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Autore: semplicementeme     09/12/2008    10 recensioni
Una ragazza costretta a vivere come un uomo.
Una ragazza che non dimentica di essere donna.
Una donna che impara cosa vuol dire amare.
***On line Prologo + VI capitolo***
[Personaggi principali: André/Oscar, Axel von Fersen, Nuovo Personaggio]
STORIA SOSPESA
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo V

Mi immergo nella tinozza che tengo in camera, e cerco di rilassare i muscoli ancora intorpiditi dal sonno. Il sole filtra dalle tende di lino bianche. Senza essermi del tutto rilassata, esco nuovamente dalla vasca e vado a tirare maggiormente le tende. Voglio che il sole illumini la stanza e rischiari l’ambiente.

Una pozza d’acqua si forma ai miei piedi non appena tocco il pavimento, per fortuna, non più tanto freddo. Tiro la tenda e guardo fuori dall’ampia finestra. Da qui su nessuno può vedermi ma, al contrario, io posso vedere cosa accade nel grande cortile che ho davanti gli occhi.

Cortile che brulica di gente. Vedo arrivare un garzone con frutta e verdura. Poi è la volta di una delle cameriere che si avvia verso il pozzo con dei panni da lavare. Ed ancora, Ètienne, il cuoco, che posa sulla finestra del pane ancora caldo. Nanny aveva ragione. Ho fatto tardi stamattina dato l’andirivieni che c’è. Sto per tornare al mio bagno quando qualcuno attira la mia attenzione.

I lunghi capelli castani sono legati in un morbido codino. Gli occhi verdi seguono attentamente i movimenti del cavallo che sta strigliando. È senza camicia e l’ampio torace nudo, percorso da gocce di sudore, sotto i raggi del sole brilla grazie a queste piccole perle. L’espressione seria del volto fa intuire che i suoi pensieri siano rivolti a qualcos’altro lontano dal semplice strigliare Cèsare.

Resto ferma ad osservare l’immagine di Andrè… le immagini del sogno di stanotte prepotenti tornano a galla. Sento nuovamente il suo tocco deciso, ma delicato, tracciare carezze sensuali tra i miei seni. Chiudo gli occhi e cerco di non pensarci, ma è peggio. È come se Andrè adesso fosse qui con me. Sento il calore del suo corpo. Sento il suo profumo. Apro gli occhi di scatto. No. Devo necessariamente calmarmi. Lascio che la tenda torni al suo posto prima, però, osservo Andrè per l’ultima volta. Osservo l’espressione tesa del suo viso e mi chiedo perché sia così nervoso.

Rientro dentro la tinozza. L’acqua non è più così calda, adesso è tiepida. Mi immergo all’interno della vasca. Chiudo gli occhi e inspiro profondamente e poi vado giù. Totalmente. Anche i miei capelli mi seguono in questa immersione. Resto così fino a che non sento i polmoni bruciare. Solo quando sento davvero male mi costringo a riemergere. Risalendo i capelli cadono bagnati dietro le mie spalle. Li sento pesanti, ma non fastidiosi. Sono la mia corazza. Mi proteggono da nemici immaginari.

Resto a bearmi ancora un po’ del tepore dell’acqua. Ho massaggiato il mio corpo con un olio alle mandorle che arriva direttamente dal Mediterraneo, dalla terra di Sicilia. Ora sto risciacquato il mio corpo con cura.

Uscita dalla tinozza mi avvolgo attorno un morbido telo, il profumo del sandalo riempie le mie narici ed io non posso che rilassarmi sotto la delicatezza di questo tessuto. Friziono energicamente i capelli così da asciugare le gocce d’acqua. Poi prendo una camicia di seta celeste e la indosso senza neanche sistemare le fasce che coprono i miei seni.

Mi porto davanti lo specchio ed inizio a spazzolare i miei lunghi capelli biondi ed ad ogni spazzolata sembra che un pensiero lasci la mia mente. Un bussare deciso alla porta principale della mia stanza, mi riporta al presente. Concedo il permesso di entrare e presto la voce di Andrè mi arriva nitida alle orecchie.

- Oscar... dove sei?

Cercando di controllare il tremore della mia voce rispondo alla sua domanda.

- Un attimo ed arrivo.

Infilando i pantaloni, senza indossare neanche l’intimo, e tirando i lacci così da poterli chiudere mi dirigo, a piedi scalzi, nella stanza attigua. Apro la porta in modo deciso e come se nulla fosse continuo a frizionare i capelli ormai spazzolati con il telo che ho portato con me.

Andrè osserva i giardini di palazzo de Jarjayes e mi dà le spalle. Io ne approfitto cercando di controllare ancora di più le mie emozioni. Quando credo di essere totalmente padrona della situazione attiro la sua attenzione.

- Dimmi Andrè. Cosa c’è?

Andrè si volta e mi osserva. Attraverso i suoi occhi, per un attimo, vedo passare una luce strana. Resta fermo qualche secondo a scrutare la mia immagine. È come se stesse cercando di leggermi dentro senza però prestarmi realmente attenzione. Io come se nulla fosse continuo a frizionare i capelli ma, non potendo più reggere i suoi occhi, mi volto e gli do le spalle facendo finta di nulla, come se fossi alla ricerca di qualcosa.

- Il conte di Fersen, è sotto. Ti sta aspettando.

La sua voce al contrario non tradisce nessuna emozione. È decisa e calda come sempre. Come diavolo fa?

- Bene. Finisco di prepararmi e lo raggiungo. Per favore, Andrè, intrattieniti tu con lui fino a quando anch’io non sarò dei vostri.

- Come vuoi Oscar.

Così dicendo si dirige verso la porta, quando è alle mie spalle si ferma e mi raggiunge. Si ferma dietro di me, posso sentire il suo respiro sul collo e questo è sufficiente per riportare alla mia mente stralci del sogno di stanotte. Mi giro verso di lui cercando di apparire calma e sicura ma ho fatto male i calcoli: non ho considerato la reale vicinanza di Andrè ed adesso eccomi qui ad un soffio dal suo torace. Deglutendo lo osservo attentamente e poi spinta dalla curiosità, tipicamente donna, pongo la mia domanda.

- Qualcosa non va Andrè? Perché sei ancora qui?

Stranamente riesco a mantenere la voce ferma ed evitare qualsiasi tremore. Fisso i miei occhi in quelli di Andrè come se in questi possa trovare la risposta che sto cercando.

Quando Andrè si abbassa e con le sue labbra sfiora il mio orecchio credo di morire.

- Oscar… quando scenderai di sotto ti consiglio di cambiare il tuo abbigliamento. Non credo che una camicia semitrasparente sia il modo più adatto per ricevere il conte… o per lo meno potevi indossare le fasce.

Cercando di mantenere un’espressione indifferente e lasciando i miei occhi nei suoi rispondo ad Andrè con una sfacciataggine che non credevo di possedere.

- Andrè non dirmi che ti sei imbarazzato per così poco…

Il sorriso di scherno che si è disegnato sulle labbra di Andrè mi fa tremare. Forse ho sbagliato, forse non dovevo provocarlo in modo così sfacciato.

Quando la sua mano si porta a stringere i miei fianchi e, nel momento esatto in cui i nostri bacini combaciano, non riesco a reprimere un brivido che percorre la mia schiena in tutta la sua lunghezza.

- Oscar… non provocarmi. Ti ho già detto una volta che a giocare con il fuoco si rischia di bruciarsi… non farmi essere ripetitivo.

Improvvisamente l’aria dai miei polmoni sembra essere stata risucchiata. Apro le labbra in cerca di aria ma è inutile. Caldo. Incredibilmente caldo… ed il desiderio di saggiare le sue labbra. Mi mordo il labbro inferiore in segno del mio nervosismo, la stretta di Andrè aumenta ed i nostri bacini cozzano in una carezza ancora più intima. Adesso posso sentire anche Andrè tremare, come poco fa è stato per me.

- Dimmi Andrè… hai paura di bruciarti?

La mia voce è languida. Bassa e sensuale. Mi sento come una di quelle donnette che a corte cercano di ammaliare qualche cavaliere. Non mi era mai capitato di sentirmi così. Il telo con cui asciugavo i capelli adesso è ai nostri piedi. I miei ricci biondi ricadono morbidi sulle mie spalle ed Andrè prende una ciocca e se la porta al naso annusandone la fragranza.

- Oscar il nostro è un gioco pericoloso.

- Hai paura di giocare?

I suoi occhi si fermano sui miei. Li catturano in una sfida silenziosa. Il primo che abbasserà lo sguardo sarà il primo ad arrendersi.

- No. Non ho paura di giocare. Ho paura di ciò che sarà dopo.

- Dopo?

Andrè annuisce senza lasciare mai i miei occhi. Le sue dita leggere adesso solleticano la base del mio collo ed io non posso fare a meno di chiudere gli occhi ed abbandonarmi a questa carezza tanto sensuale. Ho perso.

- Sì Oscar, mi fa paura ciò che ci lasceremo quando questo gioco sarà finito.

- Tu, cosa vuoi che ci lasci?

La sua voce così ferma e decisa è opposta alla mia che al contrario è bassa ed incerta. Mi chiedo se anche i suoi pensieri siano così delineati oppure se anche lui, come me, vede il buio più totale davanti gli occhi.

Quando è iniziato tutto questo? È davvero iniziato tutto con quella cavalcata e poi l’allenamento? No. Il nostro è un tormento ancora più lontano. Il nostro gioco mette radici in tempi non sospetti quando, ancora bambini, Andrè era sempre pronto ad addossarsi tutte le responsabilità per le nostre ragazzate.

- Oscar… non farmi dire qualcosa di cui poi debba pentirmi. Chiudiamo qui il discorso. Facciamo finta che non sia mai successo.

- Cosa Andrè? Cosa non dovrebbe mai essere accaduto?

La mia voce adesso risulta quasi stridula mentre vedo Andrè fuggire i miei occhi e per la prima volta, da quando il gioco è iniziato, lo vedo insicuro.

La sua mano, sicura, calda, leggera, adesso è ad un soffio dalla mia guancia. Indeciso se regalarmi o meno questo carezza. Alla fine sono io a decidere e stringo con dolcezza la sua mano. Atteggiamento lontano dal mio normale modo di agire ma che, stranamente, adesso mi risulta normale.

- Cosa Andrè?

Una supplica. Mi sono ridotta a supplicare pur di ricevere una risposta che non tarda ad arrivare.

- Questo averti così vicino. Questo stringerti a me. Tutto questo Oscar. Non dimenticare mai quale è la realtà. Tu sei una nobile… non dimenticarlo.

Dalla sua voce si percepisce l’angoscia che lo sta divorando, dopo di che mi lascia qui da sola a riflettere sulle sue parole ed a chiedermi il perché di questa sensazione di vuoto e solitudine.

Mi scuso per il giorno di ritardo ma ieri stavo male e non avevo voglia di fare nulla. Ecco a voi il capitolo V, breve lo ammetto, ma almeno vi ho regalato un altro piccolo scontro Oscar-Andrè ed in questo capitolo ho cercato, anche se con solo qualche battuta, di far percepire anche il disagio interiore di Andrè.

Mi scuso se non riesco a ringraziarvi singolarmente ma davvero sono giù. Ieri sono stata al funerale della madre di una mia carissima amica e quindi potete comprendere il mio stato d’animo che probabilmente ha influito sulla stesura del capitolo stesso. Vi prego quindi di perdonarmi se in qualche maniera vi ho deluso.

Ho deciso di prendere un periodo di pausa dalle fic ecco perché vi do appuntamento al nuovo anno. Non volendo urtare il credo di nessuno e con diversi giorni di anticipo…

Auguro a tutti buone feste!

Il prossimo aggiornamento sarà in data 12 gennaio 2009.

   
 
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