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Autore: Classicboy    28/02/2015    4 recensioni
Stessa sete di potere, stesso odio verso chi li ha rimpiazzati, stessa superbia e tracotanza, diverse origini.
Ottaviano e Drew non lo sanno, ma hanno in comune più cose di quante immaginino.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drew Tanaka, Octavian
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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ANCHE UN CUORE MALVAGIO PUO' PROVARE AMORE

 

 

Ottaviano si guardò allo specchio. Era ingiusto che lui, legato di Apollo, signore del senato, augure del campo Giove, dovesse compiere un compito così ingrato. Del resto aveva solo: tentato di uccidere una potenziale nemica anche se era un alleata, fomentato una guerra e disobbedito agli ordini di una superiore con lo scopo di soppiantarla. Grazie tante allora, se ti attacchi a questa inezie sono bravi tutti.

“Ottaviano, devi andare” lo avviso uno dei suoi commilitoni. Anche se cercava di nasconderlo, lui sapeva che si stava sforzando di non scoppiargli a ridere in faccia.

“Arrivo, arrivo” mormorò seccato.

Giunto fuori trovò Reyna e Frank ad aspettarlo. Si costrinse a sorridere. Odiava quel ragazzo. Odiava il fatto che era diventato pretore dopo neanche sei mesi che era al campo, quando lui erano anni che ci provava.

“Pretori!” incominciò con un tono di voce il più untuoso possibile “Non era il caso che vi disturbavate a venire. Inoltre...”

“Silenzio!” lo zittì Reyna “Ottaviano, siamo qui per impedire che tu possa tentare una delle tue fughe all'ultimo minuto”

Decise di smettere di fingere e di parlare seriamente “Non mi sembra giusto! Protesto! Si tratta di una decisione completamente non-romana!”

“Esattamente come non è romano cercare di sbarazzarsi degli altri se ciò giova a se stessi”

“Però, comunque, costringermi ad andare da... quelli perché sia il loro lacché mi sembra comunque una decisione ingiusta”

“Non vederla così” intervenne Frank, che non si preoccupava di nascondere quanto la cosa gli facesse piacere “Vedilo come un modo per allacciare rapporti più amichevoli con i nostri vicini. E poi vedrai che non ci andranni giù pesante”

Bugia! I graeci ci sarebbero andati pesante eccome con lui, del resto aveva tentato di distruggerli tutti, dal primo all'ultimo.

“Bando alle ciance!” esclamò Reyna, ansiosa di portare a termine quel lavoro ingrato “C'é già una biga che ti aspetta. Seguici”

 

Arrivò a Long Island in circa tre quarti d'ora. Sotto di lui si stendeva la verde vallata del Campo Mezzosangue. Appena atterrato si vide arrivare incontro un ragazzo magrolino dai tratrti ispanici e l'aria da folletto.

“Finalmente il nostro ospite d'onore è arrivato!” esclamò Leo Valdez con un sorriso a trentadue denti.

Il fabbro lo squadrò per un'attimo dalla testa ai piedi, mettendolo a disagio. Non gli piaceva granché che gli altri lo osservassero. Del resto il suo fisico gracile era completamente diverso da quello muscoloso da tipico romano che aveva Grace.

Poi il figlio di Efesto scosse la testa: “No, no. Tutto sbagliato! Tutto da rifare!”

“Che intendi dire?” chiese cauto l'augure guardandosi i jeans e la maglietta viola del Campo Giove.

Era assolutamente perfetto, a suo parere. Andiamo: aveva persino rinunciato a mettersi la toga!

Leo gli sorrise: “Semplice, mio caro. Se vuoi stare al Campo Mezzosangue... devi diventare del Campo Mezzosangue!” e gli mostrò una maglietta arancione con un pegaso e la scritta del campo.

Ottaviano sbiancò: “Oh no! Te lo puoi scordare! Io non mi vestirò come un graecus!”

“Oh si che lo farai” esclamò Leo sorridendo perfido. Dopo dieci minuti l'ispanico, con l'aiuto di un paio di altri ragazzi, riuscì a far indossare al biondo la maglietta.

“Perfetto!” esclamò il moro. Poi gli si avvicinò e gli disse a bassa voce “Considerala parte della punizione per averci portato sull'orlo della guerra civile”

Il romano respirò a fondo per evitare di disintegrare quel moscerino e lo seguì per affrontare quella faticosa giornata.

Alla fine dovette: fare da esempio per i più giovani in una lezione di scherma con la capogruppo di Ares, togliere le frecce durante la lezione di tiro con l'arco (rischiando di finire infilzato un paio di volte), lavare i denti a Peleo, il drago di guardia al vello d'oro, assistere i medici di Apollo in infermeria, e cose simili.

A fine giornata tornò a Nuova Roma completamente distrutto, con l'unica consolazione che ogni giorno che passava era un giorno in meno a quella tortura.

 

Fu, però, dopo alcuni giorni che il ragazzo si trovò costretto ad affrontare il compito più ingrato di tutti.

Arrivato si vide venire incontro non Leo, bensì una ragazza molta bella con la pelle color caffelatte.

“Dov'é Valdez?” chiese Ottaviano a Piper, la quale gli fece il sorriso più falso al mondo: “Oh, oggi non sarà Leo ad occuparsi di te, bensì io. Ed ho già in mente il compito adatto”

La ragazza lo prese e lo trascinò fino ad una capanna completamente rosa, dalla quale fuoriuscivano effluvi di profumi che avrebbero steso un elefante. Però all'augure piacevano. Apprezzava le cose raffinate e chic.

“Ehi, ragazzi! Riunione generale!” urlò la figlia di Afrodite.

Si fece avanti una ragazza dai capelli neri dai tratti asiatici, vestita all'ultima moda e con gran stile, che reggeva in mano una borsa dei trucchi: “Insomma, tesoro. So che a te non disturba apparire come un cassonetto, ma ci sono persone che apprezzano il proprio aspetto”

Gli piaceva quella ragazza.

“Drew, amore, chiudi il becco che rischi di colpire qualcuno con il veleno che sputi in giro” rispose Piper con un finto sorriso “Ad ogni modo lui è Ottaviano” la ragazza di nome Drew lo squadrò per un attimo, facendolo arrossire lievemente “E per oggi sarà il nostro modello e tuttofare, potrete chiedergli qualunque cosa”

Dopo un attimo di silenzio l'intera capanna scoppiò in grida di giubilio.

“Aspetta, che cosa?!” chiese l'augure, unico tra tutti a non essere felice della prospettiva.

“Semplice, oggi sei in esclusiva per la cabina di Afrodite” riuscì a risponderle la ragazza, prima che fosse preso di peso e reclamato dappertutto.

Fu un incubo! “Ottaviano, fa questo!” “Ottaviano, fa quello!” “Ottaviano, prendimi i trucchi in cima all'armadio che io rischio di rompermi un'unghia se lo faccio!” “Ottaviano, secondo te quale vestito mi sta meglio?!” “Ottaviano, fammi spazio nel baule, che ho appena ordinato da Ermes altre dieci gonne nuove” “Ottaviano, prova per me questo profumo, che non sono granché convinta!” “Ottaviano, visto che prevedi il futuro, puoi dirmi che colore andrà di moda questo autunno?!”

Alla pausa pranzo il ragazzo aveva la testa che gli faceva male per le continue richieste e il profumo da cui era stato sommerso.

Si ritirò in un angolo del campo a consumare il pasto. Gli piaceva stare solo, anche al Campo Giove. Era intento a riflettere, quando fu raggiunto da una persona.

“Toh, eccoti finalmente!” esclamò una voce seccata.

Alzò lo sguardò e si ritrovò a fissare dentro a dei bellissimi occhi neri. Era la ragazza che aveva parlato con Piper, Drew.

“Vieni con me!” esclamò acida.

“Veramente, starei mangiando” ribatté Ottaviano.

“Non mi interessa, tu sei il nostro lacché, e pertanto svolgi le tue funzioni. Ed ora seguimi” e se ne andò prima di vedere se il ragazzo eseguisse i suoi ordini o meno.

In un primo momento, il legato di Apollo fu tentato di rimanersene lì, poi però fece come gli era stato richiesto. C'era qualcosa in quella ragazza che lo intrigava, e lui voleva scoprire cosa!

Ritornarono alla capanna. Gli altri ragazzi non erano ancora rientrati. Una volta entrato l'augure vide che su di un letto erano posati dei piatti della mensa.

<< Quindi anche a lei piace stare da sola >> pensò sorpreso e leggermente contento.

La ragazza si era fermata di fronte al suo baule ed aveva tirato fuori due vestiti. Glieli mostrò. Lui la guardò con fare interrogativo, finché la ragazza non scoppiò: “Insomma, mi vuoi dire quale, secondo te è il migliore?”

La guardò sorpreso: “Mi hai fatto venire fin qui per un parere? Ma non potevi chiedermelo più tardi?”

Pareva imbarazzata: “No, io sono la modaiola, quella che sa tutto in fatto di vestiti. Ho una reputazione. E se scoprono che chiedo consiglio agli altri...” rabbrividì.

Il ragazzo rimase colpito. Era lo stesso comportamento che avrebbe addottato anche lui.

“E, scusa, perché lo chiedi proprio a me?”

“Perché ti ho osservato per tutta la mattina. In un modo o nell'altro, un minimo di senso dell'estetico ce l'hai. O almeno ne hai di sicuro di più di una certa regina dei cassonetti di mia conoscenza” aggiunse sottovoce.

Ottaviano sorrise: “Piper non ti sta simpatica, eh?”

“Certo che no! Andiamo, un capo deve avere fascino e carisma, deve essere uno che sa come dirigere i lavori e per questo deve rimanere al coperto per impedire che gli succeda qualcosa. Un capo è qualcuno che deve essere disposto a tutto pur di vincere! Quella lì invece non ha né fascino né carisma, al massimo sa dare degli ordini ad una foca ammaestrata, è la prima a scagliarsi addosso al nemico a testa bassa e non è capace di andare oltre

Era senza fiato: “È esattamente come la penso io”

“Davvero?”

Annuì: “Un capo deve essere uno che tiene alle tradizioni e al passato. Capo è chi ha sete di potere e vuole andare ad abbeverarsi a quella fonte”

Stavolta fu il turno di Drew di rimanere senza parole. Purtroppo furono costretti ad interrompersi per l'arrivo dei ragazzi di Afrodite.

Da quel giorno per Ottaviano le cose migliorarono. Aveva sempre i lavori da svolgere, ma durante le pause si incontrava, al riparo da occhi indiscreti, con Drew, ed insieme parlavano. Si scambiavano le loro filosofie, riversavano l'odio verso i membri dei sette, fantasticavano su come sarebbero cambiate le cose se, a capo dei campi, ci fossero stati loro.

Giorno per giorno la loro intesa cresceva, fino a che non arrivarono a cercarsi con lo sguardo anche quando non erano insieme. Ma nessuno dei due avrebbe mai ammesso che si piacevano: lei perché lui non era il tipo di ragazzo figo e atletico che avrebbe rispecchiato i suoi standard, lui perché non avrebbe mai ammesso di provare simpatia per una graeca.

Ma in fondo ai loro cuori, saturi di odio e di ambizione, accecati dalle malvagità che avevano forgiato quei personaggi che tutti conoscevano, sapevano qual'era la dolce e fragile verità.

Un giorno Drew si svegliò ed andò al molo per specchiarsi in acqua. O almeno questa era la scusa ufficiale, in realtà lo faceva per aspettare l'arrivo di Ottaviano.

Passarono dieci minuti << È in ritardo >>

Un quarto d'ora << Probabilmente hanno tardato a mandare la biga >>

Mezz'ora << Tra poco li vedrò comparire e potrò tornare alle mie attività >>

Tre quarti d'ora << Ancora dieci minuti >>

Dopo un'ora decise di andare ad informarsi. Si avvicinò a Piper e tossicchiò: “Ciao Drew, succede qualcosa?”

Si costrinse a fingersi buona: “Ti... ti volevo chiedere... riguardo ad Ottaviano. Perché non è ancora arrivato?”

“Non te l'hanno detto? Non viene”

“Oh!” cercò di mascherare la delusione e di continuare il discorso,anche se sapeva che il eguito non le sarebbe piaciuto: “E, e quando viene?”

La ragazza parve leggermente imbarazzata: “Non viene più. Ha finito con la punizione”

Alla figlia di Afrodite parve che qualcuno le avesse tolto la terra da sotto i piedi.

“Drew, senti io...”

“Ok, grazie mille per avermelo detto” e se ne andò.

Il resto della giornata lo passò nello sconforto, anche se vari ragazzi del campo cercarono di tirarla su, ma lei li respinse tutti in malo modo.

Durante la pausa si recò nell'arena. Quel luogo non era certo il suo posto preferito, ma aveva bisogno di sfogarsi. Prese una spada. Si mise di fronte ad un manichino e lo attaccò urlando tutta la sua frustrazione. Per dieci minuti continuò ad attccarlo. Poi si buttò a terra, incurante della polvere sui jeans e del trucco che le colava per via delle lacrime, ignara delle unghie scheggiate e dei calli sulle mani.

Lui se ne era andato. Lui, unico fra tutti che conosceva il suo dolore. Lui, unico che condivideva la sua paura, la paura di essere messo da parte e di essere dimenticato per sempre. Lui, unico con il quale era più semplice portare il peso della rabbia e del rancore. Lui, unico per il quale il suo cuore, un cuore corrotto dall'ambizione, aveva ricominciato a provare amore.

“Ottaviano, dove sei? Ho bisogno di te” mormorò con le lacrime che le rigavano le guancie.

Qualcuno la abbracciò: “Sono qui accanto a te” mormorò l'augure.

Lei si voltò ed il suo viso si illuminò. Lo abbracciò forte piangendo lacrime di felicità.

“Perché sei qui? Pensavo che avessi finito il tuo periodo di punizione”

“È vero. Ma a nuova Roma sentivo che mi mancava qualcosa. Qualcosa che negli ultimi giorni mi aveva riempito di gioia e di una forza mai provata prima. Mi mancavi tu” la guardò negli occhi “Non l'ho mai ammesso per colpa del mio orgoglio, ma adesso voglio pareggiare i conti. Io ti amo”

“Anch'io”

Si baciarono.

E da quel giorno i loro cuori stettero per sempre insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Hola! Allora che ve ne pare? Lo so, romantico da cariarsi i denti.

Ma cosa volete che faccia?

Ho pensato a Drew, ho pensato ad Ottaviano e mi sono reso conto che si tratta uno della copia speculare dell'altra.

Ho una mente malata che continua a shippare coppie impossibili e senza senso?

Si, ma proprio per questo voi mi amate, no?(pomodoro in faccia)

Direi che come risposta mi basta.

Ci si vede, e se mi lasciate un commento mi fate anche taaanto felice.

Bye!!!!

   
 
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