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Autore: gingersnapped    26/02/2015    1 recensioni
“Respira. Quando non respiri, non pensi.”
Le sue parole l’avevano colpito. Quelle stesse parole, pronunciate dalla sua piccola bocca in un giorno assai lontano da quello, ma chiare come se le avesse pronunciate qualche istante prima, risuonavano nella testa di Hiccup. La ricordava ancora davanti a lui, i lunghi riccioli rossi che si muovevano con la lieve brezza del vento, l’arco (il suo arco) in mano, gli occhi acquamarina sorridenti. Sembrava così lontana in quel momento.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Questione di un attimo
 
 
 
(Un nuovo inizio)
 
 
“Milady!”, esclamò Flynn Rider, correndo in direzione della giovane donna che stava camminando tranquillamente lungo una stradina un po’ più ripida delle altre, e che pertanto portava verso una zona della città non particolarmente affollata. Rapunzel si fermò, permettendo così al ladruncolo –Jack lo chiamava in quel modo- di raggiungerla.
“Flynn Rider”, disse di rimando lei, sorpresa dall’incontro inaspettato. “Comunque, chiamami pure Rapunzel, non sono una milady.”
“Ho visto milady che non erano davvero milady e che pertanto non erano degne di essere chiamate milady pretendere di voler essere chiamate milady, ma non avrei mai detto che una così bella ragazza, degna di essere chiamata milady, non volesse essere chiamata milady”, disse lui, facendo un inchino.
“Mi vuole forse confondere con tutti questi milady, Flynn?”, chiese lei, sorridendo.
“Niente affatto. Allora, biondina, dove stai andando?”
Lei sorrise, smagliante, mostrando una busta chiusa con un sigillo particolare, un sigillo che l’avventuriero non riconobbe in quell’istante ma che gli sembrava vagamente familiare.
“Finalmente imparerò a curare!”, rispose la bionda, al settimo cielo. Il giovane uomo con una mano si scombinò i folti capelli castani, chiudendo e aprendo le palpebre un paio di volte.
“Curare. Bello”, disse, atono.
“Certo, sicuramente a te sembrerà una capacità inutile, ma io sono felicissima di poterla imparare”, disse Rapunzel, sempre contenta. Niente avrebbe potuto turbarla in quel momento.
“Sì, certo. Io ho una notizia veramente bella invece”, replicò lui, camminando a fianco a fianco con la ragazza e notando soltanto in quel momento che la biondina si dirigeva verso un’unica abitazione che sembrava disabitata.
“Ah sì, e quale?”
“Ho il ritratto della famiglia reale di Corona”, annunciò lui, ma lei non gli prestò sufficiente attenzione.
“Flynn, potresti farmelo vedere dopo? È importante, per me, questo”, disse lei, bussando alla porta, e qualcuno aprì.

 
(Lei è così..)
 
 
“Jack, amico, stai perdendo miseramente”, gli bisbigliò Hiccup, sbaragliando all’ultimo momento una guardia reale e schivandone un’altra, che fu messa prontamente a K.O. dall’altro. Hiccup alzò i suoi occhi verdi sulla figura assai poco principesca di Merida: proprio in quel momento stava lottando con due uomini. Con la mano sinistra alzò lo scudo per difendersi  e contemporaneamente colpì con la spada nella mano destra il nemico davanti a lei.  Era assolutamente..
“Terrificante”, commentò Jack, completando il suo pensiero. “Quella ragazza è terrificante! E dovrebbe essere una principessa!”
“Questo non significa niente”, provò a ribattere Hiccup, girandosi totalmente verso l’amico e abbandonando ogni posizione di attacco o difesa. Jack, al contrario, evitò un attacco da parte di una guardia e quasi cadde a terra, costringendo l’amico ad aiutarlo.
“Attento!”, urlò, forse troppo tardi, vedendo una guardia catapultarsi davanti a lui ma qualcosa glielo impedì. Era stata la bionda glaciale, Astrid, a far scudo ai due ragazzi con la propria ascia, ingaggiando un duro scontro con la guardia.
“Ancora qui siete?”, chiese lei, con un tono irritato. Hiccup e Jack non esitarono un secondo a spostarsi, anche se ancora storditi da quell’intervento tempestivo. Astrid li aveva seriamente coperti? Ovviamente non si sarebbero fatti male per davvero, era solo una simulazione con gente più esperta di loro solo che era lo stesso sbalorditivo.
“Ragazzi, andiamo, ma ci state seriamente provando?”, domandò loro Gobber, camminando fra loro come se stesse facendo una tranquilla passeggiata al mercato, guardando con ammirazione o con delusione i ragazzi dell’addestramento come se fosse al reparto frutta e verdura.
“Sai chi è davvero terrificante? Lei!”, disse il moro, indicando con gli occhi la bionda.
“Intendi l’automa?”, scherzò Jack. “Comunque, a quanto stiamo?”
“Merida ne ha buttati a terra una quindicina, tu soltanto tre.”
Proprio il quel momento Jack colpì con la lancia una guardia che si stava vicinando pericolosamente loro.
“Quattro”, si corresse l’artista.
“Non è giusto! Non posso smetterla di prenderla in giro, lei è così..”
“Terrificante?”
“No!”
“Avevi detto che lo era.”
“Sì, lo era in quel momento, ma lei in realtà è..”
“Impetuosa? Frenetica?”
“Lo è?”, chiese il brunetto, per poi riprendersi. “Fammi parlare, Hic! È buffa e le persone buffe si prendono in giro!”, esclamò, esponendo il suo ragionamento. “E poi sei tu quello che mi sembra..”
“Estatico?”
“Svitato.”
I due ragazzi, dimenticandosi di star facendo una prova, cominciarono a parlare (o meglio, discutere) tra di loro, incuranti delle guardie reali che sfrecciavano verso di loro e anche degli altri compagni, che avevano anche iniziato a lottare tra di loro, e Gobber, infastidito dal comportamento di Hiccup e Jack, si avvicinò ai due per tirarli per le orecchie.
“AHIA, Gobber, fai male”, si lamentò Jack, massaggiandosi l’orecchio.
“Questo è un addestramento serio!”, gridò l’anziano, e alle sue parole tutti si fermarono, sia le guardie che i loro compagni. Hiccup vide di sfuggita la rossa abbassare la spada contro uno dei nobili dell’addestramento, che al contrario alzò lo scudo un po’ più in alto. “La guerra si avvicina e voi perdete tempo a sciorinare tutte le vostre vicende sentimentali come se importasse qualcosa?”
Scioricosa?”, chiese Jack, e Gobber lo guardò pericolosamente.
“Significa, in questo contesto, dire a qualcuno cose per lo più riservate”, spiegò Hiccup, a bassa voce.
“Con disinvoltura e scarso ritegno!”, aggiunse il maestro, sempre a voce alta. “Non abbiamo tempo e voi continuate a perderlo!”
“Ci dispiace, Gobber”, disse Jack.  
“Vi dispiace?”, urlò, la faccia completamente rossa. I gemelli Thorston ridacchiarono, ma la furia di Gobber non risparmiò neanche loro.
“Dovreste essere anche voi dispiaciuti. Prova penosa, da parte di tutti!”
Parecchi si guardarono tra loro, straniti. Hiccup spostò lo sguardo da Gobber ai suoi compagni, focalizzando l’attenzione su suo cugino e Astrid che avevano iniziato ad imprecare sottovoce, e su Merida, che proprio in quel momento teneva distante con la spada quello stesso nobile con il quale prima stava lottando. Hiccup non l’avrebbe definita una prova penosa, visto che quei tre si erano sbarazzati di almeno due terzi delle guardie reali, mentre Aster si era occupato della parte restante.
“Ma Gobber..”, provò infatti a parlare Snotlout, suo cugino, finalmente racimolate tutte le ragioni intelligenti per cui poterlo fare. “Come puoi dire da parte di tutti? Noi non siamo andati male!”
“Dici, Jorgenson?”
Suo cugino annuì, determinato.
“Qualcun altro la pensa come lui?”
Le mani di Astrid, Merida e di quel nobile si alzarono, e Gobber rise beffardo.
“Anche tu, Macintosh?”, chiese, con un sorriso che Hiccup conosceva bene. Stava per iniziare una ramanzina coi fiocchi. L’altro giovane invece, che ignorava il significato di quel gesto, si limitò ad annuire.
“Strano che tu lo dica, perché proprio tu hai sbagliato un’infinità di cose a partire dalla tua assoluta vanità che ti porta a preoccuparti più dei tuoi capelli che del nemico”, qui Gobber fece una pausa, mentre guardava scettico gli altri che ridevano di lui. “E voialtri, vi siete fermati così tante volte, chi a prendere in giro l’altro, chi a parlare, chi ad accusare mal di schiena, che se foste stati sul campo di battaglia con nemici reali sareste stati tutti morti in partenza!”
“Mastro Gobber, ma lei cosa ha sbagliato?”, domandò Snotlout, parlando di Astrid.
 Jack si girò verso il moro. “Certo che tuo cugino è veramente stupido”, commentò sottovoce.
“Hofferson, lei sa rispondere alla domanda di quell’idiota?”
La bionda rimase lì per lì interdetta, spostando una ciocca di capelli dietro un orecchio. “Sono..” cominciò, ma poi si schiarì la gola, parlando con il suo tono caratteristico, ovvero alto e severo “sono stata troppo lenta nel salto laterale, non sono stata veloce nei movimenti, ho perso tempo a coprire Haddock e Overland”, rispose. Jack e Hiccup si guardarono l’un l’altro con uno sguardo che rasentava lo sgomento.
“Sei troppo severa”, commentò l’altra bionda, la gemella Thorston.
Gobber la guardò severamente. “Deve esserlo.”
Merida si avvicinò, la spada in mano, il respiro affannato e le gote rosse per l’entusiasmo .
“Io, invece? Non mi sembra di essere stata lenta.”
Gobber si avvicinò a lei un po’ di più, poggiandole la mano –l’unica rimasta- sulla sua spalla con fare paterno. “Poca tecnica.”
Merida sbatté le ciglia un paio di volte. “Poca tecnica?”, ripeté la rossa, quasi non credendo alle proprie orecchie. “Seriamente, Gobber? Poca tecnica?”
“Già, è stata fantastica”, s’intromise Macintosh. La principessa alzò gli occhi al cielo e Gobber le risparmiò la pena di farla rispondere.
“Non avresti mai potuto fare quelle cose in una guerra vera. Nessuno ha combattuto come se questa situazione fosse stata reale”, spiegò lui. “Stasera addestramento extra.”
“Cosa?”
Tutti si guardarono tra di loro con aria sconvolta, non volendo credere alle parole del vecchio. Solo uno aveva un insolito sorriso tra le labbra, un certo moro con gli occhi verdi, e Gobber se ne accorse.
“Smettila pure di sorridere, caro mio ingegnere di guerra, perché parteciperai.”
 
 
(Il genio)

 
Rapunzel si guardava attorno cercando di individuale qualcosa che le facesse capire che aveva indovinato l’indirizzo e che sì, si trovava nella casa di un medico, ma non ne trovò. I suoi grandi occhi verdi vedevano soltanto stoffa pregiata, di una terra lontana, e tanti altri oggetti così strani che la portarono a domandarsi davvero come fosse capitata lì. L’uomo che le aveva aperto era più scuro di carnagione, con occhi e capelli legati in un codino (e anche il pizzetto) completamente neri, mostrava un sorriso (che spiccava davvero, i suoi denti erano bianchissimi come la neve) cordiale ed era vestito in maniera strana: non aveva alcuna casacca tranne un misero gilet che lasciava in mostra i suoi muscoli e invece dei pantaloni stretti che era abituata a vedere lei ne aveva un paio bianco, morbido. La bionda si girò verso Flynn che aveva smesso di guardarsi stranito (come invece faceva ancora lei) per posare gli occhi su una lampada d’oro, dalla forma allungata, messa in bella mostra sul tavolino davanti a loro.
“Mi scusi, ma lei è il genio?”, chiese Rapunzel, sperando di non apparire troppo indiscreta. L’uomo rise apertamente, facendole l’occhiolino.
“In carne ed ossa. E muscoli. E capelli. E pelle”, rispose lui.
“Avrei una lettera per lei”, disse la bionda, arrossendo leggermente, e porgendogli la lettera di Filottete. L’uomo guardò il sigillo con un’espressione tra il confuso e il meravigliato, guardando nuovamente la ragazza e poi si affrettò a leggere quel pezzo di carta. Lo rilesse più volte, accigliato, accarezzandosi il pizzetto nero. Poi si mosse di scatto, facendo sobbalzare i due giovani.
“Tu chi sei?”, domandò, assottigliando gli occhi riferendosi a Flynn. Questo ricambiò lo sguardo, confuso.
“Flynn Rider”, rispose, aggrottando le sopracciglia.
“Bene, Flynn Rider, te ne puoi andare.”
“Cosa?”, fece lui, girandosi verso Rapunzel che aveva gli occhi verdi spalancati.
“La lettera parla solo della ragazza, non di te. Quindi, te ne puoi andare”, spiegò l’uomo.
“Ma io dovevo parlare con lei”, provò a giustificarsi il giovane, ma quello non glielo permise.
“Lo puoi fare anche dopo.”
Rapunzel gli rivolse un senso di acconsentimento, e Flynn, dopo un breve tentennamento, si alzò e si diresse verso la porta, chiudendola distrattamente.  
“E adesso, cara, parliamo.”

 
(Extra)

 
“Gobber, non posso! Devo terminare..”, provò a ribattere Hiccup, pensando a quale scusa poteva inventarsi. Non avrebbe potuto terminare alcun progetto in quel momento, e il moro sapeva bene che Gobber lo sapeva. Infatti il maestro lo guardava con un’aria di rimprovero in quei suoi occhi chiari come a voler dire avanti, continua, ma intervenne Astrid, prendendolo per la camicia grandissima che indossava, macchiata qua e là da schizzi di colore.
“Senti, noi ci sorbiamo da qualche settimana a questa parte un addestramento extra per gli incapaci come te, e tu ,almeno stavolta, parteciperai. Sono stata chiara?”, ruggì lei, una strana luce in quegli occhi di ghiaccio. Hiccup deglutì sonoramente.
“Cristallina.”
Un mormorio sommesso di risatine si elevò dagli altri, per poi spegnersi dopo uno sguardo della bionda.
Una mano si alzò.
“Gobber, adesso possiamo andare a pranzare?”
A parlare era stato Fishlegs, un ragazzo molto corpulento che Hiccup ricordava vagamente nel periodo della sua infanzia. Ovviamente non aveva un buon ricordo neanche di lui, così come di tutti gli altri amici del cugino.
 “Ovvio che no! Allenatevi”, rispose Gobber urlando.
 
 
(Domani)

 
Rapunzel portò alle labbra quella tazzina così strana, contenente su sua richiesta semplice tè zuccherato. L’uomo di fronte a lei sorseggiò il tuo tè, abbassando poi la tazzina per sorriderle.
“Quindi tu sei la ragazza promettente di Fil”, disse lui, e la ragazza annuì.
“E lei è il genio di cui parla tanto il signor Filottete.”
“Sì, io sono il genio che si chiama Genio. È il mio nome.”
“Oh. Oh. Ho capito”, disse lei, abbozzando un sorriso timido e abbassando gli occhi sul liquido ambrato.
“Quindi vuoi imparare a curare. Perché?”, chiese Genio, guardandola incuriosito.
“Io voglio saper aiutare.”
“Perché aiutare? Per la guerra che Fil accenna?”
Rapunzel annuì, grave.
“E perché fermarsi ad aiutare? Perché non scappare via?”
La ragazza spalancò gli occhi verdi. “Non può dire questo! Molti miei amici combatteranno in questa guerra?”
“E quindi?”
“E quindi io non intendo scappare. Non intendo lasciarli da soli.”
“Sei sicura che saranno soli loro e non tu?”
“Non lo faccio per me stessa, se è questo che sta insinuando.”
”E allora per chi?”
“Lo faccio per chi non sa lottare e per chi non vuole scappare . Lo faccio per chi si sente un peso. Lo faccio non solo per essere utile a me stessa o ai miei amici, ma per tutti gli altri”, rispose Rapunzel, gli occhi lucidi e la voce tremante in procinto di piangere. Genio la guardò seriamente, senza fare nessuna smorfia o sorriso. Sempre seriamente, pose la tazzina sul tavolo, e riverso i suoi occhi neri su quelli verdi della bionda.
“Da domani ti insegnerò a curare allora. Per loro.”

 
(Lupo contro Fenice)

 
Parecchi si guardarono tra di loro, cercando di scegliersi il compagno per allenarsi. Forse anche per questo Hiccup ci rimase male quando la sua compagna abituale, Merida, si avvicinò ad Astrid chiedendole di potersi allenare con lei, e aveva costretto lui ad avere come compagno proprio Fishlegs che era pure peggio di lui. La bionda aveva sgranato leggermente gli occhi, chiedendole se ne fosse sicura, e dopo il cenno affermativo della principessa, avevano iniziato a combattere. Era palpabile all’inizio quanto la ragazza con la treccia cercasse di trattenersi, ma dopo un paio di colpi ben assestati dalla rossa –uno dei quali la fece pure quasi cadere a terra- decise di darci dentro anche lei. Quasi tutti dopo un poco smisero di allenarsi per guardarle, perché quello era un combattimento a dir poco magnifico. Gobber non li rimproverò nemmeno, troppo impegnato anche lui a guardarle. Si fermarono un secondo, leggermente affannate. La bionda buttò a terra lo scudo, lusso che la rossa non poteva permettersi con l’arma dell’avversaria. Merida roteò la spada, ringraziando mentalmente Hiccup per quell’arma così equilibrata e leggera ma ugualmente efficace,  e con lo scudo in mano, andò incontro ad Astrid. La bionda cercava di individuare quale potesse essere il punto debole della principessa, ma questa sembrava non averli, tantoché continuava ad attaccarla, arrivando anche –non proprio volontariamente- a sfiorarle il braccio sinistro con la punta della spada.
Hiccup le guardò attentamente, non potendo non notare quanto i due stili diversi delle ragazze, si somigliassero. Detto così poteva sembrare contraddittorio, ma non lo era. Erano entrambe aggressive, ma mentre quello di Astrid sembrava più rude per l’ascia, rendendo i suoi movimenti meno aggraziati, quello di Merida era perfettamente equilibrato, come se fosse una danza continua, come se non avvertisse la pesantezza dell’arma o dello scudo, o della stanchezza del combattimento. Agli occhi del moro non era stata più regale se non in quel momento.
Jack si avvicinò a lui, sfiorandogli il braccio.
“Sembra quasi di vedere un combattimento tra animali”, commentò Jack, non potendo distogliere lo sguardo. Hiccup non poté che trovarsi d’accordo: sembrava di vedere lottare tra loro un lupo bianco e la fenice, braccandosi senza mai colpirsi per davvero.
Poi accadde qualcosa: Astrid si fermò più di qualche secondo per la pesantezza dell’arma, e Merida si girò raggiante sorridendo in direzione di Hiccup, che ricambiò con un sorriso timido. Fu questione di un attimo, e nulla di più. La rossa notò gli occhi verdi del moro cambiare in una frazione di secondo, da felici a preoccupati e poi sentì il dolore, e chiuse gli occhi. Fu questione di un attimo, e nulla di più.



Scusate se non ho aggiornato la settimana scorsa, sono stata davvero impegnata tra compiti e interrogazioni e le idee per la tesina e gli Oscar -sì, perché me li sono visti- e poi ho avuto davvero un sacco di impegni e sono così stanca che non vedo l'ora che arrivi il mese di agosto ogni santo giorno. Poi da me piove da quello che mi sembra un'intera era e invece è solo da un mese che piove ogni giorno e tutto ciò mi sta facendo deprimere perché amo le nuvole e il sole e il vento e non vedo l'ora che smetta di piovere. Scusate anche per lo sfogo. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo alla prossima volta!
gingersnapped
   
 
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