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Autore: La Fe_10    26/02/2015    3 recensioni
La guerra è finita, Sasuke è tornato a Konoha e tutti sono felici e contenti... o forse no? E se Sasuke non riuscisse a gestire il suo nuovo futuro? E se non se la sentisse di rimanere? Come reagirebbe Naruto?
Un viaggio tra ricordi dell rapporto tra questi due ragazzi il cui legame sembra essere allentato con il passare del tempo e che paiono essere sconosciuti. Rimane solo una domanda: Ti ricordi quella volta che?
_____________
Prima classificata  "What if?! I could write my own ending?" indetto da Alexiel Mihawk sul forum di Efp
I fatti narratti rimangono fedeli fino a metà del capitolo 699 con alcune variazione segnalate nelle note finali.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Team 7 | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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TI RICORDI QUELLA VOLTA CHE?

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CAPITOLO 1

No, non me lo ricordo.

 

 

Oltrepassiamo i nostri ponti dopo esserci arrivati e ce li bruciamo alle spalle, e niente mostra  il cammino percorso, tranne il ricordo dell’odore del fumo, e la sensazione che una volta  i nostri occhi hanno lacrimato

Tom Stoppard

 

 

Cosa ci facesse lì, lui non lo aveva capito.

 

E lì poteva avere tante accezioni. Come per esempio, fuori da quel ristorante. O in quella via, o in quel quartiere. Forse era meglio un ben più generale "in quel villaggio". Perché per come le cose erano andate, una spiegazione logica non riusciva proprio a trovarla. Era stato un nukenin per quattro anni, come era stato possibile che fosse stato riamesso a Konoha? Quattro anni non erano tanti, è vero, ma quando diventi un discepolo di Orochimaru, fai un incursione nel summit dei kage uccidendo un Hokage, che, anche se provvisorio, rimaneva sempre tale, e ti chiami Sasuke Uchiha, quattro anni non sembrano più pochi, ma al contrario paiono un'eternità.

Un infinito lasso di tempo, di errori, lacrime, sangue, rimpianti...

Sasuke scosse la testa, come per scacciare quei brutti pensieri. Aveva deciso di lasciarsi il passato alle spalle, di non pensarci più: anche se era uno dei più forti shinobi al mondo, in barba alla sua giovane età, non c'era niente e nessuno che potesse cambiare ciò che era stato, nemmeno il Rinnegan, gli occhi leggendari. Già, aveva deciso di lasciarsi tutto alle spalle, anche se molti più che altro avrebbero detto che stava tentando di non farsi sommergere dalle tenebre di un passato non poi così tanto tale.

Non avrebbe mai pensato di dover fare i conti con i suoi ricordi, con la sua coscienza, in linea di massima non aveva mai nemmeno creduto che sarebbe vissuto abbastanza per potersi pentire di qualcosa.

Quando aveva lasciato il villaggio era convinto che avrebbe ceduto il suo corpo ad Orochimaru, mentre durante la guerra, quando quel folle di Madara lo aveva trafitto, aveva lottato per vivere, ma c'era stato un secondo, anche solo un istante, in cui aveva dato il suo addio al mondo. Poi c'era stato lo scontro con Kaguya, altro momento in cui nemmeno lui avrebbe puntato un nichelino su se stesso, e infine... quello.

Sasuke ingoiò a vuoto, quasi potesse far fronte a tutte le emozioni che lo avevano sconvolto quando aveva affrontato quello che, a malincuore chiaramente, si ritrovava ad ammettere essere la persona che più gli era vicino.

Lui voleva cambiamento, voleva rivoluzione! Una guerra era il mezzo ideale, ma le cose non si erano sistemate come lui sperava: dopo aver sigillato Kaguya tutto sarebbe tornato alla normalità. Un lieto fine troppo lieto, e lui, un po' per il suo passato, un po' per quello che voleva fosse il futuro, non poteva semplicemente accettarlo. Decidere era stato un istante: aria fresca, novità.

In una parola: rivoluzione.

Lui, suo fratello, la sua famiglia, il suo intero clan era stato decimato per colpa di quella melma oscura che era Zetsu nero, solo per far risorgere una semi divinità che assurdamente si era fatta giocare dallo stesso trucchetto che l'aveva sigillata millenni prima. Tutto il clan Uchiha era stato usato, un ammasso indistinto di pedoni da sacrificare per far largo ad una regina che si era sgretolata sotto tre mocciosi.

Aveva sofferto così tanto per niente alla fine.

Sempre il solito circolo vizioso, sempre il solito ciclo di reincarnazioni: non poteva rischiare che tutto potesse accadere di nuovo. Era come giocare a poker con le solite carte: le possibilità che una stessa mano si ripetesse identica erano basse, ma esistevano, e lui non poteva permetterlo. Così aveva deciso che non solo avrebbe cambiato le carte in tavola, no: lui avrebbe battuta via l'intero mazzo logoro.

Era giunto alla conclusione di sfidare Naruto. Alla fine non erano sempre stati questo?

Erano sfide, rivali, limiti da superare, erano calcio dopo calcio, kunai contro kunai, chidori contro rasengan. Quella battaglia era semplicemente un finale perfetto! Se lui avesse sconfitto Naruto sarebbe diventato il nuovo Madara, un altro nemico da sconfiggere e battere, una minaccia che avrebbe unito tutti i popoli ninja una volta per tutte. Se invece fosse stato Naruto ad ucciderlo, come più realisticamente aveva ipotizzato, avrebbe spezzato quel ciclo di reincarnazioni assurdo, e lui... quel dobe sarebbe stato un buon Hokage in fin dei conti. Lui avrebbe portato del vero cambiamento.

Ma se Sasuke era noto per essere un genio, Naruto era conosciuto per essere il ninja più imprevedibile di Konoha e aveva mandato beatamente all'aria tutti i suoi macchinosi progetti. Infatti, dopo quel terribile scontro tra le tecniche alle quali erano più affezionati, si erano svegliati sommersi dalle macerie della famosa valle completamente distrutta dalla loro forza. Erano doloranti, feriti, i muscoli che strillavano dal dolore, le ossa in frantumi, ma quello che era peggio, vivi e vegeti. Entrambi. Lui di sicuro non era morto, e visto la verve con la quale il biondo prometteva di prenderlo a calci in posti non meglio specificati, anche Naruto era sopravvissuto all'impatto. In quel momento sentì come se la diga che rinchiudeva le sue emozioni fosse andata in mille pezzi e una lacrima traditrice gli era sfuggita dagli occhi, esattamente con un bambino piccolo che piangeva stanco dopo una giornata intensa. Dopo una notte a pensare e ascoltare le lamentale del dobe era arrivata anche l'altro componente del loro trio male assortito, che da brava compagna di team gli aveva dato le prime cure, esattamente come farebbe un ninja medico con il proprio amico ferito in missione. Faticosamente si erano rialzati e insieme, come una persona sola, aveva sciolto il più grande genjutsu mai creato. E poi la sua vista si era appannata e lui era crollato a terra.

Dopo qualche giorno fu Tsunade in persona a comunicargli la diagnosi: emorragie interne e collasso generale di tutti gli organi, o quasi. A quanto pare il portentoso sharingan non aveva retto il confronto con la miracolosa capacità di resistenza del clan Uzumaki. E, già che aveva lì l'Hokage a prendersi cura di lui, aveva voluto sapere quale sarebbe stata la sua sorte.

Si ricordava bene la reazione della donna, quasi fosse successo il giorno prima: Tsunade aveva sbuffato sommessamente, dicendo che Naruto aveva sbraitato contro tutti i Daimyo e gli altri Kage perché lui ottenesse la grazia e non aveva ceduto fino a che gli era stato solennemente promesso che nessuno gli avrebbe torto nemmeno un capello; giuramento che poi aveva avuto come custode un Gaara nominato a forza per quel ruolo. Poi era si era addormentato per più o meno una settimana.

Sciocco Naruto.

 

Così, senza sapere nemmeno lui come, era di nuovo a Konoha, reintegrato nel villaggio e considerato da alcuni come un mostro, ma dalla maggior parte come il migliore degli eroi, fama sicuramente dovuta a Naruto stesso, non c'era altra spiegazione. E dopo una degenza di una settimana, si era ritrovato davanti a quel ristorante, dove, da quanto aveva letto su un biglietto lasciato sul comodino affianco al letto, si sarebbe tenuta una cena a cui avrebbe partecipato tutti i ninja del suo anno.

Se avesse detto che quella cena non lo preoccupava minimamente, avrebbe sicuramente mentito, anche se le grafie del biglietto in questione, la prima elegante e con le linee ben tracciate con un denso inchiostro nero, la seconda minuta ma pulita, decisamente entrambe troppo precise e ordinate per appartenere a Naruto, lo avevano tranquillizzato. Ma evidentemente non abbastanza da entrare nel locale. Alla fine si accorse di quanto era ridicolo rimanere a temporeggiare, soprattutto per uno come lui: era uno shinobi, era un nukenin, era Sasuke Uchiha... ma allora perché era così difficile entrare?

La voce di Karin che indirizzava parole non molto dolci a Suigetsu lo risvegliò dal suo stato di trance, facendogli capire quanto si stesse rendendo ridicolo: là dentro c'erano solo i ragazzi che aveva tradito molti anni prima, gli stessi che aveva affrontato a testa alta sul campo di battaglia, sentenziando la sua ascesa come Hokage.

Aprire quella porta non sarebbe stato troppo difficile, giusto?

Eppure quel momento di infinita indecisione gli parve come l'attimo più lungo di tutta la sua vita.

Prese un respiro profondo, afferrò la maniglia con una mano, e tentò di entrare nel locale il più silenziosamente possibile, anche se da subito sentì due occhi chiari esaminarlo dalla testa ai piedi, quasi non attendessero altro che aprisse quella maledetta porta ed entrare.

«Ohi, Sasuke teme! Alla fine ti sei deciso ad arrivare!» lo salutò con la voce leggermente impastata dal sakè. «Ti eri forse perso?» Tirò fuori la sua solita faccia di bronzo, il sorrisetto sghembo che aveva la fama di aver fatto perdere la testa ad Haruno Sakura e Yamanaka Ino prima e Uzumaki Karin poi.

«E tutto così diverso. Ci ho solo messo un po'.»

«E tu saresti un ninja? Non farmi ridere! Festeggiamo, vieni, siediti, vediamo quanto duri!» lo provocò Naruto accennando con la testa alla bottiglia dell'alcolico, invitandolo ad una nuova sfida e facendo sciogliere un po' l'atmosfera gelida che era scesa con il suo ingresso.

«Festeggiamo» rispose Shikamaru alzando il bicchierino e brindando.

«Si, vieni Sasuke kun, siediti!» lo invitò Sakura, indicandogli un cuscino vuoto davanti al tavolino basso tra lei e Naruto.            «No, siediti qui Sasuke kun!» gli urlò Ino facendo quasi il verso di Sakura, per poi guardare l'amica e scoppiare a ridere insieme, in memoria dei vecchi tempi e di come tentassero in ogni modo di attirare la sua attenzione.

Mangiarono, bevvero e risero come da tempo ormai non facevano.

La guerra aveva tolto molto a tutti loro, nessuno escluso; tuttavia erano solo dei ragazzi di diciassette anni e forse, finalmente per la prima volta, erano in grado di comportarsi come tali.

Choji stava divorando tutto quello che passava in tavola, fino a che Akamaru, su ordine di Kiba, riuscì a rubare un vassoio di carne e ad allontanarlo dalle sue fauci golose, facendo giungere così un po' di vettovaglie anche ai commensali dalla parte opposta della tavolata. Sai aveva tirato fuori una pergamena e aveva iniziato a disegnare: da prima eseguiva dei piccoli e innocui disegnini, come cuccioli dagli occhi enormi che attiravano tutto l'interesse delle ragazze, che si sporcarono i vestiti di inchiostro nel vano tentativo di abbracciarli, o strani draghetti che si davano fuoco da soli; poi i sui lavori cominciarono a prendere una piega sempre più astratta, segno che evidentemente Danzo non aveva pensato ad un addestramento contro l'alcool per i suoi ANBU delle radice. Lee sembrava nuovamente preda della sua tecnica dell'ubriaco, destreggiandosi tra strani giochi di giocoleria mal riusciti e poesia e canzoni stonate che inneggiavano alla giovinezza. Persino Juugo sorrideva amabilmente, mentre Suigetsu ormai si liquefaceva alla minima parola, dal momento che Karin, per partito preso, aveva deciso che qualsiasi cosa uscisse dalla sua bocca fosse una scemenza e che, di conseguenza, meritava di essere punita con un calcio o un pugno. 

E poi c'era Naruto.

Seduto a gambe incrociate, aveva appoggiato il peso del corpo all'indietro, sui palmi delle mani, mentre con le guance arrossate osservava i suoi amici, commentando con qualche frecciatina qua e là, con il tipico sguardo acquoso e un po' perso e la risata ilare, a tratti sguaiata, di chi ha bevuto troppo. Ogni tanto però lo guardava. Gli lanciava delle occhiate profonde e indagatrici, lucide e colme di intesa, mentre il suo sorriso si faceva quasi sincero e non forzato dai fumi del sakè. Ma un attimo dopo tutto riprendeva invariato: prendeva gentilmente in giro Sakura su come avesse ereditato le stesse tendenza al bere di Tsunade, e Sasuke cominciò a credere che fosse solo un'impressione.

Era da tanto che i famosi esordienti degli esami chunin non si ritrovavano a bere tutti insieme: fin dall'inizio della guerra non avevano un attimo di serenità e si sa, in queste occasioni di pace c'è sempre qualche nostalgico che iniziava con la famosa frase "Vi ricordate quella volta che...?".

E nemmeno quella sera si fece eccezione.

Stranamente il primo ad iniziare fu Shikamaru. «Vi ricordate quella volta che Kiba era diventato il postino ufficiale di Konoha? Si, subito dopo l'attacco di Pain, quando a cavallo di Akamaru girava di tenda in tenda?»

«Ehi, io portavo comunicazioni di vitale importanza in tutto»

«Le bollette te le potevi anche tenere Kiba!» gli rispose Ino facendo ridere tutti.

«Vi ricordate quella volta che Naruto kun voleva indossare una tuta uguale a quella di Lee?» ricordò Hinata.

«Meno male che me lo sono perso! Ma quando è stato?» chiese Sakura.

«Quando Naruto kun stava partendo con Jiraiya san per cercare Tsunade sama.»

 

Quando era appena tornato Itachi.

 

Ma Sasuke non voleva pensarci. Decise che anche lui voleva prendere parte a quel gioco dei ricordi.

«Sakura, Naruto. Vi ricordate quando volevamo scoprire qual è il volto di Kakashi?»

I due interpellati scoppiarono subito a ridere, rivangando subito quella disastrosa giornata.

«Alla faccia dei ninja: abbiamo fallito miseramente su tutti i fronti!» raccontò Sakura.

«Vi ricordate quella volta in cui Gai sensei ha preso in spalla Kakashi?»

Quando era successo?

«E quella volta in cui Naruto ha perso contro Konohamaru agli esami chunin perché aveva usato la modalità eremitica?»

Naruto aveva ripetuto gli esami chunin?

«E quando aveva lasciato Yamato taicho alla locanda da solo, facendo un buco nel pavimento?»

Yamato? Il tizio del legno?

 

A quei ricordi ne susseguirono altri e altri ancora, e molti avevano come protagonista Naruto e le sue imprese più discutibili, del quale lui stesso rideva imbarazzato passandosi una mano dietro la nuca. Imprese di cui però Sasuke non aveva alcuna memoria.

 

«Vi ricordate...» iniziò la voce di Ten Ten fattasi improvvisamente più timida. «Lee, ti ricordi di quando eravamo con il team 7 e Gai sensei voleva che mettessimo le mani al centro e Neji non voleva farlo?»

Il sorriso di Lee perse la sua nota gioiosa dipingendosi di una sfumatura amara. «E ti ricordi che io volevo prenderlo in spalla e lui non voleva permettermelo, sempre in quell'occasione?»

Tutta la tavolata prestò tutto il suo interesse ai due ragazzi, tutti tranne Sasuke.

La sua attenzione si era focalizzata su un altro punto del discorso, su un'altra parte, forse la più insignificante, appena due parole, ma sufficienti perché si sentisse sprofondare.

La ragazza aveva detto team 7. Ma lui non si ricordava assolutamente una cosa simile.

Tutta la comitiva iniziò a raccontare vari episodi sullo Hyuga, ricordando la sua stoicità unica che in alcuni occasioni assumeva delle sfumature comiche. Tutti tranne Suigetsu, Karin e Juugo che ascoltavano interessati le storie di quel ragazzo che non avevano fatto in tempo a conoscere.

Tutti tranne Sasuke, che non avrebbe mai potuto avere nulla da raccontare su Neji.

 

Lui non era come loro, lui era completamente diverso: non era come il suo ormai ex team Taka, che poteva integrarsi in quella nuova grande famiglia, e non era come tutti gli altri commensali, che sarebbero dovuti essere dei suoi amici di infanzia.

Lui non era come Naruto, che si ricordava di tutti gli aneddoti, che rideva e scherzava, che era il centro di tutto.

Naruto era il sole.

 

«A Neji: il ninja più geniale che io abbia mai incontrato!» levò il suo bicchiere il biondo, seguito con piacere da tutti gli altri.

 

Non importava dove e con chi fosse. Sasuke sarebbe sempre stato solo.

L'atmosfera si era fatta insostenibile per lui: si sentiva come in uno dei quei giochi di logica in cui bisognava cercare e trovare l'oggetto o la parola che non c'entrava con le altre e non gli serviva di certo sbirciare all'ultima pagina per sapere qual era la soluzione di quell'amaro quesito.

Sentì un peso sul petto. Lui era di troppo.

Si alzò di scatto ad andarsene.

«Scusate» asserì per evitare qualsiasi domanda. «Mi sento stanco. Ci vediamo domani.»

 

E quasi fuggì da quella stanza la cui atmosfera era diventata quasi irrespirabile, senza notare che gli occhi di qualcuno erano rimasti fissi su di lui fino a quando non fu uscito dal locale.

 

---------------

 

 

Il giorno dopo decise di ritornare nella sua vecchia casa.

 

Stranamente il quartiere Uchiha aveva resistito piuttosto bene all'attacco di Pain e aveva iniziato a raccogliere i pezzi della sua infanzia e dei suoi ricordi.

La sua stanza era esattamente come l'aveva lasciata.

Tentò di riassettarla come poté, riguardando le sue vecchie pergamene, o i vestiti. Quasi gli venne da ridere vedendo come si era conciato per gli esami chunin. In preda a quale senso masochistico aveva deciso di indossare così tante bende e fasce? Era da matti. Ritrovò anche l'album delle impronte dei gatti, in cui c'erano varie foto di lui e di Itachi, quando erano ancora dei bambini spensierati.

Una cornice impolverata vicino alla finestra attirò la sua attenzione. Il cuore gli sobbalzò nel petto. Con mano quasi tremante la prese, ricordando perfettamente quando e perché l'aveva capovolta sulla mensola.

C'erano tre ragazzini nella foto. Se non avesse saputo chi erano i soggetti della pellicola forse non li avrebbe riconosciuti. Erano tutti così cambiati.

C'era un uomo dagli assurdi capelli argentati e il volto coperto da una maschera che teneva in tasca un libricino ben poco consono al ruolo di maestro che rivestiva.

C'era una ragazza dai lunghi capelli rosa, che sorrideva gentile verso l'obiettivo, con le guance leggermente arrossate.

E un buffo ragazzo dalla disordinate ciocche bionde che, con espressione quasi rabbiosa, fissava in cagnesco un dodicenne moro dall'espressione apatica, forse un po' presuntuosa.

Lentamente fece scivolare le dita dietro il fermo della cornice, sganciando il piccolo pannello di compensato ed estraendo la pellicola stampata con la stessa cura con la quale si maneggerebbe la pergamena dello shodai. Si ricordava cosa aveva scritto dietro, lo aveva fatto una vita fa, dopo la loro prima missione.

In una calligrafia elegante e curata, senza sbavature, perfettamente dritta, quasi frutto di uno studio maniacale durato ore, compariva un piccola scritta nell'angolo in basso a sinistra, che, per ironia della sorte, non si era minimamente sbiadita.

 

Team 7.

 

Semplice quanto ridicolo. Era ovvio che fossero il team 7, era una formalità.

Ma per quel giovanissimo Sasuke, che ancora non conosceva il suo destino, quella scritta aveva un significato ben più profondo. Significava Kakashi, Sakura, Sasuke e Naruto.

Era come se fossero la sua sua famiglia: non erano più solo persone a caso con la quale era stato costretto a stare: erano Kakashi, che gli aveva promesso di proteggerlo a costo della sua vita, era Sakura, che si era messa a piangere sul suo petto, era Naruto, che con la sua faccia da dobe aveva fatto un espressione patetica quando si era rialzato.

Ed era anche lui, che si era frapposto fra il biondo ed Haku per proteggerlo.

Si era dimenticato come era avere qualcuno che si preoccupa per te.

 

La sua mascella si contrasse dolorosamente, mentre il cuore gli si stringeva in una morsa lancinante.

Ora il team 7 non era più composto da quei ragazzi in quella foto.

Lui se n'era andato, aveva tradito quanto di più simile a una famiglia gli era rimasto e pensare che potesse esserci ancora qualcosa per lui dopo quasi quattro anni di veleno, di insulti, di indifferenza era utopia.

Si sedette sul davanzale della finestra aperta, fissando il villaggio nascosto della Foglia, tentando di fare dei confronti su come se lo ricordava quando osservava senza essere visto quel mondo che gli pareva precluso, provando ad imprimersi nella mente ogni singolo particolare.

 

---------------

 

 

Nel bel mezzo della notte camminava per il villaggio, lasciando che l'aria fredda gli pungesse la gola.

Una piccola sacca nera sbatteva ritmicamente contro la sua coscia ad ogni suo passo, mentre il peso della spada, sull'altro fianco, gli sembrava quasi rassicurante.

Tutto qui.

La sua vita era una spada e una borsa a tracolla. Del resto non si era mai sforzato per avere qualcosa di diverso, per avere di più. Arrivò fino alle porte della città, sempre aperte dalla fine della guerra, e le valicò pensando che non avrebbe mai più rimesso piede a Konoha.

Non era posto per lui.

Si, certo, sarebbe anche potuto tornare per difenderlo un giorno, ma non apparteneva al quel posto.

Si fermò al di fuori delle mura, gli occhi serrati, la mano sinistra che si chiudeva a pugno, il marchio che bruciava come non mai sotto il guanto che aveva indossato.

«Hai intenzione di ignorarmi ancora a lungo, Sasuke?»

«Dovevo immaginare che non sarebbe potuto andare tutto liscio, eh?»

«Avresti dovuto» ammise l'altro quasi ridendo.

 

«Quando te ne sei accorto?» gli domandò voltandosi per guardarlo. Aveva la sua solita giacca nera e arancione aperta sulla maglia di rete e un'espressione indescrivibile dipinta in volto, di certo non quella che pensava di trovare. Pensava di leggerci odio, amarezza, invece vi erano dipinte mille emozioni diverse e di tutt'altro genere.

C'erano pacatezza, comprensione e anche un po' di compassione, ma non di quel tipo che inducono a provare quello sgradevole senso di pena, piuttosto quel sentimento tipico che si riserva alle persone che si fanno del male inutilmente.

Gli si avvicinò piano, scompigliandosi i capelli dorati.

«Quando sei scappato, dal ristorante. Stavi male, Sasuke»

«No. Non stavo male»

Rise ancora, con quel sorriso così puro e aperto, che gli fece assottigliare gli occhi chiari.

«Come vuoi, non stavi male.»

 

Il silenzio cadde tra loro, mentre, con uno sguardo, Sasuke colse la domanda che Naruto voleva rivolgergli.

 

«Konoha non è posto per me. Non c'è nulla per uno come me, un traditore. Non faccio più parte di questo universo: lì tutti, ogni giorno, cominciano a vivere mentre io... io rimango bloccato. Ho un passato troppo ingombrante perché me ne possa liberare ed è tutto così confuso. Non riesco nemmeno a dare un senso a tutto quello che ho vissuto fino ad ora, è solo un ammasso di idee contorte e... non so cosa fare. So solo che qui.... non posso rimanere.»

Si coprì metà del viso con la mano sinistra.

«Lo puoi capire? Ho fatto troppe cose brutte e ne sono successe altrettante.» Ridacchiò sommessamente. «Sono in cerca di risposte, di redenzione, e qui.... qui non le posso trovare. Voi siete così uniti... io sono solo di troppo, sono una tessera del puzzle che non si incastra con gli altri pezzi, anzi sono la tessera di un'altra scatola e più rimango più mi sento soffocare. So che avete fatto tanto per me, tu, Sakura, ma... Konoha è troppo ora. Non fermarmi, ho bisogno di andarmene. Non provare a fermarmi. Non stavolta.»

 

Sentiva il calore dell'altro quasi sulla pelle tanto erano vicini. Non aveva mai abbassato la testa, ma in quel momento sentiva di non poter resistere allo sguardo inquisitore che l'altro doveva avere al posto della sua solita espressione solare. Vide un braccio alzarsi, mentre l'altro correva verso la cintura. Probabilmente stava per tirargli un pugno in faccia. Se lo meritava del resto.

Sentì una grezza striscia di tessuto circondargli il volto, coprendolo a metà. Le dita di Sasuke corsero fino alla fronte, dove sentì una fredda striscia di metallo solcata da un squarcio orizzontale. Sotto i polpastrelli il simbolo della foglia.

«Allora buon viaggio, Sasuke».

Alzò gli occhi incontrando il suo sorriso, luminoso anche in piena notte.

Le sue dita strinsero in nodo dietro la nuca, mentre il coprifronte, sbilenco copriva il rinnegan.

«Cosa significa?»

Gli passò le dita sulla fronte per sollevargli la frangia da sotto la stoffa.

«Significa che ora capisco perché non andavi d'accordo con Kakashi sensei: siete così uguali. Con il coprifronte così sembri quasi lui, sai? E poi quell'asimmetria non ti dona per niente. Perderai membri del tuo fanclub, Uchiha. Meglio coprirlo fino a quando non avremo  trovato una soluzione non credi?»

«L‘hai conservato»

Naruto annuì convinto.

«Sapevo che saresti tornato. Era solo questione di tempo. Come ora.»

 

Sasuke lo guardò perplesso.

«Io...»

Naruto gli posò un indice sulle labbra.

«Non dire niente, okay? So che tornerai. Lo so e basta, altrimenti ti avrei preso a calci da qui a Kumogakure. E vedi di non cacciarti nei pasticci, non ho voglio di venire a elemosinare clemenza per te, intesi? Sei parte di Konoha. Tornerai.»

 

Sasuke avrebbe tanto voluto credere a quelle parole. Non alla parte in cui Naruto sosteneva che lo avrebbe preso a calci, a quella ci credeva senza problemi.

Non sarebbe tornato.

«Non ho bisogno che un usuratonkachi come te mi faccia delle raccomandazioni.»

«Sono la persona più cara che hai, teme: qualcuno deve fartele.»

Sasuke scosse la testa.

 

«Non ci conosciamo quasi per niente Naruto»

«Sono la persona che ti capisce e conosce meglio di tutti Sasuke. Siamo legati»

«Anche se lo fossimo davvero, e sottolineo l'uso di questo tempo verbale, non credi che sia passato troppo tempo? Forse è vero, sapevamo tutto dell'altro quando avevamo dodici anni, ma andiamo... non so quasi niente del Naruto attuale. Non so cosa tu abbia fatto a Yamato, non conosco i tuoi rapporti con Sai, né i tuoi aneddoti divertenti come la volta che hai dato della strega a Sakura...»

«Avresti dovuto vedere la sua faccia!»

Risero insieme, chi ricordando, chi immaginando la scena.

«Lo vedi? Io non ho i vostri ricordi, io non ne faccio parte. Se anche abbiamo avuto un legame, questo si è ormai spezzato a causa del tempo. Tre anni di vuoto sono lunghi. Non ho niente a che fare con Konoha.»

«Sasuke, tu...»

 

«Gli unici ricordi vividi di te è quando ti ho incontrato nel covo di Orochiamaru per la prima volta dopo anni e dopo aver ucciso Danzo. O se no dopo il nostro scontro, alla valle dell'Epilogo. E in tutte le occasioni volevo ucciderti.» ammise amaramente.

«Questo è l'unico ricordo che ho del te di ora. Io che voglio ucciderti.»

 

Il silenzio riavvolse i due ragazzi, mentre il centro scuoteva le foglie tra gli alberi.

 

«Sasuke teme, se devi dire queste idiozie è meglio che tu ti metta in marcia a cercare le tue risposte, perché stai delirando.»

Gli diede le spalle rientrando nel villaggio. «E quando avrai risolto i tuoi dubbi atavici vieni a comunicarmi le tue rivelazioni: io, Sakura e Kakashi ti aspetteremo da Ichiraku, nel giorno in cui si è formato il team 7. Così mi offrirai la cena. Prendila come una scommessa, anche se così è vincere facile: tu tornerai, perché fai parte di Konoha. E anche perché condividiamo molto di più della tua sete omicida nei miei confronti. Sappi che dovrai offrirmi molte ciotole di ramen, perciò vedi di non tornare al verde.»

 

Sasuke scosse la testa. Naruto, sempre il solito inguaribile e infantile ottimista.

 

«Vedrò quello che posso fare». Sapeva che non sarebbe tornato, ma non gli sembrava il caso di doverlo dire ad alta voce. Gli girò le spalle al villaggio, a Naruto, pronto ad andarsene ancora.

«Ehi Sasuke» lo richiamò prima che spiccasse un salto verso il primo ramo libero.

Il moro si girò a metà, distinguendo il profilo di Naruto illuminato dai raggi della luna.

«Stavo pensando. Ti ricordi quella volta che...» si interruppe attirando la sua attenzione.

«Cosa?» lo incalzò.

«Non te lo dico!» gli rispose girandosi del tutto verso di lui sorridendo.

«Ti ricordi cosa mi avevi detto dopo la morte di Danzo? Siamo ninja di élite, giusto? Se é così vuol dire che non avrai problemi a capire a cosa mi riferisco. E poi sei già in cerca di risposte, no? Una più, una meno, che differenza può fare? Altrimenti vorrà dire che ti ho superato Uchiha.» rideva soddisfatto dalla prospettiva.

«Quando tornerai voglio che tu mi dica la risposta. Così vediamo come sei messo, gattino spaventato»

Sasuke sorrise sghembo a quel nomignolo che si erano affibbiati a vicenda.

 

«Come vuoi»

«Arrivederci, Sasuke»

E stavolta se ne andò davvero, senza aggiungere altro.

 

 

 

 

 

Note Finali:

 

Salve a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto come anche il prossimo e conclusivo che posterò a breve. Come detto nella descrizione la storia partecipa ad un contest, il "What if?! I could write my own ending , che trovare a questo link: http://freeforumzone.leonardo.it/d/10983879/What-if-I-could-write-my-own-ending-/discussione.aspx.

Vi aggiungo quache specifica per introddurre meglio la storia: il canon è rispettato fino al capitolo 699, con le differenze che:

-non si tiene conto delle ultime tavole del capitolo stesso

-Sasuke e Naruto non perdono i rispettivi arti

-Il discorso di Obito non esiste, perciò  Kakashi non diventerà Hokage

Per coloro a cui questi particolari piacevano.... be', mi spiace!Era il mio finale, come dice il prompt del contest, e questi tre punti non mi entusiasmavano.

Prima di concludere devo fare due ringraziamenti speciale.

Il primo a te, Achernar. Quanto tempo sarà passato? Più di un anno credo. Grazie per avermi sopportato e supportato in questi mille sproloqui per un fandom che non è il tuo, mettendo in piedi dialoghi al limite dell'insane e complicati giochi sulle libere associazioni (you know what I mean...). E grazie per aver amorevolmente betato più di metà storia e averne letto il resto!

Il secondo invece va ad Angelyca. Anche tu non scherzi con la santa di cui sopra in fatto di pazienza di sicuro! E giusto perche devo essere rompiscatole fino in fondo, anche lei si è sciroppata la storia in anteprima.

 

A queste due scrittrici molto più valide di me! Fan di Naruto, Fairy Tail e Yugioh che siete capitati qui: andate a dare un'occhiata ai loro profili, perchè meritano davvero, ma davvero tanto.

Detto ciò spero vi sia piaicuta la prima parte, a tra poco con la seconda! E visto che sono lenta come una lumaca a editare perchè non recensite? Dai, giusto per passare il tempo, mentre aspettate che mi dia una mossa.... è facile, basta scrive due pensierini nel riquadro qui sotto, giusto qualche riga, migliorereste almeno un po' la mia giornata.... okay, la pianto^^

A tra poco!

  
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