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Autore: FrancyCece9    02/03/2015    3 recensioni
Benedetta, 19 anni, neo-diplomanda, con un sogno nel cassetto e un grande segreto da nascondere
Michele, 22 anni, la passione per il canto, un animo gentile sotto una scorza da duro
Lei perfettina, lui casinista, due caratteri all'opposto che assieme fanno scintille
Sullo sfondo un'accademia e quattro amici
Scoccherà la scintilla tra la piccola Benedetta e l'imprevedibile Michele?
(La precedente fanfiction "Vivimi" era scritta da me, orala pubblicherò nuovamente)
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era passata quasi una settimana dall’ultima litigata di Benedetta e Michele, era il giovedì, e Benedetta il pomeriggio aveva la sua prima ecografia, prese l’autobus e andò nello studio ginecologico, aspettò in sala d’attesa per alcuni minuti, poi la dottoressa la fece entrare, la fece stendere sul lettino, lei si alzò la maglietta, la pancia continuava a crescere, cominciava a vedersi anche con le magliette  larghe, anche Federico l’aveva notato
-Smettila di mangiare solo cornetti e merendine, dai, diventerai una botte- aveva detto Benedetta una mattina al ballerino che si era preso tre brioche e due fette di torta, lui l’aveva guardata
-Senti, vedi  un po’ di starci attenta te alla linea- aveva ribattuto lui arrabbiato per una litigata con Cristina, Benedetta si era guardata la pancia con un velo di tristezza sul volto –Senti, no, guarda che stavo scherzando, sei sempre bellissima e magrissima-  le aveva detto vedendola reagire così per cercare di riparare al commento, lei aveva sorriso e lui le aveva dato una bacio sulla guancia

-Questa è la tua prima ecografia?- le chiese la dottoressa ancora seduta alla sua scrivania
-Si- rispose Benedetta
-Quando hai avuto l’ultimo ciclo?- le chiese ancora la dottoressa scrivendo sul computer, Benedetta ci pensò
-Giugno- rispose dopo aver ripercorso gli ultimi mesi
-Quindi, il tuo bambino nascerà alla fine di marzo, sei entrata nel terzo mese da una settimana- le annunciò dopo alcuni minuti di silenzio –Hai avuto dei malori in questi ultimi giorni?- le domandò poi
-Si, un giorno ho avvertito un dolore lancinante nel basso ventre, tanto forte da dovermi sedere e slacciarmi la panciera, ho avuto una piccola perdita- le spiegò, la dottoressa alzò il viso e la guardò
-Allora- disse alzandosi dalla sedia –Vediamo come sta questo piccolo esserino- le annunciò avvicinandosi a lei e spruzzandole sulla pancia il gel apposito, poi accese il monitor e si sedette su di uno sgabello, successivamente prese la sonda e si avvicinò a Benedetta appoggiandogliela sulla pancia, la ragazza si girò verso lo schermo, riuscì a distinguere la figura di un corpicino minuscolo, sorrise, quell’esserino era suo figlio, sangue del suo sangue, guardò la dottoressa
-Questo tum tum tum che senti, è il cuoricino del tuo bimbo- le annunciò, Benedetta si tirò su per veder meglio lo schermo, era davvero incinta, sorrise al pensiero che pochi mesi dopo l’avrebbe tenuto fra le braccia, che tra qualche mese avrebbe dovuto tenere contro di un'altra persona, che non era più sola, poi la dottoressa cambiò espressione
-Perché fa quella faccia dottoressa?- le chiese –Alla fine ho soltanto avuto una piccola perdita, nient’altro- minimizzò
-Si, ma c’è un distacco placentare di circa quindici millimetri- la informò –Che non è molto, ma neanche po-chissimo- continuò –Comunque il battito del piccolo è regolare e le tue condizioni sono buone- disse to-gliendo la sonda e passandole un pezzo di carta per pulirsi la pancia, poi si sedette sul lettino vicino a lei –Ascoltami Benedetta, tu e il bambino dovrete stare a riposo per circa una settimana, a letto senza sforzi e senza stress d’accordo?- le disse con fare materno, Benedetta si girò triste, come avrebbe fatto con l’accademia? –Benedetta, vedila così, il tuo bambino sta camminando sulla trave di equilibrio che non è così difficile, però se qualcuno da sotto la muove potrebbe anche cadere, per cui noi dobbiamo rendergli la cosa più semplice possibile. Hai capito?- le spiegò, Benedetta si mise a sedere e annuì.
Quando tornò al residence si mise sotto un albero a pensare, dove avrebbe potuto andare? Due ragazzi passarono davanti a lei
-Davvero un peccato che l’ultimo piano del residence non sia sfruttato, mi hanno detto che ci sono della sale grandi, dovrebbe essercene una con una cucina- disse uno dei due ragazzi all’altro
-Si potrebbe fare una mansarda- ipotizzò l’altro
-Si, certo, per ora però è disabitato, nessuno va mai lassù- concluse il primo dei due che aveva parlato. Una stanza con una cucina? Era perfetta per lei, andò all’ultimo piano per un sopralluogo, in una stanza c’era un letto, e un armadio, poi guardò l’angolo cucina, nella dispensa c’era tutto l’occorrente per mangiare, mancava solo il cibo, andò a fare una spesa e portò tutto in quella stanza, poi la chiuse a chiave, andò all’Accademia per cercare la coordinatrice, voleva chiedere una settimana per tornare a casa, per motivi familiari. Dopo un breve colloquio, la professoressa le diede il permesso per tornare a casa, allora Benedetta tornò in camera dove trovò Cristina e Mia, spiegò l’accaduto, si preparò la valigia e fece finta di chiamare un taxi, poi salutò le amiche e uscì dalla stanza, si accertò che nessuno l’avesse vista, poi prese l’ascensore e arrivò fino all’ultimo piano, trascinò la valigia fino alla porta e poi entrò, avrebbe vissuto li per una settimana, il tempo per riposarsi e per stare tranquilla.

Il giorno dopo, Michele tornò in camera e trovò Federico e Cristina seduti sul letto, si sedette con loro a fargli compagnia
-Di che parlavate?- chiese il cantante ai due ballerini
-Di Benedetta- lo informò Federico, Michele spalancò gli occhi, fece mente locale, Benedetta alla lezione della mattina non c’era, infatti non gli avevano fatto provare il nuovo duetto che avrebbero cantato il gior-no successivo, cosa le era successo?
-Cosa le è successo?- domandò cercando di rimanere calmo il romano
-Ha chiesto di poter tornare a casa per una settimana, ha avuto dei problemi in famiglia- spiegò Cristina, Michele si calmò, alcuni minuti dopo squillò il suo cellulare, guardò il mittente “Benedetta”, senza dire niente rispose
-Pronto Luca?- rispose lui, per non insospettire i due ballerini
-Michele ti prego corri, sto male, sto malissimo- disse Benedetta in lacrime al cellulare, Michele si guardò attorno, Cristina e Federico lo guardavano con aria interrogativa, chi era Luca?
-Si, arrivo, mi muovo subito- disse lui agitato
-Scusami, ma non so chi chiamare- disse lei piangendo, poi deglutì –Per favore corri, mi sento malissimo Michele- disse lei in preda ai dolori, lui tolse il telefonino dall’orecchio
-È Luca, un mio amico di Roma, ne avrà combinata una delle sue, ma tutto apposto, tranquilli- disse ai due amici piuttosto preoccupati, poi riprese il telefonino –Dove sei?- chiese a Benedetta che attendeva un aiuto rannicchiata in un angolo della stanza
-Sono in una stanza del residence, all’ultimo piano, quello disabitato, la prima stanza a destra- spiegò al ra-gazzo, mentre si asciugava le lacrime –Michi corri, ti prego corri- gli disse ancora tenendosi la pancia, Mi-chele chiuse la chiamata, lei appoggiò il telefono sul pavimento e si mise anche l’altra mano sulla pancia, lui lasciò con una scusa i due ballerini, si precipitò su per le scale, fino ad arrivare all’ultimo piano “prima porta a destra” le aveva detto, s’incamminò nel corridoio, spinse la maniglia della prima porta ed entrò
-Benedetta!- urlò lui sulla soglia della porta, Benedetta era  seduta per terra con le ginocchia al petto, che ansimava dal dolore
-Michele- sussurrò lei, appena lo vide, con un filo di voce, lui le corse incontro
-Che succede?- chiese accucciandosi vicino a lei
-Ho un dolore fortissimo qui- disse lei tirando la testa indietro e appoggiando una mano sul basso ventre
-Ti metto sul letto, ok?- le chiese prima di sollevarla
-No, no, no, no!- urlò lei fermandolo –No, no, non mi toccare ti prego- lo supplicò –Ho troppa paura Michele, ieri sono andata dal medico e mi ha detto che forse c’è il pericolo del distacco della placenta- disse ancora lei respirando faticosamente
-Allora dobbiamo chiamarlo- disse lui estraendo il cellulare dalla tasca
-L’ho già chiamato, sta arrivando- lo fermò lei, lui rimise il cellulare in tasca, la guardò che soffriva
-Ma tu che ci fai qua? Dopo la visita ti porto in camera- le disse lui, lei si girò in preda al panico
-No no, non posso tornare in camera, no no no, non sanno niente, capisci, io non gli ho detto niente, loro sanno che sono andata a casa, a Pomezia, per una settimana, cosa faccio, torno giù, incinta e piena di pro-blemi, io devo rimanere qua, e devo stare tranquilla- riprese a piangere –Perché il medico mi ha detto che devo avere un po’ di tranquillità, perché sennò poi il bambino rischia, e se il bambino rischia…- scoppiò in lacrime, Michele si avvicinò a lei
-Benedetta- le disse prendendo la sua faccia tra le mani -È chiaro che tu qui, da sola, non ci puoi stare, ma non ti preoccupare che faremo di tutto per salvare questa situazione, senza che tu debba tornare in camera da Mia e Cristina. Va bene?- le chiese, lui la guardò, lei strinse gli occhi, allora lui le asciugò le lacrime che rigavano il suo volto, lei si appoggiò a lui, Michele l’abbracciò stretta, voleva farle sentire che non era da sola a combattere contro il mondo, che lui era con lei, che nonostante i litigi, le incomprensioni, le fidanzate gelose, nonostante tutto lui ci sarebbe stato, l’avrebbe aiutata, avrebbe tenuto nascosto assieme a lei quel segreto enorme che si portava dentro.


   Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Eccomi con il nono capitolo, a me piace molto come capitolo, Michele appena Benedetta ha bisogno corre da lei per aiutarla. Vedo che non recensite più e mi dispiace, ringrazio comunque _FraLaroscia che recensisce sempre e  mi incita a proseguire.
Un bacio a tutti
Francesca

  
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