12. BLOWING IN THE WIND
Ok, ok il mio ultimo aggiornamento
risale al lontano 05/03/2014.. poco ci mancava e stappavo la bottiglia per l’anniversario.
Chiedo scusa a tutte le ragazze che seguivano la storia quando i capitoli
arrivavano in tempi ragionevoli, e le ringrazio molto per i loro apprezzamenti.
Spero comunque che a qualcuna possa ancora interessare questa lentissima
storia. Purtroppo ho perso la costanza che avevo nello scrivere.. e non la
trovo più :P.
Ad ogni modo, ecco un altro
capitolo.
Un bacio! Liz
Giada non riusciva ancora a credere ai suoi
occhi. Si guardò intorno per vedere se riusciva a scorgere Gin da qualche
parte.. ma niente. Stava iniziando ad agitarsi; come aveva potuto andarsene
senza dirle niente!?
Inizialmente si arrabbiò. Dopodiché un
altro pensiero la distrasse dalla rabbia. Come avrebbe fatto a tornare al
campus? Di notte i pullman non funzionavano e a piedi ci avrebbe messo un'ora
macinando chilometri.. era ovvio che avrebbe dovuto chiedere un passaggio a
Cash, perché con quello che era successo quella sera non si fidava a chiedere a
Steve.
Pensandoci bene però nemmeno chiedere a
Cash era una meravigliosa idea: già le era andata bene che il ragazzo non si
fosse arrabbiato troppo per la scenetta di Steve, forse chiedergli anche di accompagnarla
a casa era tirare un po' troppo la
corda..
Non sapeva davvero cosa fare.
Stava pensando ad una lunga lista di
insulti da urlare a Gin il giorno dopo quando fu distratta dai suoi pensieri da
un amico di Cash: "Ehi bionda! Ti sei incantata?" Solo in quel
momento Giada si accorse che i ragazzi si erano alzati in piedi e stavano per
andare a casa. Fantastico.. non aveva nemmeno troppo tempo per decidere!
Balbettò qualcosa che l’amico di Cash
nemmeno ascoltò, ma al riccio non sfuggì quell’indecifrabile “cercavo Gin”.
“Ti riporto io al campus se hai bisogno di
un passaggio” il suo tono era dolce e premuroso, Giada si rilassò un attimo
pensando che forse aveva esagerato, che il riccio non si fosse fatto venire il
sangue amaro per Steven. “Non credo che mia sorella tornerà.. e poi sei di
strada” la bionda sorrise riconoscente, alzandosi e raggiungendo il gruppo alla
cassa.
Le fu offerto da bere dagli uomini
presenti, c’era un gran urlare tra loro e alla fine del battibecco non aveva
ben capito chi dovesse ringraziare per quella bevuta regalata. Poco prima di
uscire dal locale, mentre già Cash le aveva aperto la porta, scorse per
l’ultima volta quella sera la chioma rossa. Le dispiaceva per come si erano
messe le cose, ma non se ne fece un cruccio e senza il minimo segno di
esitazione uscì dall’affollato locale.
***
Giada non era un’amante dello sfarzo. Nonostante la sua
famiglia fosse benestante, non era stata cresciuta nel lusso e aveva imparato
ad apprezzare le cose semplici. Tuttavia non poteva negare quanto fosse
piacevole e liberatoria la sensazione del vento tra i capelli mentre Cash
sfrecciava tra le vie illuminate con un’elegante decappottabile nera. Non si
erano detti granché nel tragitto in macchina, il moro aveva acceso la radio e
si era messo a picchiettare il volante con le dita, mentre le note di un cd
molto rock si perdevano nel vento forte, accarezzando lievemente l’orecchio.
Giada pensò di aver già sentito quel gruppo, uno dei grandi pilastri degli anni
80, gli Skid Row. Li aveva sempre adorati, perché erano in grado di
trasmetterle un’energia fortissima. Ma quello era un brano lento.. che la
cullava e la aiutava a rilassarsi.
Non si era nemmeno accorta di essersi addormentata. Fu
svegliata dalla calda voce di Cash e dal suo tocco leggero sulla spalla.
Spalancò i grandi occhi azzurri e guardò il ragazzo. Vuoi la stanchezza, vuoi
la birra che aveva bevuto o vuoi semplicemente il ragazzo in sé, in quel
momento Cash le sembrò ancora più bello. Sorrise lievemente vedendo che anche
lui le sorrideva, un sorriso misto tra il dolce e il divertito. La ragazza
arrossì un po’ trovandoselo così vicino, con quel sorriso mozzafiato. “Non
avresti dovuto lasciare che mi addormentassi..”
“E perché no? Sembravi stanca.. e poi eri ancora più
carina mentre dormivi” Giada sentì nuovamente il calore irradiare le sue gote.
“Mi spiace solo di non essere stata di gran compagnia”
“Nessun problema, mi hai sopportato abbastanza a lungo
per stasera” disse lui facendole un occhiolino e scendendo dalla macchina, fece
il giro della vettura per andarle ad aprire la portiera.
“Non direi di averti sopportato” disse lei afferrando la
mano che il moro le porgeva e uscendo dall’abitacolo “mi ha fatto piacere
chiacchierare con te” disse con un sorriso.
“Anche a me!” rispose l’altro. Ci furono pochi istanti di
silenzio; non era un silenzio pesante, semplicemente ognuno dei due stava
soppesando le parole appena dette.. Cash sembrò riprendersi da un profondo
pensiero quando esordì con un “beh, sei arrivata!”. Si accorse subito che avrebbe
potuto trovare qualcosa di meglio da dire, ma ormai il danno era fatto.
Giada asserì ringraziandolo ancora per il passaggio.
“Beh allora.. ci vediamo domani. Anche tu inizi le
lezioni no?”
“Si. Devo ancora memorizzare dove sono le aule, sarò
continuamente in ritardo domani..”
“Beh se ti serve una mano, sai a chi chiedere!” Il moro
sorrise di nuovo. Bellissimo. “allora buona notte” disse piano. Si avvicinò al
volto della ragazza e le diede un leggero bacio sulla guancia. Giada
istintivamente socchiuse gli occhi non appena sentì il calore del respiro di
Cash che le solleticava il viso. Rispose incerta al bacio, poi, con un
irrefrenabile voglia di assaggiare quelle labbra carnose, rimase voltata verso
di lui, gli occhi ancora semiaperti, in attesa di un caldo bacio che però non
arrivò. Quando aprì gli occhi, vide che il moro la guardava, a un millimetro
dalla sua bocca, con sguardo indecifrabile. Il ragazzo sorrise
impercettibilmente e come se tutt’a un tratto avesse fretta, sospirò un ultimo
leggero “ciao” e tornò in macchina, avviando il motore e sfrecciando via.
Giada rimase in fissa ancora per qualche istante sul
punto in cui la macchina di Cash aveva svoltato scomparendo dietro ad un alto
palazzo. Aveva una strana sensazione addosso che non riuscì subito a decifrare
ma poi finì con l’identificare con l’insoddisfazione. Si, era insoddisfatta.
Quel leggero bacio sulla guancia era stato un colpo basso; dopo una serata così
piacevole, dopo le chiacchiere e il contatto fisico dei loro corpi fuori dal
locale, quel leggero tocco sulla sua gota le risultava fastidioso. Era stato
come guardare un bicchiere con ancora qualche goccia quando si ha sete; ti
porta solo ad avere ancora più sete.
Scosse la testa tentando di non pensarci ulteriormente.
Lei non era tipa che perdeva tempo a rimuginare troppo sulle cose.
Il giorno dopo doveva fare un sacco di cose. Sarebbero
cominciate le lezioni, doveva passare in segreteria a ritirare la lista di
esami inerenti al suo piano di studi, doveva capire bene gli orari delle lezioni
e soprattutto le aule, visto che il campus era disseminato di edifici con
decine di aule all’interno. Doveva capire come arrangiarsi con la mensa del
campus, doveva trovare Gin.. insomma, aveva già abbastanza da fare. Non le
serviva una distrazione su cui perdere tempo.
Rientrò nell’edificio ripassando ancora una volta la
lista di cose che avrebbe dovuto fare il giorno dopo. Doveva anche passare da
quel professore di italiano che le avevano segnalato, si sarebbe occupato di
seguirla nei suoi studi. Entrata in stanza si prese giusto il tempo di mettersi
il pigiama e lavarsi i denti prima di buttarsi sul letto esausta. Pur
provandoci in continuazione, il pensiero per l’ennesima volta era finito sul
bel moro e su quel saluto che l’aveva lasciata con l’amaro in bocca. Si rigirò
nel letto mille volte, prima che il sonno la cogliesse definitivamente.
***
Quel raggio di luce dritto in volto svegliò Giada di
malumore; aveva avuto un sonno agitato, ricco di pensieri. Sogni veloci e
spaventosi si erano susseguiti senza darle tregua, lei che cadeva, lei che si
perdeva in corridoi infiniti, viaggi privi di senso in mondi fatati, ma non si
quel fatato magico e bello delle favole, erano mondi fatti di colori accesi,
troppo accesi e vortici di luce, che le avevano messo addosso un sacco di
agitazione.
Mancavano ancora cinque minuti alla sveglia, ma ormai
aveva gli occhi aperti, tanto valeva alzarsi e prendersi cinque minuti in più
per prepararsi.
Si gettò sotto il forte scrosciare dell’acqua della
doccia nella speranza di sciogliersi un po’ i nervi. Mentre sgranocchiava una
fetta di pane con la marmellata riguardò la sua tabella degli orari. Quel
giorno sarebbero cominciate le lezioni. Doveva seguire un corso di inglese per
stranieri obbligatorio, nonostante avesse un’ottima padronanza della lingua, e
poi c’erano i corsi di storia del cinema, storia del documentario, basi di
regia, basi di scrittura cinematografica.. insomma, non c’erano troppi buchi
bianchi in quella tabella.
Ricontrollò ancora una volta sulla mappa dove stavano
le varie aule; il campus era immenso e
gli edifici talmente pieni di piani e aule da perdercisi. Si preparò e uscì di
corsa dalla sua stanza.