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Autore: crimsontriforce    09/12/2008    1 recensioni
Breve storia di un successo annunciato che alla fine non poté che tramutarsi in sconfitta.
Eterno è solo Sin assieme alla sua corte.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Auron, Bahamut, Braska, Ixion, Jecht
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dieci anni fa, la stessa strada'
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2. A ciel sereno - rabbia




I close my eyes and watch as my life passes by
The only thing I see is you
For all the times you walked the line for me and standing by my side
I say thank you
Here lies my life
It never felt that real to me







Quando arrivarono, il tempio era in subbuglio.
“Ha smesso di agitarsi?”, si chiedevano i viaggiatori che sostavano nello spiazzo principale. “Cosa gli è successo?” “Sta male?”

“Cosa è successo a chi?”, chiese brusco Auron a un giovane mercante strattonandolo per la spalla.
Braska si sporse per vedere meglio, ma il capannello di monaci e curiosi era troppo fitto.
“Uno straniero”, rispose il mercante, sollevato dal vedere un evocatore e il suo guardiano sulla scena. “È arrivato qui poco fa, strepitando come un ossesso. Chiedeva di Zanarkand. 'Dov'è Zanarkand', diceva, 'non nascondetemela', e poi ha detto qualcosa su un canto, ma l'unico canto qui è l'inno che la Fede di Djose oggi sta intonando, sia lode a Yevon per averci dato occasione di ascoltarlo.”
“Non siamo riusciti a capire cosa volesse”, si intromise una signora. “A un certo punto deve aver capito di non essere a Zanarkand, povero pazzo, e si è messo a battere per terra con le gambe e con le braccia. Dopo un po' ha smesso anche con quello, ora è semplicemente... lì.”

Braska non perse un istante e si fece largo fra la piccola folla, col fiato sospeso finché non vide coi suoi occhi Jecht inginocchiato al centro dello spiazzo, esausto e con gli occhi spiritati, ma perlomeno illeso. A un passo da lui, due monaci guerrieri gli sbarrarono la strada incrociando le spade. Braska li fissò incredulo: se anche non l'avessero riconosciuto come il suo evocatore, che soldato avrebbe tenuto lontano un evocatore da un'anima in pena? Fece per raggiungerlo, ma i due non si spostarono, facendogli anzi cenno con la testa di andarsene.
“Jecht!”, lo chiamò, “Vieni qui!”, ma non ottenne reazione.
“Nel nome di Yevon e per la sacra autorità conferitami, fatemi passare”, intimò allora ai due monaci, pregando che quella situazione grottesca si risolvesse al più presto. Non poter vedere le facce dei due, nascoste sotto le pesanti celate dell'uniforme, rendeva ancora più irreale il tutto, che somigliava sempre più a un incubo dalle tinte accese, dal vociare indistinto e sommesso dei passanti al canto sereno della Fede che risuonava nell'insenatura, dalla luce netta del primo pomeriggio alle saette che guizzavano dalle rocce del tempio. Avevano ritrovato Jecht senza doversi attardare, era lì davanti, vivo, qual era il problema?

“Lord evocatore, non possiamo permetterle il passaggio”, rispose incerto il più intrepido fra i due. “Quest'uomo è agli arresti.”
“Per cosa, di grazia?”
Braska non riusciva a distogliere gli occhi dal suo guardiano – da un uomo che stava imparando a conoscere e apprezzare nella sua forza elementare. Qualcosa lo aveva ridotto a un guscio vuoto – 'qualcosa' da Zanarkand, intuì, e rabbrividì al pensiero – e non poterlo assistere, sostenere, al limite concedergli un sonno artificiale che lo distogliesse dalla sua sofferenza, era ingiusto in un modo più limpido e puro di quanto l'evocatore volesse arrivare a comprendere.
“Per bestemmie, signore”, continuò il monaco. “Gli è stato interdetto ogni contatto con i giusti discepoli di Yevon, affinché non li corrompa con la sua impurità. Stiamo attendendo Lord Maife perché pronunci la sua punizione, signore.”
“Mi appello al Primo Dovere verso i caduti e i sofferenti”, rispose svelto Braska con una durezza nella voce che Auron non ricordava di aver mai sentito. Si portò vicino al suo evocatore, per ogni evenienza.
“Fatemi passare. Negare assistenza ai bisognosi è una bestemmia in sé, abbassate quelle spade. Ora.”
“Sono ordini, signore, e i peccatori sono fuori dalla grazia di Yevon...”

Braska fece un passo indietro, chiuse gli occhi, rigirò l'asta fra le mani e la alzò, un muscolo per volta, nel primo movimento dell'evocazione. Attese.

I monaci abbassarono le spade e si fecero da parte.
Braska gettò a terra l'asta e si inginocchiò vicino a Jecht, scuotendolo dolcemente e richiamando energia curativa nella speranza che potesse aiutarlo anche per qualunque ferita dell'animo l'avesse colpito. Jecht però non rispose: stava cantando, poco più che sottovoce, quell'inno che era il principale e più antico testo sacro di Yevon – con altre parole. Inseguendo il canto del basso profondo della Fede, che ricordava ai credenti l'eternità sua e del dio che serviva, Jecht narrava, stonato e roco, di sogni bambini in riva al mare e dell'unica stella che li avrebbe avverati. Braska lo strinse a sé, cercando di scuoterlo dal suo incanto.

Auron richiamò la sua attenzione e indicò l'ingresso del tempio: il portone di pietra si era aperto al passaggio di un sacerdote alto e dai lineamenti squadrati, con un lungo tabarro a denotare l'alto grado nella gerarchia ecclesiastica e un copricapo piatto blu e giallo che arrivava a fasciargli il mento. Era scortato da quattro monaci guerrieri.
“Lord Maife, suppongo”, lo salutò Braska con chiaro disprezzo, senza abbandonare il suo guardiano.
“Lord Braska, desumo dal codazzo d'infedeli con cui vi accompagnate.”
“Con cui sto viaggiando verso la città sacra. Corre voce che sia la meta implicita al conseguimento dei voti.”
“Può darsi”, sviò Maife con una risata. “Ma, se così fosse, chi amministrerebbe i templi?”
“La questione si presterebbe ad un interessante dibattito – in altra sede. Rilasciate il mio guardiano e fatemi strada fino alle Prove, Sin non aspetta.”
“Quindi confermate che questo barbaro è vostro guardiano? Da Macalania parlavano di un solo guerriero ad accompagnarvi, e uno dotato di buone maniere, per quanto in disgrazia.”
“Sì, lo è. Sir Jecht è mio guardiano e amico fidato.”
“Questo non gli impedisce però di levare parole contro la sacralità di Yevon.”
“Vi dispiacerebbe chiarire l'accusa?”
“Siete sordo, come dicono, alla voce dei precetti”, lo schernì Maife, avanzando finché fu a ridosso dei due. “L'accusa è alla portata delle vostre stesse orecchie: vi sembrano parole degne dell'inno che accompagnano?”
“È una grave menomazione. Tuttavia...”, annuì Braska, mentre a tentoni cercava l'asta e ci si appoggiava per rialzarsi, lasciando Jecht alle cure di Auron. Guardò finalmente Maife da pari a pari e trovò in lui un odio che lo lasciò sgomento. “Tuttavia penso che riuscirò a conviverci, almeno finché non renderà i miei occhi ciechi al dolore degli uomini. Questo barbaro è confuso, sacerdote, forse è un sopravvissuto a un attacco di Sin la cui mente non ha retto alla sua tossina, forse altro ancora, più meraviglioso e sacro, che le storie di Spira non contengono. È mio dovere, come evocatore e come amico, farmi carico dei suoi dubbi e della sua sofferenza, guidarlo sulla retta via. Per questo ci accompagniamo.”
“Non solo per questo”, ammonì una voce infantile dentro la sua testa, talmente sottile che si perse fra altri pensieri.
“Imprigionandolo non otterrete nulla se non un'anima realmente peccatrice, con malignità nata dallo scontento.”
“Con un simile permissivismo, evocatore, non mi stupisce che siate arrivato a sposare un'eretica. La vostra disgrazia già ricade su noi tutti, e voi pretendete ora di infliggerci anche le scelleratezze dei vostri guardiani? La parola scritta è unica e immutabile. A meno che non vogliate discutere perfino le parole di Lady Yunalesca in persona, che ce la donò come tramite con Yevon... Quest'uomo ha peccato sotto la mia giurisdizione e per questo dev'essere punito. Lascio a voi i vostri sofismi.”

Non era un odio personale: non si erano mai nemmeno conosciuti prima, nonostante fossero quasi coetanei e il forte accento di Bevelle dell'uomo lasciasse pochi dubbi in merito alla sua origine, o alla mezza promozione che l'aveva posto a capo di una scogliera sperduta, in balia di Sin. Ma il suo mondo era appunto quello – promozioni, leggi e chiarezza – e non voleva concepire l'universo che vi gravitava intorno.
“È follia!”, esclamò Braska, che fra quelle stelle aveva viaggiato a lungo ed era tornato a terra un po' più saggio, un po' più vivo e con una luce diversa negli occhi. “È questo che insegna Yevon?”
“No”, concesse l'altro. “Insegna che dovrei rinchiudervi entrambi per la responsabilità che condividete, negandovi l'accesso alla Fede del mio e di qualunque altro tempio. Per personale compassione lascerò invece l'ultima decisione al Tempio Centrale di Bevelle, la cui rapidità dipenderà dalla disponibilità di Magister Mika ad occuparsi di sciocchezze simili. Mentre attenderemo la risposta, sarete graditi ospiti della strada, a nord o a sud, o in qualunque zona del tempio al di fuori delle Prove. Sia lode a Yevon.”

Braska vide con la coda dell'occhio Auron alzarsi per prendere la parola, tremante di rabbia.
“Fermo, Auron”, disse, forzando una calma che non sentiva. “Nella forma, ha ragione lui. Non peggioriamo la situazione.”
“Mio Lord.”

***


Di quel giorno, Jecht ricordò sempre il sole abbagliante, il freddo e la sagoma scura che lo chiamava con una dolcezza e una pazienza che non meritava. Non era tornato a casa, come aveva dapprima sperato; forse non ci sarebbe tornato mai più. Ma, mentre i suoi compagni lo sorreggevano portandolo verso le loro stanze, seppe di aver trovato un'ancora in quello strano mondo.
I debiti non gli piacevano. Avrebbe trovato modo di ricambiare, prima o poi.



















******
E li mortacci tua se hai ricambiato prima o poi, Jecht ç_ç Vabbe', divagazioni dell'ultimo paragrafo a parte. E Braska-show a parte, che è un po' il motivo per cui ho scritto l'intera baracca, una delle prime scene su cui s'è poi depositato il resto...
...grazie sony1987! Da habitué delle oneshot e dei remoti angoli di fandom, l'idea di essere seguita è piuttosto nuova e assai galvanizzante XD Se i computer universitari non mi troncano per un motivo o per l'altro, spero di concludere il tutto in settimana, sono ancora tre capitoli.
Alla prossima con la più grossa zappa sui piedi che personaggio di FFX si sia mai tirato addosso in vita (o non-vita) sua. 9_9

   
 
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