Regalo di Natale per
Silvia alias harryherm <3
Forse volevi una
NaruSaku, ma sto cercando di disintossicarmi.
Spero che questa
MinaKushi ti piaccia lo stesso ù_ù
Manicure no Jutsu
(MinatoKushina)
<<
No, no, no! Ma sei matta? >> sbraitò Arisa,
ferma sulla soglia. << Ma che cosa ti salta in
mente, si può sapere? Ah, io non capirò mai come possano venirti certe idee
così… assurde! E dire che hai me come modello e ciò rende la cosa ben più scandalosa! >>.
Kushina si
fermò con le braccia sollevate davanti al volto. Si stava innocentemente
vestendo dopo la doccia che aveva seguito l’estenuante pomeriggio di allenamento, quando Arisa era piombata in camera e aveva
cominciato ad urlare come una folle, senza un motivo ben preciso.
<<
Hanno riaperto le porte del manicomio? >> domandò sarcasticamente
Kushina, ma sempre senza il coraggio di muovere un muscolo.
<< Evidentemente sì se ti hanno lasciata uscire >> ribatté Arisa muovendo qualche
passo nella stanza e guardandosi attorno con circospezione. Più che la camera
di una pensione, sembrava un campo di battaglia: abiti, rotoli, kunai e
shuriken giacevano abbandonati in ogni dove, uno dei due letti -quello di
Kushina- era sfatto e dalle lenzuola sbucava un imbarazzante pigiama arancione.
<<
Non sono in vena, Arisa >> sbottò la rossa,
finendo di indossare la maglietta a maniche corte. << Che problema hai? >>.
<<
Io?! Che problema hai tu
! >>.
Kushina si
limitò a lanciarle uno sguardo intimidatorio.
<<
Ti devo sempre spiegare tutto io? >> sbuffò la mora portandosi una mano
alla fronte in maniera drammatica. << Smalto. Arancione. Con i tuoi capelli! Ci tieni proprio a mortificarti,
vero? >>.
<<
Come prego?! >>.
<<
Kushina, Kushina >> l’ammonì. << Lo sanno tutti che l’arancione è
il colore dell’anno scorso. Mi stupisce come tu possa
ancora continuare ad indossarlo… senza contare che non si abbina minimamente
alla tua carnagione. Per fortuna che hai la struttura ossea adatta! >>.
Kushina spalancò
gli occhi, incredula. Per una lunghissima frazione di secondo le passarono
nella mente, come una vividissima sequenza di immagini,
i duemilatrecentocinquantasette modi per uccidere Arisa più dolorosamente
possibili. Tutti attuabilissimi.
Dopo un attimo
di sgomento e smarrimento, la giovane kunoichi si riprese, imponendosi calma e autocontrollo. Stordire la propria compagna di
squadra, scuoiarla e poi gettarla in un pentolone d’acqua bollente non era
esattamente il comportamento ideale per essere ben accettati a Konoha, realizzò
saggiamente.
<< E come potrà il dannatissimo colore del mio smalto influire
sulle sorti del mondo? >> chiese stringendo i denti e fissando risentita
le proprie unghie.
Arisa
sbuffò nuovamente.
<<
Amica mia, a volte mi chiedo dove saresti senza di me! >>.
<< A
mangiare ramen. In pace e armonia con tutti gli esseri della natura >> rispose prontamente Kushina, mettendosi a gattoni sul
pavimento. << A proposito, hai visto i miei pantaloni puliti da qualche
parte? Ieri erano sulla cassettiera e sono certa di
averli lanciati in questa direzione… >>.
La mora
ignorò i commenti della compagna di squadra e di sedette
sul letto con grazia, continuando a parlare.
<<
Per una Kunoichi è essenziale anche essere attraente, riuscire ad annientare il
nemico anche con la propria bellezza, non solo con la propria
abilità >>.
<< Perché in tal caso saresti già morta? >>
mormorò Kushina a mezza voce, ancora intontita dal commento sul suo smalto.
<< Devi saper essere affascinante e letale al tempo stesso, dosare
gusto e aggressività e… Kushina, mi stai ascoltando? >>.
<<
Certo Arisa! >> esclamò Kushina che finalmente aveva trovato i pantaloni
e li stava indossando.
<<
Non è vero! Guarda che queste cose ti saranno molto utili in futuro! >>.
Kushina roteò
gli occhi.
<<
Ti prego, lasciami andare >> mugugnò disperata.
<< Di questi consigli non so che farmene! >>.
<<
No? >> chiese Arisa sbattendo più volte le palpebre. << Nemmeno per
strappare un appuntamento a Namikaze? >>
La
kunoichi arrossì all’istante e, per mascherarlo, si voltò
cercando di dare le spalle all’amica. Nuovamente i
duemilatrecentocinquantasette modi per uccidere Arisa si susseguirono
rapidamente nella sua testa.
<<
Io non sono certo interessata ad un idiota simile >>
sbottò nel disperato tentativo di chiudere il discorso.
Ottenne
invece il risultato opposto.
<<
Tutte sono interessate ad un “idiota simile” >> la
liquidò. << E poi ho visto come vi punzecchiavate
quando vi siete incontrati al palazzo dell’Hokage… >>.
<<
Noi non ci punzecchiavamo! >> obbiettò Kushina. << È lui che… che fa il finto tonto, ecco! Finge di essere
scemo, lo fa apposta per farmi imbestialire >>.
<<
Non esagerare ora >>.
<<
Non esagero Arisa, credimi! >> esclamò
scaldandosi. << Io cerco di farmi i fatti miei senza combinare
danni, la colpa è soltanto sua >>.
<<
Sì, sì >> annuì questa, per nulla convinta.
<< E allora dov’è che staresti andando a
quest’ora di sera? >>.
<< A
fare una passeggiata >> soffiò Kushina cercando di suonare indifferente.
<< Possibilmente il più lontano da te >>.
<<
Non posso che esserne contenta! Ah, un consiglio >> aggiunse Arisa con
aria saccente. << Se vedi Namikaze… tieni le
mani in tasca! >>.
Kushina
aveva vagato senza meta per l’intero villaggio ancora rischiarato dalla luce
estiva. Se fosse stata a Uzu non avrebbe avuto alcun
dubbio sul dove andare: si sarebbe diretta nell’unico locale del paese,
riuscendo a convivere con la possibilità di trovarci anche Arisa. Anzi, se fossero state entrambe di buon umore si sarebbero perfino
sedute allo stesso tavolo e avrebbero riso e scherzato con tutti gli altri
giovani shinobi del villaggio. Ma a Konoha era
diverso.
Per quanto
non apparisse più sconfinata come un tempo, rimaneva comunque
un centro di ragguardevoli dimensioni, nonché punto d’incontro più importante
di tutta la terra del fuoco. Amava Konoha, ma ancora non si sentiva a casa.
Il suo
vagabondare senza metà la condusse in un desolato parco giochi, sul limitare
del villaggio, al confine con i campi di addestramento.
Decisa a non spostarsi più oltre si diresse verso una piccola duna di sabbia,
l’aggirò e si sdraiò dietro ad essa, in modo da
rendersi invisibile agli sguardi indiscreti di chi sarebbe venuto dal
villaggio.
<<
Ehilà! >>.
Un improvviso
saluto la fece sobbalzare, risvegliando in pochi attimi i sensi che si erano
sopiti e mettendola sull’attenti.
Alzò lo
sguardo e nella sua visuale comparve il volto di un ragazzo sui diciassette
anni, biondo con degli incredibili occhi azzurro, che le sorrideva.
<<
Ah, sei tu Namikaze >> mormorò con scarso
entusiasmo, tornando a rilassarsi.
<<
Delusa? >> domandò questi, sedendosi accanto a lei.
Kushina lo
fissò per qualche istante, ripensando alle parole di Arisa.
<<
No >> scandì infine, cercando di non sembrare troppo scortese.
<<
Infastidita? >> domandò nuovamente Minato, accennando ad un sorriso
divertito.
<<
Nemmeno >>.
<<
Strano >> osservò il ragazzo << non ti vedo
esattamente fare i salti di gioia >>.
La rossa
si strinse nelle spalle e distolse lo sguardo.
<<
Sai com’è, noi di Uzu siamo fatti così >>
mormorò evasiva, come se quella frase potesse dire tutto o nulla.
Minato,
inaspettatamente, annuì.
<<
Lo immaginavo >> concordò serio.
<<
Bene >> aggiunse Kushina decisa, sperando di aver messo fine a
quell’insulsa conversazione. Infatti il suo tono sortì
l’effetto desiderato, ma solamente per qualche istante.
<< Perché tieni le mani in tasca? >>
chiese il ragazzo, notando il gesto immediato che Kushina aveva compiuto non
appena l’aveva salutata. Kushina arrossì, stringendo convulsamente i pugno all’interno delle tasche.
<<
Perché ti interessa? >> mugugnò desiderando di
scomparire o, in alternativa, di sprofondare un
centinaio di metri sotto terra.
<<
Sai com’è, noi di Konoha siamo fatti così >> celiò Minato in risposta.
<<
Impiccioni? >>.
<< Anche >> rispose lui tranquillo. << Allora?
>>.
<<
Semplice, tengo le mani in tasca perché… ehm… >> cominciò Kushina, esitante.
<< Perché ho al pelle delicata, col freddo si
screpolano! >> esclamò infine, congratulandosi con se stessa per la
magnifica idea.
Ma la
risposta non tardò ad arrivare.
<< Ma ci sono ventisette gradi >> le fece notare,
cercando di trattenersi dal ridere.
Dannata Arisa. È
tutta colpa sua, pensò la ragazza, assottigliando gli
occhi.
<< Lo
dico sempre io: è meglio prevenire che curare >> ribatté noncurante,
scoppiando in una falsissima e sciocca risatina.
<<
Davvero saggio da parte tua >> commentò Minato, sempre sforzandosi di
rimanere serio. << Beh, come va? >>
Kushina
tirò un sospiro di sollievo. Per un momento aveva
temuto che quello strambo di Namikaze volesse indagare sullo stato delle sue
unghie, cosa da evitare assolutamente soprattutto dopo i commenti di Arisa.
Probabilmente
perfino lui avrebbe trovato ridicole le sue unghie arancione, così “fuori
moda”.
No,
aggiunse poi mentalmente, Minato non era uno a cui interessavano quelle cose.
E poi a
lei nemmeno interessava cosa interessava a Namikaze, che di certo
aveva interessi diversi da quelli
della sua compagna di squadra. Quindi non doveva
preoccuparsi minimamente.
<<
Bene direi >> disse tranquillamente. <<Svolgiamo le solite missioni, il sensei ci fa i soliti
complimenti e Arisa con i suoi comportamenti chiede tacitamente di essere
soffocata nel sonno. Tutto nella norma quindi >> concluse
soddisfatta dall’esauriente panoramica della situazione appena offerta.
<<
Mi dispiace per lei >> osservò Minato,
riferendosi ad Arina.
<<
Non dispiacerti >> sbottò Kushina, ricordando la scenata di poco prima.
<< Si merita ogni singola minaccia di morte, credimi
>>.
<< Capisco >> annuì comprensivo. << L’altro giorno
l’ho incrociata mentre usciva dal dipartimento
Strategie >>.
La ragazza
sollevò un sopracciglio, scettica.
<<
Ti compatisco >> disse dopo un momento di
riflessione.
<<
Oh, non è stato un incontro traumatico >> assicurò
Minato. << Abbiamo perfino chiacchierato un po’ >>.
<<
Allora compatisco lei >> osservò Kushina,
cercando di mascherare lo sgomento.
<<
Sempre inclemente con me, vero Uzumaki? >> le chiese Minato che, come
sempre, sembrava addirittura divertito dalla cosa.
<<
No, è solo una tua impressione >> lo liquidò
lei. << Che ti ha detto Arisa? >> continuò
ad indagare.
Minato
scosse il capo come se nulla fosse.
<<
Solo pettegolezzi >>.
<< …
e? >> lo incalzò Kushina, in trepidante attesa.
<<
Vuoi sapere se mi ha detto qualcosa su di te? >> la prese in giro Minato,
tenendola comunque sulle spine.
<< Cosa? No! >> esclamò la ragazza scandalizzata.
<<Cioè, sì >> si corresse un attimo dopo
<< ma solo se è qualcosa di completamente falso e compromettente
>>.
Lui
sorrise, incrociando le braccia ed inclinando la testa.
<<
Tu cosa pensi che mi abbia detto? >> chiese.
<<
Allora ti ha veramente detto qualcosa su di me! >>.
Minato non
si sbilanciò, rimanendo a guardarla sornione.
<<
Può darsi >>.
Kushina si
alzò, mettendosi a sedere e sporgendosi di più verso il ragazzo.
<<
Sputa il rospo! >> gli intimò seria.
<<
Guarda che non è nulla di compromettente >> cercò
di tranquillizzarla lui, tirandosi indietro.
<< Però potrebbe essere qualcosa di falso >> aggiunse la
rossa corrugando le sopracciglia e arrossendo nuovamente e involontariamente.
Lui
scoppiò in una fragorosa vedendo l’espressione della ragazza.
<<
Tranquilla non mi ha detto che ti piaccio >>.
<< Cosa?! >> urlò improvvisamente Kushina, afferrandolo
per la maglietta. << Perché tutti devono pensare che tu mi piaccia?! È… è inaudito! >> concluse con foga.
<<
Tu mi piaci >> si limitò a rispondere lui con
semplicità.
<<
No-non ho detto che mi piaci! >> ribatté la kunoichi,
subito sulla difensiva.
<<
Lo so. Infatti lo sto dicendo io: tu mi piaci >>
rispose nuovamente Minato.
Il volto
di Kushina divenne un indecifrabile caleidoscopio di sentimenti. Le narici le si dilatarono e per poco non emisero fiamme, gli occhi le
si assottigliarono e incominciò a digrignare i denti.
Solo una
cosa era chiara: morte.
Per Minato
Namikaze.
<< Perché devi sempre fare così? >> sbottò cercando di
reprimere i propri istinti omicidi.
Minato
sgranò gli occhi sopreso.
<<
Così come? >> chiese candidamente, sbattendo gli occhioni azzurri.
<<
Così così! >> ripeté Kushina
con ovvietà.
<<
Ehm… temo di non capire >>.
<<
Così come fai sempre! >> gracchiò la ragazza esasperata.
Lui fece
un grande respiro, poi tornò a fissarla interrogativo.
<<
Ecco, mi stai confondendo >> ammise, incominciando
a sentirsi a spaesato.
<<
No, tu confondi me! >> ribatté la ragazza, massaggiandosi le tempie.
<<
Scherzi? >> le domandò Minato stupito.
<<
No! >> esclamò Kushina decisa. << Smettila! >>.
<<
Di far cosa, esattamente? >>.
<<
Di fare questo! >>.
<<
Ma questo cosa? >> chiese lui nuovamente, quasi
divertito.
Kushina di
portò le mani tra i capelli, scostandoli dal viso.
<<
Lo fai apposta, vero? >> domandò dissimulando l’agitazione.
<<
No, per chi mi hai preso? >> rispose Minato, nascondendo un sorrisino
ironico.
<<
Oh, dannazione, sei un caso perso >>.
<<
Ah… ehm… ok >>.
<<
…ok?! >> ringhiò la ragazza, disperata.
<<
Scusa, non mi andava di contraddirti>> aggiunse
lui leggermente. << Ti vedo un po’ nervosa >>.
<< Tu mi rendi nervosa
>> esclamò Kushina con ovvietà.
<< …e tu mi confondi. Siamo pari, no? >> ribatté
semplicemente lui, con un’alzata di spalle.
<<
No! >>.
<< Perché? >> chiese.
<<
Perché hai detto che ti piaccio, e non è vero! >> chiosò Kushina,
scuotendo la folta chioma di capelli ramati.
<< Sì invece>> la contraddisse lui. << Tu mi piaci! >>.
<< Ma ti sembrano cose da dire così? >> domandò la
ragazza, incredula.
Lui non si
scompose, anzi le sorrise, imbarazzandola ancora di più.
<<
Come dovrei dirle? >>.
<<
Non saprei, io… non lo so, ma non così >> balbettò, mascherando il disagio.
<<
Sinceramente mi sembrava un modo carino >> rispose
Minato. << È sera, siamo in un posto romantico…
>>.
<< A
volte mi chiedo se lo fai apposta o sei così naturalmente >> esalò la ragazza, portandosi entrambe le mani al volto. Solo
Dio poteva sapere come diavolo si era cacciata in quel casino, ma dopo una breve ed attenta riflessione decise che era colpa di
Arisa. Se lei non l’avesse infastidita con i suoi
sproloqui riguardo alla manicure, di certo sarebbe rimasta in camera o uscita
con il sensei e Yuichi.
<<
Come preferisci >> disse la voce di Namikaze,
interrompendo ancora una volta il filo dei suoi pensieri.
<<
Ecco! >> mormorò la ragazza. << Ti sembrano risposte da dare?
>>
<<
Tenendo conto che io ti rendo nervosa e tu mi confondi -sì, sei una ragazza
alquanto contorta- non ne ho la minima idea >> confessò
Minato. << Cosa dovrei fare? >> le chiese
poi, interrogativo.
<<
I-io non lo so! >> balbettò lei, presa in contropiede.
<< Cosa si fa in questi casi? >> domandò nuovamente il
ragazzo. << Vuoi che ti baci? >>.
Il volto
di Kushina diventò, per quanto fosse possibile, ancora
più rosso, mentre le sue orecchie cominciavano ad assumere interessanti e
curiose sfumature dello scarlatto.
<<
NO! >> gridò. << Avvicinati e ti giuro che rimpiangerai di essere
nato uomo! >> lo minacciò puntandogli un dito al petto.
<<
Tranquilla, stavo solo scherzando >> rise
Minato, alzando le mani in segno di resa.
Kushina
corrucciò le labbra nel “broncio Uzumaki” ed incrociò le braccia, guardando
altrove.
<<
Uno scherzo stupido >> borbottò, chiedendo tacitamente di essere lasciata
pace.
<<
…sei sicura che non ti piaccio? >> si accertò Minato, vedendo l’esagerata
reazione di Kushina.
<<
Namikaze, smettila di farmi queste domande! >> sbottò quest’ultima,
sempre senza guardarlo negli occhi.
Lui
scoppiò nuovamente in una risata contagiosa.
<<
Scusa, è… troppo divertente >> ammise.
<<
Ah, certo, divertente! >> esclamò lei. << Sì, continua a ridere
delle disgrazie altrui >>.
<<
Piacere a me è una disgrazia? >> indagò Minato.
<< Tu sei una disgrazia
>> ribatté concisa la kunoichi.
Minato
sollevò un sopracciglio, continuando a guardarla divertito.
<< Se vuoi saperlo mi piace anche il tuo accecante smalto
arancione >> disse, facendola improvvisamente impallidire.
<<
Tu sei completamente folle! >>
<<
Può anche essere >> le concesse. << Stimi davvero così poco il tuo gusto in fatto di
smalti? >>.
<<
Io… no! È ovvio che non mi riferivo a quello. Mi
riferivo a tu-sai-cosa >> si corresse Kushina,
agitando una mano come per cancellare dall’aria le parole appena dette.
<<
Ah, al fatto che tu mi piaci ma tu non sai se ti
piaccio >> domandò lui.
<<
Fermo! >>.
<< Cosa? >>.
<<
Non dirlo! >>.
<< Che tu mi pi- >>.
<<
Esatto! È… è… imbarazzante!
>> balbettò lei, facendosi piccola piccola.
<< Tremendamente imbarazzante >>.
<< Ma è vero che tu mi pi- >>.
<<
Namikaze, ora ti uccido, ti uccido sul serio >> lo
avvisò. << Non mi interessa se l’Hokage ti
adora o altro, ma… >>.
…
<<
...c-che cosa diavolo stai facendo? >>.
Lui, come
sempre, rise.
<<
Ho pensato che, siccome già mi vuoi uccidere, se proverò a baciarti non potrà
accadermi nulla di peggio. No? >>.
_________________
Chiedo
immensamente scusa per il titolo, che trascende ogni idiozia, ma -come al solito- Susi non è stata di nessun aiuto ;___; Faccio
sempre la figura della “scarica barile” ma non è colpa mia se quando le passo
la FF inizia a squittire dicendo “C’è Minato! C’è Minato” ù__ù
D’oh.
E io
rimango senza titolo.
“Manicure no Jutsu” è un termine preso da un’altra mia FF
MinatoKushina ^^
Ringrazio
inoltre chi ha recensito “Just a date”, ovvero Talpina Pensierosa, Jayden Akasuna, Syra44, rina, hachi92, bacinaru, Tya (paradigma
del femminismo? XD esageri forse un po’), Nunichan (vedi? Predico bene e
razzolo male ù__ù non riesco a stare lontana da queste FF), Rinalamisteriosa, Kirjava (organizziamo un sit-in per convincere Kishi a: 1- Far
apparire di più Minato e Kushina, e 2- Inserire Kuro nella sceneggiatura XD), Amaranth93 e Maobh (il dono, addirittura? XD Grazie per avermi messa tra i
preferiti *_*).
E poi
ovviamente ancora Buon Nasale a
Silvia <3
Mela
Ovvero:
ecco cosa fa Mela al posto di studiare economia per la verifica che
risolleverebbe le sue sorti scolastiche.