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Autore: Thingsthinker    03/03/2015    2 recensioni
Rinuccio e Nina crescono fra la polvere e il dialetto cattivo di un quartiere poverissimo alla periferia della città.
Le ragazze si sposano a sedici anni e se qualcuno le tocca prima è dovere dei familiari ammazzarlo di botte.
Nina è la più brillante della sua classe; lo sanno tutti che scapperà da quel posto appena possibile e cambierà il suo destino.
Rino nel suo destino ci sta già dentro fino al collo, lo vive tutti i giorni quando si alza e va al cantiere; dodici anni, la pelle bruciata dal sole, le braccia forti - perchè devi essere forte, per fare il muratore.
Non potrà mai averla e lei non potrà mai avere lui.
Forse.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le onde del mare bagnano la sabbia nerastra e la luce indaco del crepuscolo.
Il sole bacia stanco sei anime alla deriva; sei anime sulla soglia del futuro con un piede già dall’altra parte e l’altro troppo pesante per essere schiodato.
Una di quelle anime partirà per sempre e andrà più lontano di quanto hanno fatto tutte le altre, con la prospettiva di tornare indietro e migliorare le cose.
Un’altra anima partirà, non andrà poi così lontano, ma ci andrà per non tornare più indietro e dimenticare tutto.
Due anime simili e opposte rimarranno dove sono, ferme nelle loro idee, uguali nella loro pochezza di ambizioni.
Un’anima rimarrà dov’è perché non può fare altrimenti.
Un’altra è troppo incomprensibile per svelarsi, anche solo a se stessa.
 
Duccio e Lino sono in acqua, le teste brune che ogni tanto riemergono dal mare ancora caldo dei raggi del giorno. Vogliono arrivare fino alla boa: amano le sfide che li mettono in pericolo.
Teresina, seduta sull’asciugamano, lascia scivolare la sabbia tra le dita, lo sguardo assorto, mentre il vento le spettina i riccioli bruni. Paolo non parla, come al solito, e ascolta la ragazza cianciare degli argomenti più inutili, sulle labbra un sorriso sornione.
Nina e Rino non si parlano, stanno seduti su di due asciugamani distanti e si ignorano. E’ difficile, però.
Ma Teresina non è stupida: è sagace, astuta, un po’ maligna.
“Pà” dice in dialetto stretto al ragazzo seduto vicino a lei “Mi sembri un morto vivente. Vieni, andiamo a fare una passeggiata, così magari resusciti.”
Lo tira su con una mano e gli porge il braccio. Nina li osserva allontanarsi, il ragazzo magro, scarno, e la brunetta ancheggiante con il costume a righe con i volant.
Rimangono in silenzio. Nina vorrebbe potersi alzare e allontanarsi. Rino è capace di rimanere in silenzio per ore, di somministrarle questa lenta tortura senza mai lasciar fuoriuscire una parola; lei no.
Nina deve parlare, sempre. Parla spesso, tanto e bene, ma è solo perché le serve. Le serve parlare, dire le cose come stanno. Le cose non dette le fanno paura, la angosciano, le mettono ansia. Ha bisogno di sentire nell’aria il suono limpido delle voci, ha bisogno di sentire le parole e i pensieri con le orecchie, anche se a volte fa male. Ha paura di chi ha troppi segreti.
 
“Parto.”
Nina era sovrappensiero, pensava al suo non parlare e Rino, invece, parla.
“Cosa?”
“Hai capito.” Rino guarda il mare, gli occhi grigi riflettono le onde e stridono con la pelle abbronzata del torace.
Nina improvvisamente si scopre vuota. E non pensa nulla. Non è felice, non è triste: non malinconica, arrabbiata, stufa, sollevata, sorpresa, angosciata, stupita, elettrizzata, delusa. Nina non è niente.
“Torni?”
“Pensavo mi avresti chiesto se vado lontano, che lavoro farò, o solo perché.” Rino fa una piccola pausa, scuote la testa sorridendo – non davvero. “Mi sorprendi sempre. Comunque non lo so, se torno.”
“Oh.” E questa volta Nina, Nina che parla sempre, è senza parole. Deglutisce a vuoto, si spazzola un po’ di sabbia via dal costume sformato. “Vai lontano?”
“Si.”
“Quanto lontano?”
“Abbastanza.”
“Oh beh, se proprio non vuoi dirmelo lascio stare, potrò vivere senza.” risponde Nina, infantile e indispettita. E’ stufa di cavargli a forza le parole di bocca, è stufa di intavolare da sola conversazioni dolorose.
“Ma certo, Nina, che potrai vivere senza.” dice lui, e la ragazza non riesce a capire se è serio o se la sta prendendo in giro: “Comunque vado a Londra.”
“A Londra?! In Inghilterra? Che ci fai a fare, a Londra?”
Nina è sorpresa. E’ lei quella intelligente, quella che ha faticato tanto per andare via: faticosamente, un pezzo per volta, con costanza. E ora BAM. Rino con un balzo la supera. Supera lei e la Svizzera, la Francia, la Germania, lo stretto della Manica.
Rino si passa una mano fra i capelli, lasciando granelli di sabbia un po’ ovunque, e finalmente la guarda. La guarda e la vede fragile, fragile più che mai. In sogno ha visto il suo volto molte e molte volte, ma era sempre sorridente, a volte arrabbiato, altre innamorato. Ma fragile, mai. Nina è forte di natura, vederla fragile sconvolge le regole base del mondo di Rino.
“A lavorare. Ho trovato un lavoro in un caffè e da lì, poi, si vedrà…”
Rino senza la polvere del quartiere. Il quartiere senza la voce di Rino.
 
“Parto anch’io”
Sorpresa.
Rino si volta di scatto. Niente Nina ad accoglierlo quando tornerà. Perché lui ne è sicuro, tornerà.
“Dove vai?”
“A Roma. Ho ottenuto una borsa di studio per una buona università di Lettere.”
“E dopo?”
“Dopo si vedrà.”
Nina senza la sua brillantezza nell’ignoranza del mondo. L’ignoranza del mondo senza Nina.
 
“E’ così, forse, che deve andare.” Il ragazzo sospira, si sdraia sulla sabbia poggiandosi sui gomiti.
“Credi l’abbia deciso qualcuno?” dice Nina, stendendosi sul suo asciugamano. Gabbiani divoratori di spazzatura si alzano dai secchioni vicini e volano urlanti verso il cielo viola.
“E tu? Pensi davvero che non ci sia nessuno a regolare le nostre vite? Credi che ogni uomo o donna sia abbandonato a se stesso, terribilmente solo? Se questa è la tua visione della vita, la tua vita non deve essere facile.” Sorride e volta la testa verso di lei.
Sorride ed è così bello e Nina non può fare altro che allungare una mano e stringerla alla sua; perché brama il calore della sua pelle, brama la sua voce, desidera un suo abbraccio più di qualsiasi altra cosa.
“Non è Dio.” dice, piano. “E’ un Grande Forse.”
Lui ridacchia, poi si sposta di lato e le si avvicina. “Credo che questo Grande Forse ci odi un po’.”
“Già, decisamente.”
Sono distesi vicini, la testa di lei all’altezza della spalla di lui, le loro dita intrecciate, i respiri a tempo. Rino la desidera più di qualsiasi altra cosa. Potrebbe morire in quel momento e morirebbe con il sorriso.
“Parto Lunedì.”
“Va bene.”
“Lasciati chiedere una cosa soltanto.”
Nina sa già. E mentre lui prova a dire: “Un bacio, Nina, soltanto un bacio..” Nina lo sta  già baciando.
Le loro labbra si avvicinano fino a toccarsi, a combaciare perfettamente. Nina schiude lievemente le sue ed ecco, è la magia.
Rino e Nina, e il sole e la spiaggia e i gabbiani di spazzatura e il mare.
Ed è quello che avrebbe dovuto essere da anni, solo quello. Solo le loro labbra unite e le mani intrecciate, e gli occhi chiusi di Rino – che si aprono ogni tanto per controllare di non star sognando – e quelli grandi di Nina - quasi sempre aperti, nel tentativo di fotografare l’immagine degli occhi suoi così vicini, e delle piccole efelidi scure alla base del naso.
Rimangono così quasi per un minuto, poi Nina si stacca.
Si allontana fisicamente, prende posto di nuovo sul suo asciugamano. Rino rimane sdraiato, quasi passivo, ad osservare i gabbiani che volteggiano.
“Lo sai, Nina, forse è anche per questo che parto.”
Nina lo sa benissimo e non può farci niente.
Corre a tuffarsi in mare, a cancellare dalla pelle il tocco delle sue mani.
 
Teresina trattiene Paolo dietro un canneto, ansiosa di godersi gli ultimi minuti di quella scena.
“Hai visto, Pà? Te l’ho detto che si amano, te l’ho detto, si o no?”
Paolo annuisce, alza le spalle.
“Non parli proprio mai, eh?” sta un po’ in silenzio. “Partono tutti, Paolè. Noi non possiamo partire. Però sta tranquillo, con te il mio segreto è al sicuro.”
Lui si irrigidisce, toglie la mano da quella di lei. “Che segreto? Che cazzo dici?!”
“Te l’ho detto. Io le vedo, le persone che si amano.” si smuove i riccioli, di fronte ad un Paolo interdetto si abbassa il costume e fa vedere il seno. “Vedi? Non succede niente.” si ricompone, tranquillissima.
“E poi,” aggiunge, “Come lo guardi tu, mio fratello Duccio, non lo guarda nessuno.”



 


Terribilmente in ritardo, ma ce l'ho fatta.
E finalmente SI BACIANO *ovazioni e grida di "finalmente"*
Ma se pensate che ora andrà tutto liscio vi sbagliate. Vi sbagliate davvero :)
Perchè a me piace farvi soffrire :) TANTO, really, DAVVERO TANTO.
La parte finale di Paolo e Teresina non era essenziale, ma ho voluto inserirla per mostrare che non solo Rino e Nina,
ma anche altri devono nascondersi a causa dei pregiudizi.
Saluto la dolcissima Elvs con la sua bella recensiore, Graeca che mi è vicina sempre, Black che è come me e Raffaella, lettrice fedele e acuta (^_^).
E saluto anche tutti gli altri, un grande bacio ai 500 e passa lettori silenziosi.
Ciau

Lee
 
IMPORTANTE  CERCO UN NUOVO BANNER. SE NON RIESCO A FARNE IO UNO DECENTE (COSA MOLTO PROBABILE) SI ACCETTANO PROPOSTE. 
  
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