Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: Lady A    02/03/2015    4 recensioni
Un ballo e un fragile sogno d’amore che si infrange, così come il suo cuore di donna. Calde lacrime e gentili braccia che inaspettate, l’avvolgono con dolcezza… eppure gli occhi di Oscar spesso sembrano non riuscire a scorgere i veri colori della realtà e dell’amore, quello vero.
Dal Testo.
[...]«Oscar… dimenticalo, dimentica il Conte di Fersen! Voglio che tu non pensi più a lui… ti prego!».
Impercettibile e incontrollato, non appena fu accanto a lei, quel sussurro scivolò improvviso dalle sue labbra. Fu un attimo, solo un misero attimo e anche la rilucente lacrima trattenuta delle lunghe ciglia scure scivolò via. Il vento la portò con sé.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Protégée


 

L’utopica scia di un effimero sogno dall’amaro retrogusto delle lacrime fu l’unica fedele compagna quella notte, di un’irrefrenabile corsa senza meta e senza fine. Gli argentei raggi lunari vegliavano su di lei, carezzando con i loro eterei bagliori la sua candida figura in costante movimento tra i meandri erbosi dei giardini reali di Versailles. Tutto attorno era silenzio e pace, solo il brusio dei grilli e delle cicale a fare da sottofondo assieme ai suoi passi, solo l’eco del grido del suo cuore a risuonare ininterrottamente nella sua mente, solo la tetra coltre dell’oscurità a proteggerla dalla superficie del mondo. Non arrestando la fuga, Oscar socchiuse per un breve istante gli occhi, sforzandosi di arenare il ricordo di quelle braccia che dolci avevano stretto le curve sinuose del suo corpo e di quegli sguardi che caldi, avevano carezzato gli anfratti più reconditi della sua anima, saggiando un sapore incredibilmente amaro sul palato nel rammentare parole che come acuminati artigli avevano inconsapevolmente dilaniato il suo spirito: Il suo migliore amico… era così che l’uomo che amava l’aveva definita. Una serie indomita di singulti scossero nuovamente il suo corpo fasciato da elegante seta, mentre i biondi capelli finemente raccolti in uno chignon, mossi dalla rapida andatura, ritornarono scomposti a contornarle il pallido viso. Al lato ovest della reggia, un’anonima carrozza l’attendeva, ma incurante di ciò continuò ad inoltrarsi nell’atarassia imperante. Si ritrovò a boccheggiare a fatica, mentre reggendo tra le mani i preziosi orli d’oro del vestito, i contorni sfocati delle nobili vegetazioni scorrevano sempre più fugacemente e indistintamente dinanzi a lei. Doveva rinunciare definitivamente a lui. A quell’inevitabile decisione avvertì le gambe vacillare e un senso di vertigini intorpidirgli pesantemente le membra. La visuale innanzi a sé divenne totalmente velata; gocce incolori di umana disperazione continuavano inesorabili, a defluire ai lati dei suoi occhi d’acqua cristallina. Tutti i suoni del mondo parvero svanire all’improvviso assieme agli ombrosi colori di quella notte di dolore e la mente smise quasi di realizzare pensieri, quando ad un tratto goffamente, si ritrovò ad incespicare sui drappi del suo lungo abito. Un flebile lamento sgorgò dalle sue labbra mai violate. D’istinto socchiuse le palpebre nella sola mortificante attesa di ritrovarsi sul madido manto d’erba, quando delle braccia gentili e conosciute la trattennero prontamente per la vita, attirandola con tenera e palpabile premura contro di sé.  
«Oscar… ».            
Il mite e apprensivo sussurro di quella voce sembrò quasi accarezzarla. Sorpresa, spalancò lievemente gli occhi, ricercandone lo sguardo quando delicatamente, lui la strinse contro il suo petto. A quell’inaspettato ed intimo contatto, per la prima volta avvertì il battito vivo e convulso di quel cuore risuonare implacabilmente contro il suo. Un’espressione confusa e interrogativa si dipinse sul suo volto ornato da scintillante pioggia di rugiada.
«André…».                
Veloce, quasi atona, sciolse il vellutato tepore di quell’abbraccio. Mestamente risollevò il capo, scorgendo nell’eloquente trepidazione di quelle fulgenti iridi di puro smeraldo così intensamente immerse nelle sue, l’inconfutabile riverbero di una profonda e malcelata tristezza. Per un frangete indefinito rimase inerme, con gli occhi ancora appannati ad osservare incerta, nel tenue barlume della penombra che serafica ammantava affettuosamente le loro figure, la sua esitante espressione, volendo coglierne forse, un tacito e recondito significato.
«… stai bene, vero… vero, Oscar?».
Quel timbro affiorò tremulo, quasi sommesso al suo udito.
Come al solito, si preoccupava per lei. 
Si ritrovò ad annuire in silenzio, continuando a sorreggere il suo sguardo, vedendolo sospirare sollevato. Riabbassò il capo frustrata, infastidita da quell’atteggiamento che credeva fosse dettato da nient’altro che spicciola compassione, sbattendo un poco le palpebre, pronta ad allontanarlo per crogiolarsi nuovamente nell’algida vacuità della sua solitudine, quando repentinamente avvertì le mani del giovane posarsi docilmente sulle sue spalle in un’inequivocabile quanto discreta ricerca di un ennesimo contatto visivo che costernata e mai come in quell’istante, vulnerabile, si premunì di ignorare, apprestandosi a raggelarlo con la sola freddezza dei suoi occhi liquidi, incapaci come mai di osservare oltre i frangibili confini di quella realtà; ignara e sorda artefice dinanzi il grido di quel cuore imbrattato disperatamente d’amore.
«Oscar, ti prego…».   
Una flebile e sincera preghiera a fermarla. Una supplica forgiata da una disarmante e spontanea dolcezza perfettamente incastonata in lucenti sfumature di giada, ricercatori instancabili anche nelle tenebre, dell’azzurro spento ma glaciale del suo sguardo smarrito nelle ombre di un dolore che da troppi anni lui ben conosceva e nascondeva.
«Torniamo a casa, Oscar…».   
Le mani di André posate ancora delicatamente sulle sue spalle nude e lisce, si mossero in un’impercettibile e quasi involontaria carezza, proiettandolo in una spirale di brividi ed emozioni che inesorabili, contrassero in una morsa sempre più trafelata il nucleo rovente e palpitante del suo petto che ogni qualvolta lei sembrava allietarsi a smembrargli senza alcuno accenno di pietà o coscienza.
 «Perché... perché sei qui, André…?». 
Esercitando ancora una lieve pressione su quella candida pelle, André osservò assorto, quelle labbra dolcemente purpuree e invitanti, accompagnare quella voce immensamente flebile e tremula che quasi stentò a riconoscere. A quell’ingenua domanda, non poté evitare che il suo viso, si aprisse in un amaro sorriso.
Secondo te perché, Oscar? 
Perché?

«Sai bene com’è fatta mia nonna…si preoccupa sempre per ogni minima cosa…».
Si ritrovò a sussurrare con voce placida e leggermente ovattata, non smettendo costantemente di cercare nella densa distesa d’oscurità, il cielo tempestoso e sfuggente dei suoi occhi incolori. La vide stringere con disperazione i pugni lungo i fianchi e la sentì soffocare degli ennesimi singulti di dolore, avvertendo irrimediabilmente il proprio il cuore decelerare disperatamente dei suoi battiti di vita, arrancando inerme e solitario, nell’oceano scarlatto della sua stessa anima. Per un istante si scoprì fragile, sussultando impotente quando una repentina e gelida carezza naturale del vento gli portò via il respiro, costringendolo ad abbandonare la presa dalle sue calde spalle. Socchiuse gli occhi per un secondo, sospirando impercettibilmente e arretrando istintivamente di qualche passo. Il suo sguardo e il suo cuore sembrarono momentaneamente rianimarsi e ammantarsi di un’infinita e vivida dolcezza quando riaprendoli, trovò gli occhi azzurri di lei fissi nei suoi. Da lì in poi, non desiderò altro che immergersi nei dedali marini di quella immensa ma conosciuta profondità per carpirne i più reconditi e intimi segreti che altro non recavano che un nome.
Sempre e solo un nome. 
Fersen.

Una rilucente e solitaria lacrima minacciò di percorrere i gentili sentieri del suo viso, ma le lunghe ciglia scure la trattennero. L’oscurità si rivelò sua complice e amica, celando ancora una volta agli occhi di lei, ciò di più arcano e cristallino. Inconfessabile e profanoContinuando a sorreggere il suo sguardo, la vide chinare nuovamente il capo e con il corpo ancora scosso da leggeri tremiti, reggendo saldamente tra le mani gli orli del prezioso abito, inoltrarsi lentamente nella notte. Dopo un po’ la vide fermarsi, ma non si voltò. Sapeva che non l’avrebbe fatto.
Un silente invito a raggiungerla. 
Ad andare da lei. 

 
«Oscar… dimenticalo,  dimentica il Conte di Fersen! Voglio che tu non pensi più a lui… ti prego!».
Impercettibile e incontrollato, non appena fu accanto a lei, quel sussurro scivolò improvviso dalle sue labbra. Fu un attimo, solo un misero attimo e anche la rilucente lacrima trattenuta delle lunghe ciglia scure scivolò via. Il vento la portò con sé.

Una malinconica melodia la raggiunse. Un tremito involontario scosse improvvisamente le pareti incrostate del suo cuore. Un battito di ciglia, un’intima preghiera. Allibita, Oscar distinse quella frase nella fredda quiete. All’orizzonte vide una scia; una stella si spense rapida e solitaria agli occhi del Mondo. Percepì uno sguardo dolce ed eloquente posarsi  nuovamente, come una tiepida carezza, su di sé. Incontrò ancora il suo volto. Dilatò le pupille, quando incredula vi scorse tracce di emozioni a lei nuove ma infinitamente profonde, sconosciute e inimmaginate, ancora incomprensibili ai suoi occhi nella loro autentica totalità.
«André, io…». Proferì afona ma s’interruppe.
«E’ ora di andare Oscar, altrimenti anche questa volta la mia cara nonnina non mi risparmierà le sue proverbiali mestolate! Credo di aver perso il conto ormai, da quante me ne ha date!». Fu la sua voce affabile e la sua amabile risata a proteggerla dalla realtà. Ancora una volta.   
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Lady A