Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Kicca    01/03/2015    1 recensioni
Un Orchetto rovinò a terra ai piedi di Monica che osservò disgustata il ventre lacerato. Alzò lo sguardo e quello che vide la pietrificò. Il cuore iniziò a batterle ancora più velocemente. Non riusciva a credere ai suoi occhi. “Sto sognando! E’ l’unica spiegazione plausibile!” pensò non staccando gli occhi di dosso all’individuo davanti a lei. Nonostante l’oscurità riusciva benissimo a vedere due orecchie a punta che spuntavano tra la lunga e folta chioma nera.
Spero che la storia vi piaccia! Mi raccomando recensite! :D
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J. R. R. Tolkien, mentre Monica e gli amici sono di mia proprietà, quindi se li volete usare o prendere come spunto, prima siete pregati di chiedermelo. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

ERINTI

CAPITOLO 15: SOGNI STRANI E RIVELAZIONI.

Erano passati diversi mesi da quando il gruppetto era tornato dalla Terra di Mezzo. Era aprile e da allora non avevano avuto molte occasioni di riunirsi. Infatti, appena tornati, la maggior parte di loro si concentrò immediatamente sulle incombenti cose importanti che avevano da fare. Elisa, Diana e Leonardo si iscrissero all'università e lasciarono la città, come Mirco e Michele che avrebbero iniziato il secondo anno, e tornavano raramente a casa. Alessandro, Stefano, Milena e Sabrina avevano invece da affrontare l'ultimo anno di liceo e di conseguenza, tra pochi mesi, li avrebbe attesi la maturità.
Monica, invece, aveva deciso di prendersi un anno sabbatico. Invece di iscriversi all'università, aveva optato per trovare un lavoro. Ovviamente i suoi non ne furono entusiasti, ma lei fu irremovibile. Al contrario dei suoi amici coetanei che avevano le idee chiare già da prima di aver terminato il liceo, lei non sapeva quale facoltà scegliere. Poi il fatto che fosse finita ad Arda e che fosse tornata a settembre senza ancora una scelta, le aveva fatto prendere quella decisione. Non voleva far spendere ai genitori soldi inutilmente. Sapeva che se avesse scelto una facoltà di cui non fosse pienamente convinta, avrebbe finito per lasciare. Quindi ora faceva la cameriera in un ristorante. Nei momenti liberi, passava il tempo ad allenarsi da qualche parte con un bastone, facendo finta fosse una spada. Aveva mantenuto la promessa a Glorfindel e continuava a farlo assiduamente.
Il ricordo di quell'avventura era più vivo che mai nel suo cuore. Anche perché, poco tempo dopo che erano tornati, aveva iniziato a fare strani sogni. All'inizio erano rari, ma con il passare del tempo la loro frequenza era aumentata ed ora li faceva quasi tutte le notti. Sognava varie cose che le accadevano nella Terra di Mezzo. Aveva sognato spesso di combattere contro Orchetti al fianco di Lastie, Elladan ed Elrohir, o di trovarsi a Minas Tirith a conversare con Arwen, o a passeggiare sotto gli alberi di Lothlorien, o di fare lunghe chiacchierate con Gandalf. Quello che li rendeva ancora più strani era il fatto che sembravano reali.
Si era svegliata innumerevoli volte nel cuore della notte madida di sudore dopo che aveva sognato un combattimento.
Quello che però la stava turbando da tanto, era il sogno che aveva fatto la prima volta, dopo due settimane dal loro ritorno. Si era svegliata nel cuore della notte urlando, completamente zuppa, spaventata e con le lacrime agli occhi. Suo fratello era accorso in camera sua, per fortuna l'aveva sentita solo lui. Lei gli raccontò che l'incubo riguardava una storia che le aveva raccontato Lastie quando si trovavano ad Imladris. Alessandro le disse che probabilmente si era fatta condizionare troppo. Monica non replicò e, anzi, gli diede ragione. Non poté certo dirgli che quello che aveva sognato era la morte di Erdie vissuta in prima persona. Aveva provato quelli che forse erano stati i sentimenti dell'Elfa in quei suoi ultimi momenti. Era stata completamente devastata dalla sorpresa e dalla paura che quei mostri le incuterono quando comparvero, dalla disperazione di non poter fare niente per proteggere i compagni, poi di nuovo dalla paura di perderli, dal dolore fisico che provò ogni volta che Erdie veniva ferita, dall'amore che la spinse a sacrificarsi per salvare i suoi amici. Si era tutto svolto proprio come le aveva raccontato la Dunedain. Anzi, quel sogno era molto più dettagliato ed era stato così reale che l'aveva completamente sconvolta.
Dei sogni seguenti non ne parlò con nessuno. Li riportava ogni tanto alla mente per poterci ragionare su. Sapeva che tutto quello non era normale e sopratutto che non era causa di suggestione. Tra l'altro, di quello che sognava, al risveglio, le rimanevano solo le immagini e le sensazioni che aveva provato, come fosse un film muto. Ma non ricordava affatto le cose che venivano dette, nonostante durante il sogno sentiva benissimo tutto.

Quella sera era tornata a casa da lavoro particolarmente felice. Le era arrivato un messaggio da Elisa che l'avvisava che quel mercoledì sera, il suo giorno libero, avrebbero fatto una rimpatriata, dato che tornavano tutti per le vacanze di Pasqua. Era stato sotto Natale l'ultima volta che erano stati tutti insieme, quindi non vedeva l'ora. Quella volta avevano parlato di quello che era successo quando erano tornati. Avevano affrontato la cosa anche nei giorni seguenti, prima che la maggior parte di loro se ne fossero andati dalla città. Ma non avevano trovato una spiegazione al fatto che tutti i loro genitori, parenti, amici e conoscenti si comportassero come se loro non se ne fossero mai andati da lì. Almeno ragionandoci a caldo.
Poi quel giorno di dicembre, ripensandoci a mente fredda, erano giunti a un paio di conclusioni.
O che se qualcuno finiva nella Terra di Mezzo, sulla Terra comunque restava tutto normale e i fatti si susseguivano come se loro fossero lì, oppure, come aveva riferito Diana, qualcuno aveva manomesso i ricordi di tutti. Delle due, l'opzione più razionale era la prima, quindi avevano deciso di pensare che fosse quella giusta.
Milena aveva accennato al fatto che potesse essere solo un sogno, ma Elisa le mostrò prontamente la cicatrice alla spalla lasciatale dalla freccia.
Decise che quel mercoledì avrebbe provato a parlare con Elisa di quei sogni. Aveva bisogno di parlarne con qualcuno, che sapeva l'avrebbe ascoltata, perché era sicura che se avesse continuato a tenersi tutto per sé ne sarebbe uscita ben presto matta. E sinceramente già pensava di essere un pezzo avanti. Sperava solo che la sua amica l'avrebbe potuta aiutare, anche solo dandole un suo parere. Le sarebbe bastato.

Era mattina presto. Una nebbiolina fitta sovrastava a chiazze vaste il prato verde che si stendeva di fronte a lei. Era di un verde vivo e brillante, grazie all'umidità che imperlava l'erba. Regnava un silenzio pesante, non si sentiva volare nemmeno una mosca, ma non era sola, ne sentiva la presenza. Era inquieta, i nervi tesi, gli occhi attenti sembrava volessero trafiggere la nebbia. Le orecchie che cercavano di captare anche il minimo suono impercettibile. Dei cavalli nitrirono in lontananza, ma la cosa non la scosse. Era completamente concentrata sulla pianura di fronte a lei.
Strinse la presa sulla spada lucente che teneva sfoderata. Sapeva che presto sarebbe successo qualcosa.
- Cosa aspettano? - domandò qualcuno alla sua destra – Sanno di essere stati scoperti... perché non attaccano? -
Qualcun altro ridacchiò poco più in là – Se la staranno facendo sotto dalla paura. -
Calò di nuovo il silenzio per un po' – Credo che qualcuno qui non sia dello stesso parere... - ipotizzò un'altra voce al suo fianco, questa volta però alla sua sinistra, sentì lo sguardo di questo puntato addosso, ma lei continuò a fissare davanti a sé.
- Cosa c'è? - questa volta la voce non era vellutata come le altre, ma roca, sembrava di qualcuno anziano.
Fece un respiro – Non mi piace. - mormorò piatta.
- Cosa? - chiese la seconda voce, il tono si era fatto velatamente preoccupato.
- Tutto... c'è qualcosa che non mi torna... - rispose assottigliando lo sguardo.
- Spiegati meglio, per favore. - la pregò la voce anziana.
- Di solito le tue intuizioni sono giuste... - ricordò la voce alla sua destra – Quindi, per favore, dicci cosa stai pensando. -
Lei sospirò – Trovo strano che ancora non si siano fatti avanti... perché aspettare? Non possono comunque coglierci di sorpresa, perché ormai sappiamo dove sono e loro sono consapevoli che li abbiamo scovati... quindi... -
- Quindi stanno aspettando per qualche motivo! - esclamò sorpresa la voce anziana.
- Non sarà... - proruppe la seconda voce sconvolta.
- Rinforzi. - mormorò la voce alla sua sinistra. Ma lei già si stava muovendo verso destra con passo celere – Dove vai! - le urlò dietro.
- Tenete gli occhi bene aperti e guardatevi alle spalle... io vedo se riesco a scorgere qualcosa... - ma non terminò la frase perché delle urla si levarono in lontananza e subito dopo l'aria cominciò a sibilare mentre una nube nera di frecce piombava su di loro – Merda. - imprecò e con agilità si riparò dietro lo scudo di un Elfo lì vicino a lei, poi ci fu il clangore delle frecce che si infilzavano nel legno. Non appena la pioggia terminò scatto in avanti, nella direzione opposta a quella in cui era scattata la legione di Elfi. Vista da un'altra ottica, sembrava come se stesse scappando dalla battaglia che fra pochi secondi avrebbe infuriato dietro di lei, ma non era così. Sapeva che qualcosa stava per arrivare alle loro spalle e lei si sarebbe opposta a qualsiasi cosa fosse spuntata. Vide una sagoma muoversi tra la nebbia. Rinfoderò la spada e afferrò arco e freccia, prese la mira e scoccò. Si sentì un latrato. Aveva capito. Ma non fece in tempo ad avvisare gli altri. Un'ombra le si avventò contro sulla sinistra. Fece appena in tempo a schivarla, rotolando su un fianco, si rialzò mentre metteva via l'arco e sguainò la spada che affondò nel ventre del Mannaro che era tornato ad attaccarla. Si voltò a guardare davanti a lei e imprecò di nuovo. Erano tantissimi. Troppi.
Non ebbe tempo di pensare ad altro che si vide attaccata da tre, ma tutti e tre rovinarono esamini davanti a lei, tre frecce conficcate nei loro colli. Sorrise, ma non si voltò a ringraziare. Come c'era da aspettarsi, lui l'aveva seguita. Uno strano sentimento la pervase. Ora lei e quei pochi compagni avevano da affrontare tutti quei Mannari, cercando di tenere in salvo coloro che si stavano battendo con l'orda di Uruk dietro di loro. Giurò fra sé e sé che non ne avrebbe lasciato passare nemmeno uno – Rimanete compatti! Non lasciate che raggiungano gli altri! - ordinò iniziando a sferrar colpi a destra e a sinistra. Del verde smeraldo di poco prima, ormai, erano rimaste solo poche chiazze. In poco tempo l'erba si era tinta di rosso sangue.
La ragazza si guardò un momento intorno, stavano tenendo a bada i Mannari, ma quanto avrebbero resistito? Erano in netta minoranza, notò con apprensione. Fu in quel momento che iniziarono a piovere lingue di fuoco blu, rosse e verdi sulle belve. Lei sorrise di nuovo, riconoscente. Tutto quel fuoco che in poco tempo si propagò, iniziò a mettere in seria difficoltà i Lupi, che spaventati, iniziarono a scappare. Non ci volle molto prima che non ne rimase vivo nemmeno uno.
Lei estrasse la spada dal corpo esanime di uno lì a terra e si girò verso l'altra battaglia che ancora incombeva. Vide i suoi compagni lanciarsi contro gli Uruk. Lei si diede una rapida occhiata intorno e fece lo stesso. Stava per buttarsi nella mischia quando con la coda dell'occhio notò una figura in lontananza, era accerchiata ed in difficoltà. Si lanciò in quella direzione e in pochi secondi lo liberò dall'impiccio. L'elfo biondo le sorrise e la ringraziò con una pacca sul braccio - Ti devo un favore. - proferì quello mentre tornarono a combattere fianco a fianco.
- Ammontano a tre, Glorfindel. - gli ricordò lei, sorridendo divertita.
- Così tanti! - replicò fintamente sorpreso mentre affondava la spada nel ventre di un Uruk.
- Sarà la vecchiaia... - lo prese in giro lei schivando un fendente del nemico a cui poi staccò il braccio.
L'altro non replicò, ma per tutta risposta si fiondò su tre Uruk e con grande agilità li fece fuori tutti e tre in pochi secondi, quindi si voltò versò di lei lanciandole un'occhiata compiaciuta.
Lei scosse la testa e si avventò su uno mozzandogli la testa. Alzò il capo e controllò la situazione: stavano vincendo.
Ma quella gioia che la invase durò solo pochi istanti. Poi il terrore la investì in pieno, il cuore le si strinse in una morsa, il fiato le si mozzò in gola. Vide la figura davanti a lei cadere a terra. Sangue. L'Uruk che sollevava il braccio per affondare la spada sull'Elfo biondo sotto di lui. Lei urlò un nome, la disperazione che si faceva largo nel suo cuore.
Si svegliò di soprassalto, ansimante. Restò immobile per un bel po' di tempo, cercò di calmarsi, deglutì e si portò una mano sul viso. Era madida di sudore, di nuovo. Le lacrime le rigarono il viso. Provò a mettersi a sedere, le risultò difficilissimo. Stava tremando dalla testa ai piedi. Cercò di ricordare il nome che aveva urlato, ma come al solito, ricordava perfettamente tutto il sogno, ma non i dialoghi. Sospirò e si chinò in avanti appoggiando la fronte sulle ginocchia. Restò così per molto, cercando di riprendersi. Sinceramente, non ne poteva più di quella situazione.

Elisa la stava fissando ormai da diversi istanti. Era restata in silenzio per tutto il tempo, l'aveva lasciata parlare senza interromperla e Monica le aveva raccontato svariati sogni che aveva fatto e del fatto che le sembrassero così reali. Ora attendeva che l'amica le esprimesse un parere.
Quella sospirò e distaccò gli occhi neri dal suo viso. Si mise a fissare il bicchiere che aveva davanti a lei; le bollicine dorate risalivano fino in superficie.
- Stai soppesando se chiamare la neuro o meno, vero? - chiese l'altra, che aveva iniziato a non poterne più.
- No, veramente stavo cercando di riordinare tutta la valanga di cose che mi hai raccontato. - rivelò la mora sorridendole.
- Quindi... non pensi che sia pazza? - domandò titubante.
- Non ho detto questo. - fece seria, ma vedendo l'amica irrigidirsi, scoppiò a ridere divertita – Mony, dopo quello che abbiamo passato inizio a pensare che tutto può succedere. - La castana si rilassò immediatamente. - Però non riesco comunque a capire il significato dei tuoi sogni. O il motivo per cui li fai. Credo che non siano la conseguenza della suggestione. - si fece seria – E credo che non dovresti nemmeno sottovalutarli -
- Che intendi? - Monica la guardava confusa.
Elisa sospirò, non sapeva nemmeno lei come spiegarlo, ma sentiva che quei sogni fossero importanti per l'altra – Credo che ci possa essere un collegamento tra te e quei sogni. Non è normale che tu sogni di essere sempre questa Elfa. E poi nei sogni succede di cambiare prospettiva o addirittura di vedersi dall'esterno. Invece tu sei sempre lei. -
- Già. Non ha senso, no? - mormorò afflitta. Si portò il bicchiere alle labbra assaporando la birra.
- E se ce ne avesse uno? - replicò Elisa guardandola seria. Gli occhi neri fissi nei suoi. Sembrava volesse dirle qualcosa.
- Eh? - Monica non la seguiva – E che senso potrebbe avere? -
- Questo dovresti scoprirlo tu... - ora sembrava triste, distolse lo sguardo e iniziò ad agitarsi sulla sedia – So che mi darai della pazza per quello che sto per dirti... e probabilmente tuo fratello ce l'avrà a morte con me... -
- Che c'entra Ale? - la interruppe la castana corrugando la fronte ancora più confusa.
Elisa emise l'ennesimo sospiro – Mi ha contattata diverse volte durante questi mesi. - rivelò con tono flebile – Anche se non lo dà a vedere, è veramente preoccupato per te. Te lo ha tenuto nascosto fino ad ora. Pensa che tu abbia qualcosa che non va. - le afferrò la mano, stringendogliela, ma l'altra la ritrasse. Elisa alzò gli occhi neri e vide che era spaventata – Io non penso che tu abbia qualcosa che non vada... - fece una lunga pausa perché quello che stava per dire le sarebbe costato tanto – Dovresti parlarne con qualcuno che ti possa dare delle spiegazioni. -
Calò il silenzio. Monica non credeva alle sue orecchie. Lei che poco prima le aveva detto che non la considerava una pazza, ora le stava educatamente consigliando di vedere qualcuno – Non andrò da uno psicologo! - esclamò scattando in piedi arrabbiata e ferita. Si era aperta con lei perché pensava la capisse. Perché sperava che da migliore amica avrebbe potuto darle una mano, non accusarla di avere qualche problema psicologico.
Elisa le lanciò un'occhiataccia – Chi ha parlato di psicologo? Rischieresti di mandarci quello alla neuro! - sbottò contrariata. Poi si alzò in piedi e le posò le mani sulle spalle mentre Monica la guardava incredula – Intendevo con qualcuno di “quel mondo”. - rivelò finalmente.
La castana strabuzzò gli occhi nocciola. Iniziò a fissare l'amica come se fosse un alieno. Ora era lei che stava pensando che Elisa avesse qualche rotella fuori posto – Aspetta... mi stai dicendo di tornare là e parlare con qualcuno dei miei sogni? -
- Complimenti amica mia, vedo che hai afferrato il discorso... ti ci è voluto un po' però. - la moretta ora sorrideva. Ma il sorriso era tirato. Stava per aggiungere qualcosa quando delle urla attirarono la loro attenzione, provenivano dalla stanza accanto. Con un “ne parliamo dopo”, Elisa si congedò dall'altra. Monica restò imbambolata per alcuni secondi a fissare il muro davanti a lei. Poi si decise a seguirla. Non appena entrò nella stanza vide Leonardo e Stefano azzuffarsi.
- Che ci siamo perse? - sentì chiedere da Elisa che si avvicinava alle ragazze che guardavano annoiate i due.
- Al solito, Leo è un permaloso e non accetta che lo si insulti, anche se per scherzo. – mormorò Sabrina che, appoggiata al tavolo, sorseggiava la sua birra mentre tra i due volavano insulti.
- Non dovreste dir loro qualcosa? - suggerì Elisa guardando prima lei poi Milena, che era intenta a controllare che i suoi capelli non avessero le doppie punte. Vedendo che nessuna delle due si degnava di alzare un dito, si portò la mano sui fianchi stizzita e sbuffò contrariata “Vi importa tanto dei vostri fidanzati, eh?”, pensò.
Sabrina e Leonardo stavano insieme da quell'autunno. Era stata la biondina a dichiararsi. Leonardo, ovviamente, ne fu pienamente felice e così iniziarono a frequentarsi.
Era Diana invece che stava cercando di far ragionare suo fratello. E se non fosse stato per Alessandro che la tratteneva per un braccio, con non poca fatica, probabilmente si sarebbe unita anche lei alla mischia.
Ci pensarono Mirco e Michele a dividere i due, non appena tornarono dalla loro fumatina sul balcone.
- Leo sei un cretino! - sbottò Diana imprecando contro il fratello – Se rompi qualcosa, mamma ci ammazza! - gli ricordò.
Si erano ritrovati a casa loro perché i genitori erano fuori per una vacanza.
- É lui che ha cominciato! - esclamò stizzito il rosso puntando il dito contro l'amico.
- Non è colpa mia se sei perm... - provò a ribattere Stefano, ma venne interrotto da Diana.
- Oooh, basta! Siete solo dei bambini! E io che avevo sperato che la gita nella Terra di Mezzo vi avesse maturati almeno un po'! - gridò furiosa, gli occhi verdi erano stretti in due fessure.
- Credo che siano stati gli unici due a non risentirne l'influenza. - rifletté Mirco accomodandosi sul divano nero di pelle.
- Almeno io non sono cambiato completamente, come è successo a qualcuno... - puntualizzò Stefano puntando gli occhi sulla figura che stava abbandonando la sala, beccandosi un'occhiataccia dalla maggior parte dei presenti.
Monica si bloccò, aveva ricevuto perfettamente la frecciatina, finita dritta al cuore – Sai, sono soddisfatta di essere cambiata completamente. Ho imparato molte cose preziose là e ora ne faccio tesoro. - non si voltò nemmeno, poi uscì dalla stanza.
- Penso che per lei sia stato un cambiamento decisamente positivo. - proruppe Mirco – Non si può dire lo stesso di voi due. - terminò lanciando loro un'occhiata di scherno.
- Io non vedevo l'ora di andarmene da quel posto. - bofonchiò Milena con aria torva – Tutti quegli Orchetti fetidi, il Troll, quell'Elfa... - un brivido le percorse la schiena, mentre Sabrina si trovava d'accordo con lei – Sono contentissima che siamo riusciti ad andarcene, ora potremmo essere morti. - sussurrò più rivolta a se stessa che agli altri, lo sguardo perso.
Michele, che si trovava poco più in là, fu l'unico ad udirla – Che intendi? - chiese curioso – Con tutti quegli Elfi armati fino ai denti non penso avremmo avuto problemi. -
Milena continuava ad avere lo sguardo perso, immersa in chissà quali pensieri – Nessuno può contrastarla... voi non avete sentito... - mormorò, l'espressione mutò in spaventata – Voi non c'eravate in quel momento... -
- Che stai blaterando, Mil? - domandò Stefano.
Era calato il silenzio ed ora l'attenzione di tutti era rivolta su di lei.
- Quell'Elfa... l'ho sentita. Ho sentito perfettamente cosa stava dicendo... - balbettò, poi sussurrò una frase. Calò di nuovo il silenzio.
Un rumore improvviso li fece sobbalzare tutti. Si voltarono verso la porta: Monica osservava la cugina con aria incredula, confusa, terrorizzata. Il liquido dorato si stava espandendo sul pavimento ai suoi piedi, facendosi strada tra i pezzi di vetro. – Che cos'hai detto? - sussurrò sconvolta. Milena abbassò lo sguardo, sembrava non volesse risponderle. - Che cos'hai detto? - questa volta l'altra urlò, il respiro le si era affannato.
Alessandro fece per andarla a calmare, ma venne preceduto dalla cugina – Li avrebbe uccisi tutti una volta che ce ne saremmo andati. -
Successe tutto in un secondo. Monica si avventò su di lei afferrandola per le spalle con impeto sbattendola contro il muro – Di che diavolo stai parlando? Chi ti ha detto una cosa simile? Quando è successo? -
- Calmati Mony! - esclamò Elisa che si frappose fra le due non appena Alessandro e Diana la ritrassero dalla cugina che la guardava terrorizzata.
- Calmarmi? - sussurrò con la voce rotta – Calmarmi? Come faccio a calmarmi? - urlò dimenandosi.
- Milena, spiegati meglio, per favore... di che stai parlando? - domandò Mirco serio.
La ragazza si afferrò i punti in cui Monica aveva stretto le dita. Le faceva male. - Io... - mufficò tenendo lo sguardo basso – Un giorno mi ero persa... stavo cercando di tornare alla sala dove mangiavamo... non so come ci sono arrivata in quel posto... sentii una voce – degluttì – Mi avvicinai alla stanza da cui veniva, volevo chiedere aiuto... Ma c'era quell'Elfa in quella stanza... non so con chi stesse parlando... - fece un momento di pausa – Ma l'ho sentita chiaramente dire che stava procedendo tutto secondo i suoi piani... che presto si sarebbe sbarazzata di noi e di quella Donna inutile, rispedendoci da dove eravamo venuti... e finalmente sarebbe riuscita a raggiungere il suo obiettivo... -
Tutti la stavano guardando esterrefatti. Nessuno sapeva cosa dire. Monica la fissava con gli occhi sgranati, ancora più terrorizzata di prima, non riusciva più ad emettere alcun suono.
- Quale obiettivo? - chiese Diana, anche lei spaventata.
Milena la guardò con espressione colpevole, solo in quel momento si era resa conto della posizione in cui si trovava e di cosa avesse fatto – Avrebbe ridotto a fiamme e cenere quel posto... - bofonchiò – Nessuno sarebbe sopravvissuto. -
A Monica le si mozzò il fiato in gola. Le passarono davanti agli occhi tutti i volti delle persone che aveva conosciuto là. Poi le immagini di quel posto subito dopo avvolto nelle fiamme e corpi straziati a terra. La rabbia la invase. Alzò gli occhi nocciola sulla cugina e fece di nuovo per avventarlesi contro. Qualcuno la trattenne prontamente. Non si curò minimamente di chi fosse, continuava a dimenarsi, voleva raggiungerla per prenderla a schiaffi. - Perché non hai mai detto niente? - gridò con tutta la voce che aveva in corpo – Perché non li hai avvisati? Perché? - Qualcuno le stava urlando di calmarsi, ma lei non gli badò minimamente. Poi sentì una fitta alla guancia. Si ritrovò chinata in avanti, ansimante, sorretta da qualcuno, gli occhi velati di lacrime. Alzò la testa ed incontrò quelli verdi di suo fratello che la osservavano furenti.
- Vuoi darti una calmata, o no? - le strillò.
- Come avrei potuto dire qualcosa? Se quella mi avesse sentito, mi avrebbe uccisa! - gridò Milena spaventata – Tu non c'eri... Non hai sentito il tono in cui l'ha detto... -
- No, non c'ero, infatti. - replicò Monica guardandola male – Se ci fossi stata avrei avvisato tutti, anche a costo della mia vita! -
- Fai presto a parlare, tu! - l'accusò – Sei l'unica pazza che ha osato sfidarla. -
A Monica tornò in mente il modo in cui Romenwen l'aveva guardata dopo che aveva vinto la sfida. La sensazione che l'avrebbe uccisa se fossero state sole era ancora viva.
- Quando ha detto che l'avrebbe fatto? - chiese Mirco. In quel momento Monica si era resa conto che era lui a trattenerla e sorreggerla.
- Non l'ha detto. - rispose Milena.
La cugina sgranò gli occhi – Potremmo ancora essere in tempo! - esclamò. Quel pensiero fulmineo l'aveva fatta tornare in sé. Gli amici la guardarono confusi.
- In tempo per cosa? - domandò Sabrina.
- Per avvisarli. - riferì l'altra. Tutti la osservarono increduli. In pochi secondi era completamente cambiata. Come se si fosse trasformata in un'altra persona. Ora se ne stava dritta davanti a loro, lo sguardo sicuro di sé. Calò ancora una volta il silenzio. Leonardo, credendo di non aver capito, le chiese se poteva ripetere cosa avesse detto. Lei li guardò e disse con tono fermo e deciso – Andrò ad avvisarli. -
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Kicca