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Autore: ShanHoward    28/02/2015    1 recensioni
Seguito di My Unintended...Era trascorso poco più di un anno dagli ultimi eventi narrati. Nuove esperienze, nuove risate, nuovi colpi di scena e chi più e ha più ne metta...Cosa succederà ai nostri personaggi? Per scoprirlo vi basti cliccare e leggere!!!
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuovo capitolo tutto per voi...ringrazio le mie due recensitrici che adoro da morire!!! Ho scelto questo titolo perchè il silenzio in alcune parti di questo capitolo la fa da padrone... buona lettura, e recensite pleasee!!! 
Cheers <3 



Just break the silence

 
 
Quella notte dormii il più scomodamente possibile su quel divano, ma l’idea che Matt non era arrabbiato con me, mi diede modo di riuscire a sopportare il braccio addormentato, il collo indolenzito e le spalle doloranti. Ero felice del fatto che ogni cosa fosse al suo posto e che nessun equilibrio fosse stato alterato. Non ero pronta all’idea di poter perdere Matt, ed il solo pensiero mi innervosiva seriamente.
 
Dom scese le scale per andare ad aprire, poiché il campanello stava suonando.
Aprì la porta con un leggero sbadiglio a Tom che lo salutò sorridente, con uno zainetto in mano ed un portatile nell’altra. Si accomodò su uno degli sgabelli della penisola, togliendosi la giacca, mentre Dom si diresse verso il divano. Vi si inginocchiò difronte spostando un poco la coperta e scuotendoci leggermente.

 
“Dormiglioni, è ora di alzarsi!” esclamò

 
Ci stiracchiammo lentamente e tentai di scavalcare Matt con l’aiuto di Dom; lo seguii ancora mezza addormentata e salutando Tom con un cenno della mano.
Dopodiché mi misi dietro ai fornelli pensando ad un qualunque tipo di colazione da preparare.
Alla fine, io e Dom, optammo per dei pancakes per tutti quanti, assecondando il sorriso di Tom che stava già imboccando la via del bagno mentre si leccava i baffi.

 
Matt, intanto, apriva gli occhi cercando di focalizzare al meglio dove si trovasse e per quale motivo si sentisse ancora stanco nonostante la sua insonnia.
Ricordò ogni cosa per filo e per segno, dalle parole di suo padre alla piccola scenata di pianto che mi riguardava.
All’improvviso ricordò anche che di lì a poco sarebbero dovuti partire per un live ed incontrare un paio di giornalisti e di organizzatori di eventi.
Perciò, seguendo l’odore di pancakes e le voci di me e Dom, ritenne opportuno alzarsi e prepararsi psicologicamente a quella lunga giornata.
Nel medesimo istante in cui Matt era in piedi e stava ripiegando la coperta, Tom uscì dal bagno e gli si affiancò curioso.

 
“Allora” … “dormi con lei adesso?” disse dandogli una leggera spallata
“No, tranquillo. È successo una specie di casino con mio padre ieri, sono volati dei bei paroloni pesanti e sai come è fatto. L’ha stuzzicata fino allo stremo e lei gli ha urlato contro difendendo tutto e tutti, rimettendolo al suo posto. Poi sono tornato qui, dopo averlo portato in aeroporto, ed è scoppiata a piangere credendo che ce l’avessi con lei. Ci siamo semplicemente addormentati” rispose calmo
“Dovrei crederti, Bellamy?” sorrise prendendolo in giro
“Certo, idiota! Amo mia moglie, ci mancherebbe. Lei è come uno di quei peluche a cui i bambini si affezionano e dai quali non riescono a staccarsi. Non riesco a farne a meno, la adoro. Ma ciò non toglie che amo sua sorella” rispose
“Mmmh, ok. Non riferirò nulla a Dom” finì di stuzzicarlo
“Piantala!” rise “è stato Dom a dirmi di tornare, brutto cretino!”

 
Intanto Dom stava distribuendo della panna ai lati della montagna di pancakes che io poggiavo sui quattro piatti, quasi come uno chef. Ne prelevò un pochino dal suo piatto e me la spalmò dritta sul naso, deridendomi. Io, gli diedi un’innocente gomitata fra le costole in segno di avvertimento, seguita da una linguaccia. Dopo un tentativo di solletico in cui persi l’equilibrio e fui sorretta dal braccio di Dom, mi voltai per guardarlo in secondo. Lui mi guardò di riflesso per altri dieci secondi fin quando mi sorrise baciandomi il naso, portando via con sé ciò che rimaneva della panna.

 
Matt e Tom erano rimasti lì impalati rimirando la scena dall’inizio, consci che probabilmente noi avessimo la testa da tutt’altra parte e che forse aveva dimenticato la loro presenza.
Poi Matt alzò un braccio nella nostra direzione indicandoci e sorridendo a Tom.

 
“Se anche l’amassi, e non è così, non avrei scampo”

 
Si soffermò un attimo e poi aggiunse orgoglioso…

 
“Voglio dire: guardali! Nessuno riuscirebbe a competere con un amore come quello…”

 
Tom, osservandoci, fece un cenno di assenso confermando quanto Matt aveva appena affermato.
Dopodiché terminammo la nostra colazione fra risate e battute varie, prima che i ragazzi uscissero di casa.

 

 
 
Atterrarono diverse ore più tardi ed ancora leggermente addormentati. 
Salirono tutti e cinque sull’auto che li avrebbe portati alla piccola arena che avrebbe ospitato il loro live per un numero limitato di persone.
Una volta sistemato il tutto, Matt, Chris e Dom, vennero scortati in una sala a parte nella quale avrebbero incontrato alcuni giornalisti che stavano smaniando per una breve intervista riguardo la realizzazione del nuovo album.
Al termine della raffica di domande alle quali Matt si sbizzarrì nel rispondere nelle maniere più strane, ebbero appena il tempo di un pranzo veloce. Dom estrasse il suo Iphone dalla giacca, toccò l’icona e rispose alla videochiamata che ben presto riempì il camerino di rumori e parole.

 
“Ciao Rockstar, come te la passi?” esordii salutandolo
“Ciao piccola, tutto bene. Stavamo pranzando” sorrise
“Vi ho chiamati anche perché ritengo che dovreste insegnare a Will che le cose che gli avete regalato non si usano in quel modo” dissi ridendo

 
Spostai la visuale del telefono sul bambino biondo con gli occhi verdi che seduto a terra, agitava una drumstick di plastica cercando di suonare la chitarra finta che aveva vicino e che poco dopo, tentò di alzarsi in piedi aiutandosi con il divano.
Intanto Dom aveva radunato i suoi amici, che parteciparono con delle sonore risa.

 
“Will, tesoro!” lo chiamai io sedendogli vicino
 

Lui si voltò verso di me sorridendo.

 
“Fai ciao ciao a tutti!”

 
Lui aprì e chiuse la manina con il mio aiuto, non capendo a chi mi stessi riferendo.
Finché non lo aiutai a focalizzare il telefono che tenevo in mano.

 
“Saluta tesoro…di ciao a zio Chris, a zio Bells e a papà!” esclamai

 
Di riflesso, tornò a sedersi a terra per giocare ignorandoci tutti platealmente.

 
“Scusa tesoro, credo che fra qualche minuto devo andare” disse dispiaciuto Dom
“Oh, non preoccuparti. Volevo solo vedervi. Ciao ciao ragazzi…vi adoro!” esclamai

 
Mi arrivò un insieme confuso di saluti tutti all’unisono.

 
“Ciao Bambolina!”
“Ciao tesoro”
“Ciao stellina!” disse Matt trangugiando una banana
“Ciao ragazzi. Buona fortuna!” conclusi con un sorriso

 
Proprio mentre stavo per terminare la videochiamata, una vocina interruppe il lasso di breve silenzio.

 
“Pa-pà”

 
Ci fu quasi un attimo di panico nel quale tutti eravamo molto più che spiazzati.
Restammo in attesa, quasi trattenendo il respiro mentre io mi voltavo verso William che aveva ripreso a cercare di suonare la chitarra con le bacchette.
Evidentemente si sentì osservato e perciò alzò lo sguardo su di me.

 
“Boom-boom-boom…papà”

 
Scoppiai nella risata più emozionante che avessi potuto fare fino a quel momento.
La sua prima parola che avesse un senso, rimbombava ancora nella mia testa.
Mi voltai lentamente cercando di ricompormi e non sembrare una ragazza che non faceva altro che piangere; ma i volti che mi restituì il cellulare, ritraevano tre uomini sorridenti di gioia, e tutti e tre avevano gli occhi lucidi.
Il silenzio che era tornato a regnare fu interrotto dalla voce di Tom che li chiamava per andare al sound check. Così la telefonata  si interruppe di colpo e fummo costretti a salutarci nel modo più veloce possibile.

 


 
Più tardi, a notte inoltrata, Matt e Dom rincasarono senza produrre rumore alcuno.  
Salirono le scale, si salutarono e si divisero. Dal tonfo sordo che udì Dom cinque secondi dopo, intuì che probabilmente Matt aveva deciso di crollare completamente vestito sul letto senza preoccuparsi di fare una doccia.
Sorrise all’immagine di Matt che crollava a peso morto diventando un tutt’uno con il letto sottostante.
Aprì lentamente la porta della camera trovando le piccole abat-jour ai lato del letto che illuminavano la stanza calda ed accogliente; tolse la giacca di pelle e la poggiò sul bracciolo della poltrona vicino la finestra. Si avvicinò ad un lato del letto e lasciò un bacio sui miei capelli, mentre ero intenta a leggere.

 
“Bimba…ti avevo detto di non aspettarmi alzata” disse
“Volevo farlo” sorrisi “e poi devo farti leggere una cosa”
“Ok, va bene” affermò
“Puoi concedermi prima qualche minuto per fare una doccia?” aggiunse poi
“Ma certo” affermai
“Grazie! Torno subito, promesso!”

 
Spuntò fuori dal bagno esattamente dieci minuti dopo, con il viso e la mente molto più scarichi e rilassati di prima. Fece un respiro profondo sedendosi sul letto difronte a me; mi tolse il libro dalle mani ed attese.
Mi alzai dal letto per andare a prendere un foglio allocato all’interno della mia borsa; mi piazzai in piedi davanti a lui, presi un respiro profondo e glielo porsi.

 
“Non so come la prenderai” ammisi un po’ preoccupata

 
Corrugò le sopracciglia non appena lesse l’intestazione della pagina, recante il logo ed il nome del St. Thomas Hospital.
Chiuse poi gli occhi interrompendo la lettura, per poi prendermi la mano e fissarmi pieno di preoccupazione. La strinse forte avvicinandola al viso per baciarne il palmo.

 
“Ti prego” disse “dimmi che non hai contratto qualche brutta malattia”

 
Non attese alcun tipo di risposta da parte mia, decidendo di rialzare il foglio e leggere velocemente ciò che esso conteneva. 
Le sopracciglia si incontravano e distanziavano in una lotta incredibile, con quegli occhi grigio-verde che divoravano parola dopo parola per arrivare il più in fretta possibile al succo della questione e cercare di mettersi l’anima in pace ed affrontare la spiacevole notizia che stava per ricevere.  
Scorse le ultime righe  con l’attenzione e la scrupolosità di un agente della omicidi che cerca l’indizio per risolvere il caso della sua vita.  
Indugiò ancora qualche secondo sul foglio che teneva in mano ormai da circa cinque minuti, corrugando la fronte più di quanto già non fosse.
Poi, lentamente si ridistese lasciando il posto ad uno sguardo un po’ più rilassato e nello stesso tempo incredulo e spaesato.
Si alzò lentamente portando il foglio con sé e depositandolo sul comodino più vicino a noi, dandomi le spalle.
Si voltò di nuovo verso di me, inchiodando il mio sguardo nel suo.
Sostenne quello sguardo senza battere ciglio nemmeno per un impercettibile frazione di secondo.
L’unica cosa in movimento era il suo respiro che faceva alzare ed abbassare il suo petto, e tutto quel silenzio non faceva che uccidermi.

 
“Dom, ti prego…dì qualcosa. Qualsiasi cosa!” lo implorai
“Mi dispiace, non so cosa dirti” rispose
“Oh” proferii “ok. Non fa nulla” aggiunsi triste

 
Feci per allontanarmi ed archiviare la questione che prima o poi sarebbe dovuta tornare ad essere discussa. Passai una mano fra i capelli sospirando e dirigendomi verso il bagno.

 
“Aspetta!” ordinò
“Si?” risposi sempre dandogli le spalle
“Non so cosa dirti perché non trovo le parole. Non trovo le parole per descriverti il mio stato d’animo in questo momento; non trovo le parole per dirti quanto quelle frasi scritte mi stiano scombussolando la mente ed il cuore”

 
Lo ascoltavo rapita mentre a poco a poco mi voltavo per guardarlo.
 

“Non trovo le parole per dirti quanto bella tu sia ai miei occhi in questo momento; non che tutti i giorni tu non lo sia, anzi”

 
Fece un attimo di pausa.

 
“Vuol dire che è tutto ok?”
“Bimba” sorrise dolce “lì sopra c’è scritto che mi farai diventare padre per la seconda volta. Come può non essere tutto ok? In questo momento vorrei baciarti fino allo sfinimento oppure abbracciarti fin quando non ci addormentiamo” disse

 
Percorsi la piccola distanza che ci separava per andare a baciarlo e stringerlo con tutte le mie forze.
Un abbraccio stretto, di quelli che prendono il sopravvento sulle parole e su ogni cosa che sembra superflua.
Seguito da un bacio altrettanto significativo.
Leggevo la gioia nei suoi occhi in quel piccolo velo di lacrime che li stavano riempiendo. Avevo avuto paura all’inizio ma dovevo farmi coraggio in ogni caso.
Ed era andato tutto in modo esemplare.

 
“Posso farti solo una domanda?” mi apostrofò
“So cosa vuoi chiedermi. L’ho scoperto per puro caso, ed io stessa non sapevo cosa dire. Insomma, ero in ospedale per Will e non per me”
“Come scusa?” interruppe momentaneamente l’abbraccio per guardarmi preoccupato
“Tranquillo, è solo che il suo pediatra è stato chiamato in ospedale e perciò tutti i suoi appuntamenti sono stati deviati lì”
“Bene. Vieni, andiamo a letto mentre finisci di raccontare”
“Beh ecco, nel bel mezzo del nostro turno, ho avuto un piccolo giramento di testa forse per non aver pranzato, che non accennava a passare e così mi hanno fatto un veloce controllo. E mi hanno rilasciato questo foglio dove c’è palesemente scritto che sono incinta di circa due settimane” dissi sotto le coperte
“L’importante è che stai bene” rispose spegnendo la luce e coprendoci entrambi.
“Dom, possiamo mantenere la cosa fra noi per un pochino?” chiesi
“Tutto quello che vuoi. Se vuoi aspettare qualche settimana a me sta bene”
“Grazie, lo apprezzo molto. Ti amo” sorrisi nel buio
“Anche io, da morire!” concluse abbracciandomi

 


 
Più tardi, e più precisamente nel pomeriggio, avevo deciso di approfittare della bella giornata di sole invernale per portare Will al parco a giocare un po’.
Di sotto trovai i miei BellDom rilassati sul divano armati di Joystick in mano, patatine, birra e una pila di videogiochi a fargli compagnia.
Mentre terminavo  di riempire la borsa, ecco che in casa piombarono anche Chris, Ava-Jo e Buster, tutti sorridenti e pieni di allegria come da loro consuetudine. Mi guardarono perplessi ed in procinto di uscire, e così li invitai a venire con me.
Salutai Chris, diedi un bacio sulla testa a Matt da sopra il divano e un bacio a Dom che mi avvertì di “stare attenta”.


 
Una volta al parco, Ava mi aiutò a stendere l’enorme plaid a terra e sistemarci sopra tutti quanti insieme. Passammo un bel pomeriggio in totale relax, in mezzo alla natura e divertendoci da impazzire tutti e quattro.  
Dopo circa due ore, riordinammo tutti i giochi e ci preparammo per tornare a casa. Will e Buster si erano addormentati, lasciando me ed Ava a parlare dei discorsi più disparati.  
Caricai i due dormiglioni che stavano iniziando a svegliarsi sui seggiolini e raccolsi la borsa con i giochi che avevo adagiato a terra.

 
“Questa è tua?” chiese un uomo porgendomi una palla
“Oh, si grazie. Deve essermi sfuggita!” risposi sorridendo
“Wow, sono tutti tuoi?” disse dando un’occhiata ai bambini
“Ehm, no. Solo uno” risposi chiudendo la portiera
“Non ti ho mai vista qui. Sei nuova? Oppure sei famosa?” sorrise
“No, vivo qui da un po’” risposi più fredda
“Allora stai insieme a qualcuno di famoso”
“No. Ora dovremmo andare. Ciao “ mi congedai

 
Salii in macchina ed accesi il motore, intimando ad Ava di allacciare bene la cintura e di non preoccuparsi.
Diversi minuti dopo, stavo suonando il campanello  di casa. Ad aprirmi fu Chris a cui scappò un sorriso vedendomi con in braccio sia Will che Buster.

 
“Potevi anche chiamare, uno di noi ti avrebbe aiutata” sorrise poggiando Buster sul divano
“No, no. È stato meglio così” risposi dando Will a Dom “oh, ho portato la cena” aggiunsi
“Abbiamo anche una sorpresa!!!” urlò Buster svegliandosi

 
Sorrisi facendo segno di assenso a Buster che stava correndo a prendere i dolcetti che avevamo preso lungo la strada.

 
“Quelli, dopo cena” lo ammonì Chris

 
Terminato di cenare misi William a dormire e tornai di sotto con tutti gli altri. Seduti sui divani avevamo deciso di guardare un film, mancavo solo io che stavo mettendo i dolci nei piattini.

 
“Allora, che cosa avete fatto di bello in mia assenza?” chiesi
“Oh, abbiamo giocato” rispose Dom
“Si…giocato con i colori” rise Matt sotto i baffi
“Con i colori?” sorrisi
“Si, con i colori. Non possiamo?” aggiunse Chris divertito
“Ma certo. Ognuno fa come vuole” risposi porgendogli il piatto

 
Così, andai a sedermi al lato sinistro del divano con il mio dolce in mano e le gambe allungate su quelle di Dom. Li guardavo darsi gomitate di tanto in tanto; sorridersi, guardarmi e ridere di nuovo.
Inizialmente credetti di avere qualcosa sul viso o cose del genere, ma così non era.

 
“Ragazzi, dovete dirmi qualcosa? Perché mi sento un tantino osservata!!!” chiesi
“Chiedi a Dom!” sbottò a ridere Matt
“Dom, che c’è? E perché indossate dei cappelli?”
“Per questo motivo!” esclamò Dom

 
Chris e Matt tolsero i propri cappelli con nonchalance mostrando solamente dei capelli leggermente arruffati e disordinati; da quello di Dom, invece, sbucarono lentamente ciocche di colore castano scuro. Tolse il cappello con lentezza assoluta e con occhi forse un po’ impauriti.
Il mio stupore, seguito dal silenzio, tennero tutti col fiato sospeso.

 
“Adesso lo uccide, fidati” mormorò Chris divertito

 
 
Allungai la mano per afferrare una di quelle ciocche ed incastrarle fra le dita, quasi a voler avere la certezza che lo avesse fatto sul serio.
Lui mi fissava attento, lasciandomi fare e non muovendosi di mezzo millimetro.
Mi scappò un sorriso al ricordo di alcuni giorni prima, dove stavamo guardando vecchie foto ed io gli avevo confessato la mia predilezione per i ragazzi castani con gli occhi marroni, oltre il fatto che lo adoravo anche quando aveva tinto i capelli di nero un secolo prima. 
Ed ecco il risultato davanti i miei occhi e fra le mie dita.
Lo tenni sulle spine ancora per qualche secondo.

 
“Dì la verità, non vedi l’ora di saltargli addosso!” urlò Matt
“Si Bells, non immagini quanto!!” risposi prontamente

 
Suscitai una risata a tutti i presenti, incluso Dom dopo il suo respiro di sollievo.

 
“Pensi che quell’uomo sia tornato a casa?” chiese Buster di punto in bianco
“Ehm, si tesoro” risposi
“Quale uomo?” chiesero all’unisono Matt e Dom
“Quello del parco!!” rispose il piccolo “quello che ci ha ridato la palla”
“Un uomo che si è avvicinato per restituirmi la palla, nulla di importante Dom” risposi
“Ti ha fatto qualcosa?”  chiese Matt al posto di Dom

 
Presi un respiro profondo e li aggiornai sul fatto che si era avvicinato per ridarmi la palla e che avesse guardato me e poi i bambini, facendomi delle domande.
E soprattutto li tranquillizzai dal fatto che mi avesse seguita, ma ero riuscita a seminarlo.
Arrivai alla conclusione che forse aveva visto Buster ed Ava con Kelly e che molto probabilmente doveva essere un giornalista a caccia di scoop.
Convenendo che avessi ragione, Chris si calmò ed informò i suoi bambini che era ora di tornare a casa e di riposare. Matt si offrì di aiutarmi a sistemare, intimandomi poi di salire di sopra per parlare con Dom che era salito un po’ dispiaciuto.
Assecondai le sue parole ed andai a parlargli trovandolo seduto sul letto.

 
“Dom…sei arrabbiato con me?” chiesi piano
“Mi è quasi preso un colpo prima. Cioè, capisco che alla fine non è successo nulla, però ecco, mi sono sentito uno stupido ad aver tirato fuori questa stupida storia dei capelli quando tu avevi di meglio da dire” ammise
“Ma non potevi saperlo, Dom” mi avvicinai
“Si, lo so. Ma sai com’è…ucciderei chiunque ti respiri vicino e a maggior ragione adesso mi preoccupo anche per le stronzate”
“Non sentirti uno stupido. Sei solo umano e con dei sentimenti, proprio come tutti noi” sorrisi

 
Annuì lentamente in cenno di assenso scoccandomi un bacio tenero; bacio che fu interrotto dall’ingresso di Matt con in mano un cuscino.
Si infilò sotto le coperte ed attese che noi facessimo lo stesso.
Imitandolo, ci stringemmo nel letto cercando di restare il più comodi possibili, così come era già accaduto in precedenza di riuscire a dormirci in quattro.
Non servì nemmeno chiedere il motivo, si girò dandoci le spalle mormorando.

 
“C’era un ragno in camera, ed era mostruoso!” constatò
“Quanto ti adoro Bells!” sorrisi addormentandomi
 
 
/------/
 
 
La sera di capodanno eravamo tutti in fibrillazione.
Spencer era tornata con il volo delle 13:00 e come era giusto che fosse, passò l’intero pomeriggio con Matt.
Avevamo intenzione di starcene tutti insieme per il nostro fatidico conto alla rovescia prima della mezzanotte.  
 
 
Alle 23:30 eravamo tutti e sei di nuovo su quel terrazzo dove tutte le nostre vite avevano preso la giusta direzione; ad eccezione dei Wolstenholme che dalla vita avevano avuto la perfezione assoluta.
Attendemmo la mezzanotte come bambini, a parte il fatto che noi eravamo quasi tutti su di giri.
Matt aveva fatto aggiungere una sorta di tettoia sotto la quale aveva aggiunto un divano dove eravamo ammassati.
Iniziò così ad articolare frasi senza senso sulla vita e sugli alieni che festeggiavano il capodanno ecc. ecc.
Mentre Spencer risaliva le scale aiutata da Kelly per portare i bicchieri e lo champagne, Chris rideva senza motivo preciso, forse per Matt che non riusciva ad accendersi la sigaretta.

 
“E’ ora, forza!” urlò Spencer barcollante
“Dom! Doooom! Alza quel culo dal divano e venite qua!” ordinò Matt ridendo
“Ancora un attimo!” mormorò mentre mi baciava “andiamo a casa” propose provocante
“E smettetela!!! Ahahah” urlò Matt nella nostra direzione

 
Era già la seconda volta che venivamo richiamati, e dovevo ammetter e che avevano completamente ragione.
Non ci eravamo staccati nemmeno per un secondo da quando eravamo andati in un locale e poi dritti a casa di Matt.
Lui aveva bevuto a dismisura e non faceva che accarezzarmi in maniera poco casta, ma era anche vero che a me piaceva e l’avevo lasciato fare senza alcun problema e sotto gli occhi dei presenti.  
Sorreggendosi a me, raggiungemmo  gli altri ed ognuno prese il proprio bicchiere. L’aria fredda che stava soffiando ci rinsavì tutti, io un po’ meno dato che non potevo praticamente bere e pertanto mi ero concessa solo un cocktail.
Quasi senza rendercene conto, il cielo iniziò a riempirsi di milioni di luci colorate che sembravano scontrarsi. Ogni tre secondi, tutto il cielo londinese si illuminava di un boato ed un colore diverso.
Fu Matt a tenere il discorso, brindando all’anno appena terminato e a quello appena iniziato; alla schiera di risate e complicità che ci legava; agli scherzi, all’amore ai figli.
Abbracciata a Dom, non poté non sfuggirmi un piccolo sguardo d’intesa che lui colse al volo baciandomi la fronte.

 
Un altro anno trascorso con le persone che avevano cambiato la mia vita e me l’avevano stavolta che ero solo una ragazzina.
Quella ragazzina cresciuta su a suon delle loro opere; fortificata nell’animo e nel cuore.
Quella ragazzina che svariati anni dopo era riuscita ad incontrarli e far parte della loro quotidianità in maniera del tutto inaspettata.
Sorrisi a quel pensiero sentendomi esattamente dove dovevo e volevo essere.

 
“Non esagerare, ok?” sussurrò Dom al mio orecchio indicando il bicchiere
“Tranquillo, è tutto a posto” lo rassicurai

 
Caracollammo di nuovo sul divano una in braccio all’altro ridendo come due cretini e baciandoci senza sosta. Le mani si intrecciavano lungo i corpi pur cercando di trattenersi il più possibile.
 

“Andiamo a casa, bimba” ribadì stringendomi a lui
“Va bene, andiamo a casa” dissi sorridendo sulle sue labbra

 
Inutile dire che il viaggio di ritorno fu pregno delle stronzate sparate da Dom che non la smetteva di dire che in quel locale mi stavano fissando tutti e che li aveva considerati degli illusi perché non avrebbero avuto un briciolo di speranza.
Mi sentii lusingata di quella confidenza, del fatto che si fidasse di me e di quello che provavo per lui.
Era leggermente frastornato e stava bene, ma ritenne opportuno fari guidare me in caso la polizia avesse fatto storie.
 
 
Non feci nemmeno in tempo a chiudere la porta di casa, che stava già sbottonandomi il vestito.
Aveva una fretta terribile che a me non faceva che suscitare risate. 
Se ne stava lì tutto indaffarato a togliermi e togliersi i vestiti; i capelli scuri arruffati, gli occhi un pochino stanchi ed il sorriso sulle labbra.
Sembrò aver rireso vigore e la sua naturale lucidità, tanto da sollevarmi da terra e sbattermi contro il muro. Le sue mani erano ovunque ed in nessun posto nello stesso momento; le mie erano inchiodate alle sue spalle per sorreggermi come meglio potevo. Il silenzio della casa, interrotto solo dai nostri gemiti.
I nostri respiri si incastravano fra le labbra; i nostri corpi uno solo.
Fino a che entrambi ci sentimmo appagati e raggiungemmo il punto di non ritorno guardandoci negli occhi.
 
 
/------/

 
Poco più di un mese dopo, i ragazzi erano usciti per una serata fra uomini ed io avevo invitato mia sorella a casa per stare insieme.
Avevamo improvvisato una cena al volo finendo inevitabilmente a rincorrere William da una parte all’altra della casa, tenendolo per una mano poiché ancora non riusciva a tenersi in equilibrio per più di quattro o cinque passi.  Una serata esilarante e colma d’affetto, in cui scattai tre milioni di foto a Will e Spencer che sorridevano felici, oltre qualche autoscatto di tutti e tre insieme.
 La serata si concluse verso mezzanotte, salutando mia sorella con il nostro rinomato “I love u”.
Un’ora dopo scesi al piano di sotto, dopo aver sentito le chiavi girare nella serratura proprio mentre stavo telefonando a Dom.

 


 
Nello stesso istante il cellulare di Dom squillò diverse volte, finché trovandolo sul cruscotto, non fece rispondere a Matt.
 

“Stellina, sono Matt” rispose
“Oddio!” una voce dall’altro capo del telefono
“E’ tutto ok?” chiese udendo un tonfo
“Dov’è? Dimmi dov’è!”
“Pronto? Ci sei?” chiese corrugando la fronte
“No, per favore! Non ne ho idea, non lo so!”
“Ma che succede Matt?”
“Non lo so Dom, c’è qualcosa che non va!” esclamò mettendo in vivavoce

 
Al di là della cornetta, regnavano rumori, ordini e minacce.

 
“Dimmi dove cazzo si trova, o giuro che ti faccio del male!”
“Non lo so…” … “non lo so, ti prego!”
“Fagli vedere che non scherziamo!” urlò una terza voce

 
Il rumore di un telefono che cadeva, seguito da delle voci e rumori in lontananza.
In auto regnava il silenzio, un silenzio scandito solo dallo scorrere dei secondi sul display.
Più i secondi passavano e più quel silenzio stava riuscendo a far trattenere i respiri a tutti e tre che stavano cercando di tornare a casa districandosi dell’enorme quantità di auto in strada.
Un urlo atroce ruppe il silenzio facendoli  sobbalzare e spaventare al limite del possibile…
Finché, la linea cadde…

 
“Stellina!!!” urlò Matt
“Piccola! Mi senti?” urlò Dom nello stesso momento

 
Chris, invece, non articolò neanche una sillaba. Si limitò ad un sospiro di determinazione pigiando il piede sull’acceleratore, stringendo le mani sul volante e cercando di tornare a casa il più in fretta che poteva. 
   
 
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