Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: A_Typing_Heart    27/02/2015    2 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Quello stesso mattino Tsuna stava dormendo pesantemente nel letto di Basil nello scantinato, con la bocca aperta e beatamente dimentico di tutta l'ansia che l'aveva attanagliato il giorno precedente. Avevano aspettato suo padre per affrontare finalmente il discorso che aveva preannunciato al mattino, ma lui non era rientrato e come altre volte aveva probabilmente passato l'intera nottata in ufficio. Alla fine Basil, vedendo Tsuna che iniziava a mordicchiare le penne e Haru che sobbalzava al minimo scricchiolio, aveva avuto il buonsenso di suggerire che andassero tutti a riposare un po' e che aspettassero che fosse Iemitsu a svegliarli quando fosse tornato. Non era stato semplice convincere Haru a dormire da sola nel letto di Tsuna, ma alla fine aveva accettato ed erano andati tutti a dormire qualche ora.
Tsuna venne strappato ad un sonno più profondo da un braccio che gli passava sull'addome e lo stringeva. Aprì piano gli occhi, ancora fortemente intontito. Il letto di Basil era piuttosto spazioso, possibile che con tutto quello spazio dovesse dormirgli così appiccicato? Perchè lo stava abbracciando, stava forse sognando qualcosa di strano? Si voltò con un brontolio strofinandosi l'occhio.
-Basil, che stai fa...?-
Si bloccò quando vide che Basil stava dormendo sulla schiena sul lato opposto, come lui quasi sul bordo del materasso, la testa appoggiata di sbieco sull'angolo esterno del cuscino e i capelli chiari tutti arruffati. Restò ancora più perplesso quando si accorse che in mezzo a loro c'era Haru che dormiva a pancia in giù, il braccio destro attorno al suo addome, la mano sinistra che stringeva la mano di Basil. Dormiva pesantemente, il suo respiro era lento e profondo, tranquillo. Non potè non chiedersi come aveva fatto a scendere e infilarsi in mezzo a loro sotto le coperte senza che se ne accorgessero. Pochi istanti dopo Basil aprì gli occhi azzurri di scatto come se avesse sentito qualche rumore, per poi inspirare e sbadigliare. Quando cercò di stiracchiarsi si rese conto che qualcuno gli stringeva la mano e si voltò, guardando prima Tsuna che stava seduto dall'altro lato e poi Haru nel mezzo, apparentemente con la stessa sorpresa del fratello adottivo.
-Che cosa ci fa lei qui?- sussurrò Tsuna indicando Haru.
Per bella risposta Basil scosse la testa e strinse le spalle. Tsuna sbuffò silenziosamente e guardò Haru. Per forza che lui e Basil erano finiti a dormire sul bordo del materasso, se poteva bastare per due non era sufficiente per tre persone, e lei si prendeva un bel po' di comodità. Poi però pensò che doveva avere davvero molta paura che venisse qualcuno a portarla via in piena notte per accettare l'idea di "infastidirli" e la sua espressione si addolcì. Allungò la mano accarezzandole i capelli mentre Basil si alzava a sedere stiracchiandosi con un gemito soffocato prima di massaggiarsi la spalla. Tsuna lo guardò e scoppiò a ridere, subito dopo si tappò la bocca attenuando il rumore più che riusciva.
-Ma che... Sawada dono?-
Incapace di parlare Tsuna indicò la chioma biondina di Basil, tutta arruffata e scarmigliata in modo che sembrava avere un nido di paglia in cima alla testa. Lui si tastò i capelli, emise un buffo verso di imbarazzo e si affrettò a lisciarli.
-Non ridere, Sawada dono!- sibilò poi, perchè Tsuna non riusciva a smettere. -Non è... mi sono appena svegliato!-
-Scusami, Basil.- disse lui appena ebbe un po' di fiato. -Ma eri troppo assurdo!-
Il sorriso non gli si era ancora spento sulla faccia quando sentirono una serie di passi di sopra e due uomini in uniforme scesero rumorosamente le scale della cantina. Haru a quel fracasso si svegliò di soprassalto occhieggiando la scala con terrore. In un riflesso ormai tristemente automatico, sia Basil che Tsuna allargarono il braccio come a schermarla dall'arrivo dei soldati che tuttavia parevano non essere interessati a lei.
Dal piano superiore scese un terzo soldato con un'uniforme grigia da ufficiale, i capelli bianchi come il latte e un paio di occhi dall'insolita sfumatura lilla. Tsuna strizzò leggermente gli occhi guardandolo. Per qualche motivo gli sembrava familiare anche se era certo di non averlo mai visto, si sarebbe ricordato uno sguardo così straordinario.
-Ah, grazie al cielo.- sospirò sottovoce quello. -Chiedo scusa per l'intrusione in casa vostra... interrompo qualcosa?-
Tsuna scambiò un'occhiata perplessa con Basil prima che con un lampo di comprensione entrambi cogliessero il senso di quella domanda. Entrambi distolsero gli occhi da Haru, Basil tossicchiò assumendo un'aria distaccata e dal canto suo il giovane Sawada uscì dalle coperte con finta disinvoltura.
-No, ovviamente no... che cosa c'è stavolta? Che cosa volete?-
-Il generale Sawada non risponde a nessuna chiamata e il suo cellulare squilla all'interno del suo ufficio... come saprà non ci è permesso aprirlo senza consenso, dato che il materiale che custodisce al suo interno potrebbe essere confidenziale e non consultabile da chi vi potrebbe mettere piede... per questo sono venuto a cercare Sawada Tsunayoshi e a chiedere il suo consenso.- snocciolò l'uomo fissandolo. -Quando non ho avuto risposta al campanello mi sono preoccupato e ho deciso di assumermi la responsabilità di entrare.-
-Ah, no, è che qui sotto non si sente niente con la porta chiusa.- disse Tsuna, grattandosi la testa. -Mio padre non vi risponde perchè è ubriaco, probabilmente.-
-Vorrei che veniste con me a sincerarci delle sue condizioni.-
Tsuna studiò l'espressione dell'uomo. Più lo guardava più gli sembrava familiare e al tempo stesso estraneo, come se non appartenesse neanche alla sua razza. Non riusciva a capire che cosa stesse pensando, che cosa escogitasse. Perchè avvertiva che dietro quell'aria nervosa c'era uno scopo, non era preoccupato da Iemitsu ma da lui, Tsuna, perchè probabilmente non aveva idea di come avrebbe reagito. Tutto questo Tsuna lo percepì un poco più di un attimo con il lato più subliminale della sua mente, ma mai al mondo avrebbe ignorato le sue intuizioni.
-Bene.- disse allora con un tono forzatamente tranquillo. -Vado a raccattare quello che resta di quell'ubriacone di mio padre... Basil, resta con Haru...-
-Beh, se Sawada san è davvero ubriaco forse servirà aiuto...-
-No, lo farò rotolare a calci fino a casa... fortuna sua che non è poi così distante.- aggiunse con aria seccata, non gli sarebbe dispiaciuto molestarlo un po' più a lungo. -Mi vesto e sono da lei... capitano...?-
-Ah, Byakuran, chiamatemi così.- disse lui lasciandosi andare a un sorriso. -Vi aspetto fuori.-
Byakuran risalì le scale prima che Tsuna avesse conferma dei suoi oscuri sospetti sull'uomo, perchè Haru tremava da capo a piedi e si rifiutò di proferire parola, aggrappata a Basil come fosse l'unico appiglio sopra un abisso. Dopo aver raccomandato al fratello adottivo di fare il possibile per calmarla, si vestì infilandosi il primo maglione che gli capitò sotto le mani (un maglione a costine arancio chiaro) e i jeans del giorno precedente e uscì di casa. Come aveva promesso, fuori trovò Byakuran in compagnia di un solo soldato. Si avviarono dentro il palazzo di giustizia prima che lui gli rivolgesse la parola.
-Come sta Haru?-
-Cosa?-
-La domestica, Haru, come sta? La mano.- si spiegò lui, rivolgendogli un'occhiata ansiosa. -Sono molto dispiaciuto per quello che le è successo, ma come ho spiegato al generale ieri sera, il ministro è un uomo perverso che adora fare del male... se uno di noi provasse a contrastarlo ci rovinerebbe la carriera, e anche lei saprà che nella nostra terra ormai la carriera equivale alla vita intera. Mi vergogno di essere stato così vile.-
-Ne hai ben donde.- ribattè acido Tsuna.
-Per questo ieri sera sono andato a dire tutto al generale, ma ho saputo che la ragazza gliel'aveva già fatto sapere ieri mattina... io ero al lavoro e non ne avevo idea, ma sono stato molto sollevato... nonostante io rischi di essere sollevato dal mio stesso incarico, in realtà, ma se accadrà è perchè lo merito, dico bene?-
Raggiunsero l'ultimo piano in quel momento e videro un gruppo di persone in uniforme di fronte alla porta dello studio. Erano agitate e parlottavano sottovoce. Sembrarono rasserenate dal vedere il capitano e il figlio del generale unirsi a loro.
-Procedete, Tsunayoshi kun ha dato il suo consenso ad aprire.-
Erano già pronti a intervenire, uno di loro aveva in mano un piccolo ariete come Tsuna ne aveva visti qualche volta in qualche film d'azione o poliziesco. Con un solo colpo di quello la porta cedette con uno scricchiolio e si spalancò. Il soldato lasciò passare Byakuran e Tsuna lo seguì dentro.
Inizialmente non riuscì ad elaborare quello che aveva visto. Mentre un'improvvisa vertigine lo coglieva sentì il braccio di Byakuran impedirgli di proseguire nella stanza come un cordone di sicurezza. Non riuscì più a prendere fiato mentre fissava quello che doveva essere suo padre, seduto alla poltrona dietro la scrivania, quello che restava della sua testa riversa sullo schienale, un macabro fiore di schizzi di sangue che si apriva sulla finestra e sul muro alle sue spalle. Non si rese conto di aver gridato, ma si accorse che le sue gambe non lo reggevano più e non piombò a terra solo perchè il capitano lo tenne in piedi sorreggendolo. Altri soldati li superarono per entrare e avvicinarsi al corpo, ma il capitano rimase dov'era, mosse solo un passo in modo che la sua spalla impedisse a Tsuna la vista del cadavere del padre. Anche se non lo vedeva più, Tsuna era certo che un simile spettacolo non sarebbe mai scomparso dalla sua memoria. L'orrore era tale che non riusciva nemmeno a chiudere gli occhi, restava fermo a fissare le stelle dorate sulla spallina dell'uniforme di Byakuran mentre erompevano le lacrime. Non riusciva neanche a distinguere le voci e i rumori intorno; percepiva che il capitano gli sussurrava qualcosa all'orecchio dandogli delle pacche sulla spalla, ma non capiva che cosa diceva.
-Sawada san, dovrebbe testimoniare il decesso.- disse un soldato che a Tsuna sembrò spuntare dal nulla.
-Ma che... dico, ma ce l'avete un cuore voi?- sbottò Byakuran al suo indirizzo. -State veramente chiedendo a un figlio di poggiare la mano sul collo del cadavere di suo padre e dirvi che è morto?! Sbrigatevela da soli, porca troia!-
Tsuna era pallido come un cencio. Aveva detto a Basil che andava a "raccattare quello che resta"... l'insita brutalità delle espressioni che si usavano quotidianamente senza farci caso lo colpì come un pugno allo stomaco... che cosa restava esattamente di suo padre? Un involucro di carne vuoto, soltanto ossa, carne e massa viscida, tutto ciò che era rimasto della sua famiglia dopo essere stata colpita da un altro fulmine...
Un momento dopo ebbe un violento conato.
-Arrangiatevi da soli con quel rapporto, datevi una mossa. Massa di imbecilli.-
Byakuran scoccò un'occhiataccia ai soldati e portò di peso Tsuna fuori dall'ufficio.


Qualche minuto dopo Tsuna sedeva frastornato e devastato su un divano, non sapeva nemmeno esattamente dove. Fissava le pale del lampadario ventilatore immobili senza avere un pensiero coerente, senza riuscire a concentrarsi su alcunché. Non sapeva cosa fare, cosa dire, non riusciva neanche a pensare di darsi una risposta. L'unica cosa che continuava a tornargli in mente erano gli ultimi incontri con suo padre, dal momento in cui gli aveva telefonato e non aveva voglia di sentirlo a quando era arrivato, lo aveva confortato per la scomparsa della mamma. Gli sgorgarono nuove lacrime calde quando, in mezzo al caos dei suoi pensieri dolorosi, si chiese se adesso la mamma era più felice con suo marito di nuovo accanto o se era preoccupata che suo figlio fosse rimasto solo così presto... gli mancava, in quel momento gli mancavano entrambi più che mai, così tanto che gli sembrava di sentire l'odore della camomilla, un odore che sarebbe rimasto associato a loro per sempre.
-Bevete questo, vi darà un po' di conforto.-
Tsuna abbassò la testa pronto a rifiutare, essendo abituato a sentir parlare di conforto in relazione a degli alcolici, e restò di sasso nello scoprire che il profumo non era nella sua memoria ma intorno a lui: si sprigionava dall'anonima tazza bianca dal bordino blu che Byakuran gli stava porgendo. Ancora sospeso per metà in una dimensione tutta sua, allungò le mani per afferrarla. Era quasi bollente ma andava bene così, le sue dita erano congelate. Ne prese un sorso comunque e si sorprese di quanto fosse dolce.
-Come sapete della camomilla?- riuscì infine a domandare dopo un lungo silenzio.
-La domestica l'ha fatta per voi... dice che ve l'ha portata su richiesta di vostro padre quando siete venuto qui la prima volta.- rispose lui, prendendosi uno scomodo posto sul bracciolo dello stesso divano. -Il mio cuore sanguina per la vostra perdita, Tsunayoshi.-
-Avete migliorato le vostre condoglianze in meno di un mese, sono colpito.- commentò lui con asprezza.
-Dico sul serio... mi hanno detto che siete andato a vivere con vostro padre dopo che vostra madre si è spenta all'ospedale e il vostro fidanzato vi ha lasciato... e ora lo perdete in un modo tanto tragico...- disse Byakuran sommessamente, assorto nella contemplazione dello stemma dell'Haido. -So come potete sentirvi, anche io ho perso mio padre qualche anno fa.-
Tsuna lo guardò mentre la sua freddezza scivolava via. Cercò di aggrapparsi al ricordo di Haru terrorizzata, delle brutte ferite sulla sua mano, ma gli si riproposero le parole di scusa che il capitano gli aveva rivolto sulle scale. Realizzò solo in quel momento la tenerezza che gli aveva dimostrato scavalcando il protocollo della testimonianza e impedendogli di vedere più che qualche istante di quello scempio atroce nell'ufficio, frapponendosi tra lui e quel che rimaneva di suo padre. E per quanto fosse qualcosa di effimero, quella tazza di camomilla che teneva fra le mani l'associava sempre a persone che gli volevano bene, la mamma, il papà, e Hayato...
-Come?- domandò infine, posando su di lui gli occhi castani.
-Si è suicidato quando la ditta per cui lavorava è fallita, nell'anno buio.-
Qualsiasi abitante di Namimori avrebbe capito di quale anno stava parlando, in quella città più che in qualsiasi altra dello stato. Si trattava dell'anno cominciato subito dopo la diffusione iniziale dell'Haido, quando un picco di criminalità senza precedenti aveva afflitto il paese ma soprattutto la cittadina di Namimori. Quell'ondata di violenza e illegalità fu la fortuna del Torii Nero ed era stato il motivo per cui il generale e capo del partito era rimasto in una piccola località anzichè spostarsi a Edo o in un'altra grande città. A Namimori l'Haido aveva ottenuto la più grande pulizia urbana mai verificata al mondo, ne era la medaglia e il fiore all'occhiello.
-Viveva qui?-
-No, lui abitava a Tokyo... voglio dire, a Edo.- si corresse. -Era appena stato promosso come caporeparto, avrebbe avuto uno stipendio davvero buono... era andato da solo in una stanza in affitto e già parlava di usare i primi guadagni per comprare una casa e trasferirci tutti là... mandava mail e mail di annunci di vendita e foto di case, tutti i giorni... poi gli hanno scaricato addosso la colpa della bancarotta... non è mai più tornato a casa, si è gettato dal palazzo dell'azienda.-
A Tsunayoshi cominciarono a tremare le mani. Aveva sentito moltissime storie simili a quella, anche prima che il loro paese diventasse una dittatura, ma non era il suicidio di un lavoratore a turbarlo tanto seppur fosse una storia toccante per un animo sensibile come il suo. Si stava chiedendo se suo padre non si fosse suicidato. Se non avesse preso la sua stessa arma e si fosse sparato. Si chiese se la morte della moglie e il costante criticare dell'unico figlio, la sua freddezza e il suo disappunto non l'avessero spinto oltre la sopportazione.
Si rese a malapena conto che Byakuran gli aveva detto qualcosa e si era alzato, allontanandosi da lui. Non riusciva a togliersi quell'angoscia. Si ripetè che aveva detto che avrebbero dovuto parlare e che non si sarebbe suicidato senza avergli parlato. Continuava a ripetersi che non era proprio l'unica cosa che gli era rimasta, aveva anche Basil e non l'avrebbe lasciato solo. No, non avrebbe mai lasciato i suoi figli da soli nel caos, non avrebbe abbandonato il figlio naturale subito dopo che aveva perso la madre, il migliore amico e il fidanzato chiuso per mesi e mesi in un carcere. Preso da uno sconforto senza precedenti, Tsuna si coprì gli occhi con le mani. Avrebbe tanto voluto avere tutti intorno a lui, da Mukuro a Gokudera, e anche Yamamoto, e Hibari. Si sentiva troppo solo, sballottato dagli eventi come una barchetta in una tempesta. Avrebbe tanto voluto un abbraccio terapeutico in quel momento...
-Tsunayoshi.-
Tsuna alzò gli occhi su Byakuran. Non si era reso conto di averlo di fronte, seduto sul basso tavolino.
-Forse ti sarà di sollievo sapere che tuo padre non si è ucciso... tuttavia...-
Il cuore di Tsuna forse si fece meno pesante e la sua coscienza potè smettere di dimenarsi, ma avvertì un brivido gelido lungo la schiena. Se non si era ucciso da solo voleva dire che qualcuno gli aveva sparato. Suo padre era stato ucciso, un altro gliel'aveva portato via, e forse questo lo faceva stare anche peggio. Per la prima volta sentì qualcosa di sconosciuto dentro di lui, una piccola belva che ringhiava nel profondo.
Byakuran gli mostrò una busta di plastica che conteneva qualcosa di colorato.
-Hanno trovato questo, tuo padre lo teneva fra le dita... c'è il tuo nome sopra.- gli disse il capitano, senza l'ombra di un'accusa. -Mi chiedevo se fosse tuo, ho visto che ne hai uno simile al polso... o forse era di tuo padre?-
Confuso, Tsuna guardò il braccialetto di corda intrecciata. Il nodo della chiusura era ancora chiuso ma si era spezzato un cordino, come dopo un forte strappo su un filo consumato dall'usura. Era intrecciato di verde e arancione con un motivo geometrico, ma all'interno della fascetta decorata c'era il suo nome, Tsunayoshi. 
Dagli occhi di Tsuna scesero le lacrime e qualsiasi risposta gli morì nella gola mentre qualcosa di indicibilmente fragile s'infrangeva nel suo cuore. Sapeva perfettamente a chi apparteneva, lo aveva fatto personalmente per la stessa persona che aveva fatto quello che portava ancora al polso, azzurro e blu mescolati a caso, con all'interno il nome Hayato.
   
 
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