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Autore: AintAfraidToDie    09/12/2008    6 recensioni
Buio. Tanto buio. Cos'è questo posto?
<< Ma io sono mai stato umano, mamma? >>
- Seconda classificata al "Naruto Horror Contest" indetto da HopeToSave & kiara_chan.
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: AintAfraidToDie
Titolo: Whispers of Dolls
Genere: NonSense; Introspettivo
Avvertimenti: OneShot; Shonen-Ai[accennato]
Raiting: Arancione
Trama: Buio. Tanto buio. Cos’è questo posto?
 [Ma io sono mai stato umano, mamma?]

“ Whispers of Dolls”

Buio. Tanto buio. Cos’è questo posto?
Fiamme infuocate mi circondano. Serpeggiano in questo piccolo spazio, sfiorandomi appena.
La pelle mi si brucia all’istante.

[Pelle? Da quando io ho pelle?
Me la sono strappata di dosso tanti anni fa. Grattando con le unghie e sanguinando dentro.
Scorticando cute, e urlando di dolore. E adesso non c’è più.]

Dov’è finito il mio corpo di legno?

[Bruciato. Ecco che cos’è diventato. Cenere.
Ho preso fuoco?
Quando?
Come?
Perché?]

E il cuore.
Non lo sento più pulsare. Com’è che ho uno squarcio qui, sul petto?
La tunica che indosso è strappata, lacerata in più punti. La carne sanguina sotto di essa, nuda e graffiata.
Una grande ferita  lascia intravedere le costole e i polmoni, che si ristringono e estendono ad ogni mio respiro.
Ma il cuore. Il cuore, lì non c’è.

Com’è che sanguino, se nel mio corpo di sangue non ce n’è?

[Dov’è il mio cuore?]

Mi guardo attorno. Ma per quanto io aguzzi la vista, non riesco a vedere niente.
Solo le fiamme, che si stanno pian piano estinguendo. E il buio torna ad essere sovrano.
[Forse sono divenuto cieco.]

Flash!, le luci tutto ad un tratto si accendono.
Una donna mi appare improvvisamente davanti.
Vestita di rosso, truccata di nero. Sembra una bambola. Un di quelle rare. Una di quelle che costano tanto.
Una di quelle da collezione.
I capelli neri le ricadano arruffati sulle spalle, in netto contrasto con la perfezione del suo vestiario.

Com’è che mia madre morta è qui davanti a me?

La guardo in volto. Al posto dei bulbi oculari ha due buchi neri.
Profonde cavità scavate nel suo cranio che contengono il niente.

[ Non ha occhi. Ma è sempre la mia mamma.]

Mi  sorride. Un sorriso dolce.
Le corro incontro, quasi piangendo.

[Da quand’è che io posso piangere?]

“ Mamma! Mamma! “

L’abbraccio.  Lei si scansa.

Mi guarda. O forse no.

Sorridendo, mi porge un fagotto sporco, con le sue delicate mani laccate di nero.

[Mani curate, che riscopro nel lasso di un secondo sporche e insanguinate. ]

Apro il tessuto, titubante, guardandola. Osservando quei pozzi scuri, marci e disgustosi.
Un cuore pulsante collassa nel palmo della mia mano.
Il mio cuore.

[Rosso, sanguinante, gonfio e maciullato.
Ma batte ancora. ]

Mia mamma sorride. Di nuovo.

[Un sussurro.]

    “ Sei un bambino cattivo, Sasori.”

Mantenendo una smorfia falsamente dolce in volto, mia madre cade a pezzi.
Il suo corpo comincia a smontarsi, come se fosse una bambola.

[Un pezzo, due pezzi, tre pezzi…
Gambe! Braccia! Testa!
Tutti giù per terra!]

Un  fiume di sangue prende il suo posto.
Un fiume, che ha come sorgente gli incavi degli occhi di mia madre.
Sangue, tanto sangue. Sangue che bagna; sangue che macchia. Sangue che bevo.

[Mi bagno le labbra con il sangue di mia madre.
Di mia madre morta.]

E il cuore nella mia mano si trasforma in cenere nel medesimo istante.

[Come il mio corpo.]

Cammino. Io, morto. Non è quello che ho sempre voluto?

[Senza corpo.
Senza cuore.
Senza anima. ]

Cammino, non sapendo davvero dove andare.
E sento la fatica accumularsi, in queste mie gambe così umane.

[Sensazioni, che non provavo da tanto - troppo - tempo.]

Mi fermo, sentendo una lenta litania provenire alle mie spalle.
Una voce stonata, atona, non umana, che rimbomba in questo spazio vuoto.
In questo nulla così opprimente.

[In questo niente, che sembra essere tutto.]

Mi dirigo verso la voce.
Un viso incorniciato da lunghi capelli biondi mi si para di fronte.
Capelli lisci, setosi, belli. Come quelli di una bambola.

[Come quelli di Deidara.]

Piroetta, veloce, intonando una triste canzone a me sconosciuta.
Ma sorride, mentre canta.

“ Please answer me it is a horrible dream
How much should I shout, writhe and suffer?
Please tell me it is a horrible dream
I shouted many times with losing voice. *“

Gira su sé stesso, aumentando sempre di più il ritmo.
Ruota, muovendo il corpo in maniera innaturale.
Il suo collo si irrigidisce a scatti, restando fermo, mentre la sua figura continua a girare.  
“ Anche tu sei una bambola?”  gli chiedo, avvicinandomi. Lui smette subito di cantare e di muoversi.
Poi si gira verso di me e mi scruta.

[Occhi vitrei. Azzurri , ma vitrei. Occhi di bambola.
Occhi di Deidara.]

“ Sì.” sussurra, ancora.  E sorride. Pure lui.
“ Le bambole sussurrano tutte?”  domando, infastidito dall’espressione che mi lancia.

[Un espressione falsa, ma felice.]

“ Le bambole sono come i burattini. Le bambole sussurrano, perché non hanno voce.”
Mi si avvicina. Comincia a toccarmi la guancia, con tocchi freddi e poco decisi.
Le sue dita sono prive di unghie. E da esse comincia a fuoriuscire sangue.
Sangue, che arriva a macchiarmi il volto.

 [Sangue, che io bevo con ingordigia.]

“Stai attento. Se inciampi, cadrai e ti romperai.”  gli dico, all’orecchio.
Lui si allontana di scatto.
Sul suo viso è ancora formata quella stiratura di labbra che comunemente viene chiamata sorriso.

[Quella smorfia che per tutti è l’espressione della felicità.
Quella smorfia che aveva mia madre sul viso mentre moriva dissanguata, con un buco nello stomaco.
E, in quel momento, non era felice.]

E la vedo. Una lacrima che gli solca il viso, che sembra fatta di ghiaccio.
Che si confonde con il candido colore della sua cute.  
Che in poco tempo diventa rossa, e comincia a corrodere la sua pelle. La sua pelle fatta di porcellana.
“Non ti preoccupare. Sono già rotto. Mi hai rotto te, Danna.  un sussurro. Un altro.

[Le bambole, non hanno voce. Le bambole riescono soltanto a sussurrare.
Deidara, sei davvero tu?]

Si sgretola. In pochi minuti del suo corpo rimane solo rottami di plastica, legno e ferro, che cascano in terra causando tonfi secchi.
[Allora ho sempre e solo amato una bambola, Deidara?]

Comincio a urlare, correndo e inciampando su non so cosa, senza fermarmi mai.
Anche se le mie gambe sanguinano, e i miei polmoni scoppiano.

[Corro.
Dove?
Come?
Perché?
Perché ho paura.
Di cosa?
Di non essere più umano.]

Mi fermo di scatto, guardandomi attorno.  Specchi. Solo specchi.
Faccio un giro su me stesso, mentre alle mie orecchie cominciano ad arrivare suoni indistinti.
Sussurri.  

[Non voglio guardare il mio riflesso.
Non voglio vedere cosa sono.]

Mi tappo con forza i timpani, per poi guardarmi ad uno specchio riposto di fronte a me.
Uno dei tanti che qui risiedono.
È scheggiato, rotto in mille pezzi. Migliaia di crepe, che storpiano la mia immagine.
Ma lo vedo. Il mio riflesso, riesco comunque a vederlo.

Ci sono io.
Ci sono io che sorrido. Ma che dentro piango.
Ci sono io bambola.
Ci sono io senza voce.
Ci sono io non più umano.

[Ma quando mai lo sono stato?]

Adesso urlo. Ma dalla mia bocca escono solo sussurri.
Sussurri di bambola.

Owari

*Ritornello della canzone “Taion” dei The GazettE
 
Note:

Fanfiction non so come classificatasi con un entusiasmante secondo posto al contest Horror indetto da HopeToSave e kiara_chan O_O. Le ringrazio infinitamente per i risultati molto descrittivi e soddisfacentixD.
Questa storia nasce da un mio incubo, che veramente mi spaventò non poco *buaw*. Avevo paura che non venisse catalogato come “horror”, ma fortunatamente la fortuna è stata con me xD.
Spero vi piaccia, che ne dite di lasciarmi un commentino *-*?
See you soon,

AintAfraidToDie
  
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