Il ladro di magliette
Una lista
di cose in nessun ordine particolare che Troy Bolton non capiva:
Perché
doveva studiare trigonometria.
Perché
alcune persone rifiutavano di usare il deodorante.
Perché
alcune persone rifiutavano di usare il deodorante o il sapone.
Perché
potevano mandare un uomo sulla Luna, ma non inventare cure adatte all’odore
corporeo.
Perché le
ragazze avevano bisogno di accompagnamento quando andavano in bagno.
Perché le
coppie che avevano un cane insieme insistevano a chiamarsi “mammina” e
“papino”.
Perché i
maschi dicevano “Siamo incinti” quando le loro partner lo erano. Condividevano
un utero?
Perché le
persone usavano ancora la frase “110%”.
Perché le
sue magliette scomparivano sempre.
Perché lui
era stupido abbastanza da innamorarsi della sua migliore amica.
Gabriella
Montez, in tutta la sua pazienza, aveva risposto ad ognuna delle sue sciocche
domande ogni volta che le chiedeva.
Eccetto
per l’ultima. Lui non aveva mai trovato abbastanza coraggio per dire ad alta
voce una cosa del genere, ma era sicuro che se mai le avesse posto quella
domanda, Gabriella l’avrebbe solamente fissato e riso.
L’aveva
chiesto a sua mamma un giorno, dopo una particolare giornata dove lei era stata
più perfetta del solito e lui così innamorato che quasi lo faceva stare male di
stomaco.
“Perché
sono abbastanza stupido da innamorarmi della mia migliore amica, mamma?”
“Eri un
bambino scivoloso, tesoro. Ci sei caduto molte volte.”
“E’
normale amare qualcuno così tanto che ti viene il mal di stomaco solo a
pensarci?”
“Tipo
farfalle?”
“No, tipo
moltissime farfalle che fanno un grande tornado di farfalle nel tuo stomaco e
ti senti di vomitare ogni volta che la vedi.”
“La ami
così tanto, che ti fa venir voglia di vomitare?”
“Esattamente.”
Come Madre
Teresa o forse un robot incapace di irritarsi, Gabriella Montez di buon grado
gli dava la risposta a tutte le cose che lui non capiva: “Devi studiare
trigonometria se vuoi passare l’esame di matematica, Troy,” spiegò stancamente
un giorno prima di scuola “Le persone non usano il deodorante perché forse sono
ignari del loro odore corporale.”
“Dovrei
dirglielo?” chiese seriamente Troy.
“No, non è
molto cortese,” disse paziente Gabriella “E sono sicura che alcune persone
usano davvero il sapone, ma forse non uno buono. In più, le esplorazioni
spaziali hanno un sacco di fondi del governo per ricerca e sviluppo; di più che
inventare qualcosa per aiutare le persone ad avere un migliore odore, in ogni
caso.”
“Ne
inventerò uno allora.”
“Per
farlo, hai bisogno di passare la trigonometria liceale prima,” ripetè la mora
“Le ragazze vanno in bagno a gruppi per un problema di autostima. E le coppie
che hanno un cane e si chiamano ‘mammina’ e ‘papino’ lo fanno per un intrinseco
desiderio di avere dei bambini. Forse però non possono averne, o forse non sono
ancora abbastanza pronti, ma un cane li fa sentire parentali. E agli uomini
piace dire ‘siamo incinti’ perché piace loro condividere l’esperienza e
l’emozione di portare un bambino. Non significa fisicamente che hanno un
bambino anche loro. E le persone usano la frase ‘110%’ o di più perché vogliono
mostrare che metteranno più di tutte le loro energie e concentrazione nel fare
qualcosa. È un’iperbole.”
Troy annuì
zelante: “E le mie magliette?” suggerì “Riguardo alle mie magliette? Perché
continuo a perderle?”
Ma questa
volta, Gabriella Montez non disse niente: “Uhm,” apparve agitata “Forse le hai
perse o qualcosa del genere. Senti, devo andare in classe ora. Ci vediamo dopo,
Troy.”
Troy
aggrottò la fronte in confusione. Non succedeva spesso che la sua migliore
amica non sapesse qualcosa. E le sue magliette, dannazione. Dove erano finite
tutte le sue magliette?
C’era solo
una spiegazione logica.
Da qualche
parte c’era un ladro di magliette.
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Aveva un
numero totale di quattro magliette, senza includere la sua maglia da basket. Le
cambiava sistematicamente: quella rossa la indossava da lunedì a mercoledì, la
bianca da mercoledì sera a giovedì, la grigia che era bianca da giovedì sera a
sabato, e la nera da sabato sera a domenica. Era routine da quando era bambino.
Quando era
tempo di cambiare le magliette, la metteva nel cesto della roba sporca, dove
sua mamma avrebbe iniziato il lungo processo di lavare, asciugare, stirare,
pressare e piegare tutte le sue magliette. Una volta che aveva finito, le
metteva in pila nella sua camera, pulite e pronte ad essere indossate di nuovo.
“Mamma,”
si lamentò “Mamma, non riesco a trovare nessuna delle mie magliette.”
Sua madre
roteò gli occhi dal bancone della cucina: “Le ho lasciate sul tuo letto,
tesoro.”
“Sì,”
sospirò Troy esasperato “Ma non le trovo adesso. Sei sicura che non le hai
messe per sbaglio nella roba di papà?”
“Sono
sicura.”
“Ma perché
non riesco a trovarle?” gemette lui.
“Nel tuo
porcile di stanza, non sarei sorpresa.” sua mamma gli lanciò la frecciatina
senza alzare lo sguardo dal suo lavoro.
“Mamma,
qualcuno mi ha rubato le magliette.”
“Nessuno
ti ha rubato le magliette, tesoro.”
“Mamma, qualcuno mi ha rubato le magliette.”
ripetè fermamente lui.
“Nessuno ti ha rubato le magliette.” rimbeccò sua
madre.
Troy
strinse i pugni: “Scommetto che è stato Chad. È sempre stato geloso del mio
stile impeccabile.”
“Amore…”
iniziò sua madre.
Troy alzò
un dito, determinato: “No, mamma. No.
Troverò il ladro delle mie magliette. Qualcuno mi ha rubato le magliette,
mamma. Mi vendicherò. Non lascerò andare questo criminale di magliette. Quanti
nervi deve avere uno, per rubare delle magliette?” scosse la testa cupo “Rubare
le magliette un giorno, vendere droghe all’angolo il giorno dopo. Questo
ragazzo è un minaccia pubblica.”
Lucille
sospirò: “Sei sicuro che non siano semplicemente cadute dietro il tuo letto?”
Troy si
accigliò: “Mamma! Mi stai ascoltando? Qualcuno mi ha rubato le magliette!”
Sua madre
roteò gli occhi: “Ti ho sentito la prima volta.”
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Ricercato ladro di magliette.
Offerta ricompensa.
Volantini
gialli adornavano l’intera scuola.
Sharpay
Evans battè le palpebre guardando il ragazzo depresso di fianco a lei: “Che
stai facendo?”
“Catturando
il ladro delle mie magliette.”
“Perché?”
“Ho
bisogno delle mie magliette.”
“Comprane
altre.”
Troy rise
beffardo: “Comprane altre. Comprane altre.
Dio, vorrei che ti sentissi parlare a volte, Evans. Comprane altre.”
“Perché ti
arrabbi così tanto per delle magliette?”
Troy
strinse le labbra: “Quale tipo di persona vorrebbe rubare le magliette di
qualcuno?”
Sharpay
tirò un profondo respiro: “Comprane.
Altre.”
“Sto per
smetterla di ascoltarti, adesso. Non capisci la vacuità che esce dalle tue parole
a volte. È una questione morale, Evans. È semplicemente sbagliato rubare le magliette di qualcun altro.”
“E se lei,
voglio dire, loro… e se loro le rubassero per una buona
ragione?”
Troy pensò
per un momento: “Come, rubare le mie magliette per darle ai bambini poveri e
affamati in Africa?”
“Beh,” Sharpay
tamburellò le dita contro la bacheca degli avvisi “Sì. Tipo.”
Troy si
fermò: “Beh, avrei preferito se avessero chiesto.”
Rimasero
in un pensieroso silenzio per un momento prima che Sharpay lo guardasse, un debole
sorriso sulle labbra: “Vuoi il mio consiglio?”
“No, ma me
lo darai comunque.”
Lei girò
sui tacchi: “Compra altre magliette.”
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Troy Bolton
stava impazzendo.
Aveva già
perso un’altra maglietta, cosa che significava che ora era ridotto alla
maglietta grigia che era bianca. Stava iniziando a puzzare di vecchia pizza e
sudore e lui poteva avvertire che le persone iniziavano ad evitarlo. Stava
diventando una di quelle persone che lui non capiva; quelli che non usavano il
deodorante o il sapone. Ma alla fine non importava quanto deodorante o sapone
usasse; puzzava ancora. Sharpay aveva incominciato ad iniziare ogni
conversazione con un arricciamento del naso non così delicato e ‘Compra altre
magliette, tu…’ e poi inseriva qualsiasi creativa combinazione di imprecazioni
che si sentiva di usare quel giorno.
“Capitano,
quando è stata l’ultima volta che ti sei fatto una doccia?” osò coraggiosamente
Zeke dopo un allenamento a casa di Chad. Avevano giocato fino a dopo che il
cielo era diventato scuro, e fino a che un sudato Troy nella sua vecchia
maglietta non aveva iniziato a far venire il mal di testa a Jason.
“Stamattina,”
grugnì Troy “Non riesco a trovare nessuna delle mie magliette. Questa è l’unica
che mi è rimasta.”
“Allora
perché non compri…” Zeke lasciò sospesa la sua frase nell’aria quando Troy si
girò, con aria omicida “Compra una capra.” terminò goffamente “Compra una
capra. Sono così carine.”
“Fratello,
seriamente,” Chad fece vento all’aria intorno al suo naso “Devi cambiare quella
maglia. Stai diventando un pericolo per la sicurezza.”
“Chad, non
posso comprare delle nuove
magliette!” esclamò frustrato il suo migliore amico “Il ladro di magliette
vedrà che gliel’ho data su!”
“Nessuno
ti ha rubato le magliette, amico.”
“Chad.”
“Okay, ti
asseconderò. Chi ti ha rubato le magliette?”
“Non lo
so!”
“Perché
qualcuno vorrebbe rubarti le magliette?”
“Non lo
so!”
“Quindi
non hai un sospettato e nessun possibile motivo. Non è proprio possibile che
nessuno ti abbia rubato le magliette e che tu le abbia semplicemente perse?”
Troy
guardò l’altro ragazzo sprezzante: “Solo per fartelo sapere, non sei più il mio
migliore amico e quel titolo appartiene interamente a Gabriella.”
Chad
rimase insensibile: “Hai parlato a Gabriella? Sa a proposito della ruberia di
magliette che sta avendo luogo?”
“Sono
sicuro che ne ha sentito, ma non voglio esporla ai pericoli del ladro di
magliette.”
“Le hai
già parlato riguardo a cosa provi?”
“Per il
ladro di magliette?”
“No, per
il tuo culo rubato che è innamorato di lei.”
“Oh,
giusto.” Troy battè le palpebre e sospirò “No, non ancora.”
Chad
scosse le spalle: “Sto solo dicendo. Dovresti darti una mossa, fratello. L’ho
vista ieri mentre un ragazzo le chiedeva di uscire.”
Tutti i
pensieri sui furti di magliette volarono fuori dalla mente del castano:
“Qualcuno l’ha invitata fuori?” gridò, colpendo Chad sopra la testa con il suo
libro di testo “Ieri? E non me l’hai detto! Sei stupido?” balzò su dalla sedia e fuori dalla stanza. Un momento
dopo, ritornò, frenetico “Era una domanda retorica comunque!”
“Beh,
duh…” borbottò Chad “Amico, è buio fuori! Dove stai andando?”
Troy
affacciò la testa nella stanza: “A dire a Gabriella che la amo!” corse fuori di
nuovo prima di ritornare ancora senza fiato “E a trovare il ladro delle mie
magliette!”
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Avrebbe
dovuto pensarci di più.
La casa di
Gabriella era dall’altra parte della città e, nella sua fretta, non aveva
pensato di prendere l’auto di Chad. Era buio e il lampioni fornivano una luce
moderata. All’inizio, aveva iniziato con una corsa frenetica, che aveva
rallentato in una svogliata corsetta prima di scegliere una camminata stanca.
Il suo cellulare segnava qualche minuto a mezzanotte ed anche lui stava
iniziando a strozzarsi con l’odore della sua maglietta. Si tolse il cencioso
materiale grigio e lo lasciò per strada. Non pensò che chiunque sarebbe stato
in grado di raschiare il puzzo dalla sua maglia.
Casa
Montez era scura quando arrivò. Invece di suonare al campanello della porta
principale, fece il giro, arrampicandosi sopra il vecchio albero fino alla
camera di Gabriella come aveva fatto innumerevoli volte prima. Il suo corpo era
scivoloso per il sudore e la calda aria del New Messico non stava facendo molto
per frenare la sua ansia. Bussò furiosamente alla porta: “Gabriella!” sibilò
“Gabriella!”
La sentì alzarsi
lentamente dal letto: “Gabriella,” disse ancora “Sono io; apri la porta!”
La porta
si aprì e Gabriella si strofinò gli occhi: “Troy?”
Ma lui non
stava ascoltando più.
Lei stava
indossando la sua maglietta.
La guardò
a bocca aperta per un secondo. Era così grande che le arrivava sotto le cosce e
quasi alle ginocchia, cascando attorno alla sua figura minuta. La guardò,
sbalordito, mentre si appoggiava allo stipite, gli occhi che si sforzavano di rimanere
aperti: “Cosa fai qui?” sussurrò lei “Perché non hai la maglietta?”
Lui provò
a parlare attraverso lo shock: “Perché ce l’hai tu.”
La osservò
mentre il suo viso iniziava a perdere ogni colore. Apparve completamente
sveglia e afferrò la maglietta, in piena realizzazione del suo crimine: “Uhm,”
incominciò “Io… questa… io ho…”
“Ladra di
magliette.”
Gabriella
divenne rossa come un pomodoro.
“Non posso
credere che tu abbia tutte le mie magliette.” disse lui accusatorio “Nessuno mi
credeva quando dicevo che qualcuno me le aveva rubate.”
Gabriella
deglutì: “Mi dispiace davvero,” balbettò “Non so a cosa stavo pensando. Te le
ridarò, promesso.”
Troy
incrociò le braccia: “Ladra.” ripetè, la bocca che si contraeva in un sorriso.
Gabriella
non lo guardò ed invece fissò un punto vicino ai suoi piedi. Il suo mento
iniziò a tremare e la bianca maglietta sul suo corpo iniziò a rabbrividire. Ci
volle un minuto al castano per capire che stava piangendo.
“Gabriella?”
la guardò con attenzione, le mani sopra le sue spalle “Gabriella, no, stavo
scherzando. Non mi importa, sul serio.” la fissò disperatamente quando le sue
lacrime non si fermarono ma aumentarono di volume “No, Gabriella, per favore
non piangere. Comprerò semplicemente delle altre magliette. Puoi tenerti
queste.” avvolse le braccia attorno al suo corpo; era così piccola, poteva
quasi stringerla tutta con un braccio solo. L’abbracciò forte, appoggiando il
viso sulla sua testa, annusando il suo profumo e assaporando la sua essenza.
Era come una bambola di porcellana; aveva così paura di romperla “Gabriella,
per favore non piangere. Mi dispiace. Per favore, non piangere.”
“Mi
dispiace,” gemette lacrimante la mora. Si separò dal suo abbraccio e lo guardò
in faccia “E’ così stupido. Solo che… da Twinkle Town…”
Troy
avvertì il suo cuore battere forte contro il petto, e il grande tornado di
farfalle nel suo stomaco diventare come uno di quei super-tornado che aveva
visto in The Day After Tomorrow.
“A volte
pensavo che ti piacessi davvero. Ma non dicevi mai niente e io avevo troppa
paura. E siamo diventati così amici e avevo paura di rovinare tutto.” le sue
lacrime rallentarono mentre tirava su con il naso ed usava la manica della
maglietta per asciugarsi “E poi un giorno, hai lasciato qui una maglietta per sbaglio
e io non avevo una delle maglie che uso come pigiama quindi ho indossato la
tua. E ho dormito così bene e pacificamente quella notte. È stato come
annusarti mentre mi addormentavo. Mi ha fatto sentire protetta.”
Lui sentì
un enorme sorriso crescere sul suo volto: “Ti amo.”
“…e poi è
cresciuto in un’epidemia. Non potevo smettere di rubarti le magliette. Era come
una sorta di virus. Ogni volta che venivo a casa tua e tu te ne andavi in bagno
o da qualche altra parte, prendevo la maglietta e la mettevo nella mia borsa.
Hai ragione,” Gabriella scosse la testa vergognosa “Sono una ladra di
magliette. Sono una schifosa, schifosa ladra di magliette.”
“Ti amo.”
ripetè il ragazzo.
“…ma le
tue magliette sono così belle. Sono di una bella stoffa, che ha te dappertutto…”
Troy mise
le labbra sopra le sue in un tentativo di zittirla.
Funzionò.
Si staccò
per primo: “Io ti amo,” disse, puntualizzando ogni parola con un bacio “E amo
il fatto che hai rubato le mie magliette per dormirci dentro.”
Gabriella
eruppe in un bellissimo sorriso, gli occhi che brillavano, il più felice che
lui le avesse mai visto: “Anche io ti amo.” sussurrò.
“Farfalle,”
esalò il ragazzo felicemente “Non crederai alle farfalle che ho nello stomaco.”
“Tornado?”
la mora si appoggiò al suo petto assonnata.
“Ce le
hai?”
“Tutto il
tempo. Ti amo, Wildcat.”
“Ti amo,
ladra di magliette.”
Fine
Ehilà
XD Un’altra Troyella dulze dulze XD Vero che vi piace questo Troy un po’ scemo,
no? A me fa morire dal ridere. E questo mi serve XD
Grazie
per i bellissimi commenti a You are the
pants in me: Angels4ver, lovely_fairy,
armony_93 (grazie per il papiro, darling), Tay_ e lovejero.
Vi
auguro già da qui un Buon Natale, perché non so se pubblicherò qualcosa prima
delle vacanze. Quindi anche Buon Anno (sì, sono precoce, lo so XD)
Tanti
bacioni
Hypnotic Poison