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Autore: nhfan25    28/02/2015    2 recensioni
Prima classificata al “Mini Contest Delle Feste” organizzato da ELIOTbynight sul gruppo “Naruto Fan Fiction – ITA” su FB.
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Sasuke Uchiha avrebbe sempre desiderato avere un fratello. A Natale, poi, questo desiderio si fa più intenso, fino a diventare l'infantile ossessione di un bambino di otto anni. Ma forse quest'anno, sotto l'albero, potrebbe trovare proprio il regalo più gradito...
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fugaku Uchiha, Itachi, Mikoto Uchiha, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ciao a tutti!

Questa one shot è nata in occasione del Mini-Contest delle Feste indetto da ELIOTbynight sul gruppo "Naruto Fan Fiction - ITA" su FB. È stato il mio primo contest e come al mio solito ho avuto qualche problemino a rispettare i tempi, consegnando il lavoro all'ultimo momento ^^' ma a quanto pare i miei sforzi hanno dato i loro frutti: sono riuscita a classificarmi prima!

Non credevo che questo lavoro potesse riscuotere successo: non è stato facile scrivere un'AU sui fratelli Uchiha, non avevo mai scritto nulla che riguardasse loro due, perciò mi sono "lanciata" in questa avventura sperimentando qualcosa di nuovo.

Ne approfitto per ringraziare le giudici Eleonora, Mary e Gloria e complimentarmi con le altre partecipanti, Angie96, palomuccia e narusaku86!


So che ormai Natale è passato da un pezzo, ma vorrei che, leggendo questa storia, vi immaginaste di trovarvi a pochi passi dal vostro albero, circondati da parenti, mentre tra le vostre narici si insinua il delizioso e invitante odorino di dolci e squisitezze varie tipico di questa festa! Avete appena scartato i regali, abbracciato i vostri genitori/fratelli/cugini/zii e fuori dalla finestra, incredibile ma vero, ha appena iniziato a nevicare... Brrr!

Bene, direi che adesso siete pronti per cominciare a leggere questo breve racconto.

Buona lettura!

 


Il regalo più bello non passa dal camino

 

 


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Sasuke Uchiha aveva sempre desiderato avere un fratello.

Certo, conosceva bambini che affermavano di non sopportare i propri fratellini o sorelline a causa dei continui litigi, dei dispetti, ma soprattutto per il fatto di non poter stare costantemente al centro dell'attenzione dei genitori e dei parenti in generale.

Beh... Sasuke Uchiha odiava stare al centro dell'attenzione.

Soprattutto a Natale, quando era l'unico bambino che si ritrovava a zampettare per casa, il più piccolo della famiglia, tra orde di vecchiette strizzaganasce che non sembravano avere alcuna intenzione di lasciarlo in pace un secondo.

Così, sgattaiolando via di nascosto, si era chiuso in bagno per qualche minuto, tirando un sospiro di sollievo. Si era rannicchiato sul peloso tappeto rosa di sua zia, godendosi un po' di quella tanto agognata pace.

Se avessi un fratello importunerebbero un po' anche lui si trovò a pensare ancora una volta. E poi, mal che vada, potrei correre via con lui a giocare. Potrebbe essere divertente...

Sentì bussare alla porta, mentre la voce dolce ma vagamente preoccupata di sua madre gli giungeva alle orecchie.

«Tesoro, sei qui dentro?»

«Sì mamma...»

«Oh, per fortuna... Si può sapere perché scappi sempre? Torna di là con noi, forza!»

Sasuke gonfiò le guance indispettito, per poi sbuffare sonoramente.

«Va bene, arrivo...»

Si alzò in piedi e il quel momento il suo sguardo si posò sulla sua immagine riflessa sullo specchio sopra il lavandino. Sorrise compiaciuto: l'anno precedente doveva per forza farsi prendere in braccio da qualcuno per riuscirci. Si avvicinò alla porta per abbassare la maniglia, ma il pensiero delle numerose labbra umidicce e rugose che lo aspettavano a pochi metri da lì lo fece rabbrividire ancora.

...Probabilmente non avrebbe avuto quella fissazione per la sua tormentata situazione di figlio unico se due anni prima non avesse scoperto, per puro caso, di avere già un fratello.

 

 

Aveva solo cinque anni quando, annoiato, si era messo a rovistare di nascosto nell'armadio in camera dei suoi genitori. Normalmente non era un bambino particolarmente curioso, ma quella permanenza forzata in casa dovuta alla varicella stava mettendo a dura prova la sua pazienza, tanto che, dopo tre settimane, si era messo ad esplorare la casa alla ricerca di qualcosa di abbastanza interessante da attirare la sua attenzione.

Fu allora che la vide: era una scatola piuttosto grossa, tanto che aveva fatto fatica a tirarla verso si sé con le sue piccole braccia. Aveva sollevato il rigido coperchio con cautela, osservando finalmente i potenziali tesori presenti nel contenitore: erano prevalentemente album di fotografie e oggetti di piccole dimensioni, come ciucci o bavaglini. Si mise a rovistare con entrambe le mani tirando fuori la roba per poi accatastarla da un lato, sperando non fossero solo le solite foto di un piccolo se stesso in fasce.

In fondo alla scatola una copertina particolarmente arzigogolata attirò i suoi occhi vispi, così si tuffò a capofitto su di essa, tentando di resistere al desiderio di grattarsi le crosticine che quella fastidiosa malattia aveva sparso su tutto il suo corpo.

Appena prese in mano quello che pareva un grosso album una strana sensazione lo pervase, come se il suo giovane istinto stesse fremendo consapevole di trovarsi di fronte a una scoperta eccezionale. Scostò la copertina, facendo attenzione a non rovinarla, e si trovò di fronte alla prima pagina.

«I... Ita...»

Niente. Suo padre, notando quanto fosse sveglio, aveva iniziato a insegnargli a leggere prima del tempo, ma non era ancora abbastanza bravo da riuscire a decifrare quella parola. Ancora più incuriosito girò un'altra pagina, trovandosi di fronte a una vecchia fotografia. Alzò un sopracciglio, osservando il volto di suo padre Fugaku privo di rughe, con un'espressione che sembrava vagamente sconvolta ma allo stesso tempo felice, ritratto mentre teneva tra le braccia neonato con le guance rosee e un ciuffo di capelli nerissimi. Di fianco a suo padre si trovava una giovane donna, molto bella, anche lei sorridente.

La foto sembrava piuttosto vecchia, eppure quel bambino somigliava parecchio a lui. Non riuscendo a comprendere chi potesse essere, decise di andare avanti e sfogliare le pagine dell'album.

Ogni pagina mostrava una foto, una tappa differente della vita di quel bambino, che vide diventare in pochi minuti un adolescente. La somiglianza con lui era sconcertante: i capelli e gli occhi scurissimi e la pelle candida erano le caratteristiche maggiormente evidenti ad accomunarli.

A un certo punto gli si era ghiacciato il sangue nelle vene: sua madre era entrata in camera senza avvisare ed era letteralmente sbiancata quando lo aveva visto seduto per terra con quel libro tra le mani. Più di una volta gli era stato proibito di rovistare tra la roba dei suoi genitori senza chiedere prima il loro permesso, per quel motivo si era guadagnato una gran bella strigliata e nessuna spiegazione riguardante le misteriose fotografie.

Quella sera stessa, però, suo padre aveva voluto parlare con lui. Si era passato una mano tra i capelli, molto più radi di quelli che aveva nella foto quella mattina, e lo aveva guardato in silenzio per qualche secondo, indeciso se raccontargli o meno quella storia.

Alla fine aveva ceduto, convinto che tanto prima o poi avrebbe scoperto tutto: con calma gli aveva spiegato, nel modo più semplice possibile, che il suo papà da giovane si era innamorato di una donna, Kasumi, che sembrava ricambiare i suoi sentimenti, e aveva voluto sposarla a tutti i costi. In poco tempo dal loro amore era nato un bambino, che avevano deciso di chiamare Itachi.

Poco dopo la sua nascita, però, Kasumi aveva cominciato a comportarsi in modo strano: era sempre più fredda, riservata e molto gelosa del suo bambino. Dopo meno di un anno fece richiesta per il divorzio e quando Fugaku le aveva chiesto spiegazioni, lei gli aveva risposto di non averlo mai amato e di averlo sposato solo per sollevarsi dalla tremenda situazione economica in cui si trovava prima di conoscerlo.

Il piano della donna aveva funzionato: aveva ottenuto la custodia del bambino e un assegno mensile piuttosto consistente per il suo mantenimento. Dopo una strenua lotta a suon di avvocati, Fugaku era riuscito ad aggiudicarsi almeno la possibilità di poter tenere il bambino durante tutti i fine-settimana e di poter andarlo a prendere tutti i giorni all'asilo.

Itachi cresceva velocemente, era un bambino molto intelligente e, per quanto non conoscesse esattamente la storia dei suoi genitori, aveva inteso che suo padre non avrebbe mai voluto abbandonarlo: Fugaku non arrivava mai tardi per andare a prenderlo a scuola, non mancava mai una promessa, non saltava un fine settimana e si impegnava in ogni modo per essere un padre esemplare.

All'età di otto anni, il bambino chiese espressamente al padre di poter andare a vivere con lui. Fugaku, fuori di sé dalla gioia, iniziò una nuova battaglia legale, che vinse in pochi mesi: finalmente padre e figlio potevano convivere sotto lo stesso tetto, come avevano sempre desiderato fare. Ovviamente, Itachi continuò a frequentare assiduamente la madre, nonostante questa fosse rimasta stizzita dalla scelta del figlio.

Per alcuni anni tutto andò avanti alla perfezione: il piccolo Uchiha andava avanti a vivere felicemente, nonostante la situazione che aleggiava tra i suoi genitori non fosse delle migliori: spesso sua madre, quando si trovava da sola con lui, diceva peste e corna di Fugaku e il bambino, per quieto vivere, evitava di prendere le sue difese.

Un giorno, però, un avvenimento sconvolse la sua vita: Itachi, ormai quattordicenne, si ritrovò per la prima volta nella sua breve esistenza a dover aspettare il padre all'uscita delle sue lezioni di karate. Normalmente l'uomo si faceva trovare in macchina fuori dalla scuola, eppure quella sera non era ancora arrivato.

Dopo aver aspettato circa un quarto d'ora, preoccupato lo aveva chiamato per sapere dove fosse finito e il padre aveva risposto al telefono scusandosi diverse volte e affermando di essersi completamente dimenticato delle sue lezioni. Il ragazzo aveva accettato le scuse, piuttosto stupito, e aveva dunque atteso altro tempo, ma quando aveva visto suo padre presentarsi con una giovane donna sul sedile affianco al suo aveva compreso il vero motivo del suo ritardo: suo padre aveva trascorso l'intero pomeriggio con lei.

Fugaku continuò a frequentare la donna, arrivando a dedicarle sempre più tempo, e Itachi cominciò a sentirsi messo da parte, arrabbiato e geloso: una sensazione nuova per lui, che non aveva mai avuto motivo di provare un senso di possessività per quel genitore che aveva dedicato anni della sua vita al figlio.

In ogni caso, la situazione resse finché Fugaku, un giorno, non gli confessò che la sua nuova compagna era incinta e che quindi sarebbe venuta a vivere con loro.

Quella donna era Mikoto e il bambino che avrebbe dato alla luce altri non era che il piccolo Sasuke.

Itachi era fuori di sé dalla rabbia: era convinto che fosse una pazzia decidere di tenere il bambino visto che suo padre aveva già quarantatré anni. Questo lo portò a litigare furiosamente col padre, un litigio fomentato dalla zizzania che aveva continuato a spargere Kasumi in quegli anni. Fu così che, a sedici anni, Itachi tornò a vivere da sua madre e affermò che non avrebbe mai più voluto rivedere Fugaku, né tanto meno i membri della sua "nuova famiglia".

Sasuke era rimasto letteralmente spiazzato da quel racconto: si sentiva in parte colpevole e soprattutto dispiaciuto per non aver mai potuto conoscere il ragazzo. Aveva iniziato a porre sempre più domande in proposito, voleva sapere tutto di Itachi e aveva cominciato ad essere quasi ossessionato dal desiderio di avere un fratello.

 

 

Un bussare innervosito lo riscosse ancora una volta dai suoi pensieri: Mikoto si stava spazientendo e gli intimò nuovamente di uscire dal bagno. Sasuke si rassegnò e, appena fuori di lì, una delle sue zie lo prese alla sprovvista con un lungo abbraccio stritolante e un disgustoso bacio sulla guancia, facendogli rimpiangere di aver obbedito a sua madre. Riuscì a divincolarsi e a scappare con la scusa di voler andare a giocare con i regali che aveva aperto poche ore prima e si fiondò vicino all'albero di Natale per prendere la sua pista delle macchinine.

Suo padre, vedendolo un po' sconvolto, lo raggiunse e si sedette al suo fianco. Quell'anno aveva compiuto cinquant'anni, i suoi capelli erano sempre più radi e ormai quasi tutti bianchi.

«Non ti danno proprio tregua, vero?»

Sasuke sbuffò sonoramente, convinto che non servissero altre parole: era un bambino silenzioso, abituato a pensare molto e a parlare poco. Fugaku sorrise di fronte a quell'adorabile broncio e fece apparire una vecchia valigia da dietro la sua schiena.

«Tieni, questo è per te».

«Che cos'è?» chiese il bambino, incuriosito.

«Aprila, così lo scoprirai!» rispose il padre, osservando i suoi occhi vispi illuminarsi. Sasuke trafficò per qualche secondo con la valigia e, quando capì come aprirla, non perse tempo e ne sollevò il coperchio, rivelandone il contenuto: su una coperta bianca sostava un coniglio bianco di pezza, leggermente consunto. Lo prese con entrambe le mani per esaminarlo, poi interrogò il padre con lo sguardo scuro.

«Era di Itachi... Quando era piccolo ci dormiva sempre. Ho pensato che ti sarebbe piaciuto averlo, visto che mi chiedi sempre di lui...»

Sasuke sorrise, sorpreso e felice: strinse al petto l'animale di stoffa, contento di possedere il vecchio giocattolo di suo fratello. Quello era probabilmente il più bel regalo che potesse ricevere.

«Grazie papà... È molto bello!»

«Sapevo che saresti stato contento... Buon Natale figliolo».

Fugaku scompigliò i capelli del figlio, non senza scatenare le sue proteste, poi lo lasciò solo a giocare in santa pace.

Erano passati quasi otto anni dall'ultima volta che aveva visto suo figlio e non aveva mai smesso di darsi la colpa: se solo avesse parlato di più con lui forse le cose sarebbero andare diversamente. Si era comportato da egoista e non aveva tenuto conto del fatto che, alla fine dei conti, Itachi non era altro che un ragazzino. Molto maturo e intelligente, certo, ma anche un adolescente che lo aveva preso come figura di riferimento. Il suo bisogno di crearsi una nuova vita aveva scosso le fondamenta su cui si basava l'esistenza di suo figlio, sconvolgendolo e facendo in modo che si convincesse che per suo padre lui non fosse abbastanza importante.

Se ne sarebbe pentito per tutta la vita.

Improvvisamente il campanello suonò: mentre tutti si chiedevano chi potesse mai essere, Mikoto andò ad aprire.

La giovane donna quasi sentì le ginocchia cedere: un giovane uomo si trovava lì di fronte a lei. Pelle candida, occhi e capelli neri come la pece, due profonde occhiaie che lo facevano apparire più grande. Un Itachi ventitreenne sostava davanti alla porta, guardando negli occhi quella donna che neppure otto anni prima aveva sconvolto la sua vita.

«Oh cielo...»

«M...Mikoto» Itachi abbassò lo sguardo «C'è mio padre?»

La donna rimase a fissarlo per qualche istante, poi si riscosse all'improvviso.

«Fugaku!» esclamò, con voce tremante «Fugaku, vieni qui!»

«Che succede? Chi è?» chiese prima che la vista potesse restituirgli l'immagine del suo tanto amato primogenito. Quando ciò accadde, improvvisamente il resto del mondo scomparve: Itachi, il suo amato figlio era proprio lì, di fronte a lui.

«Papà...» sussurrò il giovane Uchiha, osservandolo rapito.

Fugaku non rispose: si limitò a camminare velocemente verso di lui per poi raggiungerlo e abbracciarlo con forza. Una lacrima scese sulla sua guancia, sfuggita al tentativo di contenere almeno in parte quel mare di emozioni che lo aveva travolto.

«Itachi... Mi dispiace così tanto!»

«Dispiace anche a me papà...» sussurrò il figlio, ancora incredulo di aver finalmente trovato il coraggio di presentarsi a casa di suo padre. Per anni era stato divorato dal rimorso per non aver mai voluto nemmeno ascoltare le sue ragioni, ma sua madre aveva sempre sopito la sua coscienza, affermando che Fugaku non meritava le sue scuse e il suo amore.

Alla fine non ce l'aveva più fatta: quel mattino era tornato da lui, con la paura che non volesse più avere nulla a che fare col figlio che lo aveva rinnegato, invece era stato accolto a braccia aperte.

Fugaku lo invitò a entrare e annunciò alla famiglia il suo ritorno: tutti lo abbracciarono, gioiosi e increduli di rivederlo dopo tanto tempo, molti piangevano, lo accarezzavano, gli facevano i complimenti per il modo in cui era cresciuto.

Solo una persona era rimasta in disparte: era il più piccolo della famiglia, l'unico a non averlo mai visto prima. Era rimasto esterrefatto dal vederlo finalmente lì, in carne e ossa, e non sulle vecchie fotografie di quell'album trovato per caso in camera dei suoi. Rimase così, incantato, a bocca aperta mentre quel giovane estraneo si voltava verso di lui e strabuzzava gli occhi, vedendolo anche lui per la prima volta. Itachi si avvicinò lentamente a Sasuke, fino ad inginocchiarsi a mezzo metro da lui.

«Ehy...» sussurrò il maggiore dei fratelli Uchiha, ritrovandosi a corto di parole.

«C... Ciao» rispose Sasuke, leggermente intimidito. Si fece coraggio e si avvicinò al ragazzo, allungando il braccio verso il suo viso. Gli accarezzò una guancia, arrossendo per il suo stesso gesto, per poi ritrarre la mano imbarazzato. Itachi rise, rompendo finalmente il ghiaccio.

«E così tu sei...»

«Sasuke!» esclamò il bambino, raddrizzandosi per guardarlo dritto negli occhi «E tu sei mio fratello Itachi, vero?»

Il giovane sorrise, entusiasta.

«Già... Sono proprio io!»

«Aspetta!» disse Sasuke, correndo via per qualche secondo. Quando tornò teneva tra le braccia il coniglio di pezza che suo padre gli aveva dato poco prima «Questo è tuo, non è vero? Tienilo! Papà lo ha dato a me oggi, fino a poco fa credevo fosse il più bel regalo di questo Natale, ma adesso... Sei arrivato tu!» esclamò, arrossendo vistosamente.

Itachi spalancò gli occhi, sorpreso sia dalle parole del bambino che dalla visione del suo tanto amato coniglietto di pezza. Lo prese in mano per dargli un'occhiata, rivivendo i momenti più belli della sua infanzia, ma alla fine lo porse di nuovo a suo fratello minore. Quando il bambino lo riprese tra le mani, Itachi si alzò e gli diede un leggero buffetto sulla fronte.

«No... Tienilo pure, adesso è tuo. Ma se vuoi oggi potremmo giocarci insieme!»

Lo sguardo del piccolo Sasuke si illuminò: annuì con vigore, per poi cominciare a saltellare per casa con un'allegria e un brio che non aveva mai avuto, completamente in contrasto con la sua indole incredibilmente pacata. Fugaku rise di cuore osservando la scena, rendendosi conto di non aver mai trascorso un Natale più bello in tutta la sua vita.

Nessuno dei presenti si accorse della neve che aveva cominciato a scendere fuori dalla finestra: la felicità aveva riempito i cuori di tutti e la pace aveva placato anni di rimpianti e rimorsi.

Un coniglio di pezza osservava la scena coi suoi occhi fatti di bottoni, dalla sua postazione privilegiata sotto l'albero. Il camino dietro di lui era spento, ma l'animale di stoffa sembrava quasi sorridere di fronte a quella stranezza: a quanto pare il regalo più bello, quell'anno, non era passato di lì.

 

Ispirato a una storia vera.

 


   
 
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