Kaisui deglutì ed estrasse a sua volta la Zampakuto.
< Ci siamo > si disse. < È il momento di dimostrare quanto valgo e di diventare una vera Shinigami! Non posso tirarmi indietro! > Poi levò in alto Sabaku No Hana e urlò: “BAN..KAI!”
Una reiatsu dorata d’incredibile intensità la circondò.
Nel giro di pochi secondi la grotta, che si stava ricoprendo di ghiaccio per l’energia generata dal giovane Capitano, venne pervasa anche da una bufera di vento e sabbia che avviluppò i due Shinigami.
Sfregandosi gli occhi per la sabbia Hitsugaya osservò il Bankai della Luogotenente della Prima Brigata con un’espressione a metà fra il sorpreso e il pensieroso; infine fece un sorriso e disse: “Molto bene. Si comincia.”
 
Soifon e Meryu giunsero in una zona montuosa della Soul Society costituita da numerose rocce e monoliti di varie forme e dimensioni, non vi era anima viva e il silenzio era quasi palpabile.
Soifon atterrò sopra una delle rocce più alte e Meryu la imitò atterrando su una di quelle di fronte a lei. Per diversi minuti nessuno dei due proferì parola mentre fissava l’altro. D’un tratto, senza preavviso, Soifon scomparve con uno Shumpo.
Meryu non batté ciglio, ma saltò giù dalla roccia in tempo per evitare l’attacco dall’alto del suo Capitano, che colpì invece la pietra mandandola in frantumi. Con uno Shumpo si scagliò poi a sua volta contro Soifon sferrando due pugni e un calcio in rapida successione che furono però deviati dalla Shinigami, la quale contrattaccò con una serie di calci che Meryu riuscì a bloccare senza grandi difficoltà. Dopodichè i due si separarono e, mentre Meryu gettava via il kosode e portava le mani davanti al petto una sopra l’altra e Soifon si toglieva l’haori da Capitano e allargava le braccia, gridarono in coro: “Shunko!”
Una reiatsu bianca dalla forma simile all’elettricità esplose dalle loro spalle e schiene e immediatamente ripresero ad attaccarsi: Meryu scagliò una serie di pugni contro Soifon che rispose colpo su colpo. Le due raffiche di pugni s’incrociarono ad una rapidità pazzesca e con una potenza tale che l’aria intorno a loro tremava e le rocce più vicine si sgretolavano per le onde d’urto sprigionate dallo scontro dei colpi. Lo scambio durò solo pochi secondi, ma la sua violenza fu tale da lasciarli ansanti e pieni di lividi, Meryu molti più del suo Capitano.    
Si separarono ed entrambi disattivarono lo Shunko. In seguito Soifon esaminò i segni sulle sue braccia e sembrò annuire. “Senza dubbio sei migliorato, Kitayama” osservò, “e anche il tuo Shunko è migliorato. Non è ancora completo, ma ormai non dovrebbe mancarti tanto per padroneggiarlo del tutto.” La sua espressione s’indurì. “Ora, però, è più importante il tuo Bankai. Devi imparare in fretta a gestirlo al meglio. Usalo e attaccami.”
Meryu annuì. Poi, estrasse Hayabusa e rilasciò lo Shikai, infine, portò le braccia lungo i fianchi nella posizione heiko dachi dell’Hakuda e disse: “BAN..KAI.”
Una potente reiatsu bianco-azzurra si sprigionò dal suo corpo, ma, a differenza dello Shunko, questa non si espanse intorno in modo violento e casuale, ma rimase intorno al suo corpo in una forma controllata e calma, simile all’acqua che scorre di un ruscello. Quando il suo Bankai prese forma, l’espressione dura di Soifon s’incrinò per un istante.
Meryu ne approfittò subito: si spostò dietro di lei a una velocità sorprendente e le sferrò un calcio circolare. Il Capitano intercettò e bloccò il colpo, ma la sua forza fu tale da sbatterla indietro di parecchi metri; mentre il Luogotenente attaccava ancora, per la prima volta vide gli occhi di Soifon brillare di stupore e.. soddisfazione.
 
Un potente fendente fece indietreggiare rapidamente Keishin, al punto da sbilanciarlo; a quel punto Kenpachi Zaraki scattò in avanti e cercò di finirlo con un affondo, ma il castano si lasciò cadere all’indietro per evitare il colpo e piantò nel contempo le spade nel terreno usandole come puntelli per trasformare la caduta in una capriola che gli permise di schivare la lama avversaria e rimettersi in piedi in pochi istanti. Subito dopo si scagliò contro il Capitano sferrando una serie di fendenti che vennero neutralizzati uno ad uno. Alla fine fecero cozzare le lame infuocate di Hikami contro la lama seghettata della Zampakuto di Zaraki con tanta furia da sprigionare un’esplosione di reiatsu che li separò scagliandoli indietro.
Mentre riprendevano il loro assetto, Kenpachi ruggì: “Ha! Devo ammetterlo, mi sto divertendo con te, Keishin! Mi è sempre piaciuto il tuo stile violento e aggressivo di combattimento, ma questa è la prima volta che lo provo di persona. Non male.. però, non basta! Colpi così diventano noiosi e monotoni dopo un po’! Inoltre.. sento che c’è di più o sbaglio?”
“Intendete se posso sprigionare più potenza di così?” chiese Keishin. “Certo che posso! Questo non era che un piccolo riscaldamento! Volevo prima provare le vostre abilità di spadaccino e sentire personalmente la vostra forza, Capitano Zaraki, ma direi che ora è abbastanza! Ho un potere da imparare ad usare e un avversario come voi è l’unico che mi possa spingere al mio limite! Perciò vi consiglio di prepararvi perché ho un sacco di energia e rabbia repressa che urlano per essere sfogate!”
A quelle parole il ghigno folle di Kenpachi divenne ancora più largo. “Questo è parlare! Avanti, allora: sfoga su di me quell’energia e quella rabbia! Ti concedo di colpirmi con un attacco senza reagire! Fammi vedere cosa sai fare! Se ne sei capace, puoi anche uccidermi con quest’unico colpo!”
E allargò le braccia, come se fosse pronto a ricevere qualcosa.
< Davvero un maniaco di battaglie > pensò Keishin ghignando a sua volta. < Uno stupido potente. Proprio come me. Per questo è l’unico compagno di allenamenti contro cui posso dare il massimo senza problemi! >
Erano nella zona in cui aveva ottenuto il Bankai ed era già qualche minuto che combattevano. Nonostante i suoi miglioramenti, Keishin non era riuscito finora neppure a ferire Kenpachi Zaraki, l’unico Capitano che non conosceva né il nome della sua Zampakuto né il suo Bankai e che, malgrado ciò, era diventato uno dei più temuti Shinigami di tutta la Soul Society. Doveva fare sul serio e usarlo.
Incrociò le braccia davanti a sé tenendo le due spade all’altezza delle spalle e incrementò la sua reiatsu; infine, ruggì: “BAN..KAI!”
Una reiatsu rossa incredibilmente intensa e violenta, che sembrava fatta di fiamme, esplose dal suo corpo e lo avvolse nascondendolo alla vista. Kenpachi rimase ad osservare interessato la colonna d’energia pulsante che si era creata davanti a lui e, dopo pochi secondi, la voce di Keishin risuonò di nuovo: “Kasai no Kizuato!”
Un’enorme mezzaluna di fuoco, identica alla tecnica del suo Shikai ma molto più potente, fuoriuscì dalla colonna e investì l’enorme Capitano con una tale violenza da scagliarlo contro una roccia dietro di lui.
Kenpachi si rialzò e si guardò il petto: una grossa ustione lucente gli attraversava il petto dalla spalla destra all’addome. La fissò sorpreso, poi guardò Keishin che avanzava verso di lui, avvolto dal suo Bankai, e scoppiò in una risata fragorosa.
“Si!” urlò. “Questo fa male! Questo è un vero colpo! È da quando ho affrontato Ichigo che non sento un simile attacco! Quanta rabbia c’hai messo? E sento che ne hai ancora tantissima… Avanti, vieni! Questi sono gli scontri per cui vivo! Scatena la tua ira su di me! Colpiscimi ancora più forte! Combattiamo ancora! Ancora!”
 
Hitsugaya venne spinto indietro da una nuova raffica di vento. Resistendo a quella forza menò un fendente con la spada scagliando un enorme drago di ghiaccio contro Kaisui. La Shinigami venne congelata dall’attacco, ma dopo un paio di secondi scomparve nel nulla e il ghiaccio che la conteneva si sgretolò.
“Di nuovo?” commentò il giovane Capitano. “Continuare a sparire non ti basterà.”
Un attimo dopo si scansò appena in tempo per evitare una lama di falce che stava per tagliarlo in due e voltandosi emise dalla spada una sorta di onda di ghiaccio verso quella che sembrava l’ombra di Kaisui. Il colpo andò a vuoto, mentre dalla tempesta di sabbia intorno a lui numerose ombre iniziavano a muoversi; in seguito, da essa fuoriuscì una lama di vento diretta verso il suo fianco destro. Hitsugaya si protesse con l’ala, la quale venne però tagliata via dall’attacco; senza perdere tempo scagliò un’altra onda di ghiaccio verso quel punto e congelò una figura simile a Kaisui, ma che scomparve anch’essa dopo alcuni istanti. Allora l’albino si fermò e rimase a contemplare la bufera di sabbia e vento che lo circondava, rigenerando la propria ala e cercando nel contempo di capire quale sarebbe stata la prossima mossa dell’avversaria.
Doveva ammetterlo: era davvero un Bankai problematico, basato su illusioni, inganni e attacchi a sorpresa, da non sottovalutarlo assolutamente. Aveva già subito diverse ferite nel tentativo di intercettarla o di colpirla, ma nessuno dei suoi colpi era andato a segno.
Alla fine, giunse alla conclusione che non poteva trovarla e fermarla aspettando il successivo assalto, doveva per forza stanarla prima che facesse la sua mossa. Si mise in posizione con Hyorinmaru alzata sopra la sua testa e concentrò tutta la sua reiatsu in essa, dopodiché la fece roteare e la conficcò nel suolo; a quel punto rilasciò l’energia congelando all’istante il terreno e facendo crescere degli enormi spuntoni di ghiaccio tutto intorno a sé che invasero completamente la grotta.
In quel momento si accorse che vi erano delle forme intrappolate tra i ghiacci e, quando vide cos’erano, capì come funzionavano i suoi poteri. Fece allora un gesto con la spada: gli spuntoni andarono in frantumi e, nel giro di alcuni secondi, la tempesta di sabbia cessò e Kaisui ricomparve a pochi metri da lui.
“Incredibile, Capitano” disse quest’ultima sorpresa. “Non credevo mi avreste trovata così presto.”
“È stato più per fortuna e per caso che ce l’ho fatta” rispose l’altro. “Se non avessi rilasciato tutto quel potere non avrei mai potuto neutralizzare le tue illusioni. Comunque” le puntò contro la spada “non abbiamo ancora finito.”
Un istante dopo si scagliarono l’uno contro l’altra e Kaisui sferrò una serie di fendenti con entrambe le braccia, dalle quali spuntavano lame di falce, che Hitsugaya bloccò con Hyorinmaru per poi colpire con una rapida sequenza di affondi che Kaisui deviò o fermò a sua volta. Quest’ultima indietreggiò e saltò in alto per poi piombare sul giovane Capitano, ma, mentre si trovava a mezz’aria, il suo Bankai svanì e la sua reiatsu calò rapidamente. L’improvvisa stanchezza la fece cadere a terra ansante e perse anche la presa sulla sua Zampakuto.
Hitsugaya le si avvicinò e le diede una mano per aiutarla a rialzarsi.
“Non è facile usarlo in uno scontro la prima volta, eh?” le chiese.
Kaisui annuì mentre si rimetteva in piedi. “Credevo di riuscire a resistere di più, ma generare tutte quelle illusioni richiede uno sforzo mentale davvero eccessivo.”
“Devi usarlo con più moderazione. Il tuo è un Bankai complesso che necessita di una concentrazione costante. Non creare illusioni di continuo, cerca piuttosto di concentrarti su poche di esse ma adatte alla situazione. Inoltre, ti consiglio di attaccare con più convinzione e precisione, non colpire solo per confondere o distrarre. È uno spreco di energie.”
“Capito, Capitano. Vi ringrazio molto per i vostri saggi consigli.”
“Pensi di poter riuscire a riutilizzarlo?”
“Non subito. Tuttavia penso che ci riuscirei di nuovo tra poco.”
“Molto bene. Allora concentrati e cerca di recuperare in fretta le forze. Devi riuscire a ridurre il più possibile l’attesa tra due attivazioni successive del Bankai ed estendere il tempo di utilizzo. Problema che ho anch’io del resto e che si può risolvere solo aumentando la propria resistenza.” Fece qualche passo indietro. “Devi imparare in fretta, Kitayama, perché il tempo è poco. Perciò, diamoci da fare!”
“Certamente! Agli ordini, Capitano Hitsugaya!”
 
Soifon utilizzò una serie rapidissima di Shumpo per muoversi ai lati di Meryu e confonderlo, in modo da rendere impossibile capire da dove avrebbe attaccato. Poi, quando fu abbastanza vicina, si spostò alla sua destra e gli sferrò un calcio al fianco, ma non appena lui provò a bloccarlo, si portò con un altro Shumpo sopra la sua testa e  fece un affondo con Suzumebachi verso il suo volto. Sorprendentemente Meryu riuscì ad alzare all’ultimo istante il braccio sinistro e la punta striata di Suzumebachi sprigionò scintille sul bracciale di ferro che gli avvolgeva l’avambraccio.
Subito dopo fu Meryu a portarsi con uno Shumpo sopra Soifon e a cercare di colpirla, ma lei lo schivò con un altro Shumpo riportandosi di nuovo sopra di lui e provando ancora a colpirlo con un pugno che il Luogotenente evitò prontamente con un ennesimo Shumpo, arrivando nel contempo dietro il Capitano e sferrandole un calcio che, però, colpì nuovamente il vuoto quando lei si mosse con un altro passo fulmineo; stavolta Meryu eseguì immediatamente uno Shumpo per inseguirla.
Ricomparvero nello stesso momento diversi metri più in alto e provarono a colpirsi con un calcio. Le loro gambe si scontrarono con tanta forza da far tremare l’aria circostante, ma l’armatura che avvolgeva la gamba di Meryu rese il suo colpo più potente e Soifon venne spinta indietro con una smorfia di dolore. L’argenteo cercò subito di approfittarne incalzandola e tentando di colpirla con un pugno.
Nell’istante in cui il suo pugno era a un centimetro dal volto di Soifon, quest’ultima gridò: “Shunko!” e, mentre una nuova reiatsu elettrica bianca esplodeva dalle sue spalle e dalla schiena, svanì nell’aria con uno Shumpo rapidissimo mandando a vuoto l’attacco dell’avversario. Riapparve un istante dopo dietro di lui e sferrò una ginocchiata che Meryu bloccò con una gomitata discendente diretta all’indietro; questi, poi, si voltò del tutto e sferrò una moltitudine di pugni e calci imitato immediatamente da Soifon. Capitano e Luogotenente rimasero serrati per parecchi secondi in un ferocissimo scambio dove i colpi che si scontravano generavano tuoni simili a quelli di una tempesta.
Alla fine si separarono e atterrarono su due rocce sottostanti, delle quali molte erano franate a causa della violenza del loro confronto.
Prima che uno dei due potesse fare una nuova mossa, Meryu iniziò a respirare pesantemente e crollò in ginocchio; si portò una mano alla maschera e l’abbassò per liberare la bocca, mentre si sforzava di controllare il suo respiro.
Soifon gli fu davanti in un attimo. “Sei al limite. Disattivalo” disse.
Meryu scosse la testa. “Posso ancora farcela. Non preoccupatevi.”
“La tua perseveranza e la tua volontà sono ammirabili, ma è chiaro che non puoi usare quel Bankai per troppo tempo. È certamente molto potente e veloce” si guardò le braccia che erano piene di tagli sanguinanti e lividi scuri, “tuttavia sottopone il tuo corpo ad uno sforzo immane, perciò non puoi utilizzarlo continuamente. Se lo facessi, la tua stamina finirebbe rapidamente e, a meno che tu non abbia sconfitto il tuo avversario, saresti spacciato. Devi imparare per quanto tempo puoi utilizzarlo senza che ti riduca ad uno straccio e quanto tempo ti serve prima di poterlo riattivare. Ora è il momento di recuperare, perciò disattivalo.”
“Agli ordini, Capitano.”
Disattivato il Bankai, Meryu si rimise in piedi e si guardò le mani respirando sempre con fatica. Senza dubbio aveva un grande potere ora, ma aveva ancora molto da imparare.
Il tocco leggero della mano di Soifon sulla sua spalla lo sorprese: era la prima volta che il suo contatto era così delicato. “Abbiamo tutti sempre molto da imparare” disse lei, come se avesse letto i suoi pensieri, “solo non ce ne rendiamo mai veramente conto. Anch’io devo apprendere ancora molte cose e migliorarne altrettante. Non biasimare la tua ignoranza, Kitayama, piuttosto riconosci ciò che sai e ciò che non sai fare. È il primo passo per diventare migliori. Ora riprendi le tue forze e poi affrontami di nuovo: ti renderò più forte ad ogni costo!”
Meryu rimase senza parole per qualche secondo, ma poi assunse un’espressione decisa e annuì con vigore. “Si, Capitano Soifon.”
 
Le spade di Keishin e Kenpachi si scontrarono con una tale potenza da scatenare una serie di esplosioni, che incendiarono gran parte della deserta area sotterranea. Ogni volta che le loro lame entravano in contatto, una fortissima onda d’urto intrisa di fiamme si propagava da esse.
I due si allontanarono per recuperare terreno.
“Magnifico!” gridò Kenpachi con uno sguardo follemente felice. Il suo corpo era coperto di orrende ferite bruciate, ma sembrava non curarsene assolutamente. “Sei davvero un degno avversario! Mi sto divertendo da matti! E.. credo di poter fare sul serio adesso!”
Si portò una mano alla benda sull’occhio destro e la rimosse.
Sotto di essa vi era un occhio perfettamente sano, ma nell’istante in cui la tolse una reiatsu dorata di un’intensità a dir poco soffocante proruppe dal suo corpo formando una gigantesca colonna lucente.
Keishin gli si avvicinò e la reiatsu rossa intorno al suo corpo divenne ancora più forte fino ad eguagliare come bagliore quella del Capitano dell’Undicesima Brigata.
“Ne avevo sentito parlare” disse. “Dunque quella benda è veramente un sigillo per limitare la vostra potenza. È pazzesco! Sapevo che avevate ancora nascosto tanto potere, ma non credevo fino a questo punto! Dovevo uccidervi per farvelo usare?”
“Non c’è motivo di fare sul serio se l’avversario non si dimostra degno della tua vera forza. E non c’è divertimento in un combattimento a fare sul serio fin dal primo momento. Ma ora.. ora mi hai dimostrato di essere all’altezza di un’autentica sfida! Perciò, vieni e attaccami ancora come hai fatto finora.. anzi, mettici ancora più forza!”
Il volto di Keishin si deformò in un ghigno. “Non chiedo di meglio! Arrivo, Capitano! Preparatevi a…”
La sua espressione s’incrinò e divenne una smorfia di dolore, crollò sulle ginocchia perdendo la presa sulla sua arma, le fiamme che lo avvolgevano si estinsero e il suo Bankai sembrò sul punto di scomparire.
“Eh? Che ti succede?” chiese Kenpachi.
Keishin ansimò e tenendosi il petto sputò un grumo di sangue. “Temo..” mormorò con voce roca “..che siano gli effetti collaterali del mio Bankai. Non solo richiede un notevole sforzo usarlo, ma soprattutto finisce per danneggiare anche me se lo utilizzo incessantemente in modo troppo intenso.”
“Eh? Che cosa? Significa che ti vuoi fermare?” chiese Kenpachi con un tono a metà tra lo scettico e il deluso.
“No, non voglio fermarmi. Tuttavia non sarò in grado di continuare se prima non recupero un po’ di resistenza. Devo...”
“Fermarsi? Recuperare resistenza? Non dire stronzate!” Kenpachi batté il piede per terra. “Ho sentito le tue emozioni durante il duello, ho sentito la tua anima! Ho sentito l’ira e il desiderio di vendetta che ti animano, ma, più di ogni altra cosa, ho sentito la tua brama di combattere e di diventare più forte! Tu hai l’ambizione di diventare il più forte, vero? E come pensi di poterlo diventare se ti arrendi per un po’ di dolore e stanchezza? Nessuno è mai diventato più forte in questo modo! Se davvero lo vuoi, allora resisti alla fatica e al dolore e attaccami ancora! Eguagliami, superami se ci riesci! Ma non fermarti, non interrompere questo duello! Non ora che sto per fare sul serio! Non darmi una simile delusione! Alzati e combatti, Keishin Akutabi!”
Keishin lo guardò sorpreso. “Capitano Kenpachi…”
L’ultima cosa che riuscì a vedere un istante più tardi fu la suola del sandalo di Kenpachi che colpiva la sua faccia e lo scagliava decine di metri all’indietro. Volò per alcuni secondi, poi sentì l’impatto con una superficie liquida e affondò sotto quella che riconobbe come acqua calda. La sostanza iniziò a penetrargli nei polmoni e si sentì soffocare; annaspando agitò mani e piedi per risalire in superficie e, dopo pochi secondi, uscì all’aria fresca.
“Ehi! Che diavolo vi salta in mente?” gridò.
“Ti ho concesso di recuperare. Ora va meglio, no?” replicò Kenpachi con distacco.
Keishin rimase senza parole mentre sentiva effettivamente le sue ferite rimarginarsi e il dolore diminuire ma non scomparire. Lo aveva gettato nella sorgente calda rigenerativa.
“Forza, Kei-chan!” gridò un’acuta voce infantile. “Ken-chan ti ha dato un aiuto per continuare! Non ti sembra giusto ripagarlo combattendo ancora?”
Keishin guardò nella direzione della voce e vide Yachiru Kusajishi, la Luogotenente dell’Undicesima Brigata, una giovanissima Shinigami, poco più che bambina, eppure l’unica persona alla quale Kenpachi dava ascolto. Li osservava dall’inizio del duello, ma non era mai intervenuta fino a quel momento; la sua solita espressione gaia era stata sostituita da un’altra seria e decisa, come se lo stesse incitando.
Poi guardò Kenpachi e vide la sua espressione che sembrava dire: “Ora non hai più nessuna scusa” e sorrise.
Aveva ragione, si disse. La sua ambizione era davvero diventare il più forte Shinigami, più forte anche di Genryusai Yamamoto, e non lo sarebbe diventato accettando delle insulse limitazioni. Inoltre, non sarebbe stato nel suo stile arrendersi per così poco.
Balzò fuori dall’acqua e volò in alto, mentre il suo Bankai risorgeva emettendo una reiatsu più potente che mai.
“Allora avanti, Capitano Kenpachi!” urlò con furore. “Combattiamo!”
“Questo è parlare!” ruggì Kenpachi estasiato espandendo a sua volta la sua reiatsu e inseguendolo con un salto.
Le loro lame si scontrarono di nuovo, più violentemente che mai.


Note:
Heiko dachi = posizione base del karate, consiste nel tenere i piedi allineati paralleli , con le ginocchia appena flesse e le braccia lungo i fianchi
   
 
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