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Autore: Sarugaki145    02/03/2015    3 recensioni
[Spoiler!Mockingjay]
Dal testo:
A quanto pareva Peeta era riuscito a portare un po’ di gioia con il suo arrivo.
Katniss ispirò a fondo l’aria fresca e proseguì verso il prato, con una nuova consapevolezza.
La primavera del Distretto 12 era veramente arrivata.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And if I open my heart to you
And show you my weak side,
What would you do?

 

CAPITOLO 20
 

 

I ricordi veramente belli continuano a vivere e a splendere per sempre,
Pulsando dolorosamente insieme al tempo che passa.
- Banana Yoshimoto
 
 
 
Il vero problema per la Ghiandaia Imitatrice, nel vivere nel Distretto 2, era la notte.
 
Ogni notte gli incubi la assalivano, facendole ricordare come gli Hunger Games l’avessero trasformata in un’assassina, che troppe persone erano morte per lei, che non avrebbe più rivisto i meravigliosi occhi verde mare di Finnick, che non avrebbe più potuto sistemare la “coda di paperella” di Prim, che Peeta non l’avrebbe stretta quella notte.
 
Si svegliava sempre più spesso urlando, completamente sudata o in lacrime e nessuno arrivava a consolarla.
 
Neanche Gale.
 
-Katniss devo dirti una cosa, ma devi promettermi che non ti arrabbierai.-
 
Esordì una mattina l’amico d’infanzia a colazione, posizionandosi con il suo vassoio di fronte a lei.
 
Katniss ormai era due settimane che viveva nel Distretto 2 e fino a quel momento non aveva visto l’amico così a disagio.
 
Gli occhi grigi della ragazza lo osservavano interrogativi, mentre nella sua mente passava in rassegna cosa potesse criticarle il ragazzo.
 
Ma prima che lei potesse analizzare più di due opzioni lui affermò prontamente:
 
-Devo chiederti di trasferirti a dormire in un’altra ala dell’edificio, in una stanza insonorizzata che abbiamo.-
 
-Come mai?-
 
Domandò Katniss confusa, infilandosi in bocca un’altra cucchiaiata di cereali, mentre la sua mente rimpiangeva le deliziose focaccine che Peeta le preparava ogni mattina.
 
-Perché noi abbiamo bisogno di riposare e le tue urla notturne non fanno chiudere occhio a nessuno.-
 
Confessò il ragazzo, ingoiando anch’esso i cereali per non mostrare il suo imbarazzo.
 
Katniss rimase con il cucchiaio a mezz’aria, confusa, a soppesare nella sua mente se Gale fosse serio o stesse scherzando.
 
La rabbia le salì dritta dalla bocca dello stomaco, mentre socchiudeva gli occhi furente.
 
-Mi state emarginando come una malata?-
 
Il tono che Katniss voleva fare apparire moderato era acuto e con note isteriche, quindi Gale si affrettò subito a spiegare, per non farle creare un putiferio:
 
-No, assolutamente! Il problema è che ci riesce difficile riuscire a riposarci come dovremmo, quindi abbiamo cercato la soluzione migliore per tutti.-
 
-Ed è quella di emarginarmi come un appestato?-
 
Chiese Katniss ormai fuori di se per la rabbia, alzandosi dalla sedia incredula. Gale non rispose, confuso per la reazione ai suoi occhi esagerata.
 
-Va bene.-
 
Affermò poi Katniss cercando di ritrovare la calma e di non fare una scenata in pubblico.
 
-Vado a fare quattro passi, ho bisogni di pensare.-
 
E senza lasciare al ragazzo il tempo di ribattere prelevò il suo vassoio e scomparve dalla sua vista.
 
Gale sospirò amaramente, mentre si stiracchiava sulla sedia. Non capiva Katniss, non capiva ancora il perché fosse tornata, se avesse litigato con Peeta e quindi fosse scappata o se veramente fosse tornata per restare con lui.
 
Era sempre stata un mistero quella ragazza.
 
Sperava che, con la fine della guerra, avesse scelto quello che le serviva per sopravvivere, ma con il fatto successo a Prim questa cosa non era successa.
 
E quando finalmente si era messo il cuore in pace lei era tornata, finalmente.
 
Sospirò sconfortato finendo la sua colazione, pronto a distrarsi in un’altra giornata di lavoro.
 
Nel frattempo Katniss continuava a vagare rabbiosa per il distretto, senza considerare le persone attorno a lei che la salutavano allegri.
 
Non poteva capire come a Gale, il suo migliore amico d’infanzia, non capisse quando aveva bisogno di un abbraccio, come di notte quando si svegliava dagli incubi. Non avevano mai avuto un rapporto basato anche sulla fisicità, come invece quello che aveva con Peeta, ma pensava che tutti ci potessero arrivare a fare una cosa talmente semplice.
 
Se la tua migliore amica, nonché donna che ami a quanto dici, ha bisogno di qualcuno che le stia vicino, perché non ti offri tu volontario per primo?
 
Katniss non lo capiva, come non capiva cosa pensava veramente lei di questa cosa.
 
La ragazza camminava da ormai una mezz’ora senza meta per la città, mentre la rabbia pian piano scemava e i suoi pensieri continuavano a vorticare, quando una voce conosciuta la salutò cordiale:
 
-Signorina Everdeen, buongiorno!-
 
Gli occhi della ragazza incontrarono quelli scuri del dottor Aurelius e salutò quindi con un cenno del capo.
 
-Ecco che fine hai fatto! Sei qui con Peeta?-
 
Domandò subito quello, apparentemente molto interessato alla risposta.
 
Immediatamente la ragazza sentì nuovamente salire la rabbia, per essere stata subito associata a Peeta. Non capiva come mai nessuno riuscisse a vederli come realtà separate, come effettivamente erano, quindi rispose indispettita:
 
-No, perché?-
 
-Perché il fatto che tu non mi rispondessi al telefono era normale per me, ma è una settimana che lui non risponde.. E l’ultima volta ha risposto Johanna Mason dicendo che stava benissimo! Proprio non capisco!-
 
Spiegò quello allegro, lasciando trasparire la sua confusione per l’ultimo avvenimento.
 
-Johanna? Allora sta benissimo.-
 
Ribatté Katniss acidamente, indispettita oltremodo dall’informazione appena ricevuta.
 
-Ti da fastidio la sua presenza con Peeta?-
 
Domandò il medico interessato, capendo subito che ci fosse un problema di fondo, ma lei rispose impettita:
 
-Affatto.-
 
Il dottore scoppiò a ridere divertito, facendo imbestialire ancora di più la ragazza.
 
Appena notò che lei dava segni di un’imminente fuga propose cordiale:
 
-Magari un giorno di questi potremmo prendere un caffè, se ti va. Io sono qui molto spesso, visto che ho diverse cose da sistemare. Questo è il mio biglietto da visita.-
 
Katniss prese il biglietto e lo infilò in tasca distratta, salutando con un mezzo sorriso.
 
-Le farò sapere senz’altro. Buona giornata.-
 
Acconsentì la ragazza sbrigativa, continuando poi il suo vagare per la città.
 
Sembrava che quella mattina si fossero tutti messi d’accordo per irritarla, quindi con l’umore sempre più nero la ragazza si ritrovò a vagare per dei vicoli semi deserti, lontani dal centro della città.
 
Fu proprio mentre si stava decidendo a tornare che un uomo sulla quarantina l’avvicinò con un sorriso amichevole.
 
-Non posso credere ai miei occhi! Sei proprio tu?-
 
Domandò quello incredulo, prendendole la mano e iniziando a stringerla convulsamente.
 
L’uomo tremava tutto, apparentemente entusiasta dell’incontro appena fatto.
 
-La Ghiandaia Imitatrice quale onore! La prego, venga a trovare mio figlio!-
 
Un senso di disagio piombò immediatamente su Katniss, che cercò di sviare la cosa:
 
-Non mi sembra il caso, suo figlio mi può trovare al campo, sono la quasi tutto il giorno.-
 
-No la prego!-
 
Urlò quello, iniziando a piangere e a stringerle la mano, quasi implorante.
 
-Mio figlio è gravemente mutilato e non può uscire di casa. La prego! Lo venga a trovare, basteranno due minuti perché lei cambi la sua vita!-
 
Le lacrime dell’uomo e i singhiozzi fecero tornare in mente a Katniss la sua visita all’ospedale del Distretto 8, dove il bambino senza più un occhio sembrava radioso dopo la sua visita.
 
Soppesò un attimo la cosa, in fondo Gale non si sarebbe accorto di nulla e non le avrebbe fatto la paternale sul fatto che si fosse messa in pericolo o cose del genere.
 
Cosa poteva succederle di male in fondo?
 
-Va bene..-
 
Acconsentì ancora titubante la ragazza, vedendo un guizzo quasi folle negli occhi dell’uomo non appena sentì quelle parole.
 
-Venga, venga!-
 
La condusse l’uomo, mentre continuava a parlare di come il figlio sarebbe stato contento nel vederla, di come aveva sofferto nel vederla impazzire, di come lei non era solo stata un simbolo, ma l’anima stessa della rivoluzione.
 
Confusa da quel fiume di parole Katniss non badò più a dove l’uomo la stesse conducendo, ma si limitò a sperare di arrivare in fretta per poter tornare al campo.
 
Non aveva finito la colazione quella mattina e a giudicare dalla posizione del sole doveva essere ormai quasi mezzogiorno e il suo stomaco stava facendole presente la cosa.
 
Finalmente arrivarono davanti ad una catapecchia, che a Katniss ricordò tanto una delle abitazioni del vecchio dodicesimo distretto e non una di quelle che si era abituata a vedere in quel distretto.
 
-Venga, venga pure! Si accomodi pure qui.-
 
Disse l’uomo cortese, invitandola ad accomodarsi su una panchetta in legno davanti ad un tavolo.
 
-Vado subito a chiamare mio figlio, vedrà quanto sarà felice quando vi vedrete!-
 
L’uomo entrò nel locale alle spalle di Katniss, continuando a parlottare da solo della gioia del figlio nel vederla. Katniss lo sentì salire le scale pericolanti e sparire al piano di sopra.
 
Attese qualche minuto, persa nel pensiero del pranzo al campo, che sentiva sempre più necessario. Era debole, soprattutto ora che non c’erano le focaccine e le torte di Peeta da mangiare fuori dai pasti. Le ricordava troppo il Distretto 13 quel regime in cui viveva, ma si consolava pensando che almeno non le stampavano il programma della sua giornata sul braccio.
 
Quasi non lo sentì nonostante il suo orecchio da cacciatrice, ma quel sesto senso sviluppato nelle sue esperienze agli Hunger Games la fece voltare insospettita dal troppo silenzio.
 
Non appena si girò vide la grossa figura dell’uomo scagliarsi su di lei brandendo un coltello dalla lunga lama, che spesso aveva visto maneggiare al macellaio quando comprava la sua selvaggina.
 
Si scansò appena in tempo perché la lama non le perforasse la schiena, ma sentì il freddo metallo che le sfiorava un fianco.
 
Le venne istintivo urlare, ma l’uomo, con una forza che non avrebbe mai attribuito a quella figura servile come si era presentato le tappò la bocca con una mano, iniziando a ringhiarle contro.
 
-E’ stata solo per colpa tua che lui è morto! Tu, maledetta!-
 
Gli occhi confusi e pieni di panico di Katniss fecero scoppiare a ridere l’uomo e chiese ironico:
 
-Vuoi sapere come l’hai ucciso Ghiandaia? Tu, aizzando i distretti contro la grande Capital City l’hai fatto uccidere! Maledetta!-
 
La ragazza cercò di negare, ma l’uomo scoppiò in una risata aspra e graffiante.
 
Premette più forte la bocca della ragazza e avvicinandosi al suo orecchio sibilò divertito:
 
-Ma è morta anche lei, vero Ghiandaia?-
 
Katniss non capiva a chi si riferisse, ma l’uomo riprese rapido:
 
-La tua bella sorellina, eh? L’abbiamo bruciata viva noi.-
 
Un moto di rabbia cieca investì la ragazza, che con tutte le sue forze si scansò l’uomo di dosso, mettendosi dritta in piedi.
 
-Non ti permetto di parlare di Prim!-
 
Urlò lei con tono autoritario e sguardo deciso, identico a quello che aveva nei pass pro che aveva girato.
 
Era ancora la ragazza in fiamme in quel momento, mentre nei suoi occhi grigi una nuova luce splendeva.
 
Nessuno poteva parlare di Prim in quel modo, nessuno.
 
-Eccoti tornata Ghiandaia! E ti eliminerò io stesso! Come non siamo riusciti a fare durante la guerra!-
 
Urlò l’uomo avventandosi su di lei con il coltello, Katniss lo schivò agilmente e lo buttò a terra, facendo cadere il coltello di lato e bloccandolo con un piede.
 
-Prova a ripeterlo ora!-
 
Urlò Katniss con rabbia, ma in quel momento l’uomo tirò fuori una pistola e un dolore cieco alla spalla fu l’ultimo ricordo di Katniss.
 
*
 
Katniss si svegliò in un letto d’ospedale, dove le luci soffuse le fecero capire che era ormai sera inoltrata.
 
Affianco al suo letto sedeva Gale, che si illuminò sollevato nel vederla sveglia.
 
-Ti sei ripresa, per fortuna. Oggi ti sei salvata solo perché un soldato ha sentito lo sparo ed è accorso. Non sai che spavento mi sono preso.-
 
Ammise sospirando sollevato e avvinandosi a lei, iniziando ad accarezzarle i capelli, stando ben attento a non toccarle la spalla e il fianco doloranti. Katniss, visti i suoi precedenti con ferite di vario genere, concluse che anche alla spalla doveva essere stata presa solo di striscio, per sua fortuna.
 
-Mi avevano assicurato che non era nulla di grave ma non me la sentivo di andarmene finché tu non ti fossi ripresa.-
 
Concluse sorridendole dolcemente, facendola sentire in leggero imbarazzo.
 
-Sto benone, a parte un po’ di male alla spalla.-
 
Confermò la ragazza, cercando di essere spavalda e non far trapelare il dolore bruciante che provava.
 
-Hanno insistito per darti la dose minima di morfina, in quando dicono che potresti tornare dipendente con troppa facilità.-
 
La ragazza chiuse gli occhi un momento, maledicendo nella sua testa i medici e queste loro idee, ma riaprendo gli occhi rispose con la voce più tranquilla che trovò:
 
-Mi spiace averti fatto preoccupare.-
 
-Non farlo mai più.-
 
Esordì Gale duro, mentre gli occhi grigi diventavano di ghiaccio.
 
-Ti avevo detto di stare attenta perché questo posto è pieno di invasati! Che cosa ti è saltato in mente di andare a casa di uno sconosciuto?-
 
La sgridò il ragazzo, facendola sentire mortificata, nella speranza che il letto l’assorbisse.
 
-Mi dispiace, io non volevo ma poi il bambino nell’ospedale dell’ottavo distretto mi è tornato in mente. Io gli avevo ridato il sorriso solo con la mia presenza, quindi speravo di poterlo fare di nuovo.-
 
Piagnucolò Katniss, mentre il ricordo dei due fratelli nell’ospedale le tornava prepotente in mente.
 
A quanto pare tornò anche a Gale, perché il suo sguardo si addolcì e avvicinandosi sussurrò:
 
-Va bene, ma promettimi che d’ora in poi andrai in giro solo con me o con due uomini di scorta.-
 
Dopo che Katniss ebbe annuito il ragazzo si avvicinò ancora e le lasciò un bacio leggero sulle labbra, sorridendole.
 
-Ora dormi e riprenditi. Non vorrei mai che ti succedesse qualcosa ora che sei tornata da me.-
 
Katniss rispose con un mezzo sorriso e sbadigliò stanca, quindi lui, dopo averle augurato la buonanotte, se ne andò.
 
Quando Gale si fu allontanato per lasciarla dormire la ragazza rabbrividì e si strinse di più nelle coperte.
 
Aveva freddo da sola nel letto e sapeva benissimo quali braccia sarebbero riuscite a riscaldarla.
 
Chiuse gli occhi e il volto del ragazzo del pane apparse netto in ogni sua espressione, quindi Katniss li riaprì, cercando di non pensarci, convincendosi che era stato lui a mandarla tra le braccia di Gale e che fosse giusto così.
 
Il bacio leggero che l’amico di infanzia le aveva dato non l’aiutava di certo in quelle condizioni.
 
Non avrebbe dovuto desiderarne ancora come quando Peeta l’aveva baciata in passato?
 
Non doveva sentirsi lo stomaco contorto per l’emozione e un sorriso immenso non avrebbe dovuto curvarle le labbra?
 
Eppure, perché continuava a pensare che fosse stato sbagliato?
 
Prese la perla che portava gelosamente al collo e se la passò sulle labbra sovrappensiero, godendosi il tocco fresco sulle labbra, che le conciliò lentamente il sonno.
 
Si sentiva tanto in torto forse perché continuava a chiedersi come mai quando il suo aggressore l’aveva colpita lei avesse urlato non il nome di Gale ma quello di Peeta?
 
 
- To be continued. 
 
 
 
 
 
*Angolino dell’autrice*
Mi scuso infinitamente per il ritardo, ma sono stati dei giorni troppo pieni e soprattutto avevo perso la chiavetta su cui avevo salvato il capitolo!
Il prossimo aggiornamento sarà nei soliti tempi! (mi auguro!)
Grazie a tutti quelli che seguono/recensiscono/leggono.
Vi abbraccerei tutti fortissimo, giuro :)
Ciaooo
Saru

 
  
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