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Autore: Lyerenshadow_nekkun    01/03/2015    2 recensioni
Dopo cinque anni passati in coma, il fratello di Ai, Aine, torna al Master Course e le cose al dormitorio stanno per cambiare, soprattutto per il gelido conte. Cambieranno in meglio? In peggio? Leggete e scoprite!
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Aine Kisaragi, Camus, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ai si trovava con Camus e Ranmaru dove stavano aspettando l'ultimo membro dei Quartet Night.
Non appena l'ospedale lo aveva avvisato che avrebbero dimesso Aine in pochi giorni, l'idol aveva provveduto a fare l'iscrizione del fratello al Master Course; non vedeva l'ora di riaverlo con sé tutti i giorni, di condividere insieme nuovi momenti, di riempire il vuoto di quei lunghi anni…
Ma al Master Course non era da solo, doveva avvisare gli altri, così quel pomeriggio aveva contattato i Quartet Night, dicendo loro che aveva bisogno di annunciare una cosa importante, ed ecco perché ora erano riuniti lì.
Improvvisamente la porta si spalancò e anche Reiji entrò, poi si accomodò sulla sedia accanto a Ranmaru e si mise in ascolto.
«Aine verrà al Master Course».
Reiji spalancò gli occhi.
Gelo.
Non sentì altro che questo all'udire quelle semplici parole.
Rimase immobile, gli occhi fissi sul volto inespressivo del più piccolo del gruppo eppure, lo sapeva, in quel momento doveva essere davvero felice anche se non lo mostrava.
Eppure lui... come si sarebbe dovuto sentire lui? 
«S-si è svegliato?», incrociò gli occhi con quelli gelidi ma accoglienti di Ai, e in quel momento un'emozione sfumò la sua solita espressione distaccata. Era forse rimorso quello? Non sapeva che dire, si sentiva gli occhi dei compagni addosso e lui era lì, in una specie di limbo, con quell'unico nome in testa. "Aine".
Da quanto tempo non lo sentiva nominare?
«Perché non mi hai detto niente?», tentò di chiedere, nonostante Ai in quel momento sembrasse non voler rispondere. Ringraziò mentalmente Ranmaru che gli aveva stretto piano la mano, come a dirgli di non perdersi, come a dirgli che lui sarebbe stato sempre al suo fianco.


Ranmaru vide l'espressione di Reiji diventare quella di chi ha appena ricevuto una coltellata, prima di gelare sul posto. Vederlo in quel modo faceva male anche a lui, sebbene non l'avrebbe mai ammesso.
Contro ogni sua regola, gli prese una mano: sapeva che gli serviva, che aveva bisogno di una qualsiasi forma di contatto per non andare in pezzi.
E così Aine non era più un semplice fantasma nella loro vita ora, era reale. Era più reale che mai, e lui non sapeva bene cosa aspettarsi.
Aveva sentito Reiji piangere milioni di notti per lui, l'aveva visto crollare mille volte solo a quel nome.
Era abbastanza sicuro di odiare quel ragazzo che riusciva a far male a Reiji pur non essendoci.
Lanciò uno sguardo irritato al minore del gruppo:
«Perché non l'hai avvisato, Mikaze?», chiese, continuando a fissarlo in cagnesco.


Ai aveva previsto le reazioni di entrambi: ormai li conosceva da tempo, sapeva anche della relazione tra Ranmaru e Reiji e del dolore di quest'ultimo al ricordo di suo fratello.
Sostenne lo sguardo arrabbiato di Kurosaki, con la solita freddezza.
«È successo due giorni fa e sono rientrato oggi», disse, sfidandoli ad infuriarsi con lui. «Le sue condizioni sono stabili e fra pochi giorni tornerà. Qui, al mio fianco», specificò.
Dovevano capire che ormai Ai aveva qualcuno al di fuori dei Quartet Night e che non l'avrebbe abbandonato, nemmeno se Ranmaru o Reiji fossero stati in disaccordo con lui.
Avrebbero potuto ribellarsi.
Avrebbero potuto minacciarlo di escluderlo dai Quartet Night.
Avrebbero potuto dire o fare quello che volevano: lui Aine non lo lasciava più.

Vedere quell'espressione di sfida sul volto del compagno faceva arrabbiare Reiji: ma con chi diavolo credeva di avere a che fare? Era vero, lui era suo fratello ed era logico che tenesse ad Aine più di chiunque altro, ma questo non significava che lui fosse l'unica persona che aveva sperato, negli anni, che Aine si risvegliasse.
Reiji l’aveva amato, l’aveva amato per davvero e aveva creduto in lui con tutto il suo cuore. Aveva sempre saputo che prima o poi si sarebbe svegliato, nonostante questa consapevolezza si fosse infangata di dolore nel corso degli anni. E adesso si ritrovava qui, di fronte ad Ai che gli diceva che Aine sarebbe tornato al suo fianco. Cos'era stato lui per Aine allora? Solo una persona che lo aveva fatto soffrire e non lo aveva capito nel momento del bisogno? Era forse per questo che Ai non gli aveva detto nulla? Perché lo riteneva responsabile? Ai lo odiava, lo odiava per non aver salvato suo fratello quando ancora era in tempo, ma tenerlo all'oscuro di una cosa così importante non era giusto. Si alzò di scatto, avvicinandosi al più piccolo a passi veloci per soffiargli in faccia, con una rabbia repressa che stava lentamente montando in lui, queste parole: «Avresti dovuto dirmelo».
Ranmaru scattò in piedi, cercando di nascondere l'ira che provava per quel ragazzino viziato e raggiunse Reiji, afferrandogli una spalla e tirandolo via dal suddetto ragazzino.
Non gli era piaciuto il suo tono di sfida, e aveva intenzione di mettere in chiaro un paio di cose: «Mikaze, non ho voglia di star qui a litigare. Va benissimo se…», impiegò qualche momento per trattenersi dallo sputare quel nome con astio e riguadagnare il controllo, «Aine viene qui con noi. Ma potevi pensare anche a lui», indicò Reiji alle sue spalle, «e dirglielo un attimo prima!». Con quello voltò le spalle al ragazzino e fissò il conte sociopatico del gruppo: «Hai niente da dire, tu?».
In tutto quello, infatti, Camus non aveva mosso un muscolo.
La notizia l’aveva turbato, sapendo che l'entrata in scena di Aine avrebbe portato squilibrio all'interno dei Quartet Night.
Il piccoletto lo avrebbe difeso a tutti i costi, Reiji ne era evidentemente scioccato e Ranmaru sarebbe stato al suo fianco. L'unico a cui non cambiava nulla era proprio lui.
«Hai niente da dire, tu?», si sentì chiedere.
Infastidito dal tono che aveva utilizzato, rispose: «Kurosaki, Kotobuki. Mikaze ha dato le sue motivazioni. Se non ha potuto non è stata colpa sua», disse, prendendo le difese del collega che preferiva.
Sentì lo sguardo grato di Ai su di sè e lo ricambiò senza scomporsi.


Sapere di avere dalla sua parte Ranmaru confortava molto Reiji, che sapeva con  certezza di potersi fidare di lui e gli era profondamente grato di questa presa di posizione. Quello che non si aspettava era la reazione di Camus a quella faccenda.
Perché diavolo adesso doveva prendere una posizione così netta se a malapena sapeva ciò di cui parlavano?! Si voltò di scatto verso il conte per rivolgergli le sue parole d'astio. «Non è stata colpa sua? Ma non vedi che non si è minimamente preoccupato neanche di chiamare? Ha aspettato due giorni! Due fottutissimi giorni prima di dirci, di dirmi, che si è svegliato e adesso non ammette nemmeno di aver sbagliato!». Sentiva il viso andargli a fuoco dalla rabbia, le mani tremare come anche le gambe, mentre gli occhi gli bruciavano per lacrime trattenute che non aveva intenzione di lasciar andare di fronte ai suoi compagni. Non si sarebbe mostrato debole in quella situazione, non doveva! E questo non lo bloccò dal proseguire. «Chi sei tu per dire che ha fatto bene? Chi sei tu per dire che ha avuto ogni diritto di tenermi all'oscuro di questo? Hai idea di quanto abbia aspettato il momento che si risvegliasse? NE HAI LA PIÙ VAGA IDEA??».
Per quanto avesse cercato, non poté fermare quella lacrima solitaria che gli solcò il volto.
Ranmaru fissò Reiji sempre più inorridito, mentre la sua mente impazziva nel tentativo di trovare un modo per aiutarlo.
Lo vide lottare con le lacrime mentre parlava di quanto aveva aspettato Aine e il suo risveglio e si costrinse a non farsi toccare da quelle parole mentre gli asciugava la lacrima sfuggita ai suoi occhi con un gesto imbarazzato, poi si voltò furiosamente verso Camus:
«Se non sai cosa dire, conte da strapazzo, allora cacciati quello scettro ridicolo in bocca e sta zitto! Come puoi difenderlo?! È un mostro a cui non importa nulla degli altri!»
Trattenne l'impulso di colpire il conte e si voltò di nuovo verso Reiji, cercando di non far vedere quanto realmente
"Un mostro". La parola suonò quasi assordante nelle orecchie del minore.
«È quello che pensi davvero, Kurosaki?», gli chiese Ai, mantenendo il suo solito tono freddo. Fingendo che quelle parole non lo avessero ferito. «Potevi dirlo prima di accettare di far parte di questo gruppo».
Gli si avvicinò, non potendo evitare di mostrarsi un po' irritato: «È già la seconda band che distruggi, Kurosaki», disse, annunciando così il suo ritiro.
L'avrebbe fatto, oh sì, si sarebbe ritirato sul serio. Come poteva stare nello stesso gruppo di qualcuno che non lo capiva e che lo considerava “un mostro”?
«Vergognati», gli sibilò faccia a faccia e poi con uno scatto si girò verso la porta ed uscì, lasciandosi quei cretini alle spalle.
Camminò a grandi passi verso la sua camera, sentiva i passi di Camus dietro ai suoi.
«Mikaze», lo chiamò una prima volta.
Ma Ai non rispose, sapeva che sarebbe scoppiato, altrimenti.
«Mikaze, fermati!», gli ordinò il conte.
Ai si voltò di scatto verso di lui. «Qual'è il loro problema?!» chiese furibondo alzando il tono della voce.
«Non glien'è mai, dico mai, fregato niente! Reiji poteva essere triste quanto vuoi ma non è mai andato a trovarlo! Mi ha mai chiesto di portargli i suoi saluti? Mi ha mai chiesto come stava?? Si è mai interessato?!» si sfogò gridando. Non gli importava se quelli lo avessero sentito. «Hanno mai chiesto come stavo io? Sono mai stati accanto a me, nei miei momenti di fragilità? No, MAI!!». Sospirò per tranquillizzare la furia che gli stava offuscando il cervello.
«Ho passato i due giorni più belli della mia vita, questo è tutto», detto questo si voltò verso la sua camera buia e là dentro scomparve.


Ranmaru ispirò bruscamente alle parole del minore.
No che non le pensava veramente quelle cose, era solo arrabbiato per il modo in cui aveva trattato Reiji.
"La seconda band che distruggi".
Anche i Quartet Night erano finiti.
Per colpa sua.
Si coprì il viso con una mano, cercando di riprendere il controllo e non cominciare ad iperventilare. Non voleva arrivare a tanto, non voleva perdere quel gruppo. 
Era serio agli Utapri Awards, quando diceva che avrebbe accettato di lavorare in gruppo solo seriamente.
«Ai», sussurrò con un filo di voce.


Le parole del minore erano state una vera stilettata al cuore per Reiji. Non potevano sciogliersi. I Quartet Night era tutto ciò che gli rimaneva, tutto ciò che lo teneva a galla. Senza questo gruppo, senza le loro canzoni sarebbe sicuramente affondato. Si sedette sulla poltroncina più vicina, coprendosi con le mani gli occhi e appoggiando i gomiti alle ginocchia. Ranmaru non pensava davvero quello che aveva detto, lui lo sapeva, forse lo conosceva meglio di chiunque altro lì dentro ed era certo che nutriva una profonda stima verso il più piccolo del gruppo, come anche lui dopo tutto. Non potevano finire così, non dopo tutto quel tempo che avevano trascorso insieme. 
Alzò gli occhi verso Ranmaru che in quel momento gli parve dimostrare molti meno anni di quelli che realmente aveva. Si sentiva in colpa, glielo si leggeva negli occhi, e così anche lui per aver accusato Ai ingiustamente, ma quando si toccava il tasto 'Aine', Reiji non capiva più niente. Era sempre stato spaventato da quello che sarebbe potuto succedere sia se fosse morto sia se si fosse risvegliato. Aveva sempre avuto paura dei cambiamenti troppo radicali e questo era uno di quelli. Cosa sarebbe successo di lì in avanti? Cosa avrebbe dovuto dire ad Aine quando se lo sarebbe ritrovato di fronte? E cosa avrebbe dovuto fare per farsi perdonare da Ai?
Con questi pensieri in mente si alzò e si diresse verso Ranmaru per abbracciarlo da dietro e sussurrargli all'orecchio nel modo più dolce possibile, dal quale però traspariva una tristezza velata: «Risolveremo tutto Ran-ran. Ce la faremo anche questa volta. E alla fine saremo di nuovo tutti e quattro insieme».
Le braccia di Reiji lo circondarono da dietro, e la sua voce dolce e triste gli promise che avrebbero superato anche quella, che i Quartet Night sarebbero tornati insieme.
Voleva credergli, voleva farlo, ma...
«Rivedrai Aine», mormorò, senza più energie per tener su la sua facciata: teneva il capo chino e le spalle curve, e non ricambiò l'abbraccio. «So quanto è importante lui per te, perciò… se tu preferissi tornare con lui, o passarci più tempo…», si rigirò nell'abbraccio, guardandolo seriamente e sperando che non gli si leggesse il dolore in viso, «….io capirei», concluse, con un sorrisino.
Rimasero in silenzio per un po', poi Ranmaru strinse a sé il maggiore:
«Devo aggiustare le cose con Mikaze», mormorò, «tu tieni troppo ai Quartet Night. Non ti sopporterei se dovessimo scioglierci».
La maschera era tornata al suo posto.

Camus lo aveva capito: se Ai faceva o non faceva qualcosa, una motivazione c'era sempre. Per quello lo aveva sostenuto nel litigio di prima, sapeva che il ragazzo aveva avuto una motivazione valida per avvisarli dopo due giorni (anche se a Camus non interessava nulla del ritardo) e l'aveva saputa durante il suo sfogo. A quanto pare Ai si era sentito il solo a dover portare il peso del coma di suo fratello, il solo a comprenderlo, quindi durante la scenata di Reiji e Ranmaru, lo aveva innervosito che i due, che non erano neanche mai andati a trovare Aine, che avevano lasciato il giovane del gruppo da solo, fingessero di tenerci esagerando le loro reazioni.
Camus stette qualche secondo nella stessa posizione, fermo e immobile, fino a quando sentì quello che temeva: dall'altra parte della camera provenivano dei singhiozzi deboli e sommessi.
Ai non voleva davvero arrivare a lasciare il gruppo, ma sentirsi dare del mostro in tono così dispregiativo lo aveva ferito e gli aveva fatto capire che non era la gente giusta per lui. Camus sapeva che il ragazzino sicuramente pensava quei due come due grandi bugiardi.
Il conte si girò, tornando sui propri passi per dirigersi nella sala con i due stolti. Avevano fatto piangere Ai, adesso lo avrebbero sentito!!

Reiji non sentiva la voce di Ranmaru così triste da tanto tempo. Odiava sentirlo così, vedere tutte le sue difese abbassate e percepire il suo dolore solo guardandolo negli occhi. Per quanto gli facesse piacere che ogni tanto mostrasse i suoi veri sentimenti, non era questo che voleva. Lo preferiva di gran lunga con quella sua maschera di prepotenza e arroganza perché quando la toglieva voleva dire che qualcosa lo aveva ferito nel profondo. Gli accarezzò piano il volto, circondandoglielo con entrambe le mani e alzandosi sulle punte per stampargli un leggerissimo bacio sulle labbra, quasi impercettibile. «Non dire mai più una cosa del genere, Ran-ran. Non so cosa succederà quando rivedrò Aine, ma so per certo che sei tu che amo alla follia ed è con te che voglio passare il resto della mia vita. Non posso dire che Aine è acqua passata perché mentirei a te, a lui è anche a me stesso, ma sei tu che voglio, Ranmaru. Quindi per favore, non avere più dubbi». Prese un bel respiro prima di riprendere, cercando di dare un'intonazione  un po' incoraggiante nelle sue parole. «Forza ora. Dobbiamo chiarire entrambi con Ai, no?!», sorrise, cercando di sciogliere un po' della tensione accumulata in quei pochi minuti.
Il bacio leggero e gentile e le parole incoraggianti di Reiji dissero a Ranmaru che il maggiore aveva cominciato a preoccuparsi per lui, che era l'ultima cosa che voleva. Quindi decise di ricorrere a tutte le sue doti da attore e assumere un atteggiamento indifferente mentre si infilava le mani in tasca: «Andiamo a cercare Mikaze e quel conticiattolo da quattro soldi... sperando che ci stiano a sentire».
La possibilità che questo non succedesse, che Ai non volesse nemmeno ascoltarlo, lo spaventava a morte e lo preoccupava oltre i limiti dell'umano.
Non riteneva Ai un mostro. Cioè si, ma un mostro in campo musicale: un quindicenne che faceva musica come lui era per forza un mostro. Ma quello era l'unico contesto in cui avrebbe usato una simile parola per descriverlo!!
«Ho esagerato con lui», sospirò fra sé e sè.
Gli tornarono alla mente gli innumerevoli litigi fra i loro kohai: uno dei peggiori era scoppiato fra Ren e Ichinose e si era poi esteso al resto del gruppo che aveva preso le difese dell'uno o dell'altro. Si erano detti di tutto, erano quasi arrivati alle mani, ma alla fine era bastata una battuta di Kurusu, un sorriso di Ittoki e un insulto di Masato per rimettere tutto al suo posto.
Gli Starish si perdonavano tutto, i Quartet Night avrebbero potuto fare altrettanto?
 
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Angolino autrici!
Salve a tutti!! :D
Ed ecco il capitolo 2! Ne abbiamo altri pronti, e man mano li pubblicheremo ;)
Speriamo che questi vi siano piaciuti finora, se voleste lasciare una recensioncina fareste felici 4 povere anime! xD
Giusto per darvi  un’idea, comunque, ecco la legenda delle rolers!
Ai e Camus - Lyel
Reiji - Pinky_Neko
Ranmaru - Starishadow
In futuro farà la sua comparsa anche Lerenshaw, abbiate un po’ di pazienza ahaha
A presto!!!
Baci,
Lyerenshadow_Neko
   
 
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