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Autore: princess_sweet_94    03/03/2015    5 recensioni
{Quando Okuda tornò trasportando secchio e spazzoloni e trovò l’aula vuota ci mise poco a capire dove erano finiti i suoi compagni; solo un sospiro di rassegnazione uscì dalle sue labbra, finiva sempre così: quando si trattava di fare le pulizie rimaneva sempre sola.}
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karma Akabane, Manami Okuda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Bene, per oggi la lezione termina qui!” annunciò Korosensei “Ci vediamo domani, ragazzi e ricordatevi di studiare per la verifica di Inglese” raccomandò “Gli studenti di turno per le pulizie oggi sono: Hiroto Maehara, Karma Akabane e Manami Okuda. Potrete tornare alle vostre rispettive case una volta finito di pulire l’aula, intesi?” disse “E niente scappatine! Sto parlando con te, Karma.”
“Si, si. Non si preoccupi prof” tranquillizzò quest’ultimo.
Una volta che la campanella fu suonata gli studenti uscirono dalle aule, tutti tranne Karma, Okuda e Maehara.
“Ci vediamo domani ragazzi!” salutò Nagisa uscendo.
“A domani, Nagisa!” fu la risposta di Karma.
“Buona giornata, Nagisa-kun!” rispose Okuda mentre Maehara si limitò ad un cenno.
“Beh, che cosa aspettiamo: prima cominciamo prima finiamo. Okuda, vai prendere tu l’occorrente?” domandò quest’ultimo.
“Si” rispose la ragazza. Non appena fu uscita Hiroto si rivolse al rosso:
“Senti un po’, Akabane: non avrai mica intenzione di andartene?”
“Perché me lo chiedi?” domandò lui.
“Perché io devo andare, ho un appuntamento con una ragazza” spiegò questi “E non mi sembrava giusto lasciare Okuda ad occuparsi della classe da sola.”
“Be’, in effetti… avrei un impegno con alcuni amici. Pensavo saresti rimasto tu con lei.”
“Io non posso proprio, ho dato la mia parola di uomo” rispose lui prendendo la cartella “Fa quello che ricredi giusto, tanto anche se scegli di andartene lei non si offenderà. Sai com’è fatta, no?” rispose dileguandosi fuori dalla porta.
Karma, rimasto solo nell’aula, ci mise poco a prendere una decisione: si alzò dalla sedia e, presa la cartella, uscì anche lui.
 
Quando Okuda tornò trasportando secchio e spazzoloni e trovò l’aula vuota ci mise poco a capire dove erano finiti i suoi compagni; solo un sospiro di rassegnazione uscì dalle sue labbra, finiva sempre così: quando si trattava di fare le pulizie rimaneva sempre sola.
Sarebbe stato meglio darsi da fare o non avrebbe mai finito a tempo.
 
Karma guardò l’orario: erano passati solo quindici minuti da quando aveva lasciato la scuola eppure non si sentiva tranquillo. Aveva come un senso di agitazione addosso, quasi rimorso.
Sospirò e fece dietro front, ritornando velocemente al punto di partenza; arrivato in classe trovò la ragazza intenta a pulire la lavagna in piedi sulla sedia per arrivare fino al bordo ma, minuta com’era, a malapena lo sfiorava.
Gli si avvicinò prendendola di sorpresa: “Lascia, faccio io” disse togliendole lo straccio dalle mani ed allungandosi passandolo oltre la cornice. Lei lo guardò attraverso le lenti, senza sapere cosa dire.
“Che hai da guardare?” le chiese curioso.
“Ahm…!” la ragazza sobbalzò arrossendo “Pe… pensavo te ne fossi andato” disse.
“Si, be’, non volevo sorbirmi la predica di Korosensei” confessò ridandole lo strofinaccio “Pensa ai banchi, io passo la scopa” disse afferrando lo spazzolone e tirando via il gesso e la polvere accumulata durante la giornata. Okuda, armata di straccio e nebulizzatore, iniziò a pulire i banchi partendo dalla fila vicino la finestra.
Passarono così dieci minuti buoni finché, appurato che neanche un granello di polvere era rimasto, poterono lavare il pavimento.
“Questo posto cade davvero a pezzi!” esclamò Karma inginocchiato a terra, con la mazza poggiata alla spalla intento a staccare un pezzo di legno venuto via.
“E’ una catapecchia perché ti sorprendi?” chiese lei appoggiandosi al suo arnese da lavoro.
“Certo che però mi sembra un po’ esagerato, solo perché alcuni studenti non sono i cocchi dei professori sbatterli in un postaccio del genere!”
“Il preside non se ne frega nulla, l’importante è che la sua democrazia vada avanti” rispose lei.
“Ma tu sei piuttosto brava nelle materie scientifiche, mi sembra strano che sia stata mandata qui.”
“Si, ma per il resto sono sotto la media” sorrise lei “Il fatto è che nelle materie letterarie non riesco granché” spiegò “Non so esprimermi a parole, non riesco a spiegare quello che provo e sento… beh, i numeri non sono tutto è vero però non so fare altro” concluse.
“Però anche le parole non sono tutto, sai?” disse Karma “A volte le azioni contano più di mille parole. Prendi ad esempio un bulletto di poco conto, se cerchi di convincerlo a parole sarebbe inutile: bisogna ricorrere ai fatti per tenerlo buono”.
“Lo sai per esperienza, eh?” chiese lei.
“Non esattamente. Non ci ho mai nemmeno provato a parlare, io passavo direttamente alle azioni” confessò con un ghigno che faceva sembrare i suoi denti appuntiti ed una strana aurea intorno al corpo, con tanto di corna e coda a punta.
“Immagino” rispose lei perplessa.
“Be’, credo che abbiamo finito!” esclamò Karma osservando la stanza che sbrilluccicava “Sembra anche meglio del solito… abbiamo compiuto un miracolo” aggiunse poi “Oh, a proposito. Riguardo Maehara: aveva un appuntamento con una tipa, ti dispiace non dire niente al polpo?” chiese.
“Non preoccuparti, manterrò il segreto” rispose lei.
“Ora andiamo, si è fatto tardi”.
Raccolsero le loro cose e uscirono dall’aula, avviandosi nel corridoio ma il ragazzo non continuò la sua avanzata: attirato da un rumore deviò verso la sala insegnanti e si affacciò nello spiraglio della porta.
“Karma, ma che stai…?” domandò Okuda voltandosi.
“Shh!” fu la risposta di questi per poi fargli cenno di avvicinarsi e guardare all’interno. La ragazza si abbassò ma non appena gettò un occhio all’interno il suo viso assunse un colorito scarlatto, un’espressione scioccata e imbarazzata gli si dipinse sulla faccia e stette quasi per farsi scappar un verso incredulo se il ragazzo non le avesse tappato la bocca, divertito.
All’interno della stanza, benché fosse quasi buio, si distinguevano perfettamente due figure avvinghiate sopra il tavolo. I ragazzi si allontanarono silenziosamente e, una volta fuori, Karma non riuscì a trattenere una risata.
“Chi se lo immaginava che Bitch-sensei e Karasuma-sensei fossero così in intimità” rise.
“E’ stato piuttosto scioccante” mormorò Okuda leggermente scandalizzata.
“Suvvia, non fare quella faccia: è la natura che detta legge no? Ma alla nostra età non possiamo capire queste cose fino in fondo a meno che non lo si provi sulla propria pelle, se sai che intendo”.
“Non sei divertente!” rispose lei dandogli uno schiaffo sul braccio.
“Non te al prendere, dai!” sghignazzò lui.
La strada del ritorno fu piena di imbarazzanti discorsi, ‘dolci’ parole e risate a non finire ma nulla in confronto a quello che successe il giorno dopo. Non appena Karma vide i due professori non riuscì a trattenere una grossa risata seguita da una gomitata da parte di Okuda, che tentava di non ridere: cose come quelle non si vedevano mica tutti i giorni!
  
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