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Autore: Melepatia_2571    03/03/2015    2 recensioni
tutto quello che Thomas non ha recuperato dal filtro e quello che ha vissuto prima del labirinto, prima di mettere piede nella Scatola e di dimenticare tutto ciò che lo teneva ancora in piedi alla C.A.T.T.I.V.O.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Teresa, Thomas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Il pavimento era ricoperto di sangue e corpi; alcuni morti, altri gettati lì, senza muovere un muscolo, ma che erano vivi e vegeti. C’erano parecchie persone, tutti Spaccati, tutti armati di pistole, coltelli e Lanciagranate. le urla e le risate isteriche squarciavano l’aria, sovrastavano anche l’allarme che continuava a suonare e a perforare le loro orecchie.
Erano rimasti di sasso, bloccati sulla rampa di scale a guardare la scena pietrificati. Thomas sentiva a stento i suoi pensieri eppure avvertiva Teresa, lo stava chiamando, ma la sua voce era così lontana. Sapeva che era nella sua testa ma non riusciva a concentrarsi abbastanza da capire ciò che gli diceva.
Un uomo venne loro incontro e gli fece risalire le scale fino al penultimo piano dell’edificio; li spinse in una stanza e si chiuse la porta alle spalle.
Non era molto grande e la luce filtrava da una piccola lampadina penzolante dal soffitto; riusciva ad illuminare leggermente le pareti sulle quali c’erano diverse mensole con oggetti poggiati sopra, ma sembravano solo ombre.
:- sentite, non ho molto tempo –cominciò lui. Era un uomo sulla cinquantina d’anni, forse meno. Aveva i capelli scompigliati e l’Eruzione negli occhi, Thomas lo vedeva anche al buio, ma non era del tutto andato.
:- cancelliere John Michael, avrete sentito parlare di me. Ma non siamo qui per prendere tè con i pasticcini. Qui la situazione ha preso il sopravvento e dobbiamo dare inizio all’Eliminazione.- aveva la voce dura però si avvertiva una nota di tristezza mista a disperazione e anche qualcos’altro, ma Thomas non riusciva a capire cosa.
Rachel aprì leggermente la bocca. Teresa stava in silenzio ma non trapelava nessuna traccia di emozione sul suo viso. Sapevano che sarebbe successo prima o poi.
In quel momento Thomas sentiva sulle spalle un peso enorme, oltre all’imponente presenza dei tre ragazzi nella sua testa: era come se condividessero tutte le loro emozioni col suo cervello.
Non pensava che sarebbe riuscito a tenere solo tra le mani una pistola, figuriamoci a premerne il grilletto.
Aris fu l’unico che disse qualcosa:- e come? Non penso che abbiate una bomba piazzata nel cervello di tutti gli Spaccati-
:- no, infatti. Ma c’è sempre un modo. - guardò Thomas e Teresa:- ne saranno rimasti una decina a quest’ora, se non di meno. Qui c’è qualcosa che potreste usare, altrimenti … - estrasse un mazzo di chiavi dalla tasca dei pantaloni –bianchi- e lo lanciò a Teresa:- avete libero accesso alle armi. –
Teresa cominciò a passarsi le chiavi tre le mani nervosamente.
:- sentite, ragazzi, finora siete stati semplici cavie, come gli altri soggetti. Ci avete aiutato a costruire il Labirinto, certo, ma questo è più importante: voi dovrete portare avanti il progetto e ricostruire la C.A.T.T.I.V.O.; perché sappiamo che dopo l’Eliminazione rimarrete voi e pochi altri.
Io ho dedicato anni della mia vita a questo progetto, cercando, in parte di rimediare al mio errore, e di fare il bene dell’umanità. Ora però dovrete farlo voi e spero che ricorderete sempre che la C.A.T.T.I.V.O. è buona e che per ogni cosa c’è un motivo qui dentro.- quelle parole suonavano come d’incoraggiamento, ma sembrava il suo testamento: era consapevole di aver appena firmato la sua condanna a morte consegnando loro quel mazzo di chiavi.
 
 
Cominciarono ad armeggiare nella sala delle armi non avendo trovato niente in quello stanzino. Avevano lasciato la porta aperta. Lui se ne stava in un angolo a giocherellare con le chiavi, con lo sguardo vacuo.
“Tom” Teresa gli parlava mentre continuava a cercare qualcosa come gli altri due, ma non capiva davvero cosa c’era da cercare. Forse coraggio.
“cos’hai?”
“ho che non mi voglio sentire uno sporco assassino”
“Tom, è necessario e tu lo sai meglio di me”
“se ti riferisci a mio padre che è stato ucciso dalla C.A.T.T.I.V.O. allor..”
“no, mi riferisco al fatto che se non li uccidiamo, loro faranno fuori noi e sarà stato tutto uno spreco di tempo, denaro e VITE”
Lui sapeva che aveva ragione, aveva quasi sempre ragione, ma il problema era trovare il coraggio per fare la cosa giusta, che è sempre stato più difficile. In quel momento, balenò nella sua mente un dubbio: quella era la cosa giusta? Non solo uccidere i Creatori, ma anche le prove, gli schemi; la morte di così tanti innocenti, quando poteva bastare poco per trovare una cura.
No, pensò, è la paura che mi fa parlare.
:- cosa state cercando esattamente? Se state cercando. Perché potreste anche stare qui ad aspettare che qualche Spaccato arrivi, porgendovi una pistola, in modo che voi possiate spararlo.-
:- sei molto spiritoso Tom -
:- ha ragione- la interruppe Rachel:- sono a poca distanza da noi. Potrebbero comodamente entrare qui e divorarci-
:- oh, ma dai. Le probabilità che … - Teresa non finì la frase che fu interrotta da grida e risate inquietanti: ora che l’allarme non suonava più si sentivano molto chiaramente e facevano venire i brividi.
:- sapete ragazzi- disse Aris:- la prossima volta è meglio che stiate zitti e muti come pesci!- afferrò un paio di pistole e un Lanciagranate, e dopo qualche secondo di esitazione anche gli altri fecero lo stesso.
Uscirono silenziosamente dalla stanza senza dare troppo nell’occhio: sapevano che avrebbero dovuto ucciderli prima o poi, ma ritardare la visita della morte non era certo un crimine contro l’umanità.
Si aggiravano tra i corridoi stando sempre attenti e proprio mentre svoltarono l’angolo se li trovarono di fronte: erano più o meno cinque o sei; Thomas ne ricordava di più ma evidentemente anche le guardie avevano dato il loro contributo all’Eliminazione.
Avevano tutti la bava alla bocca come fossero cani affamati e rivoli di sangue rigavano i loro visi. I vestiti a brandelli e i pochi capelli rimasti, completamente spettinati.
Erano armati di coltelli, pezzi di legno e alcuni anche grandi schegge di vetro. Ogni cosa che incontravano diventava un arma nelle loro mani.
Alcuni si avventarono su Rachel, lei cercò di divincolarsi dalla loro presa che sembrava d’acciaio. Aris sparò un colpo dal Lanciagranate mirando bene alla testa, facendo saltare in aria uno degli Spaccati. Continuava a colpirli e ad ammazzarli quasi –quasi- senza pietà; in certi momenti nemmeno guardava ciò che faceva, voltandosi magari da un'altra parte.
Teresa aveva gli occhi leggermente lucidi, ma poco si notava.
Thomas neanche prendeva la mira, premeva il grilletto e basta. Ma anche quel piccolo gesto gli costava una fatica enorme. Il tempo sembrava rallentare e i suoni si facevano ovattati; la vista gli si offuscava, forse per le lacrime, forse perché non voleva vedere ciò che stava facendo. Strinse gli occhi che cominciarono a bruciargli, sentiva il sudore mischiato ad altro scendergli sulla fronte e rigargli il viso.
Si sentiva una schifezza. Si sentiva sporco, viscido, si sentiva una persona orribile. Gli veniva quasi da vomitare e in bocca aveva un sapore amaro. La testa cominciava a fargli male dai troppi pensieri che l’affollavano: ora si chiedeva davvero cosa fosse giusto, magari c’era un’altra soluzione. Magari...
Sapeva che non c’era, ma tutto questo era insopportabile, tutti questi morti sulla coscienza. Oltre a quelli nel Labirinto se ne aggiungevano sempre di più, come se la gente fosse attratta dalla morte di quei tempi. Ma come biasimarli? Il mondo era uno schifo e le “persone” che lo abitavano erano ancora più schifose: tutti avevano la coscienza sporca e sembrava che facessero a gara per chi uccideva –o divorava, nel caso degli Spaccati- più gente.
La terra sembrava popolata da animali assetati di sangue e la pietà era un ricordo lontano anni luce.
Teresa lo riportò alla realtà facendogli notare che erano tutti morti e stecchiti.
:- forse dovremmo controllare anche il resto dell’edificio, per sicurezza- tirò su col naso.
Gli altri annuirono semplicemente.
 
Cominciarono dal piano terra, perlustrando accuratamente tutte le zone. Poi si divisero, così avrebbero fatto più in fretta: Teresa e Thomas gli ultimi piani, Rachel e Aris il resto.
Teresa andò a destra, lui a sinistra.
C’era molto silenzio; i pochi scienziati immuni rimasti erano nel seminterrato, vicino al Labirinto: forse era il posto più sicuro in quel momento.
Sembravano rimasti soli.
Thomas sentiva il rumore dei suoi passi rimbombare per i corridoi, ormai tutti distrutti.
Salì un’altra rampa di scale e cominciò a controllare anche quel piano. Doveva essere l’ultimo.
Sentiva strani rumori, come sussurri. Non ci diede troppo peso, pensò che fosse solo la sua testa che gli giocava brutti scherzi dopo quell’esperienza.
Mentre tornava indietro si rese conto che i suoni aumentavano; prese il Lanciagranate tra le mani e fece altri due passi.
All’improvviso, da dietro, un uomo gli si lanciò addosso placcandolo. Thomas cadde di faccia lasciando andare l’arma. Cominciò a dimenarsi ma l’unico risultato fu che si trovò faccia a faccia con quel tipo: era il cancelliere.
Era impazzito in meno di mezz’ora. O almeno così pensava, dato che aveva perso completamente la cognizione del tempo.
Lo Spaccato aveva tra le mani un bel coltello affilato e macchiato di una strana roba. Glielo puntò alla gola. Tentò di bloccargli polsi ma aveva una resistenza impressionante.
Cercò di spingerlo via facendo forza con le gambe e con l’addome. Ce la stava mettendo tutta, gli sforzi erano incredibili.
Continuava a stringere i polsi fino a che non gli vennero le mani bianche. Riuscì a fargli mollare il coltello che scivolò ad un paio di metri da lui. Sentì la bava penzolante dello Spaccato, mischiato a sangue e altro, scivolargli dritta in faccia percorrendo tutta la guancia e lo zigomo, fino ad arrivargli nell’occhio.
E lì ci mise tutta la forza che aveva in corpo e riuscì a spingerlo via. Andò a sbattere contro il muro del corridoio stretto.
Thomas si alzò e si affrettò per prendere l’arma. Se la rigirò un paio di volte tra le mani, l’uomo subito lo adocchiò e lo mise con le spalle al muro per tentare di strapparglielo di mano.
Lui riuscì a spingerlo via ed ora era il cancelliere ad essere bloccato.
Ma non si arrendeva, nonostante fosse Thomas quello armato. Lo spinse via e cercò di saltargli addosso. Thomas agì prima di pensare e con un movimento semplice e incontrollato gli tagliò la gola, facendogli esalare l’ultimo respiro. Gli cadde ai piedi facendo sgorgare un lago di sangue e creando un’enorme pozza.
Ora si sentiva peggio di prima. Lasciò andare il coltello e si appoggiò al muro.
Intanto Teresa salì le scale di corsa e quando lo vide le morirono le parole in bocca.
:- ce n’era un altro- disse lui col fiatone. Fu l’unica cosa che gli venne in mente.
:- ehm … già. Negli altri piani non c’è nessun altro-
:- bene-
:- raggiungiamo gli altri?-
:- certo-
Cominciarono a scendere le scale ma Teresa sembrava che volesse prendersela comoda.
:- Tom, è tutto okay?-
:- sì, perché?-
:- vedi, prima … -
Thomas sapeva dove voleva andare a parare. Si fermò in mezzo alle scale girandosi verso di lei e appoggiando le mani sulle sue spalle, la guardò bene negli occhi: per un momento si perse in quelle iridi azzurre che lo guardavano. Ma ‘sta volta non ci sarebbe cascato.
:- ascoltami bene Teresa, io sto una meraviglia- scandì bene l’ultima parola:- non c’è niente che non va e qualunque cosa sia successa prima, ora non importa, abbiamo altro a cui pensare. Mi sento bene-
Teresa alzò un sopracciglio e lo guardò insistentemente. Lui sospirò e si lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Non riusciva mai a nascondere niente a Teresa.
:- okay, hai vinto. Non va proprio tutto benissimo, ma non importa, tra un po’ me lo sarò già dimenticato … Mi sento solo un po’ in colpa, mi sento così sporco ... ora mi sento come tutta quella gente che ucciderebbe la propria famiglia pur di sopravvivere.
Ed in effetti è così: noi li abbiamo uccisi per sopravvivere … altrimenti loro avrebbero fatto fuori noi.
Ma non importa … tranquilla-
Teresa lo fissò per qualche secondo:- d’accordo.-
Lui fece per andare ma lei restò ferma sulle scale:- Tom … anche io mi sento una schifezza-
Risalì quei due gradini che li dividevano e le diede un bacio sulla fronte prendendole il viso tra le mani. Lei lo abbracciò lasciando scendere un paio di lacrime. Ricambiò, stringendola forte come se qualcuno potesse portargliela via da un momento all’altro.
Sapeva che lei non era il tipo che si lasciava consolare da un bacio, ma servì a lui, per dargli la soddisfazione di aver fatto almeno una cosa buona quel giorno. 







note della persona disperata che vi costringe a leggere questa fanfic.

salveeee!!
ben trovati a tutti.
stavolta ho cercato di aggiornare il prima possibile e quindi eccomi qui.
per il piacere di al3 fantasy Thomas ha sgozzato qualcuno. spero che tu sia contenta! ora avrà i sensi di colpa per il resto dei capitoli.
ma per vostra fortuna questa è la mia prima long e difatti ci saranno solo un altro paio di capitoli, poi arrivederci e tanti saluti :)
anyway spero che codesto capitolo ve gusta e che qualche santo recensirà.
bye bye
baci e mele
XD
   
 
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