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Autore: Happy_Pumpkin    09/12/2008    3 recensioni
Giappone feudale del 1500. Un misterioso assassinio, lotte interne per il potere e un unico uomo in grado di svelare la verità: Elle, aiutato da Matt, Mello e Near... i personaggi più strani che i samurai al servizio del daimyo avessero mai visto ma forse anche i più pericolosi.
Genere: Thriller, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Equilibrio



Prima di quel giorno i samurai addetti alla sorveglianza del castello pensavano di aver visto di tutto passare da quelle enormi porte, da processioni in pompa magna di nobili locali a fieri guerrieri che si radunavano per i tormentati consigli di guerra degli alleati.
Ma non si sarebbero mai aspettati di vedere gente simile.

Davanti ai loro occhi increduli sostava un gruppetto di quelli che sembravano ragazzini con un cavallo al seguito.
Chiaramente occidentali, almeno a giudicare dai capelli che passavano da un bianco latte ad un vistoso giallo acceso. L'unico che sembrava in linea con il classico nero di orgoglioso giapponese era un ragazzo, o forse un uomo, dalla scombinata capigliatura e il volto pallido, smunto, come divorato dalla stanchezza.

Nessuno di loro era normale insomma.

Il samurai addetto alla guardia, con la solita cicatrice vistosa sulla guancia, portando la mano all'elsa della spada chiese con voce rude:
“Chi siete e cosa volete? Non vogliamo i seccatori qui.”

Mello, l'irascibile, irritabile, Mello stava per reagire rispondendo bruscamente ma Matt lo trattenne appoggiandogli una mano sulla spalla.
Fu Elle che avanzò di un passo, i piedi nudi con indosso solo un paio di sandali nonostante il freddo, e disse fissando l'uomo negli occhi:

“Immagino che tu abbia avuto l'ordine di far entrare Elle e il suo seguito.”

Ci fu qualche istante di silenzio.
Infine le guardie si scambiarono degli sguardi perplessi, borbottando tra loro con fare incerto, fino a che il tizio che aveva parlato prima chiese ancora:
“Come faccio ad assicurarmi che voi siate veramente chi dite di essere?”

Mello grugnì qualche risposta maleducata mentre Near lo fissava attraverso la folta frangia scombinata.
Elle rispose con semplicità: “Che motivo avremmo di presentarci con altro nome? Direi che diamo piuttosto nell'occhio per essere delle spie o potenzialmente pericolosi.”

Combattuto dall'incertezza alla fine il samurai sbottò alzando gli occhi al cielo:
“E va bene, va bene, passate. Verrete scortati da dei miei uomini e... niente scherzi. Già rischio di rimetterci la carriera dopo quello che è avvenuto.”

“Riguarda Ukita?” concluse Elle non smettendo di guardarlo, le spalle curve e gli occhi immobili.

“Certo... ma...” non disse altro. Quel tipo sapeva essere veramente irritante.

Le enormi porte vennero spalancate mentre Elle distolse il suo sguardo facendolo scorrere lungo le alte murature e le torri. Tutta quella zona doveva essere fortificata fino all'inverosimile, era ovvio che Ukita avesse avuto problemi a passare... ma era strano che, essendo messaggero, non fosse riuscito alla fine ad avere accesso al castello.

Perché? Pigrizia? Errore?
Non era sicuro che fosse un motivo così superficiale.

Quando entrarono seguiti a ruota da un gruppetto di samurai dallo sguardo torvo, preoccupati che le responsabilità di averli fatti entrare potessero ricadere su di loro, Elle si rivolse a Matt e Mello mentre Near aveva lasciato Ryuk, il loro unico cavallo, in custodia.

“Interrogate le guardie che erano di turno la sera dell'omicidio. Cercate di costringerle a rivelare tutto il possibile.”

Mello fece un ghigno compiaciuto e chiese con un mezzo sorrisetto:
“Con qualsiasi metodo?”

Elle alzò un istante gli occhi al cielo, riflettendo, poi tornò a scrutare il biondo:
“Sta a voi giudicare. Presentiamoci al daimyo, è importante che sappia che non sono solo, qualora qualcuno cercasse di uccidermi.”

Gli altri lo fissarono sorpresi. Era davvero possibile che si arrivasse a quel punto?
Nessuno di loro commentò, continuando a camminare mentre Elle era tornato a guardare davanti a sé come se avesse appena parlato del tempo di oggi.

Improvvisamente però le guardie ordinarono, con poca educazione, di arrestarsi e si impettirono portandosi davanti al gruppetto.
“Arriva l'erede del feudo, Raito Yagami.”

Elle spostò il suo sguardo su una figura
distinta, accompagnata da diverse persone,  dall'aria seria ed inappuntabile.
Quando i loro occhi si incrociarono fu con la forza di un improvviso contatto elettrico.
Un solo istante nel quale cercarono di capirsi, di comprendersi, di estrapolare dalle rispettivi menti qualcosa per avvantaggiarsi sull'avversario.

Un silenzioso duello, breve ma intenso.

Light si fermò e dopo aver fatto spostare i samurai si portò davanti a Elle e il suo seguito. Nessuno di loro si inchinò o mostrò il minimo segno di deferenza.
Come se fossero in un mondo a parte.

Fece una smorfia nel vedere che aveva davanti dei ragazzini, uno più strano dell'altro... soprattutto quello coi capelli scuri e gli occhi spiritati che, senza parlare, non aveva smesso di fissarlo, come se volesse scavargli dentro.
Contrasse le labbra, trattenendosi per non mostrare troppo la propria sorpresa e disse, dopo aver ascoltato le patetiche spiegazioni tremanti della guardia:

“Chi di voi è Elle?”

Il ragazzo dai capelli neri rispose piegando la testa con gli occhi sgranati: “Siamo tutti Elle. Io sono il primo, qualsiasi responsabilità andrà a coinvolgere me direttamente.”

Light spostò il suo sguardo sugli altri, che lo fissavano senza far trapelare nulla, eccetto forse il biondo che teneva le braccia incrociate e aveva gli occhi dipinti di una vena di crudeltà.
E rabbia, tanta rabbia.
Sembrava pronto ad azzannarlo... sicuramente il più squilibrato di tutti, avrebbe dovuto tenerlo d'occhio.
Spostò infine lo sguardo sul tizio stralunato... Elle...aveva la faccia da ebete a tratti, doveva ammetterlo, ma non voleva sottovalutarlo.

Aveva bisogno di tempo per studiare quelle persone, troppe rispetto al singolo che si sarebbe aspettato.
“Mio padre è al momento impegnato. Se volete posso esservi d'aiuto...”

“Ma mio signore non cre...” proruppe il samurai ansioso.

Light gli lanciò un'occhiata malevola: “Devo discutere con te? Impara a stare al tuo posto... per punizione avrai meno staie di retribuzione quest'anno.”

Il samurai si inchinò, abbassando la testa per la vergogna di essere stato disonorato in quel modo.
Né Matt né Mello poterono astenersi dal sorridere con un certo compiacimento.

Elle invece rispose, incurvato nel mantello scuro:
“Si, in effetti ci puoi essere d'aiuto. Dovresti condurmi dove c'é il cadavere del messaggero, devo esaminarlo.”

Light impallidì. Un cadavere. Era appena arrivato e la prima cosa che chiedeva era di vedere un cadavere.
Non lasciò trapelare alcuna indecisione e, dopo aver lanciato una breve occhiata al samurai, si girò verso gli uomini che lo seguivano dicendo:
“Andate. Voglio accompagnare personalmente gli ospiti – poi, vedendo che non accennavano a muoversi, aggiunse – solo. Occupatevi di informare il daimyo della loro presenza appena sarà libero.”

Visto quanto era appena accaduto nessuno dei guerrieri osò contraddirlo e, dopo un profondo inchino, si allontanarono chi facendo la ronda chi raggiungendo gli altri compagni.
Infine Light si voltò verso il suo interlocutore dicendo con strana affabilità:
“Venite vi faccio strada.”

Elle però lo bloccò: “Matt e Mello non verranno con noi. Loro avranno altri incarichi, ti crea problemi?”
Non poteva rispondere affermativamente... tutti loro erano un grande, enorme, problema per lui.
Così scosse con tranquillità la testa:
“Assolutamente no. Dove si dirigono? Posso chiamare dei servitori affinché li scortino per il castello.”
Elle si fece pensoso, emise un mugugno roco, infine commentò: “In effetti devono andare fuori dal castello quindi, no, non servirà loro la scorta. Grazie comunque.”
Light rispose in un sibilo: “Figurati.”

Senza dire una parola Mello e Matt si allontanarono, non prima che il biondo lanciasse un'occhiataccia a Near il quale si era messo al fianco di Elle, studiando con attenzione Light.
Lo detestava. Perché non poteva andare lui ad esaminare il corpo?
Near... deboluccio, sicuramente non avrebbe retto. O forse si... la mente fredda e calcolatrice di quel piccoletto lo faceva rabbrividire e mandare su tutte le furie quasi contemporaneamente... e non era un bene.
Ma non disse nulla... lui, lo sapeva bene, assieme a Matt era la persona adatta per svolgere quanto Elle stava attentamente pianificando.

Quando scomparvero attraverso i lunghi corridoio semioscuri Elle tornò a concentrarsi sul figlio del daimyo.
Light... lo  infastidiva eppure lo stimolava allo stesso tempo perché, a differenza delle persone con cui aveva dovuto confrontarsi, non faceva trasparire nulla da quel volto perfetto e apparentemente privo di ombre.

Non so cosa nascondi, Light Yagami, ma sta certo che lo scoprirò.

Insieme, silenziosamente, si avviarono verso le aree sotterranee dell'immenso edificio, ricevendo gli inchini rispettosi degli astanti quando passavano.
Near non disse una parola fino a che, avvicinandosi ad una porta, Light non chiese:
“Ma il ragazzino non sarà un po' troppo sensibile? Non è un bello spettacolo.”

La morte non era mai bella sebbene, a volte, necessaria.

Elle, senza dar prova di aver ascoltato, deviò la domanda:
“Quindi tu hai visto il cadavere.”

Light lo guardò un istante. Infine rispose, ponderando con attenzione le parole:
“Era mio dovere.”
Semplice e diplomatico. Non si sarebbe mai scoperto troppo.

Appoggiò una mano sulla porta e l'aprì con lentezza, l'umidità dei sotterranei che li investiva ogni passo che facevano: ad ogni respiro sembrava di ingoiare acqua al posto dell'aria.
E il buio.
Rotto a malapena dalle candele piazzate lungo gli stretti corridoi e dalla lanterna che Light portava.

Dopo che Elle entrò, Near disse con semplicità rivolgendosi al feudatario:
“Non ho paura. Ho visto di peggio.”

Il ragazzo non commentò, lasciando che il piccoletto entrasse, per poi seguirlo, richiudendo con delicatezza la porta dietro di sé.
Davanti a loro vi era un tavolo austero e scarno con sopra il povero Ukita, gli occhi chiusi e una veste bianca che lo copriva, rendendolo dignitoso anche nella morte.

Un'inferriata nella parte alta del muro rendeva più luminosa la camera spoglia, rendendo quasi sovrannaturale tutto l'ambiente, come se fosse stato frutto della loro immaginazione.

Elle osservò scostando con la punta delle dita un lembo della veste, scoprendo parzialmente il petto:
“E' stato accoltellato dalla schiena, con un pugnale forse visto che non è riuscito a trapassarlo completamente. Un colpo netto e deciso anche se non molto forte, sapeva però bene dove dirigere l'arma, altrimenti ci sarebbero state altre lesioni. Non ci sono lividi, segni di collutazione... non ha nemmeno tentato di difendersi. E' stato completamente colto alla sprovvista.”

Near osservò:
“Sembra che stringa qualcosa in una mano.”

Elle si girò verso Light guardandolo senza espressività:
“Qualcuno ha manomesso il cadavere, oltre ad averlo rivestito?”

“No, sono state date precise disposizioni a riguardo.”

Light osservò le mani di Ukita e vide che le mani impugnavano ancora qualcosa.
Aveva tutto sotto controllo.
Non era uno sprovveduto... primo fra tutti aveva notato  che la vittima tratteneva quello che, ad un esame prudente, altro non era se non un misero pezzo di pergamena il cui contenuto non sarebbe stato utile a nessuno.

Elle dischiuse le dita del corpo, ancora rigide, e prese il foglietto macchiato di sangue... come se fosse stato sporcato da qualcuno.
Lo lesse con voce decisa:
“I fiori sono dischiusi. La morte rincorre la primavera.”

Ci fu il silenzio.
“Un haiku” notò Near con tono grave, arricciandosi con aria concentrata una ciocca dei capelli.

Già – concluse Light tra sé – una stupida poesia. Senza significati eccetto il fatto che probabilmente Ukita sentiva di stare per morire.

Elle inaspettatamente si volse verso Light chiedendogli:
“Cosa ne pensi?”

Light dilatò leggermente le narici, contraendo le labbra. Ma non poteva esimersi dal rispondere... perché era il modo migliore per entrare in confidenza con quel tizio.
Se ci fosse riuscito avrebbe avuto più possibilità di prevedere le sue mosse:
“Mi sembra strano. Un messaggero non porta alcun testo scritto a parte queste poche righe che non ci offrono alcun aiuto concreto. Ci dev'essere qualcosa in più che non è apparentemente visibile.”

Elle spalancò ancora di più gli occhi, portandosi un dito sul labbro, e fece un leggero sorriso commentando:
“Il mio stesso identico pensiero. Ora bisogna solo capire dove stia nascosto il vero messaggio.”

Vero messaggio. E così anche quel ragazzo era giunto alla sua conclusione.
Ukita voleva tenere nascosto agli occhi degli altri quanto custodiva... quell'informazione che evidentemente comprometteva troppe persone.

Near disse, le maniche lunghe che gli andavano a coprire le mani, guardando Light con fare quasi di aperta superiorità:
“Se dovessi nascondere un frammento di carta in modo che in un primo momento nessuno lo scopra ci sarebbe un solo modo...”

Contemporaneamente, fissando Ukita, Light ed Elle arrivarono alla stessa conclusione:
“La bocca.”

Si scambiarono un'occhiata d'intesa infine Elle tese una mano verso il giovane Yagami dicendogli con tono cortese:
“Mi daresti il tuo panno, gentilmente?”

Light lo estrasse da un risvolto del kimono, porgendoglielo apparentemente tranquillo, così che Elle lo usò per aprire con cautela la bocca del messaggero.
Era vero? Ukita aveva trovato un espediente così pratico e astuto?

Dopo qualche istante... la risposta.
Il giovane dai capelli scuri estrasse un biglietto accartocciato e ormai essiccato dalla saliva.

Light trattenne il respiro. No, quella non se l'aspettava.
Si morse un labbro, contraendo le mani... malediceva tutti quei samurai che gli ronzavano attorno e la mancanza di tempo che l'aveva portato a non fare un'ispezione più accurata.
E se ci fosse stato scritto qualcosa di compromettente su di lui?

Guardò un istante prima il ragazzino poi Elle, intento a spiegare il foglietto con la punta delle dita scheletriche.
Erano in due. Sicuramente non addestrati per essere guerrieri.
Un bambino e un tizio che aveva l'aria di reggersi a stento in piedi, curvo e pallido.

Concluse con un leggero sorriso.
Li avrebbe uccisi.

Nessuno avrebbe domandato, nessuno nemmeno li riconosceva.

Hai sbagliato Elle a non avere un'identità.

Rimaneva il problema degli altri due stranieri dai vistosi capelli colorati. Due, soli, nel cuore della città nemica... un ladro che li avrebbe assaliti durante la notte e anche loro se ne sarebbero andati, morti in modo fatalmente tragico.

No, decise, non ci sarebbe stato scampo per nessuno.

“L'equilibrio sulla superficie della Luna. 10-15” disse Elle recitando ad alta voce, tenendo il biglietto sospeso.

Light si umettò le labbra. I kami dovevano essere dalla sua parte.
Un altro messaggio incomprensibile, forse ancora più tortuoso dell'altro.
Non senza una certa ironia osservò: “Secondo me il nostro caro Ukita ci vuole portare fuori strada, è probabile che il vero significato sia da cercare nel primo messaggio.”

Near commentò senza battere ciglio:
“No. Ci sono molti più riferimenti nell'ultimo foglio.”

Elle lasciò il biglietto sul tavolo prendendo l'altro e rigirandolo con la schiena inclinata di lato e il gomito alzato, in una posizione contorta che però gli permetteva di vedere la carta da ogni singola angolazione.
Infine disse:
“Near ha pienamente ragione. Non credevo che potessi andare così fuoristrada Light... è ovvio che Ukita ha lasciato in vista questo messaggio per catturare l'attenzione dell'assassino... il quale è incauto ma non stupido: ha lasciato una leggera traccia di sangue ma ha rimesso il biglietto tra le mani del suo possessore sospettando qualcosa sull'espediente della sua vittima. Non ha però valutato la possibilità che c fosse un secondo messaggio: dev'essere inesperto o comunque avere ideali un po' troppo elevati per avere la praticità di un assassino – si interruppe, scrutando con gli occhi spalancati Light, per poi chiedergli – di che genere di persona sospetteresti, Yagami?”

C'era arrivato. Aveva uno spirito di osservazione troppo acuto, la disgrazia peggiore che potesse capitargli.
Ma ormai si era spinto troppo avanti: se avesse fatto finta di non capire sarebbe stato chiaro che Light in realtà nascondeva qualcosa.
Così incrociando le braccia rispose:
“Di una persona che non abbia esperienza militare ma che abbia ricevuto un addestramento, probabilmente segreto. Escluderei quindi i samurai o dei ninja pagati per compiere l'assassinio... forse un ragazzo inesperto, un monaco o... una donna.”

“Una donna?” chiese Elle fissandolo apparentemente stupito, la bocca leggermente aperta e gli occhi che non battevano ciglio.

“Sì, una donna. Insospettabile e di forza discreta: come tu stesso hai osservato non è riuscita a penetrare completamente il petto della sua vittima e non aveva una spada lunga.”

Elle sorrise apertamente commentando: “Concordo in pieno Light. Non immaginavo che il tuo aiuto potesse esserci così prezioso. A questo punto non posso fare a meno di chiederti se hai già qualche idea sulla sua estrazione sociale...”

Dove vuoi arrivare Elle?
Alzando le spalle disse: “Persona benestante ma non ricca, probabilmente della classe commerciale o forse ancora di una famiglia nobile decaduta. Agisce per soldi, forse anche per vendetta, ma non è lei la mente che ha manovrato tutto. Sarà alle dipendenze di qualcuno a lei superiore, con mezzi ed un'istruzione molto più alti.”

Ci fu una pausa di silenzio.
Elle e Light non smisero di fissarsi.
Finché il primo non arrivò a dire, con tono tagliente:
“In base a quanto dici potresti anche esserci tu, dietro tutto questo.”

L'accusa, violenta, diretta, aleggiò per qualche istante nell'aria con l'odore di morte che permeava quelle mura.
Light impallidì ma non si alterò troppo, limitandosi ad una composta indignazione: mai uscire dai propri ruoli, mai mostrarsi deboli di fronte ai nemici.
“Sei irrispettoso e audace, lo ammetto. Fossi in te userei più attenzione nell'accusarmi, devo ricordarti che sono Light Yagami, figlio ed erede diretto del daimyo di Edo?”

Elle rispose: “No. E' per questo che sospetto di te.”

“Con questo atteggiamento non farai fatica a trovarti numerosi nemici, Elle.” commentò in un soffio.

Lo sapeva. Gli unici su cui poteva contare erano i suoi successori, qualsiasi fosse accaduta.
Ma la giustizia non aveva timori... sarebbe andato avanti in ogni caso e aver scoperto quel messaggio era segno che doveva proseguire.
Light era solo un piccolo ostacolo, imprevedibile e pericoloso, ma pur sempre umano.
Ed era solo.

*°*°*°*

Matt masticò il tabacco con meticolosa cura, assaporandone quel gusto invitante, sentendolo quasi scomparire assorbito dalla sua lingua.
Il piacere più grande di quel tormentato viaggio in America era stato comprarlo per poi, come ora, gustarselo a fondo.

Assieme ad Elle avevano viaggiato e, con sua sorpresa, molte più persone di quanto non si aspettasse lo conoscevano. In segretezza, ma lo conoscevano.
Sì, concluse, anche se lontano da quel posto meraviglioso che era l'America, ad Edo avrebbe trovato di che divertirsi... con le indagini e con tutte le donne di bellezza superiore che avrebbe incontrato.

Lanciò un'occhiata a Mello che scrutava con attenzione le varie torri di guardia da dentro la cinta del castello, borbottando qualcosa che non stette nemmeno a sprecarsi di capire.
Finché il biondo spazientito non lo richiamò:
“Vuoi venire a darmi una mano?”

“Arrivo... - sputò una foglia che aveva in bocca per poi raggiungerlo con una camminata veloce, osservando gli arcieri che facevano la ronda – da chi andiamo per primo?”

Mello si grattò una guancia pensoso per poi dire:
“Il tizio con cui abbiamo parlato prima di entrare. Poi faremo un po' di domande in giro ma senza attirare troppo l'attenzione.”

“Immagino sarà difficile – notò Matt con un certo divertimento – visto come ci guardavano appena ci hanno avvistati.”

Già pensò il biondo abbiamo dato dannatamente troppo nell'occhio.

Ma, proprio mentre stava per aggiungere qualcosa, scorse il samurai con la cicatrice andarsene per lasciare il proprio turno. Sbottò qualcosa per poi dare una pacca a Matt, spronandolo a seguirlo, e si affrettò a fermare l'uomo che aveva tutta l'aria di volersene andare in fretta.

“Ehi tu!” esclamò Mello afferrandolo per un braccio.
Il samurai lo guardò in cagnesco, inviperito quel gesto oltraggioso ed offensivo, infine poco elegantemente ribatté: “Lasciami immediatamente! O non rispondo delle mie azioni se la tua testa rotolerà a terra.”
Mello fece un sorriso crudele: “Davvero? Credo che tu abbia sbagliato testa, io vedrei la tua invece rotolare per questo selciato, che ne dici?”
Matt alzò gli occhi al cielo ed intervenne:
“Senti, facciamo così: tu rispondi a qualche nostra domanda e poi andrai dove ti pare, come se non ci fossimo visti.”

 Con noncuranza tirò fuori delle monete che l'uomo evidentemente non aveva mai visto in vita sua e disse con fare casuale: “Magari queste potrebbero servire per compensarti del disturbo e rilassarti dopo tante fatiche.”

Fu come far abboccare un pesce. Pazienza e disponibilità a non arrendersi nemmeno quando la preda tirava per portare il predatore dalla propria parte.

Infine l'amo svolse alla grande il proprio compito.
L'uomo, dopo aver osservato con aperta ingordigia i soldi, chiese sospettoso:
“Cosa volete sapere?”

Con prudenza Mello lo sospinse in un angolo leggermente adombrato del cortile, protetto da un grande albero, e gli spiegò:
“Tutto quello che c'é da sapere su Ukita. L'hai incontrato mentre chiedeva di essere ricevuto?”

Il samurai esitò ancora un istante ma, quando Matt fece tintinnare con un sorriso invitante le monete, rispose:
“Si, ero presente quando era arrivato.”

La voce sembrò morirgli in gola. Parlare era diventato estremamente difficile, come se il respiro venisse a mancare ogni volta che tentava di catturarlo attraverso le narici del grosso naso.
Mello fece una smorfia incalzandolo:
“E quindi, non lo avete fatto entrare?”

“No... il daimyo era impegnato in una riunione con altri vassalli e non voleva essere disturbato.”
rispose cercando di risultare autorevole.

Matt e Mello si scambiarono un sorriso incredulo finché il rosso non chiese con aperta sorpresa:
“Quindi mi stai dicendo che non avete fatto entrare un messaggero, dopo chilometri di camminata e con un messaggio probabilmente fondamentale per questo paese, di proposito?”

Il samurai non rispose immediatamente. La situazione si stava facendo troppo difficile... no, questo non glielo aveva detto. Non avrebbe dovuto trovarsi quelle persone troppo invadenti che sarebbero arrivati a porre domande simili.
“... esatto.” disse semplicemente, sperando che la discussione finisse lì.

“Sei il responsabile di più alto grado lì, devi aver impartito tu l'ordine e i tuoi uomini hanno obbedito. Mi sbaglio?” concluse Mello con un fastidioso sorrisetto dipinto sul volto, la frangetta ordinata che non copriva gli occhi severi.

Non poteva negare. Sapevano, sapevano tutto ne era sicuro.
E lui sarebbe stato il primo a rimetterci, se non si fosse messo ai ripari.

“Non sbagli – disse in un sussurro, la baldanza della notte prima spenta come una fiamma investita dall'acqua – e allora?”

Il biondo scattò: “E allora cosa?! Vuol dire che qualcuno ti ha ordinato di non farlo entrare, mi sembra ovvio!”

Qualcuno che era inevitabilmente legato all'omicidio.
Aveva urlato e per un attimo nell'ala piombò il silenzio. Matt si guardò attorno, sperando che nessuno avesse sentito troppo, mentre Mello continuava a fissare con astio il guerriero che era impallidito, la fronte imperlata di sudore.

Il biondo poi inaspettatamente sorrise: era stato fin troppo facile parlare con quel tipo, si leggeva chiaramente in faccia che nascondeva molte più cose di quanto non desse a vedere.
Erano arrivati ad un punto focale. Se fossero riusciti a farsi dire chi aveva invitato il guardiano a bloccare il messaggero ben presto sarebbe stato possibile arrivare all'assassino e al segreto custodito gelosamente da Ukita.

Matt, che capì al volo il pensiero del suo amico, lo anticipò:
“Chi ti ha ordinato di non far passare Ukita?”

No. Non sarebbe arrivato a questo. Si guardò alle spalle... lo osservavano, ne era sicuro. Ormai si era compromesso... perché? Perché non era riuscito ad andarsene prima che arrivassero quei due?
Si decise, guardandoli con ansia crescente. Se fosse caduto avrebbe trascinato anche l'artefice di tutto nella tomba con sé.
“Ve lo dirò... ma non qui. Troppi ascoltano – magari non tutto era ancora irrimediabilmente perduto – ci vediamo questa sera sul tardi alla locanda del Salice, quella ad un passo dal quartiere di geishe. La riconoscerete per l'insegna. Ma non tardate: se entro poco non vi vedrò arrivare me ne andrò e voi non mi vedrete più, intesi?”

Mello avrebbe voluto sbatterlo contro un muro e prenderlo a pugni fino a che non avesse sputato la verità, oltre al sangue, ma Matt, conoscendo i suoi metodi drastici e la sua impazienza, si affrettò a dire:
“Ci saremo, giura che non ci saranno inganni e noi ci saremo.”

L'uomo scosse la testa: “Inganni? Avessi potuto ingannarvi l'avrei fatto già da un pezzo.”

Non aveva tutti i torti.
Senza aspettare ulteriormente il samurai si scrollò le spalle andandosene con aria di chi potesse venire colpito alle spalle da un momento all'altro.

Mallo commentò acidamente:
“Avremmo dovuto farlo parlare. Di quel tipo non mi fido nemmeno un po'”
“Abbiamo optato per la discrzione, se ricordi, e poi... sinceramente la sua paura è una garanzia. Se è così terrorizzato ci dev'essere qualcuno di importante dietro – gli appoggiò una mano sulla spalla aggiungendo – andiamo, aspettiamo Elle e Near alle scuderie.”

Già... dove li aspettava Ryuk, il loro fedele cavallo, compagno di viaggi e instancabile trasportatore dei pochi bagagli che avevano.
Non c'era sicurezza in quel luogo ma Mello ringraziò, in un modo o nell'altro, di non essere solo.



Ecco il terzo capitolo. Spero che la storia inizi ad intrigare e che i rapporti tra i personaggi siano il più possibile vicini a quelli del manga, ammetto che sono comunque soddisfatta anche se non vorrei che risultasse troppo noioso... perché essendo un giallo le tematiche romantiche passano di gran lunga in secondo piano, nonostante siano centrali in praticamente ogni fanfiction, e non ci sarà yaoi (e io sono una yaoista convinta) che ovviamente può piacere o meno.

Per quanto riguarda Matt che mastica tabacco era un modo per sostituire la dipendenza da sigaretta... immagino che Elle viaggi per il mondo e che, vuoi per un caso vuoi per un altro, sia capitato anche nell'America della colonizzazione... spero non risulti un'idea troppo stupida ma, parlando anche con ladyflowers, mi sembrava divertente!

Damaris: Si, è vero, sto cercando il più possibile di mantenere IC i personaggi anche se ogni volta che scrivo dei dialoghi tra di loro non so mai se sto procedendo nella giusta direzione... ^ ^' Comunque sono felice che il mio stile di scrittura si adatti a questa storia che non sempre può risultare coinvolgente! Al prossimo capitolo, grazie ancora per il commento.

Prof: Grazie davvero! Sono soddisfatta che sia saltato all'occhio quello che tu giustamente definisci scontro tra cultura occidentale e orientale che avevo messo proprio nella frase di Aizawa. Sono tutti quei piccoli richiami che di tanto in tanto si possono trovare leggendo... è bello che tu li abbia notati e graditi! E' vero il rapporto, come l'entrata in scena di Elle e gli altri, ha proprio qualcosa di pacifico, di casa e di famiglia quasi... mi piace molto parlare di loro quando sono insieme!
Un bacio!

ladyElric92: Grazie mille! La prova Elle è superata! Ma d'altronde lui è il migliore... XD Ti è piaciuta l'idea del falco? Ho stilato nella mia mente tutti i nomi dei personaggi per affidare loro un ruolo particolare, in questo capitolo compare Ryuk, nel prossimo Demegawa e... Misa! Alla prossima!

Grazie a voi, lettori nell'ombra, e a chi a messo la fiction tra i preferiti!

   
 
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