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Autore: Elwing Lamath    28/02/2015    2 recensioni
Una terribile tempesta incombe su Camelot. Keeran, uno stregone oscuro, vuole qualcosa da Emrys, l'unico che potrebbe garantirgli un potere sconfinato. Sarà ancora una volta compito di Merlin ed Arthur cercare di salvare il regno dalla catastrofe. Non dovranno però fronteggiare solo una pericolosa e potentissima magia, ma anche una rivelazione che rischierà di minare il loro legame.
[3° Classificata al contest "A time of Magic" indetto da hiromi_chan sul Forum di EFP]
[Vincitrice del premio "Two sides of the same coin" per la miglior storia d'amore al contest "A time of Magic" indetto da hiromi_chan sul Forum di EFP]
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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[Questa storia partecipa al contest "A time of Magic" indetto da hiromi_chan sul Forum di EFP]

Autore: Elwing_L (aka Elwing Lamath)

Titolo: La Tempesta

Coppia: Merlin/Arthur

Pacchetto scelto: Merlin (rogo, bacio, libro - drammatico - what if, lemon, slash - 1) Sai che cosa mi piace di lui? Non si aspetta mai una lode, tutto quello che fa lo fa per il gusto di farlo, 2) Una metà non può veramente odiare ciò che la rende completa, 3)Sei una domanda che non è ancora stata mai posta)

Rating: Arancione

Genere: Romantico, Drammatico, Fantasy


NOTE DELL'AUTRICE: Benvenuti in questa nuova avventura signore e signori!... Quella che vado di seguito a proporvi è una Canon!era AU, in cui le cose vanno un po' (tanto) diversamente dal nostro amato telefilm. Ambientata all'incirca drante le prime stagioni, una nuova minaccia incomberà su Camelot, e i nostri due idioti preferiti dovranno salvare la situazione (Merthur, of course!).

Volevo scrivere questa storia da tanto tempo... insomma, era un'idea che in nuce mi frullava in testa da un po', perciò ringrazio hiromi_chan per avermi dato la spinta a metterla nero su bianco con il suo contest.

Vi annuncio solo che la storia è già conclusa, e sarà divisa in 4 capitoli, che pubblicherò settimanalmente il sabato... Spero quindi di tenervi compagnia piacevolmente per il prossimo mese. Ogni recensione come al solito è apprezzatissima, spero che vi farete sentire.

Un bacio, al prossimo capitolo...

Elwing...

La Tempesta

 

Capitolo I


Il sole sorgeva rosso e freddo oltre le colline ammantate di leggera foschia velata di rosa. Il fiato di Merlin condensava nel gelo del cortile di quel rigido mattino invernale. Tutti i cavalieri e i membri della corte erano schierati nei loro mantelli porpora attorno all’alta pira eretta al centro del cortile.

Il giovane mago riusciva a stento a respirare, un peso inquietante e ignoto a comprimergli il petto. Non era certo la prima esecuzione alla quale assisteva da quando era giunto a Camelot, e una volta tanto, non biasimava il re per aver condannato al rogo quello stregone.

Arthur, lui stesso e i cavalieri, lo avevano cercato in lungo e in largo per il regno, seguendo la scia di morte e devastazione che aveva lasciato dietro di sé attaccando i villaggi più esterni. Vagava qua e là per i boschi, una figura silente e incappucciata, ma quando scatenava la sua furia, in pochi rimanevano vivi per raccontarlo. Nessuno sapeva quale fosse la vera ragione che lo spingesse a una tale ferocia, e quando re Uther era venuto a conoscenza di un tale affronto entro i confini del suo regno, aveva immediatamente ordinato la cattura dello stregone.

Merlin non aveva mai immaginato che la sua cattura sarebbe stata tanto semplice: lo avevano colto in un’imboscata ed erano riusciti a bloccare i suoi poteri magici con una semplice pietra druidica consigliata da Gaius.

Da quando l’avevano catturato, Keeran, lo stregone, si era chiuso in un enigmatico silenzio. Non aveva aperto bocca per nessuna ragione, nemmeno per bere o mangiare, e il suo viso era rimasto una maschera di indecifrabile neutralità, tranne che in qualche fugace momento in cui non visto da nessun altro, rivolgeva a Merlin un sorriso sghembo, al contempo molle e tanto tagliente quanto nessuno mai il giovane mago avesse visto. C’era qualcosa dietro a quei lineamenti quasi angelici, sotto a quella folta chioma dorata e a quegli occhi chiari e vibranti, che lo inquietava in un modo che lo metteva a disagio anche ad ammetterlo a sé stesso. Qualcosa di cui però Arthur non sembrava essersi accorto minimamente, forse troppo orgoglioso di essere riuscito a compiere una missione tanto importante e liberare il suo popolo da una così grande minaccia.

Merlin aveva tentato di parlare al principe, gli aveva esposto le sue preoccupazioni, e per tutta risposta si era sentito dare della femminuccia per l’ennesima volta. Arthur lo aveva liquidato con un veloce gesto della mano e lo aveva altrettanto rapidamente spedito ad occuparsi dei cavalli, mentre lui e i cavalieri avevano condotto lo stregone prima davanti al re, e poi nelle segrete in attesa di essere giustiziato.

Quella notte, Merlin aveva faticato a chiudere occhio, oppresso dal continuo pensiero dello stregone rinchiuso in una cella che temeva non fosse in grado di contenere il suo potere. Quando finalmente un sonno inquieto era riuscito ad avvolgerlo, ad una indistinta nebbia di sonno, si sostituì una visione così nitida che il mago non avrebbe saputo dire se si fosse trattato solo di una sua fantasia o se fosse realmente accaduto. Keeran era proprio nella sua stanza, avvolto nel suo lungo mantello blu notte, sotto al quale si intravedevano i preziosi ricami argentei della sua tunica. Merlin era scattato fuori dal letto, protendendo un braccio, pronto a difendersi in caso di attacco. Lo stregone invece aveva piegato un angolo della bocca in un sorriso compiaciuto.

“Finalmente possiamo presentarci come si conviene, Emrys. È stato tutto piuttosto affollato dopo la mia cattura. Aspettavo l’occasione di passare del tempo da solo con te.” Esordì Keeran con voce voluttuosa. Sembrò accarezzare le parole in un modo che fece arricciare la pelle a Merlin, mettendolo ancor di più sulla difensiva.

“Come sai il mio nome?” gli rispose.

“Tutto qui?” Inarcò un sopracciglio divertito. “ ‘come sai il mio nome’!? Tutti sanno il tuo nome… Beh, a parte i bietoloni che abitano questo castello, primo tra tutti il tuo principino dorato… Sul serio, Emrys, questa è la migliore domanda che ti viene in mente? Se così fosse, sarei davvero deluso.” Continuò con una smorfia che Merlin non seppe bene come codificare.

“Che cosa vuoi da me? Sei venuto qui per eliminarmi?” sibilò Merlin tagliente.

Keeran quasi scoppiò a ridere: “Eliminarti? Cielo, no! Quello sarebbe ciò che io chiamo un enorme spreco di risorse. No, mio caro, sono qui per proporti qualcosa di molto più interessante.”

“Non c’è nulla che tu abbia che io potrei mai volere.”

Lo stregone si portò teatralmente una mano al petto, assumendo un’aria dispiaciuta: “Oh, così ferisci i miei sentimenti, giovane Emrys… Fortunatamente, ho un ego abbastanza solido da non cadere implorante ai tuoi piedi in questo esatto momento.” lo derise.

Quando vide la collera iniziare a montare sul volto di Merlin, gli sorrise ancora in quel modo compiaciuto e continuò: “Vedo la tua furia trattenuta. Il tuo tormento nell’essere costretto a tenere segreto un così straordinario potere. Ti guardo Emrys, e vedo tutta la tua grandezza. Sai anche tu quanto essa non verrà mai riconosciuta a Camelot. Ti caccerebbero come se fossi un mostro, quando in realtà sei una delle creature più incredibili che abbiano mai solcato questo mondo… Non deve essere per forza così. Lascia andare il tuo potere, lascia che ti domini completamente, impara a vivere in esso…. Vieni con me, Emrys, ed insieme saremo la più grande forza che l’universo abbia mai visto. I nostri poteri congiunti non avranno limite.”

“Cosa stai dicendo?” Merlin non sapeva se credere alle proprie orecchie.

“Ti sto offrendo il potere. Ti sto porgendo la chiave della grandezza, Merlin. Non hai che da venir via con me.”

“Tu sei solo un pazzo furioso. Un omicida consumato dall’odio e accecato dalla sete di potere. Non avrei nulla da spartire con te.” Gli sputò contro il giovane mago, immobile, con tutto il corpo in tensione, la magia vibrante pronta a scattare. “In più, sei prigioniero. Domani salirai sul rogo, e questa tua follia avrà fine.”

Un’altra risata irriverente. “Come dici tu, sommo e sapiente Emrys… Immaginavo saresti stato un osso duro. Ti fa onore, d’altronde, hai una certa reputazione ormai. In ogni caso, hai ancora tempo per valutare la mia offerta. Ma stai attento, perché ogni azione ha delle conseguenze, pondera le tue con cautela.”

Nello stesso momento in cui Keeran si dissolse nel nulla, Merlin si svegliò, scattando a sedere nel letto, ancora più confuso su quanto fosse realmente accaduto.

*****

Keeran fissava tutti con la stessa distaccata ed immobile impudenza, camminava a testa alta verso la pira, muovendosi quasi sinuoso, come se i ceppi che portava non fossero che un futile ornamento alla sua persona, come se le catene che gli legavano i polsi non lo sfiorassero nemmeno.

Al giovane mago non sfuggì il luccichio che gli attraversò le iridi ghiacciate quando i suoi occhi si posarono su Arthur, e il solito sogghigno compiaciuto che invece gli comparve sulle labbra quando spostò lo sguardo su Merlin, alle spalle del principe.

Non appena lo stregone li ebbe superati, scortato dalle guardie, il moro si sporse in avanti: “Questa situazione non mi convince.” Sussurrò all’orecchio del principe.

Arthur alzò gli occhi al cielo con fare esasperato, voltandosi quel tanto che bastò per incontrare gli occhi del suo servitore: “C’è mai qualcosa che vada bene, Merlin?”

“Sono serio.” Replicò il mago.

“Ed io sono stufo.”

“Arthur! Insomma, non ti sembra che si sia qualcosa di sbagliato qua? Guardalo!” disse facendo un cenno del capo alla volta di Keeran.

Il principe sollevò le sopracciglia: “Non pensavo ti mettessi a difendere uno stregone pluriomicida!”

“No, non capisci!” scosse il capo: “Voglio dire, guarda il suo atteggiamento. A me sembra tanto che Keeran sia l’unico a voler essere qui.” Arthur sembrò riflettere, interdetto. “Quanti condannati a morte hai visto? Quanti di loro avevano quel sorriso? Lo sguardo di chi si trova esattamente dove vorrebbe essere.”

Arthur parve considerare la possibilità per qualche istante, poi scosse il capo come per voler scacciare quel pensiero. “Piantala di cercare di influenzarmi con le tue fisime e le tue elucubrazioni.”

“Ma non sono…”

“Merlin, mi faresti un enorme favore a tacere. Fino a quando questa storia non sarà finita e quella pira spenta, tieni la tua boccaccia chiusa.” Tagliò corto Arthur, tornando a dare le spalle al mago.

Quando le guardie ebbero legato lo stregone all’alto palo al centro della pira, Uther dalla balconata reale pronunciò la sentenza, che Keeran parve ascoltare quasi distrattamente. Poi diede l’ordine, ed uno dei cavalieri appiccò il fuoco alla pira con una torcia.

Le fiamme divamparono velocemente sul legno secco e cosparso d’olio. Il rogo crebbe in forza, illuminando in modo innaturale il cortile ancora immerso nell’ombra del primo mattino. Il fuoco danzava in forme scomposte attorno alla figura di Keeran. Merlin si accorse con raccapriccio che il sorriso non aveva ancora abbandonato il volto dello stregone, nonostante a quel punto il calore avrebbe già dovuto essere insopportabile per qualsiasi uomo.

“Arthur…” emise in un sussulto, ma il principe si era già voltato a cercare il suo sguardo, un’espressione tanto sgomenta quanto la sua a oscurargli il viso. Non ebbero bisogno di dire altro, capirono al volo che qualcosa non quadrava.

Un attimo dopo, un lampo squarciò il cielo, seguito da un terrificante rombo di tuono. Nubi livide di tempesta si radunarono dal nulla sul cortile del castello, reclamate in tutta la loro potenza da un bagliore dorato negli occhi di Keeran. Un altro fulmine si scaricò a terra esattamente sul palo del rogo in fiamme, con l’unico effetto di liberare lo stregone dai ceppi con una risata ampiamente gustata. Non passò un altro secondo che la pioggia iniziò a cadere fitta e implacabile, domando il fuoco del rogo, che fu costretto a ritirarsi sempre più sotto l’effetto di quella potente magia, fino ad estinguersi del tutto in un fumo scuro e malato.

Il sorriso sghembo che Keeran rivolse a Merlin gli fece accapponare la pelle sotto gli indumenti fradici. Poi, lo stregone si voltò verso re Uther e i rappresentanti della corte. “Miei signori, vi ringrazio per lo spettacolo… e diciamo, per l’opportunità.” E con un inchino studiato si smaterializzò, proprio come Merlin lo aveva visto fare in sogno.

Il panico e lo sgomento invasero la corte. Uther gridava ordini sconnessi dall’alto della balconata in preda alla furia, mentre Arthur cercava di raccogliere i cavalieri per mandarli alla ricerca del fuggitivo.

Merlin era come pietrificato in mezzo al cortile, la mente rimasta fissa sulle ultime parole di Keeran, interrogandosi su cosa significassero, anche alla luce del loro colloquio della notte precedente, ormai convinto che non si fosse trattato di un semplice sogno.

“Merlin! Muoviti!” gli urlò Arthur strattonandolo per la tunica e costringendolo a seguirlo all’interno della fortezza.

                                                                                                                                                          *****
“Vai a prendere le carte sulle quali abbiamo segnato i campi druidi conosciuti, dobbiamo trovare quella gente e vedere se loro sanno qualcosa in più.” Il principe istruì Merlin mentre varcavano la soglia degli appartamenti dell’erede al trono.

“Come pensi di riuscire a riprenderlo?” domandò Merlin più seccamente di quanto avrebbe voluto.

Arthur si girò a guardarlo con un’occhiata truce, che voleva invece nascondere un timore tutt’altro che infondato. “Non lo so, ma ci dobbiamo provare. Cosa pretendi che faccia!? Che me ne stia semplicemente qui, accettando che uno dei nemici più pericolosi che abbiamo se la sia svignata tranquillamente sotto i baffi di tutto l’esercito di Camelot?”

“Ben trovati, miei signori.” Lo interruppe una voce suadente dall’altro lato della stanza.

Comodamente seduto allo scrittoio del principe, Keeran sedeva a gambe incrociate, giocherellando distrattamente con una bianchissima piuma d’oca, proprio quella che Merlin aveva regalato ad Arthur per il suo ultimo compleanno. I due ragazzi si irrigidirono immediatamente, e non appena il principe realizzò di chi si trattava, istintivamente spinse Merlin dietro di sé e sguainò la spada.

“Come sei violento, principe Arthur. Non serve agitarsi tanto.” Disse l’uomo dalla lunga chioma bionda.

“Cosa ci fai qua, stregone?” sibilò il cavaliere.

Keeran si finse stupito: “Mi volevi bruciare sul rogo!... è logico supporre che ora io mostri un certo, come dire, risentimento nei tuoi confronti… non è così che funziona? O sbaglio?” di nuovo quel ghigno irriverente.

“Ma non è strettamente questo il motivo, non è vero, Keeran?” si inserì Merlin con grande sorpresa di Arthur.

“Hai riflettuto quindi sulla mia proposta, Emrys?”

“Quale proposta? Chi è Emrys? Merlin, che sta succedendo?” esclamò Arthur tutto d’un fiato.

Merlin non rispose.

Un sorriso ancora più ampio distorse il volto dello stregone. “Oh, proprio come immaginavo. Non sa niente. Beh, molto bravo, devo ammetterlo.”

“Tu sei pazzo.” Ringhiò a denti stretti Merlin, deciso a non dire una parola di più.

Keeran sospirò: “Così mi facilitate solo il gioco. Perché vi ostinate tutti ad essere così ingenui? Ora non vi posso permettere di lasciare semplicemente le cose così come sono. Ho anche io una certa reputazione da mantenere... Ti pentirai di questa scelta Emrys, e mi implorerai di prenderti con me prima della fine, ma nel frattempo intendo divertirmi. Vedrai cosa accadrà a questa terra, alla sua gente. Vedrai la mia furia abbattersi sui tuoi amici, sul tuo protettore, ma il primo assaggio lo avrai sul tuo principe.”

Merlin vide i suoi occhi tingersi d’oro, e prima di riuscire a pensare ad una via di fuga, vide piccole scintille di lampi nascere dal palmo della mano di Keeran. Un istante dopo, stava scagliando un potente incantesimo contro Arthur.

Il giovane mago non pensò, non esitò nemmeno per un attimo, si gettò davanti ad Arthur, protendendo le braccia contro la scarica di fulmini e bloccandola con un incantesimo di scudo che urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, sentendo la magia liberarsi fiera attraverso i suoi occhi incendiati d’oro.

Keeran cessò immediatamente l’attacco, allargando le braccia come per volersi scusare, poi si lasciò andare in una risata sguaiata. “Ops.” Disse beffardo, appena prima di scomparire avvolgendosi nel suo mantello scuro.

Solo in quel momento Merlin si concesse di realizzare cosa fosse effettivamente accaduto. Un dolore sordo sembrò colpirlo allo sterno non appena la forza della magia lo lasciò. Si gelò sul posto, voltandosi con una lentezza estenuante, terrorizzato di scoprire che cosa avrebbe letto sul viso di Arthur quando avesse osato guardarlo.

Gli sembrò volerci un’eternità per trovare il coraggio di alzare gli occhi sull’amico, il tempo, come il sangue nelle sue vene, sembrava essersi congelato orribilmente. Quando lo fece, quello che vide gli aprì una vera e propria crepa al centro del petto.

Arthur era immobile esattamente come lui, il fiato mozzato in maniera quasi innaturale, la spada ancora stretta in mano con una presa spasmodica, lo fissava con uno sguardo orripilato. Merlin realizzò che non avrebbe mai più dimenticato quella sfumatura totalmente nuova nell’azzurro degli occhi di Arthur: vi lesse rabbia, sgomento, paura, accusa, l’ombra del tradimento.

Gli ci volle una forza immane per riuscite ad articolare quelle due uniche sillabe: “Ar… Ar thur…”

Una furia ceca saettò sul volto del principe, che per riflesso alzò la spada verso Merlin: “Tu!?”

“Lascia che ti spieghi… io…”

“Tu! Tu… Tu non puoi essere…! Non ci posso credere.” Gli ringhiò contro.

“Sì, sono un mago. Ma uso la mia magia solo per te, Arthur:”

“Non mi interessa! Per tutto questo tempo! Tu mi hai mentito e tradito per tutto questo tempo! Tu…” Arthur era sconvolto, quasi più di Merlin. “Basta. Togliti dalla mia vista.”

“No, Arthur, aspetta…” il mago sentiva le lacrime trattenute iniziare a pungere dietro le palpebre.

“Vattene via!” gli urlò il principe livido d’ira, puntandogli ancora una volta la lama contro come minaccia.

Merlin non ce la fece più a resistere, e corse via. Lontano, sbattendosi dietro la porta delle stanze reali e lasciando correre le lacrime libere lungo le guance, consapevole di aver rovinato ciò che aveva di più caro al mondo.

Arthur non avrebbe saputo dire con certezza quanto tempo trascorse ancora immobile al centro dei suoi appartamenti dopo aver lasciato cadere la spada a terra, ed aver ascoltato nella propria testa l’eco del clangore metallico che aveva prodotto finendo sul pavimento di pietra.

Non avrebbe nemmeno potuto stabilire con esattezza quali pensieri avessero veramente attraversato la sua mente in quel turbine di emozioni contrastanti che l’aveva lasciato stordito e incapace di reagire.

Merlin, il suo servitore idiota, il suo saggio amico, era un mago. Gli aveva mentito dal primo giorno in cui si erano incontrati. Era come se le fondamenta di tutte le sue certezze si fossero improvvisamente sgretolate sotto il suo sguardo. Avrebbe dovuto consegnarlo a suo padre in quanto stregone e traditore, e se solo avesse ascoltato quella rabbia cieca che ora gli divorava lo stomaco, lo avrebbe fatto. Ma come avrebbe potuto? Si trattava di Merlin, non di qualsiasi altra persona. Come avrebbe mai potuto fargli del male? Come aveva però potuto Merlin fare tanto male a lui? Perché gli aveva nascosto una cosa del genere, tradendo la sua fiducia?

Fu in quel momento però che Arthur realizzò come aveva appena reagito, come lo aveva allontanato bruscamente senza nemmeno ascoltarlo. Ecco perché Merlin non gli aveva mai detto nulla. Fu un miracolo che le ginocchia lo sorressero quando si sentì letteralmente schiacciato dal peso del suo errore madornale.

Senza rimanere a riflettervi un secondo di più, si fiondò di corsa oltre la pesante porta di legno, alla ricerca dell’amico.

Dopo aver corso in lungo e in largo, perlustrando ogni nicchia del catello in cui sapeva che il suo servo si nascondeva quando voleva evitare di svolgere qualche mansione particolarmente ingrata, senza però alcun successo, si scontrò con Morgana e Gwen.

“Arthur! Che modi!” lo rimproverò stizzita Morgana, spingendolo via dopo che il biondo le era praticamente piombato addosso.

“Avete visto Merlin?” chiese senza fiato, senza disturbarsi a scusarsi.

La ragazza stava per rispondergli per le rime, facendogli notare la sua mancanza di educazione, quando però si accorse dello sguardo preoccupato, anzi, terrorizzato del principe: “Arthur, è successo qualcosa?”

“Rispondi solo: sì o no!” Morgana sgranò gli occhi, non capendo a cosa fosse dovuto quello strano comportamento.

Gwen intervenne in suo aiuto: “No, non l’abbiamo visto. Cosa gli è accaduto?”

Arthur guardò la ragazza con uno sguardo a metà tra l’implorante e il deluso: “Se lo trovate, ditegli che gli devo parlare, vi prego.”

Guinevere annuì con quel suo sorriso rassicurante, ed Arthur sfrecciò via, oltrepassandole senza aspettare che articolassero una vera risposta.

*****

“Gaius!” Gridò il principe varcando di gran carriera la soglia dell’alloggio del medico di corte.

Il vecchio lo guardò accigliato dal fondo della stanza. “Sire.”

“Gaius! Dimmi che Merlin è qui.” Disse Arthur col fiatone.

“No, mio signore. Pensavo fosse con voi.”

Arthur serrò le palpebre e si morse il labbro inferiore: “Quindi non sai nemmeno dove sia andato.” Sospirò poi, abbattuto.

L’anziano medico si allarmò: “Cosa gli è successo? Avete scoperto qualcosa su Keeran?”

“Era nelle mie stanze. Ci ha attaccato.” Gaius fece per aprir bocca, sorpreso, ma Arthur non lo lasciò parlare: “Tu lo sapevi, non è vero? Che Merlin è un mago.” Il cerusico rimase letteralmente senza parole.

Arthur sospirò come sconfitto, lasciandosi cadere seduto sui pochi scalini vicino all’ingresso, prendendosi la testa tra le mani. “E certo, come poteva non dirtelo. Sei come un padre per lui, di te si fida ciecamente. Sono io che ho sbagliato tutto con lui, e l’unico risultato è stato che Merlin mi ha tradito e mentito per tutto questo tempo.”

“Merlin si fida di voi, Sire, non dovete pensarlo neanche. Vi affiderebbe la sua stessa vita.” Disse avvicinandosi al giovane ed accovacciandosi accanto a lui con fare paterno. “Se vi ha mentito, lo ha fatto solo per proteggervi e per proteggersi dalle leggi contro la stregoneria. Conosco Merlin come un figlio, e non vi ha mai tradito in alcun modo.”

Arthur alzò il capo, fissando il suoi occhi lucidi in quelli di Gaius. “Sì, ma lui… Non avrebbe dovuto, lui…” incespicò sulle parole e si morse ancora un labbro.

“Capisco che ora siate arrabbiato. Ma pensate a Merlin, a tutto ciò che ha sempre fatto per voi e insieme a voi. Pensate veramente che potrebbe farvi del male?”

“Non lo so.. no..”

“Sapete cosa mi piace di lui? Che non si aspetta mai una lode. Tutto quello che fa lo fa per il gusto di farlo. Lo fa per voi Arthur, non so se vi rendete conto di quanto voi significate per Merlin.”

Lo sentì netto e doloroso. Un colpo dritto alla bocca dello stomaco che si chiudeva a pugno. E in quel momento Arthur si diede dello stupido. Come aveva potuto pensare anche solo per un momento di buttare all’aria tutto ciò che lui e Merlin avevano costruito in quegli anni passati insieme?

“Devo trovarlo, Gaius. L’ho cacciato via, ma devo assolutamente ritrovarlo… Non hai idea di dove possa essere andato?”

“Per quanto ne sappiamo potrebbe già anche essere fuori Camelot.” Rifletté il vecchio medico.

“Non penso. Non se ne andrebbe mai senza salutarti Gaius, sei la sua famiglia.”

Dopo un attimo di silenzio, l’anziano scosse la testa: “Ho capito dove si può essere nascosto. Anche se spererei che non lo avesse fatto.”

*****

I suoi passi risuonavano sulla pietra umida della galleria. In tutta la sua vita, non era mai stato in quella parte del castello, nemmeno quando il grande drago si era misteriosamente liberato e aveva incendiato la città.

La caverna era buia, fredda e umida, l’aria immobile e pesante. Notò sparsi a terra i detriti di una frana, evidentemente recente, anche se non riusciva a capire cosa potesse averla provocata.

“Merlin…” provò a chiamare Arthur. La sua voce riecheggiò nell’oscurità, ma non vi fu alcuna risposta. Lo chiamò ancora due, tre volte senza che null’altro che l’eco della sua stessa voce smuovesse l’aria.

Stava per andarsene, quando lo scorse. Tra i massi e i detriti staccatisi dal soffitto della grotta, rannicchiato su se stesso in un angolo, Merlin tremava visibilmente, cercando di passare inosservato.

Arthur si precipitò da lui, inginocchiandoglisi accanto. “Merlin!” lo chiamò cercando di riscuoterlo.

Il mago non alzò il capo, non lo guardò in alcun modo, raccolse ancora maggiormente le ginocchia contro il petto. “Arthur, lasciami.” Anche la sua voce tremava.

“Merlin, guardami.”

“No, tu non capisci. Allontanati da me.”

Fu allora che Arthur si accorse che qualcosa non andava nel suo tremore quasi febbricitante, nella sua ostinazione a tenere il capo seppellito tra le mani. “Cosa ti succede? Merlin, cosa c’è?” chiese allarmato.

“Sono fuori controllo. La mia magia è fuori controllo. Vattene Arthur, lo dico per il tuo bene. Non so cosa potrebbe fare.”

Arthur guardò i detriti attorno a loro. “Sei stato tu a fare questo.”

Il mago annuì in silenzio.

“Merlin, ti prego, guardami.” Gli disse Arthur quasi dolcemente, facendo una leggera pressione sulle sue braccia.

Il moro lentamente sollevò il capo, mostrando al principe le sue iridi dorate, vibranti di una luce liquida e mutevole, incorniciate dalle lunghe ciglia scure bagnate di pianto. Le sue mani tremanti emettevano dai palmi una strana luminescenza perlacea.

Arthur aprì e chiuse la bocca senza sapere cosa dire né cosa fare. “Cosa…?” riuscì a dire solamente alla fine.

“Credo sia a causa dello scontro con Keeran. La sua magia è potente, Arthur. Forse più della mia. Lo abbiamo sottovalutato. Non so cosa mi stia succedendo… Lasciami, non voglio che ti faccia del male.”

“No, io non ti lascio. Non mi hai mai fatto del male, e non succederà ora.” Merlin lo fissò con uno sguardo indecifrabile, smarrito e tremendamente bello. Il labbro inferiore gli tremò senza che riuscisse a controllarlo.

“Perdonami.” Sussurrò il mago con voce spezzata, abbassando nuovamente gli occhi.

“No.” Arthur gli prese il volto tra le mani, invitandolo a rialzare lo sguardo su di sé, e asciugandogli le guance rigate di lacrime coi pollici. “No, Merlin. Mi dispiace di averti attaccato in quel modo. Ma ora devi reagire. So che puoi controllarla.”

Merlin provò a sottrarsi da quel contatto, spaventato di cosa sarebbe potuto accadere se la magia gli fosse sfuggita di nuovo di mano. Il principe non si lasciò intimidire, anzi, si protese ancor di più verso l’amico, fino a toccare la sua fronte con la propria. “Controllala, ora. Merlin, sono qui. Fallo per me.” Gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi dorati da quella distanza irrisoria. Il mago annuì lievemente, serrando gli occhi e le labbra in un grande sforzo di concentrazione.

Arthur rimase a fissarlo senza fiatare. Quando il mago riaprì le palpebre, le sue iridi erano ritornate del loro caratteristico blu zaffiro, che in quel momento, a quella distanza, fece perdere un paio di battiti al cuore del biondo.

“Grazie.” Disse semplicemente Merlin in un sospiro.

Fu allora che Arthur non ce la fece più a resistere, senza riflettere, senza nemmeno pensare di esitare, lo baciò. Trovò le sue labbra salate di pianto e le coprì con le sue in un contatto morbido, dolce e disperato insieme. Sospirarono entrambi, lasciando andare la tensione e trovando conforto l’uno nell’altro. Si separarono lentamente, come per darsi il tempo di realizzare cosa fosse davvero accaduto, come se avessero paura di rompere qualcosa nel lasciare quel contatto.

“Arthur… quindi… non mi odi?” chiese quasi timidamente. Mai nessuna domanda era parsa tanto stupida alle orecchie del principe.

Il biondo sentì un sorriso appena accennato affiorargli sulle labbra. “Oh, vorrei poterti odiare, sarebbe tutto così facile. Ma non mi è possibile. Io non potrò mai odiarti, idiota. Qualsiasi cosa accada.”

Merlin lasciò andare un sospiro con una risata, ed Arthur lo percepì rilassarsi sotto le sue mani.

“Bada bene, sono ancora arrabbiato con te. Per avermelo tenuto nascosto per tutto questo tempo, sono ancora tremendamente, assolutamente infuriato con te… Non riesco a decidermi se vorrei tirarti un pugno sul naso, o se baciarti di nuovo.”

Merlin sorrise veramente per la prima volta. “Posso permettermi di darti un suggerimento?”

Gli si avvicinò di nuovo piano, chiedendo il permesso in punta di piedi. Fu Arthur alla fine a riagganciare le loro bocche in un bacio che aveva il sapore di una nuova consapevolezza. Le labbra piene e calde di Merlin si mossero invitanti, consentendo ad Arthur di approfondire il bacio. Danzarono insieme languidamente, scoprendo la dolcezza del loro sapore mescolato insieme, unito ai loro respiri spezzati.

Non si separarono veramente, le loro labbra rimasero per un lunghissimo istante accostate le una sulle altre sfiorandosi appena, respirando insieme per catturare il profumo stesso di quel momento. Sorrisero, senza bisogno di dire nulla, senza riuscire a capire bene se più per imbarazzo o felicità.

Merlin fu il primo a scostarsi, solo per posare le mani ai lati della nuca di Arthur, attirandolo verso di sé fino a deporgli sulla fronte un bacio leggero che sapeva di gratitudine, di tenerezza e di devozione.

“Speravo che avresti capito, alla fine.” Gli sussurrò poi.

“Non pensare di cavartela con così poco.” Ribatté Arthur con un ghigno furbo. “Dovrai lucidare tutte le armi dell’armeria, tre volte almeno.”

Merlin lo guardò con un sorriso che aveva dello sconfortato.

“Ma potrai usare la magia.” Aggiunse subito dopo il principe.

“Oh.”

Arthur sorrise alla splendida espressione sorpresa e disorientata che attraversò il volto dell’altro. Poi però si fece nuovamente serio. “Non subito, però. Ora abbiamo uno stregone sputa fulmini di cui occuparci.”

 

 

  
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