POV Liam.
La sveglia mi strappa dal sonno, ricordandomi che sono le sei del mattino, ed io come tutte le mattine alle sei, devo andare a correre. Balzo in piedi e spengo la sveglia, scrivendo subito un messaggio a Jennifer, il solito: “sveglio”. Mi cambio al volo indossando la mia tenuta da corsa, e controllo il cellulare. Jennifer non mi ha risposto, strano. Scendo al piano inferiore e Thor mi salta addosso scodinzolando felice. Lo accarezzo e gli metto in guinzaglio, uscendo sulla spiaggia. Jennifer non c'è, possibile che non si sia svegliata, ieri abbiamo fatto tardi. Perciò mi avvio verso casa sua, magari la incontro per strada. Sono quasi arrivato a casa sua quando la vedo. In pigiama, sulla sabbia, sta urlando, coi pugni pieni di sabbia, la faccia bagnata di lacrime, i capelli arruffati. -Jennifer!!- urlo, correndo verso di lei. Lei si gira, solo per rivolgermi per un attimo lo sguardo, poi torna a prendere a pugni la sabbia e urlare. Ma un attimo è bastato a terrorizzarmi, ha gli occhi rossi e gonfi come se piangesse da tanto, e probabilmente piange da tanto. Quando la raggiungo mi butto accanto a lei controllando ad occhio se è ferita, ma non noto nulla di strano. Thor deve aver capito la situazione perché si accuccia vicino a Jennifer senza neanche farle le feste. Le tocco delicatamente una spalla, ma lei sembra non accorgersene. -Jen..cos'è successo?- chiedo timidamente, sperando di non farla scattare. -Tommy- singhiozza lei tirando la sabbia che aveva nei pugni ed aggrappandosi con tutte le sue forze alla stoffa dei pantaloni. -Tommy cosa? Cosa è successo?- chiedo di nuovo. Non capisco cosa c'entri Tommy, il suo compagno di ballo. -è morto Liam! È morto!- urla lei. Cazzo, questa non ci voleva. La prendo tra le mie braccia nonostante cerchi di scalciare e chiudo le orecchie ai suoi numerosi insulti, cercando solo di contenere i suoi calci e i suoi pugni. Quando riesco ad immobilizzarla, lei si aggrappa alla mia maglietta e soffoca le sue urla e i suoi singhiozzi contro il mio petto. Le accarezzo più volte i capelli, ripetendole che andrà tutto bene, che ci sono io, ma so che bene non andrà proprio niente. Come può andare bene quando si perde una persona cara? Non so quanto tempo passi prima che i singhiozzi di Jennifer si riducano un po', fatto sta che siamo congelati ed umidi. -Jen..com'è..successo?- -ha bevuto troppo e ha perso il controllo della macchina- mi spiega Jennifer a fatica. Non posso fare altro che stringerla di nuovo, per accogliere la nuova ondata di urla e singhiozzi che la pervadono. -Jenni, che ne dici se andiamo a casa, eh?- le propongo. Non possiamo stare ancora fermi qui fuori, o rischiamo di ammalarci. Jennifer alza il suo sguardo su di me, regalandomi una pessima visione dei suoi occhi, ancora più rossi, gonfi e lucidi di prima. Non dice una parola, si limita a guardarmi, con lo sguardo vuoto, che è peggio di mille calci e pugni. Così la prendo in braccio e mi incammino verso casa sua. Thor mi segue a testa bassa, senza dare fastidio. Do dei calcetti alla porta per bussare, e ad aprirmi è Karen, con gli occhi lucidi e le mani che le coprono la bocca. -Liam..- singhiozza facendosi da parte per farmi entrare. -Karen..mi dispiace- dico entrando. Thor rimane sulla soglia della porta. Karen afferra il guinzaglio e lo tira dentro con delicatezza -coraggio Thor, vieni- Dalla sala arriva Cocky e i due si accucciano stretti nella cuccia di Cocky, sembrano aver capito che qualcosa non va. Rivolgo un ultimo sguardo a Karen e mi avvio lentamente su per le scale fino a raggiungere la camera di Jennifer. La adagio delicatamente sul letto, ma lei non si muove, ha gli occhi chiusi, dai quali continuano a colare lacrime silenziose. Prendo un paio di coperte dall'armadio. Con una copro lei, l'altra me la metto addosso io, sperando che il freddo esca dalle mie ossa. Dopo una mezz'oretta qualcuno bussa alla porta della camera. -avanti- sussurro, per non svegliare Jennifer, che nel frattempo si è addormentata. La porta si apre rivelando Karen con un vassoio contenente due tazze fumanti di tè. -oh..vi avevo fatto il thè- dice dispiaciuta alla vista di Jennifer che dorme. -grazie Karen- dico mentre prendo il vassoio dalle sue mani e lo poggio sulla scrivania afferrando una tazza. -dorme da molto?- mi chiede. -no, non molto, ma le farà bene- -perchè non vieni giù Liam?- Annuisco e la seguo in sala, dove Gary sta accendendo il camino. -Liam, ciao ragazzo- mi dice dandomi una lieve pacca sulla spalla. -buongiorno Gary, brutto risveglio eh- Gary annuisce, il suo sguardo è dispiaciuto. Karen si siede su una poltrona, così la imito e inizio a bere il thè, che nel frattempo mi ha piacevolmente scottato le mani. -stamattina ci ha svegliato Jennifer, urlava in preda al panico che era colpa sua, che Tommy era colpa sua- inizia a raccontarmi Karen, senza che io le abbia chiesto nulla -ha farfugliato qualcosa a proposito di un litigio, di delle advances, e poi dell'alcool- -ma Jennifer chi l'ha chiamata?- chiedo io. Karen scuote la testa -non lo so Liam, è scappata fuori casa, e.. beh l'hai trovata tu poco distante da qui in pigiama.. - Ha di nuovo le lacrime agli occhi, e si copre la bocca per soffocare i singhiozzi. Continuo a sorseggiare il thè in silenzio, mentre Karen fissa il vuoto e Gary fissa il fuoco, l'unica fonte di rumore in questa stanza. -posso fare una telefonata? il mio cellulare è a casa- chiedo rompendo il silenzio. Karen annuisce e un istante dopo mi porge il telefono di casa. Chiamo il mio capo, Adam. A:si pronto, ufficio del signor Levine. L:Adam, sono Liam. A:oh Liam, dimmi, contrattempo? L:no, oggi non posso venire, ho un grosso problema, recupero in settimana,ok? A:ok, ti segno, ciao L:ciao Adam, grazie. -Liam non c'è bisogno che salti il lavoro..- mi dice Karen non appena concludo la telefonata. -si che c'è bisogno- dico alzandomi -torno da lei- poso la tazza sul tavolo e torno in camera di Jennifer, sprofondando sulla poltrona, con la coperta addosso, aspettando pazientemente che lei si risvegli. -Liam..- la voce roca di Jennifer mi costringe ad aprire gli occhi, ricordandomi che tutto questo non è un brutto sogno. La osservo, è rannicchiata com'era prima che si addormentasse, ha gli occhi rossi, gonfi e lucidi, e piange in silenzio. Ha le labbra secche, i capelli sparsi disordinatamente sul letto e un'espressione di dolore sul volto. -sono qui- dico raddrizzandomi sulla poltrona. -che ore sono?- mi chiede. Estraggo l'ipod dalla tasca e leggo l'ora. -le 12- -non sei andato a lavoro- osserva disegnando curve a caso sul letto con le dita. -non potevo lasciarti- ribatto calmo. -allora è tutto vero..- singhiozza Jennifer, ed una nuova ondata di pianto isterico la colpisce violentemente. Scatto in piedi e mi precipito sul letto, muovendo Jennifer come un sacco, fino ad averla abbracciata a me. Poi aspetto pazientemente che si calmi, accarezzandole i capelli ripetutamente. -Jenni..puoi dirmi qualcosa di più..su Tommy?- provo a chiederle. Lei si stacca da me e incrocia le gambe, prendendo a giocare con le maniche della maglietta del pigiama, che le coprono quasi tutte le mani. -ieri..dopo lezione..ci ha provato con me..non era mai successo..insisteva..e io l'ho mandato al diavolo..gli ho urlato contro cose orribili..- Jen ricomincia a piangere ed io la stringo di nuovo affinché si calmi. -però non le pensavo..e stamattina mi ha chiamato la polizia..perchè l'ultimo numero che ha chiamato Tommy è stato il mio..ma io non gli ho risposto ieri notte..ero ancora troppo arrabbiata..- Jennifer esplode in un urlo di dolore afferrando con tutta la forza che ha le coperte del suo letto. -la polizia ha detto che era ubriaco e ha perso il controllo dell'auto..veniva verso casa mia..- Jennifer si alza in piedi, corre alla scrivania e inizia a buttare di tutto per terra, di nuovo urla e piange, senza controllo. La raggiungo al volo e la immobilizzo contro di me, prendendomi i suoi insulti, le sue urla, i suoi calci e le sue lacrime. Nella mia mente ora il quadro è abbastanza completo: Tommy ci ha provato con lei, lei lo ha rifiutato e gli ha vomitato addosso cose che non pensa, perciò hanno litigato, lei la sera stava al mio concerto, lui pentito ha bevuto un po' troppo, poi ha deciso di andare da lei per chiarire, e mentre andava l'ha chiamata, ma lei non ha risposto perché era al mio concerto, lui era ubriaco e si è schiantato. È ovvio che Jennifer si senta in colpa, ma non è giusto che lo faccia. Non appena si calma un po', le prendo in viso tra le mani, asciugando qualche lacrima. -non è colpa tua Jen, sarebbe potuto succedere comunque- dico guardandola negli occhi. Lei scuote la testa divincolandosi dalla mia presa -no Liam, ho detto cose orribili che non pensavo- -ascolta Jen, anche se oggi noi litigassimo, e tu mi dicessi cose orribili, saresti comunque la mia migliore amica capisci? So quanto bene mi vuoi, perciò se tu e Tommy siete sempre stati in buoni rapporti, lui sapeva che ci tenevi, nonostante le cose che hai detto..- tento di spiegarle, ma lei regge poco senza ricominciare a piangere. -dimmi Jen, lo amavi?- le chiedo, una volta tornata calma. Lei scuote la testa vigorosamente -era un amico, col quale condividevo questa passione..- mi dice. L'attiro nuovamente a me stringendola -qual è il tuo rimorso più grande nei suoi confronti?- -non averlo abbracciato ieri, come facevo tutte le sere, non avergli detto “a domani” come facevo tutte le sere..- inizia a elencare per poi riprendere a piangere. -Jen, lui lo sapeva, non ti ha mai odiata capisci? Altrimenti non avrebbe cercato di venire da te ieri sera- ribatto io, ma le mie parole la fanno solo piangere di più. Decido allora di stare zitto, quello che penso gliel'ho detto, e col tempo, ovviamente non adesso, lei lo capirà. La porta della cameretta si apre, facendoci sobbalzare. Jennifer scioglie l'abbraccio e punta i suoi occhi su Karen, che è sulla soglia della porta, col telefono di casa in mano. -Liam..è tua madre- mi dice porgendomi il telefono. -grazie Karen- dico afferrando il telefono e portandomelo all'orecchio. L:mamma? Le:Liam..come sta Jennifer? Capisco che Karen le ha raccontato tutto. Le:cioè volevo dire..sta male vero? L:si mamma Le:scusami se ti ho chiamato da lei, ma il tuo cellulare era qui, e non sapevo dove fossi, per fortuna corri con lei tutte le mattine. E poi è venuta Nikki preoccupatissima, è qui ora, vuoi che la mandi lì da Jennifer? L:no mamma Le:vuoi che te la passi? L:no mamma Le:d'accordo Liam..stalle vicino..abbracciala da parte nostra L:certo. Chiudo la chiamata e ripasso il telefono a Karen. -tutto ok?- mi chiede. Annuisco. -ah Jenni, ho chiamato a lavoro per te, dicendo che non saresti andata..- aggiunge poi. Jennifer si limita ad annuire impercettibilmente, così Karen abbandona la stanza richiudendosi la porta alle spalle. -tutto apposto tua madre?- mi chiede poi guardandosi le mani. -si, ti abbracciano tutti- dico. Sul viso di Jennifer spunta un impercettibile sorriso. Approfitto di questo momento di calma e scendo dal letto per prendere la chitarra di Jennifer. Poi mi risiedo sul letto accanto a lei e inizio a suonare “Green Eyes” dei Coldplay.
POV Jennifer.
Riconosco le note, le riconoscerei anche ad orecchie tappate probabilmente, anche se fossi sorda. Liam sta suonando “Green Eyes”, la nostra canzone preferita. Come tutte le canzoni dei Coldplay, le note mi entrano dentro fino nelle ossa, e sento una minima parte del mio dolore sciogliersi piano piano.
Honey you are a rock..
Liam sta cantando. Di solito non canta mai, lui si limita a suonare, perché nel suo gruppo è il chitarrista. E poi ha una voce troppo cavernosa e profonda che gli impedisce di cantare come Chris Martin.
Upon which I stand..
Però devo dire che anche questa versione “voce profonda” è molto bella.
And I come here to talk..
I hope you understand..
green eyes..
yeah the spotlight..
shines upon you..
and how could..
anybody..
deny you?
La porta della mia camera si apre, e Liam smette di suonare. Mamma ci ha portato il pranzo su un vassoio. Liam scende dal letto, prende il vassoio e ringrazia mamma, tornando a sedersi sul letto.
POV Liam.
-allora, come sta Jennifer?- mi chiede mamma, non appena entro dentro casa. -come vuoi che stia, male- rispondo io dirigendomi verso le scale con l'intenzione di andarmi a cambiare, da stamattina sono vestito con la mia tenuta da corsa. -tra poco è pronta la cena, mangi?- mi chiede ancora mamma. -certo ma', il tempo di cambiarmi- Mi faccio una doccia calda per lavare via tutto lo schifo di questa bruttissima giornata e mi metto una tranquilla tuta comoda per scendere a cena. Mentre mangiamo mamma mi informa che i funerali di Tommy ci saranno domani mattina, così mi prendo un appunto mentale di chiamare Jennifer più tardi per dirglielo. Ma lei mi anticipa, e mentre sono ancora a tavola, chiama a casa. Mamma legge il suo nome sul display e me lo passa direttamente, senza nemmeno rispondere. L:ehi J:Liam.. La sua voce è di nuovo quella roca e spenta di stamattina. L:hai mangiato? J:non ci riesco L:Jen.. J:Liam..verresti qui? Non ce la faccio a stare sola in questa stanza, se mi fermo sto troppo male. L:sta un po' con i tuoi Jen J:ci ho provato..non riescono..a distrarmi..come te L:d'accordo arrivo J:grazie.. -dove vai Liam?- indaga mamma mentre mi alzo dalla sedia. -da Jennifer- -di nuovo?- -si, sta male- Mi metto il cappotto, metto il guinzaglio a Thor ed esco. Nella tasca destra del cappotto ci sono le mie chiavi di casa, in quella sinistra non c'è niente. Sono uscito di nuovo senza cellulare. Pazienza. Arrivo da Jennifer e busso. Ad aprirmi stavolta è Gary. -dovevo immaginarmelo che saresti tornato- mi dice facendomi entrare. -mi ha chiamato lei- gli spiego. Lui annuisce -ci abbiamo provato a distrarla, senza riuscirci però..- Gli accarezzo appena la spalla -la supererà, tranquillo- Gary poggia una mano sulla mia e mi rivolge un mesto sorriso di gratitudine. Mi inchino per togliere il guinzaglio a Thor e faccio anche una carezza a Cocky. -state buoni eh- dico, poi mi avvio verso le scale, salutando Karen quando passo davanti alla sala. Trovo Jennifer seduta sul letto, con le gambe incrociate, che fissa con sguardo vuoto il vassoio poggiato davanti a lei sul letto. La raggiungo sul letto dopo essermi levato il cappotto e prendo la chitarra. -mangia, dai- le dico iniziando a suonare “Green Eyes”. Jennifer alza i suoi occhi verdi su di me -canta, ti prego- -come?- chiedo confuso. -cantala..come stamattina- ripete lei. -oh d'accordo, ma tu mangia- ribadisco io. Lei annuisce e come io inizio a cantare, lei inizia a mangiare. -senti Jen- dico poi, non appena ha finito la sua cena -i funerali di Tommy, ci sono domani, te la senti?- Jen annuisce -voglio salutarlo- -d'accordo..passo a prenderti io- asserisco riprendendo a suonare. -Liam..- mi interrompe Jen. Alzo gli occhi dalla chitarra e li punto sui suoi, che mi guardando come se fosse un cucciolo ferito e spaventato. -si?- -rimarresti finché non mi addormento?- mi chiede abbassando lo sguardo. -certo, mettiti sotto però- Jen obbedisce e si infila sotto le coperte, ed io riprendo a suonare. Solo quando ho la certezza che dorme, ritorno a casa mia.