Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Colpa delle stelle    02/03/2015    3 recensioni
Hanno vinto i giochi. Sono entrate nei cuori dei capitolini. Sono diventate famose. E sono sopravvissute. Ma quella era solo una delle tante battaglie.
La vita le ha messe di fronte a nuove prove e l'edizione della memoria le reclama, trascinandole in un nuovo vortice di pericolo e di sangue.
Chi dice che l'amore regali solo gioie? E che gli insegnamenti ricevuti da bambini siano davvero giusti?
Per quanto ferma nei suoi ideali, Lucinda arriverà a mettere in dubbio tutto quello in cui credeva e sarà difficile recuperare la certezza nelle sue scelte.
Incredibilmente alle sue aspettative invece, Camille è sopravvissuta ed è tornata nel Distretto 11, ma l'ultima cosa che le riserva il destino è proprio la pace che lei tanto desidera.
E Felicity, che aveva promesso di essere forte, sempre, capirà che davanti a certi tipi di dolore sarà complicato ritrovare il coraggio di alzarsi in piedi senza spezzarsi.
Gli Hunger Games ricominciano. Per cosa vale la pena combattere davvero?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The power of the elements'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The power of the elements - Il sacrificio del fuoco



 

 Lo sfarzo dell'imprevedibile 

 

Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime
prim'ancora che i corpi si vedano.
Se siamo disperati, se non abbiamo più nulla da perdere
oppure siamo entusiasti della vita,
allora l'ignoto si manifesta e il nostro universo cambia rotta.
Paul Coelho – 11 Minuti

 

Nick fu tremendamente perfetto anche nel suo Distretto e prima che qualcuno se ne potesse davvero rendere conto, il treno era in viaggio per Diagon City e l'avrebbe raggiunta quella mattina stessa, in vista della fermata conclusiva di quel Tour della Vittoria. La cena nella tana del serpente spaventava tutti, qualcuno riusciva a nasconderlo e qualcun'altro invece no, nonostante ci provasse. Faith era tra le più agitate e non era nemmeno giustificata. Era alla sua prima apparizione in un Tour della Vittoria, ma non aveva fatto niente per guadagnarsi quel posto. Era lì perché doveva, era l'unica a considerarlo un piacere vero e proprio, eppure sembrava non essere in grado di goderselo appieno. Camminava avanti e indietro nel vagone e il tacco delle sue scarpe si scontrava fastidiosamente con il pavimento forse più volte del necessario. La pazienza di Felicity non resistette molto a lungo.
- Credevo di aver conosciuto fin troppe persone insopportabili - commentò, acidamente. - Invece mi sbagliavo. -
- Le persone insopportabili sono nulla in confronto alle persone ipocrite. - sussurrò Camille, senza sollevare lo sguardo dalle sue mani.
Lucinda, che si era imposta di rimanere in silenzio e di non intromettersi, si dimenticò alla svelta di tutti i suoi buoni propositi. 
- Se parli di Joey, non puoi sbagliarti di più. - affermò, guardando male Camille. - Lui è tutto tranne che ipocrita. -
- Non stavo parlando con te. - precisò Camille, lievemente stizzita.
- Ha rischiato tanto quanto il tuo amichetto Jason al Distretto 4. Ha espresso i suoi sentimenti pubblicamente e l'ha fatto per te, non per confermare quanto sia debole. Dovresti apprezzarlo e non chiuderti nel tuo egoismo. - continuò Lucinda, approfittando della sua scarsa voglia di controbattere.
- Non sono una persona egoista. - protestò Camille, piuttosto debolmente.
Lucinda continuò a guardarla e scosse la testa. - Non hai davvero niente di meglio da dire? -
Il silenzio di Camille valse come risposta, così come fece anche l'occhiata d'ammonimento di Felicity.
Lucinda alzò le mani. - Nessuna di voi due sa accettare la verità. - considerò, fingendo di controllarsi le unghie. Poi però, risollevò la testa. - Ora capisco perché siete tanto amiche. -
Entrambe rimasero in silenzio per un po' e solo Camille trovò le parole per dire qualcosa, quando Lucinda ormai non c'era già più.
- La odio quando se ne va in questo modo - sbuffò. - E la odio ancora di più se lo fa quando ha ragione. -

 

 

Joey non era più abituato a vedersi in abiti eleganti, aveva quasi dimenticato cosa fossero le giacche con i bottoni, ma non sentiva la mancanza delle camicie da pescatore. Si sentiva diverso. O forse si era abituato anche lui a tutto quello sfarzo eccessivo. Anche se a braccetto di Lucinda e del suo abito tempestato di zaffiri, la sua eleganza sembrava comunque non poter reggere il confronto.
- Sembri depresso, Joey. - lo richiamò Lucinda. - Sorridi o dovrai vedertela con Faith. -
- Mi sento davvero depresso. O forse è deprimente la consapevolezza di non essere felice. Non riesco ad esserlo dopo gli Hunger Games e anche se ai più risulterebbe impossibile, per me è solo deprimente. -
Lucinda si morse un labbro, ma continuò ad avanzare dietro a Faith. La folla che si era raccolta ad acclamare la loro entrata nella villa del presidente Snow era incredibile e il copricapo della loro devota accompagnatrice non poteva passare inosservato, insieme alle sue piume.
- È scientificamente provato che chiunque ripeta troppe volte la parola “deprimente” in una sola frase, è depresso. - commentò Lucinda, facendo spallucce.
Joey si ritrovò a ridere, senza accorgersene. - Lo hai appena inventato, dì la verità! -
- Com'è scientificamente provato che una persona che si ricorda ancora come ridere, non può essere depressa. -
Dopo averci pensato per un po', Joey annuì. - Hai un modo strano di tirarmi su di morale. -
- Ma ce l'ho fatta. - commentò serafica. - Ed è questo l'importante, no? -
Faith fece un grosso cenno nella loro direzione e li invitò a fermarsi nel cortile.
- Felicity e Alexander, è necessario che vi teniate a braccetto e sorridiate, come loro. - li richiamò, indicando esasperata Lucinda e Joey, che non avevano ancora perso la loro espressione allegra.
- Noi non siamo Favoriti, non sorridiamo a comando. Così come non uccidiamo altrettanto facilmente. - ribatté Felicity, facendole mettere le mani nei capelli.
Quando si accorse di quello che aveva fatto, Faith recuperò uno specchio dal suo vestito e si controllò, per assicurarsi di non avere nulla fuori posto. Quello che vide doveva averla tranquillizzata, perché riacquistò alla svelta la sua finta aria rilassata.
Il cortile della villa era vuoto e talmente silenzioso che si sentivano riecheggiare in lontananza le voci dei capitolini e la musica della festa. La fontana era al centro dell'enorme giardino ed era animata da giochi d'acqua e di luce colorati. Lucinda si sarebbe anche avvicinata per osservarli meglio, ma per Faith erano in ritardo e non le permise nemmeno di allontanarsi dal sentiero. Li tempestò di aneddoti e di raccomandazioni, ma niente poteva davvero prepararli a quello che li avrebbe accolti. La scalinata che conduceva all'interno della casa era talmente affollata che non si riuscivano a scorgere i gradini, in mezzo a quella moltitudine di persone che si affannavano a prendere i posti in prima fila non appena videro i ragazzi sbucare dal buio del giardino.
La schiena di Faith si raddrizzò automaticamente. Era il suo ambiente e non avrebbe potuto non trovarsi a suo agio in un momento come quello. Camille invece scoppiava di tensione, nonostante si ostinasse a tenere le mani chiuse a pugni, per fermarne il tremore. In un primo momento aveva cercato la mano di Joey, ma quando si era ricordata di non poterlo fare, sentire il palmo così le vuoto le aveva addirittura fatto male.
Ogni persona si tendeva verso di loro, per sfiorarli, e solo Felicity si ritirava indietro per non farsi toccare, disgustata. E delusa invece del sorriso sulla bocca di Alexander. Non si stava divertendo davvero, ne era sicura.
- Decine e decine delle persone più influenti di tutta Panem – squittì Faith, salutando a destra e a sinistra visi che magari vedeva per la prima volta, ma che il titolo che portavano sulle spalle bastava per renderli importanti ai suoi occhi. - Venute qui per conoscere proprio voi. -
- Sai che roba. - commentò Joey, tentando in tutti i modi di allargarsi il collo della camicia. In quella stanza la temperatura sembrava essere schizzata alle stelle e si sentiva già la nuca umida di sudore nervoso.
- Mi fa girare la testa tutta questa popolarità. - continuò Faith, senza far nemmeno caso al suo commento.
Nick le toccò con un dito l'enorme parrucca. - Stai attenta a non perdere questa, allora. - scherzò, scoppiando subito dopo a ridere della sua stessa battuta.
Faith lo incenerì con lo sguardo, ma non riuscì a dire niente, perché una signora con un completo zebrato la tirò da parte, assorbendola subito in una fitta conversazione. Camille e Alexander avevano iniziato anche loro a parlare con un gruppo di persone, che a giudicare dal loro abbigliamento simile dovevano essere venuti lì insieme, proprio come loro. Felicity si era eclissata in un angolo della sala, così come Joey si era fiondato sul tavolo della cena. Rimanevano solo Nick e Lucinda
- Tutto terribilmente noioso, non trovate anche voi? -
Un ragazzo era sbucato dal nulla, proprio dietro a Nick, e gli aveva circondato le spalle con un braccio, come se si conoscessero da una vita. - Non ho mai amato la vita mondana. -
Prima che Nick riuscisse a riaversi dalla sorpresa e lo ribaltasse sul pavimento, Lucinda gli porse la mano, costringendolo a togliere il braccio dalle spalle del ragazzo.
- Hai tutto il mio appoggio. - annuì, stiracchiando le labbra in un sorriso.
Lui però non gliela strinse. La prese con delicatezza e le fece un galante baciamano.
- Moss Greengrass, esatto? - intervenne Nick, svelto. Aveva intercettato l'occhiata assassina di Lucinda e non ci aveva pensato due volte.
- L'Invincibile della quinta edizione della memoria. - aggiunse Lucinda, pulendosi il dorso della mano nella gonna del vestito, di nascosto. Quella volta fu Moss a tendere la mano a Nick, ma quando il giovane del Distretto 2 ricambiò la stretta, sobbalzò e una smorfia di dolore gli attraversò il volto.
- Elettricità. - indovinò Lucinda, fissando con interesse le scintille. - Affascinante. -
- Curioso che sia proprio tu a dirlo – scherzò Moss. - Se ti tocco, muori. -
L'interesse di Lucinda scomparve, rapido com'era arrivato. - Sono solo una strega dell'acqua – precisò, leggermente scocciata. - Non sono fatta tutta d'acqua. -
- Vogliamo provare? -
Sollevò un dito e subito Lucinda lo toccò con il palmo aperto. La scossa le fece male, ma non lo diede a vedere.
- Sono viva, no? - ribatté, osservandolo con sfida.
Moss ricambiò lo sguardo. 
- Balliamo? -
Joey arrivò in quel momento e si inserì tra Lucinda e Moss, spezzando la situazione di stallo che si era creata. Moss batté una volta le palpebre, il tempo necessario per vedere Lucinda e Joey andare verso la pista.
- C'è qualcosa tra quei due? - domandò a Nick, l'unico rimasto al suo fianco.
- Lucinda è fidanzata – sibilò, calcando con forza su ogni parola. - Con un tipo grande e grosso del suo Distretto. Lo conosco e i tuoi fulmini gli farebbero il solletico. -
Girò sui tacchi e scomparve nella folla, mentre Moss lo seguiva con lo sguardo e rideva sotto i baffi. Avrebbe rincontrato tutti loro molto presto. Non vedeva l'ora.

 

 

Il presidente si affacciò all'enorme balcone della sua villa subito prima di mezzanotte. I capitolini attendevano il suo arrivo con ansia da parecchie ore e i loro calici si sollevarono all'unisono in un brindisi a suo onore non appena lo videro. Lui ringraziò a due mani il suo enorme pubblico e brindò insieme a loro.
- Questa sera rendo omaggio a sei cuori coraggiosi, il nuovo orgoglio di Panem. - esclamò, scatenando un fragoroso applauso e fischi di consenso. - Non sarà difficile dimenticarli, ma questo è l'anno dell'edizione della memoria e io vi prometto spettacolo. -
Nick applaudì con trasporto ed era in netto contrasto con Camille e Felicity, che guardavano il presidente con aria ostile e non avevano la minima intenzione di muoversi.
- La vostra gloria è la nostra gloria. Io brindo a voi. - concluse il presidente Snow, sollevando il bicchiere in alto. Ogni capitolino rispose al brindisi e bevve insieme a lui. Alexander si strinse nelle spalle, ma poi trangugiò in un sorso lo champagne. Lucinda e Joey si guardarono e fecero tintinnare i bicchieri l'uno contro l'altro, ma solo lui bevve. Lei sollevò lo sguardo fino al balcone e si stupì d'incontrare l'espressione beffarda del presidente.
Aveva promesso spettacolo e avrebbe mantenuto la promessa. Non restava che aspettare.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Colpa delle stelle