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Autore: Dyana_xcx    02/03/2015    0 recensioni
come l'anima non ti abbandonerà mai fino alla morte, così sono alcune amicizie vere e rare, che si è incollati l'uno a l'altra come un puzzle una differenza solo che i puzzle prima o poi si distruggono queste amicizie restano e le loro anime si ricongiungono in un'unica sola ANIMA.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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PROLOGO
Il mio nome è Daisy Bennett, ho 18 anni sono alta 1,70 capelli biondi e occhi verdi, ho due piercing uno sulla lingua e un altro sul naso e vivo a Newcastle. Mio padre è un giudice, mia madre è la direttrice di una delle più famose scuole di ballo infine mia sorella Caroline, che ha due anni meno di me, loro sono la mia vita, il mio tutto, nonostante a volte per colpa del lavoro ci dobbiamo allontanare, sono davvero la migliore famiglia che potessi desiderare, non perché è la mia ma chiunque lo direbbe al mio posto. In questo momento cerco solo di godermi la vita, i miei amici, le persone che mi vogliono bene, sono sempre stata dell’idea che nella vita non si deve volere per forza qualcosa, ma che si deve essere contenti di ciò che si ha. A scuola mi conoscono quasi tutti sono nella squadra di pallavolo femminile e mi alleno ogni giorno, come nella danza ma non intendo solo la classica, anche la moderna, contemporanea, video dance. Queste sono le mie due passioni più grandi. Come avrete capito sono una ragazza vivace, allegra, piena di sogni e aspettative.
Poi un’altra delle persone più importanti nella mia vita è la mia migliore amica Denise lei ha diciannove anni, ci conosciamo da quando avevo cinque anni, è alta un metro e sessantasei, dei lunghi capelli castani e gli occhi blu, anche lei a un piercing e tre tatuaggi, ama la danza come me, infatti è proprio lì che l’ho conosciuta. Quello che ci lega è un sentimento molto profondo e pur avendo molti amici e una vita sociale abbastanza intensa lei è l’unica che sa davvero capirmi e ci basta un solo sguardo per comprenderci. A volte ho visto mie amiche distrutte per tutti i problemi che avevano e la mia a confronto sembra così perfetta.
                                                   
 
                                                Capitolo 1
Primo giorno di scuola dopo le vacanze di natale, un giorno come tanti altri questo, solita monotonia io e Denise ci incontriamo al solito posto davanti al bar vicino scuola, “ciao bellissima” dissi mentre ci abbracciavamo.
“Piccola, come va? Sono andate bene queste vacanze?” disse aprendo la porta del bar.
“Sì sì tutto bene tu?” domandai seguendola.
“Mah diciamo di sì” sussurrò con lo sguardo perso nel vuoto.
“Sicura?” chiesi mentre raggiungevamo il bancone.
“Sai com’è, mio padre ha fatto un’altra rapina, si era fatto e non era in se, la polizia non era riuscito a prenderlo e quella sera non era rientrato, ma è stato arrestato pochi giorni fa, non li hai letti i giornali?”
“Cavolo, questa non ci voleva, no, è meglio che non ci pensi, dai ti offro un caffè” detta quella frase chiamai il barista.
“Scusa, ci puoi fare un caffè ristretto e un caffè macchiato grazie!” si girò verso di me, e rimasi congelata in un millesimo di secondo il mio cuore si bloccò e riuscivo a vedere solo i suoi occhi, rimasi a fissarlo per 5 minuti interi.
“Daisy? Daisy? C’è qualcuno?” Disse Denise scherzando 
Io sobbalzai rispondendo poco dopo: “sì, va tutto bene”.
Si avvicinò lui porgendoci e appoggiando le tazzine sul banco: “ecco a voi”, disse guardandomi negli occhi, è stato come vedere un lampo che appare all’improvviso di fronte, di quelli che non ti aspetti, mi scrutava il viso con quei profondi occhi verdi, poi i suoi capelli ricci e lunghi tirati su con un codino, il suo sorriso che avrebbe fatto invidia a chiunque, per non parlare delle sue fossette che lo facevano sembrare un bambino, aveva le braccia quasi completamente coperte da tatuaggi, alto, bello ma che dico, bellissimo.
“Oh, ma che ti sei imbambolata?” disse Denise picchiettando sulla spalla.
“No, scusa ero sovrappensiero, ma quello che ci ha servito ora lo conosci? “Dissi continuando a fissarlo.
“Sì, si chiama Harry styles, è il figlio di Morena Loofter, la cassiera che è stata uccisa 5 anni fa ricordi?”
“Ah, sì come no!” dissi ricordando il viso della donna. “Poverino, non dev’essere stato facile e con chi è rimasto con il padre?”
“No, pare che anche il padre sia morto così lo avevano messo in una casa famiglia, e inoltre pare che l’anno scorso sia stato arrestato per possesso di droga” disse indicandolo
“No, io non ci credo sarà solo una delle tante voci che mettono in giro, a me non sembra poi così male” dissi appoggiando il gomito sul bancone e reggendomi il mento con le nocche della mano.
“Un momento, cos’è questo sguardo?” disse girandosi verso di me e sorridendo.
“Quale sguardo? Che dici? Mi sa che il caffè ti ha dato alla testa, andiamo altrimenti ci chiudono fuori” detto ciò pagammo e ci dirigemmo fuori, mi voltai un’ultima volta incrociando di nuovo il suo sguardo con il mio mentre si spostava da una parte all’altra velocemente.
Le ore sembravano non passare mai, continuavo a pensare a lui ai suoi occhi, al suo sorriso e non so perché ma continuava a tornarmi in mente un tatuaggio che aveva, una grande ancora non so perché mi aveva colpito così tanto ma mi sembrava di averla già vista da qualche altra parte. Finalmente arrivò l’ultima ora e suonò la campanella, io decisi di andare di nuovo al bar con la scusa che io e Denise avevamo molte cose da raccontarci, anche se in realtà ovviamente era solo un pretesto per vedere di nuovo Harry.
“Dai, su sbrigati, Denise vieni!” dissi prendendola per un braccio e cominciando a correre verso il bar.
“Ma perché tutta questa fretta, vai piano” gridò con il fiato affannato.
“Dai entriamo cosa prendi?”
“Non lo so cosa prendo, deciderò quando entrerò” disse guardandomi in modo strano.
“dai forza” entrai in tutta fretta e a un certo punto mi ritrovai distesa sul pavimento, “ahi che botta, ma che è successo? la prossima volta potresti anche stare più attento ti pare?” dissi nel modo più acido possibile e solo allora quando sollevai la testa per vedere chi fosse mi accorsi che era Harry, con il vassoio a terra e tre bicchieri rotti con i caffè che lasciarono una grande macchia, imbarazzata come mai nella mia vita gli dissi: “mio dio, scusa io non volevo perdonami, aspetta ti aiuto”, così mi alzai e lo aiutai ma lui mi spostò   via, una volta alzato in piedi, dicendomi “ lascia stare ci penso io qui, prima che fai altri casini” quando sentì quella frase ci rimasi così male che corsi in bagno, gli avrei voluto rispondere ma non so perché non ci riuscivo, la sua risposta era stata così immediata che non avevo avuto neanche il tempo di assimilare ciò che stava succedendo. Uscì e tornai da Denise a quel punto non avevo la minima intenzione di vederlo figuriamoci se volevo prendere un caffè fatto da lui.
“Andiamocene, il caffè non mi va più” dissi prendendo lo zaino sulle spalle.
“Aspetta!” disse Denise prendendomi per un braccio, “non possiamo andarcene così dobbiamo prima comprare qualcosa, compro le sigarette”
“Sì si va bene, io ti aspetto fuori” dissi aprendo la porta e uscendo.
Tornammo a casa e cercai di dimenticare quella giornata anche se, una volta, appoggiata la testa sul cuscino, non facevo altro che pensare a lui, era sempre nella mia mente, chiudevo gli occhi e vedevo quel suo stupido sorriso, li aprivo e capivo che purtroppo non potevo scappare perché lui era reale e probabilmente lo avrei rincontrato da qualunque altra parte, la nostra è una città abbastanza piccola e ci conosciamo quasi tutti.
“Dai devi dormire” continuavo a ripetere tre me e me, “domani hai il saggio di danza se non dormi domani non avrai energie”, mi giravo e rigiravo nel letto in continuazione, ma niente da fare.
“Allora pronta per stasera?” disse Denise sbucandomi da dietro alla fermata dell’autobus.
“Senti lascia stare guarda non ho dormito tutta la notte”
“Come mai?” chiese insospettita.
“Non lo so non riuscivo a dormire, e tu invece?”
“Diciamo che ti ho fatto compagnia” disse sospirando.
“Tuo padre?”
“No mia sorella, quella stronza, mi ero appena addormentata e lei mi ha gettato un sacco di farina a dosso e nel letto ho passato metà della notte a farmi la doccia e asciugarmi e l’altra metà a pulire le lenzuola. Me lo ha fatto a posta”
“Sì lo immagino” la sorella di Denise si chiama Hope è di cinque anni più grande di lei, è un’egocentrica e così gelosa di sua sorella, che una volta quando erano piccole aveva preso le forbici e gli aveva tagliato i capelli nel pieno della notte, la tratta sempre malissimo e questa che mi aveva appena raccontato ora è niente in confronto ad altre cose che ha fatto.
Ci incamminammo verso la scuola, quella mattina non avevamo messo piede nel bar primo per il fatto che avevo già fatto colazione e secondo perché non avevo nessuna voglia di vedere Harry, certo non era diventata una novità ormai per me, ma andare a quel bar per noi era un’abitudine.
Quella noiosa e soporifera giornata di scuola finì, mi sbrigai a tornare a casa, preparare il borsone e andare alle prove.
Ecco inizia, dobbiamo salire sul palco è tutto pronto sono agitata, ci siamo allenate per 4 mesi interi, ora finalmente tutti gli sforzi, la fatica e il sudore saranno ripagati. Saliamo sul palco tutte le luci sono spente, la musica inizia e iniziamo a ballare, le luci si accendono sul pubblico un faro illumina una persona, un altro due e ancora continua ad illuminarle e poi… vedo lui Harry seduto lì davanti a me, che ci guardava quasi stupito, d’un tratto mi dimenticai i passi, feci uno slancio un giro e poi… mi ritrovai seduta sul pavimento di legno del palco ma non potevo fermarmi la coreografia era quasi finita, così feci finta di fare una parte a terra mi rialzai, finì ed corsi nel back stage, nel camerino cominciai ad infilare in tutta fretta gli abiti nel borsone sfogavo tutta la mia rabbia dandogli pugni, finito uscì fuori senza neanche salutare nessuno presi una sigaretta e cominciai a fumarla mentre raggiungevo i miei genitori, ma quando mi avvicinai lo vidi, era con i miei genitori parlavo con loro ridendo e scherzando come se li conoscesse da una vita.
“Ciao, che cosa ci fa lui qui? Lo avete invitato voi?” i miei mi guardarono perplessi.
“No” disse mia madre, “lui è qui per vedere un suo amico, scusa ma lo conosci?”
“No, l’ho visto solo una volta al Bar Kell, quello dove vado sempre lavora lì come barista” dissi fulminandolo con lo sguardo. “Piuttosto voi, come fate a conoscerlo?” dissi sperando che non venisse fuori una storia strana del tipo (lui è un nostro parente alla lontana) e se così fosse lo avrei senz’altro ripudiato.
“I suoi genitori erano in classe con noi e quando scoprirono che aspettavano un bambino, ovvero lui, erano ancora in quarta superiore, lo abbiamo visto crescere nella pancia della mamma e poi lo abbiamo visto quando è nato” disse mio padre con lo sguardo perso nel vuoto.
“Bene, allora io vado dal mio amico” disse Harry voltandosi e correndo verso l’uscita posteriore.
Quella sera tornai a casa infuriata, spensi il telefonino non avevo neanche voglia di parlare con Denise, misi le cuffie e tutto sparì.
 
                                                    
 
                                            Capitolo 2
Passarono interi giorni tutto sembrava procedere alla normalità vedevo quasi sempre Harry ma ormai era diventato meno doloroso vederlo, anzi a volte passava e neanche ci facevo caso, il che è un buon risultato. 6 mesi esatti, e solo tre mesi agli esami di maturità, mi sto impegnando davvero al massimo ma è ovvio che ogni tanto una piccola pausa ci serve. Decido di andare a fare un giro in centro con mia sorella.
“Dai andiamo qui” disse Caroline indicandomi il negozio di scarpe.
“No, aspetta ci ripassiamo dopo intanto andiamo avanti, poi decidiamo” dissi bloccandola con la mano.
Continuammo a camminare fino a raggiungere la piazza principale e fu in quel momento che lo rividi, Harry che stava uscendo da un negozio di abbigliamento ma la cosa più strana è che era per femmine, non feci in tempo a domandarmelo che dietro di lui vidi uscire qualcun’altra era una ragazza e sapevo benissimo chi era, Hope, pensavo fosse fidanzata e invece eccola lì con lui.
La sera tornata a casa chiamo Denise per chiedergli spiegazioni.
“Ei, senti ti devo chiedere una cosa, ma tua sorella è fidanzata sempre con lo stesso?”
“Si” disse lei sicura, “intendi dire con Marco vero? Si perché?”
“Perché l’ho vista in giro con Harry e si tenevano per mano, tu sapevi che loro erano amici?”
“Come? No guarda io veramente non sapevo neanche che si conoscessero” disse insospettita, “e ti dirò un’altra cosa mia sorella è stata tutto il pomeriggio con Marco qui a casa ieri”
Hope sapeva benissimo cosa stava facendo stava giocando col fuoco e lo sanno tutti che prima o poi ci si brucia, non ha nessun senso del pudore a lei interessa solo avere tutta l’attenzione su di se, essere la migliore in tutto, superare sempre gli altri, a un ego così sconfinato che a volte mi chiedo se la sua è solo una maschera, e quindi una recita continua, o se lo è davvero. Una domenica di febbraio andai a casa di Denise.
“Ciao… ma guarda un po’ chi si rivede, la piccola dolce innocente Daisy” disse sfottendomi, indossava un maglietta bianca con dei piccoli buchi con le maniche lunghe e dei pantaloni attillati, “cerchi quella stupida di mia sorella, per caso siete lesbiche? Perché in caso lo fosse sareste davvero una bellissima coppia, anche perché quale maschio sano di mente vi prenderebbe” mi esaminò dalla ai piedi con lo sguardo, mi stava letteralmente mangiando con gli occhi, ma sul suo volto aveva un’espressione di disgusto. “Stupida!!” sbraitò chiamando la sorella, il suo alito puzzava così tanto di alcool che non riuscivo a stare a più di 5 centimetri vicino a lei, “vieni c’è la tua amichetta, ho forse fidanzata!” detto ciò Denise si precipitò da noi.
“Scusa non ci fare caso, ha bevuto” disse voltandosi verso di lei, “senti perché non ritorni di là dal tuo fidanzatino e la smetti di rompere?” domandò irritata.
“Io starei rompendo? Guarda che è lei che ha suonato il campanello e mi ha interrotta, io ero tranquilla nella nostra camera con Harry, piuttosto vedete di non disturbarci voi due!” poi se ne andò dando una spallata a Denise.
“Dio, scusala, lo so che ci sei abituata ma da quando sta con Harry è peggio, a cominciato a bere, drogarsi e so che sembra impossibile, ma è diventata più stronza di prima” disse chiudendo la porta dell’ingresso.
“Scusa hai detto Harry? E marco? Che fine ha fatto?” dissi sedendomi sul divano.
“La lasciato, immaginavo che sarebbe successo ma non così in fretta insomma stavano insieme solo da due mesi e lei si frequentava con Harry già al loro secondo mese, però infondo sai com’è mia sorella” disse sedendosi accanto a me e sorseggiando un bicchiere di cioccolata calda, che era poggiato sul tavolinetto davanti a noi.
Passammo due ore intere a parlare del più e del meno senza renderci conto del tempo che passava, ormai si erano fatte le otto di sera e fuori era buio se non fosse stato per mia madre che mi aveva chiamato forse sarei rimasta lì fino a che non sarebbe ritornata la mamma da lavoro.
“Sì mamma, scusa non ho visto l’orario vengo subito dammi 15 minuti e sono a casa” dissi alzandomi dal divano e chiudendo la chiamata.
“Io vado ci sentiamo dopo cena, ok?” dissi salutandola, mentre dalla camera di Hope uscivano lei e Harry, quando li vidi mano nella mano ebbi un tuffo al cuore.
“Ok” disse ricambiando il saluto.
Mi stavo avviando verso la porta e vedevo Harry dietro di me che si avvicinava, ad un certo punto perdo l’equilibrio e scivolo ma qualcosa o meglio qualcuno attutisce la mia caduta, apro gli occhi e mi trovo davanti lui, a solo due centimetri di distanza dalla mia bocca, il mio cuore batteva così forte che pensavo sarebbe uscito fuori dal petto.
“Dio mio, stai bene?” chiese Denise preoccupata correndo verso di me.
In quel momento Harry mi aiutò ad alzarmi.
“Ma perché stai tremando?” chiese Denise guardandomi le mani “ti sei fatta male?”
“No, no tranquilla sto bene mi sono solo spaventata” dissi rassicurandolo. Si! Altro che spavento quella era tutta colpa di Harry, sapevo che l’unica ragione era questa anche se lo negavo a me stessa il destino mi aveva dato l’ennesima prova che purtroppo per me ero ancora attratta da lui e forse qualcosa di più, non voglio chiamarlo amore perché è una parola troppo grande o forse per colpa del mio orgoglio. Corsi il più velocemente possibile fuori dalla porta scusandomi con Denise e una volta per strada rallentai il passo fino ad arrivare ad una camminata veloce il mio cuore ancora batteva forte.
Il giorno dopo continuavo a pensare a ciò che era successo e a lui, lo dovevo dire a qualcuno altrimenti sarei impazzita, così decisi che quella stessa mattina avrei rivelato il mio piccolo segreto a Denise.
Presi l’auto come sempre e arrivai a scuola lei era lì come tutti gli altri giorni, ma stavolta andammo a sederci su una panchina in un piccolo giardinetto vicino scuola, c’erano 4 alberi di ciliegio e quando arrivava la primavera era stupendo vedere questi petali rosa volare da tutte le parti.
“Senti io ti devo dire una cosa?”
“Un momento” disse interrompendomi, “ora non mi dirai mica che ti sei innamorata di me, vero?” disse scoppiando in una vigorosa risata.
“No ma che dici” disse ridendo più forte di lei, anche se in realtà non c’era niente da ridere “a me piace Harry” dissi tutto d’un fiato.
“Un momento intendi dire quello che conosciamo entrambi” disse indicando con il dito prima lei e poi me.
“Sì lui, anche se lo so che è fidanzato con tua sorella e a me non ci fa neanche caso, sono come una specie di fantasma per lui”
“A davvero?” chiese arricciando il sopracciglio “e allora come mai ieri ti ha presa, quando sei scivolata lui è corso da te solo per riuscire a prenderti, io ero più vicina di lui ma mi è passato avanti come un fulmine”
“No ma dai, sarà stato solo un caso” dissi spostandomi i cappelli con una mano da destra a sinistra.     
“Scusa e da quanto tu credi al caso? Che io sappia tu in tutta la tua vita non ci hai mai creduto ed ora te ne esci fuori così?” disse alzandosi e prendendo lo zaino sulle spalle.
“Va bene, ma ogni tanto si può fare qualche eccezione no? In questo caso è così”. Passammo tutta la giornata a parlare della stessa cosa e il tempo sembrava non procedere più.
 
                               
                            Capitolo 3
22 febbraio
Guardavo fuori dalla finestra della mia classe, pioveva a dirotto l'aria era così pallida e le nuvole bianche come schiuma, vidi Hope nel giardinetto che girava per il parco in modo sospetto era come se cercasse di nascondersi da qualcuno, ma poi capi il perché aspettava una persona, guarda caso un ragazzo, ma non era Harry era un altro che non conoscevo, mi sembrava di averlo visto da qualche altra parte ma non sapevo dove, comunque quel pomeriggio decisi di andare a casa sua per parlargli.
"hope, Denise, c’è qualcuno?" gridai ad alta voce, "c'e qualcuno?" mi venne ad aprire proprio la perdona che cercavo.
“Sei tu? Ma cosa ti urli? Comunque se cerchi la tua amichetta mi dispiace ma non c’è” disse sbuffando.
“No non sono venuta per Denise e non serve che mi fai entrare devo solo dirti una cosa”
“Che vuoi da me? Vuoi vendicarti di mia sorella e sei venuta a chiedermi aiuto” disse con tono di superiorità.
“No, sono venuta per te, sai ti ho visto stamattina, Carino il tuo amante, comunque dicevo sai i miei conoscono molto bene e per caso parlando con loro potrebbe anche venire fuori questa cosa e poi magari loro potrebbero dirlo a tu sai chi” dissi poggiando la mano allo stipite della porta.
“Mi stai minacciando, ragazzina” disse con fare da bulla.
“No, non ti sto minacciando sto solo dicendo che ti devi guardare le spalle, perché, cara mia in questa città tu hai molti più nemici di quanto credi la prossima volta, ti consiglio, di andare in un posto un po’ più nascosto o almeno di coprirti un po’ meglio per non farti riconoscere” dissi girandomi di scatto e allontanandomi.
“Non avresti il coraggio di farlo” gridò, ma ormai ero troppo lontana per ascoltare le sue stupidaggini, anche se sapevo che dovevo stare attenta per come era fatta lei avrebbe anche potuto uccidermi, non aveva paura, non ha ancora adesso paura di niente e di nessuno, quindi non mi sarei certo stupita se pur di non farmi parlare mi avrebbe avvelenata con del cianuro o puntato una pistola alla tempia, ma nonostante tutto quella notte dormì senza preoccupazioni.
Passarono i giorni ma lei continuava a farsi vedere per la città con il suo “amante” ero sicura che lo stesse facendo a posta solo per farmi arrabbiare ancora di più, era sicurissima che non avrei avuto il coraggio di dichiarare una cosa del genere, una cosa che non sapeva era che avevo questa enorme cotta per Harry, e certamente se si fossero lasciati avrei avuto anche una minima possibilità con lui, ma d’altronde io non ero quel tipo di persone, spietata, senza scrupoli e a cui non interessa dei sentimenti dell’altro.
Passarono ancora altre due settimane, tre, poi quattro, un mese e ancora due, continuavo a tenermi quell’enorme peso dentro, quel segreto che custodivo nel mio cuore neanche la mia migliore amica lo sapeva, era come avere una roccia gigante sul petto, un senso di oppressione la notte mi giravo e rigiravo sul letto senza riuscire a dormire, provavo a scrivere sul mio vecchio diario segreto ma niente, cercavo di mandare un messaggio a Denise per provare a dirglielo ma come fino al secondo prima avevo avuto il coraggio di prendere il telefonino in mano e andare nei messaggi, il secondo dopo quel coraggio era svanito nel nulla, come una scritta sulla sabbia.
Però quel giorno non ce la feci più, ero in classe con Denise a parlare del più e del meno e senza mezzi termini glie lo dissi.
“Come scusa?” disse sgranando gli occhi “sei proprio sicura che fosse hope?”
“Si” risposi impaziente “era lei e l’altra volta” dissi avvicinandomi a lei e abbassando la voce “sono venuta a casa tua per dirglielo, ma non mi ha creduto anzi, ha detto che non avrei il coraggio di dirlo a nessuno”.
“Si?”  Disse arricciando le sopracciglia “magari tu no, ma io sì”.
“Cosa vuoi dirlo ad Harry?” dissi turbata.
“No NOI glie lo diremo” fece una specie di ghigno malefico e un sorriso beffardo.
“No, non posso farlo, non è per tua sorella” mi corressi “ma per Harry, poverino non voglio che soffra per una che la dà a destra e a manca, insomma non se lo merita, ma non lo sa quel che è successo? non sa che i a perso i genitori e non ha nessun’altro?”
“A punto per questo, scusa preferisci continuarlo a vedere con lei che lo tradisce e lo fa soffrire, tanto si sa prima o poi la verità verrà sempre a galla, e comunque pensaci potresti esserci tu al posto di Hope tu lo ameresti, lui ti amerebbe, tu saresti felice e anche lui lo sarebbe” disse cercando di convincermi.
“Va bene forse mi hai convinto, ma non ne sono sicura” dissi indietreggiando con la sedia.
“Quindi lo facciamo?” disse avvicinandosi di più verso di me.
“N-no-non- non lo so…”
“oh andiamo!” esclamò sbuffando.
“va bene, ma quando lo faremo ci dovrò essere anche io con te, non provare a fare tutto senza avvisarmi” la minacciai
“si tranquilla”
Passavano i giorni e Denise continuava a inondarmi di domande, del perché non volessi farlo e così via, in realtà mi era venuto il dubbio, perché non farlo insomma avrei avuto più possibilità con Harry, avrei potuto provarci spudoratamente con lui senza avere occhi accusatori intorno, senza passare per una ragazza facile che va a letto anche con gli uomini fidanzati. Sarebbe stata una buona possibilità per me, ma pochi giorni dopo trovai la risposta e non grazie a Denise ma bensì all’artefice di tutto ciò, Harry, quel giorno ero a casa, nella mia camera a fare le prove per il saggio, dal momento che mancava ormai solo un mese, ovviamente essendoci poco spazio i movimenti erano molto limitati, dovevo stare attenta ai spigoli, al muro, al letto, alla sedia, ma io sbadata come al solito finisco per inciampare, e chi mi salva di nuovo da questa caduta? Proprio lui l’unica persona che pensavo non sarebbe mai entrata, nella mia casa e soprattutto nella mia camera. Ci ritrovammo uno di fronte a l’altro, ma stavolta più vicini, sentivo il suo petto contro il mio e la sua mano lungo i miei fianchi.
“che cosa ci fai lui qui?” dissi a mio padre allontanandomi.
“è passato a farci una visita” disse stampando un sorriso a trentadue denti. “scusala, ma lei balla in ogni parte della casa” disse poi voltandosi verso Harry.
   
 
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